Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1922La Società Antiche Fonti di CorticellaNasce la Società anonima Antiche Fonti Salutari di Corticella, per lo sfruttamento economico della zona termale localizzata nel piccolo centro a nord di Bologna. L'acqua ferruginosa di Corticella era un tempo consumata "da centinaia di infermi e convalescenti". Secondo una statistica delle acque minerali del 1868 serviva a curare "idropi, emorragie passive, amenorrea, dismenorrea, clorosi, atonia dei visceri addominali, blenorrea e isterismo". Fin dal 1826, attorno alla sorgente di acqua “marziale”, il farmacista Giovanni Minelli creò il Parco delle Fonti, che nel 1914 fu collegato a Bologna con una linea di tram. Nel primo scorcio del Novecento Vittorio Borghi rinnovò l'intera struttura, creando posti di ristoro, una pista da ballo, mettendo a disposizione barche per escursioni sul canale Navile. La Società Fasulein organizzava allora memorabili corsi mascherati, che si concludevano con una grande festa sul canale, con fuochi d'artificio e “numerose barchette riccamente arredate e illuminate alla veneziana”. Dopo la grande guerra, però, le sorgenti hanno perso fama e il luogo è stato quasi abbandonato. La nuova vita del Parco è celebrata dal poeta Lorenzo Stecchetti (Olindo Guerrini) con questi versi: Chiare fresche e dolci acqueUn dì vanto e onor di CorticellaLa vostra secolar fama rinacqueA fortuna novella La Società Antiche Fonti offrirà cure termali in loco, ma si occuperà anche dell'imbottigliamento dell'acqua minerale. Nel parco, aperto nei mesi estivi anche alla sera, sorgerà il cinema Fonti, in seguito ribattezzato Ambra. L'acqua minerale cesserà di sgorgare negli anni Cinquanta.dettagli
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1922Il carro fascista per il CarnevaleAl carnevale del 1922 ai Giardini Margherita partecipa il carro fascista. E' sormontato da una “ramazza” (lunga scopa di saggina) con fascio littorio, in procinto di spazzar via i socialisti. Ai piedi della scopa sta un bottiglione di olio di ricino, usato dagli squadristi per punire gli avversari politici.dettagli
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1922La Hatu e la I.C.O. sotto il controllo della MaccaferriLe Officine Maccaferri di Zola Predosa assumono il controllo della ditta Hatu, appena costituita a Bologna. La Hatu, che prende il nome dalle iniziali dei due fondatori tedeschi, Hartmann e Tuphorn, produce guanti di gomma, tettarelle per biberon e profilattici. Dal 1921 anche la fabbrica di siringhe e termometri I.C.O. è entrata nell'orbita della Maccaferri, così come nel 1924 lo sarà la Invulnerabile, ditta che monta cassette prefabbricate. Nel 1931 Gaetano Maccaferri (1912-2007), presidente del Gruppo, promuoverà l'acquisizione dell'Officina per macchine agricole Italo-Svizzera e quindi del Carrelificio Lodi di Modena. L'azienda di Zola si caratterizzerà così per lo sviluppo a grappolo delle sue imprese, affidate in gestione a dipendenti di fiducia.dettagli
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1922Il Caffè San Pietro cenacolo artistico e letterarioFerruccio Scandellari cura il restauro del Caffè San Pietro, già decorato nel 1908 da Giovanni Masotti in stile floreale. Il locale, situato in alcune sale al pianterreno di Palazzo Ottani Grandi, in via Indipendenza, è uno degli storici cenacoli bolognesi, famoso per le sue "colazioni alla forchetta", i lunghi divani rossi, le pareti "piene di ceffi e di puttini", un pomposo specchio e "le scelte melodie di un abile concerto". D'estate i tavolini occupano tutta la strada di fronte e accolgono le signore più belle di Bologna. Nell'800 era considerato un covo di liberali contrari al governo pontificio. All'inizio del '900 è diventato ritrovo di artisti e di letterati bolognesi o di passaggio in città: lo frequentano Alfredo Oriani, Dino Campana, Bruno Binazzi, il marchesino poeta Filippo Tibertelli (De Pisis), Leo Longanesi. Secondo il pittore Ferruccio Giacomelli bastano "pochi centimetri di velluto rosso e un bicchiere d'assenzio" per star bene al San Pietro. Nelle sale decorate coi simboli degli elementi (acqua, terra e fuoco) conversano abitualmente Riccardo Bacchelli, il filosofo Galvano Dalla Volpe, Ettore Petrolini; gli amici Giuseppe Raimondi e Giorgio Morandi ne fanno la meta delle loro quotidiane passeggiate sotto i portici del centro. Negli anni Trenta il locale, chiamato anche il Circolo delle Arti, ospiterà spesso giovani artisti e critici quali Nino Bertocchi, Nino Corazza, Lea Colliva, Alessandro Cervellati e gli architetti razionalisti Enrico De Angeli e Giuseppe Vaccaro. Ma il declino sarà inarrestabile: la chiusura definitiva avverrà nel 1944.dettagli
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1922Restaurato il Compianto in Santa Maria della VitaTra il 1914 e il 1922 le statue del Compianto di Santa Maria della Vita, mirabile opera in terracotta policroma di Niccolò dell'Arca (sec. XV), sono restaurate e completate delle parti danneggiate. L'operazione è a cura di A. Orsoni e A. Rubbiani. Il forte espressionismo delle figure colpì il giovane Gabriele D'annunzio, che nei suoi scritti autobiografici ricorda l' "agitazione impetuosa di dolore", lo "schianto di passione selvaggia" delle Marie, incontrate nel buio di un sottoscala, durante una visita alla chiesa assieme al padre nel 1878. Dopo il restauro, il Compianto è ricollocato davanti a un fondale dipinto a finto panneggio, protetto da una cancellata in ferro battuto forgiata dalla Cooperativa Metallurgica di Bologna in stile "Rinascimento Emiliano". Rimosse durante la seconda guerra mondiale, le statue saranno restaurate da O. Nonfarmale nel 1982-1985 e a lungo esposte alla Pinacoteca Nazionale, prima di tornare, negli anni Novanta, alla loro sede originaria.dettagli
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1922La scoperta dell'antica città etrusca di SpinaNella Valle Trebba, un'area paludosa vicino a Comacchio, durante lavori di bonifica sono rinvenuti casualmente “terracotte e bronzi di magnifica fattura greca”. Sono tracce dell'antica città di Spina, descritta da vari autori greci e romani. La ubicazione di questo florido emporio marittimo etrusco era diventata, fin dal medioevo, un vero e proprio giallo archeologico. Il primo che l'aveva ipotizzata in questa zona era stato, nel XVII secolo, il medico bolognese Gian Francesco Bonaveri. Nei decenni successivi alla scoperta saranno effettuate numerose campagne di scavo, condotte dall'archeologo Augusto Negrioli e in seguito dal soprintendente Salvatore Aurigemma, con il ritrovamento di centinaia di tombe dotate di ricchissimi corredi funerari. Altre 3.000 tombe saranno scoperte, tra il 1953 e il 1956, dopo la bonifica di Valle Pega. Tra il 1957 e il 1964, nella Valle di Mezzano, sarà portato alla luce l'antico abitato. Prima della costituzione, nel 1924, della Regia Soprintendenza alle Antichità, i reperti di Spina sono depositati a Bologna presso il Museo Civico. Tra il 1931 e il 1934 sarà restaurato a Ferrara l'antico Palazzo di Ludovico il Moro e il 20 ottobre 1935 verrà qui inaugurato il Regio Museo di Spina.dettagli
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1922La Buini & GrandiLa ditta Buini & Grandi sorge come studio di ingegneria in via Castiglione n. 8-10 (poi in via Pier de Crescenzi n. 13), per svilupparsi in seguito come fabbrica di costruzioni elettromeccaniche e di impianti elettrici industriali e telefonici, con stabilimento in via Casarini. Si specializzerà - e sarà nota a livello internazionale - per la illuminazione di aeroporti (circa 50 in Italia e 30 all'estero), di impianti sportivi e industriali, di ospedali e complessi turistici.dettagli
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1922Scavi archeologici presso il palazzo della Mercanzia e nella Sala BorsaDurante l'esecuzione di lavori nelle cantine a fianco del Palazzo della Mercanzia vengono in luce alcune tombe villanoviane. Poco prima, sotto il Palazzo comunale, nel corso dei lavori eseguiti dalla Cassa di Risparmio nella Sala Borsa, per la sistemazione degli uffici dell'esattoria, sono stati rinvenuti tubi in cotto facenti parte di un pozzo romano, un bassorilievo in marmo e delle terracotte.dettagli
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1922La "Biblioteca di Studi sociali" dell'editore CappelliL'editore Cappelli inaugura la collana “Biblioteca di Studi sociali”. E' diretta dal prof. Rodolfo Mondolfo (1877-1976), titolare della cattedra di storia della filosofia all'Università di Bologna e autore di importanti saggi. Anche nei primi anni del Regime la collana ospiterà saggi di autori antifascisti, come Gobetti, Turati, Salvemini, Labriola.dettagli
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1922I capolavori in ferro battuto di Emilio PrazioDiplomatosi nel 1922 al Regio Istituto d'Arte di Torino, il siracusano Emilio Prazio (1897-1977) si trasferisce lo stesso anno a Bologna. Qui frequenta la Regia Accademia di Belle Arti e, dopo la morte di Sante Mingazzi (1867-1922), uno degli artigiani protagonisti dell'Aemilia Ars, è chiamato dalle figlie a dirigere la sua officina specializzata in ferri battuti. Prazio diventerà uno degli artefici più apprezzati in Italia in questa tecnica nel periodo tra le due guerre, producendo arredi e sculture piene di vita e di espressione poetica, in uno stile di sapore quasi Deco (Sega). I suoi lavori saranno spesso esposti in mostre e collocati in luoghi pubblici, come l'Accademia militare di Modena, il cimitero della Certosa e la Cassa Nazionale dei Ferrovieri. Amico dell'architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, collaborerà tra l'altro per l'arredo della Casa del Fascio di via Manzoni, producendo per essa una ventina di lanterne e lampade di alto artigianato. Capo d'arte presso la regia Scuola per le Industrie Artistiche, Prazio rimarrà a Bologna fino al 1933, per poi far ritorno nella natia Siracusa.dettagli
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10 gennaio 1922Sciopero studentesco a favore del prof. NigrisoliIn seguito alla mancata nomina di Bartolo Nigrisoli (1858-1948) alla cattedra di Clinica chirurgica dell'Università, si ha una vera e propria sollevazione popolare a suo favore, guidata dallo scrittore Riccardo Bacchelli. Partecipano politici, medici, studenti, la Croce Rossa, la Curia. Il 10 gennaio anche gli studenti fascisti cominciano a scioperare a favore del chirurgo, che, pur di simpatie socialiste e notoriamente avverso a Mussolini, è stimato da tutti per il suo operato durante la grande guerra.dettagli
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14 gennaio 1922Attilio Muggia e la Scuola superiore di Chimica industrialeÈ inaugurata presso la Scuola di Ingegneria, su iniziativa del suo direttore Attilio Muggia (1861-1936), la Scuola Superiore di Chimica Industriale, più volte richiesta dalla locale Società degli Ingegneri. Obiettivo del nuovo istituto è favorire l’emancipazione dell’Italia dai prodotti industriali stranieri e promuovere lo sviluppo di un’industria chimica nazionale. Esso vuole anche rappresentare la ricerca di un maggiore collegamento tra scuola e industria. Nelle intenzioni di Muggia, l’ambiente industriale emiliano deve essere rappresentato nel Consiglio direttivo della scuola. Docente di Costruzioni civili e poi di Architettura tecnica, pioniere del cemento armato in Italia, il prof. Muggia è anche promotore, in qualità di presidente della Società degli ingegneri di Bologna, della riforma, a livello nazionale, degli studi di ingegneria. Il nuovo edificio della Facoltà di Chimica industriale sarà realizzato nel 1934, assieme a quello di Ingegneria, nell’area di Villa Cassarini a Porta Saragozza. Al contrario del vicino complesso di Vaccaro, memore del modernismo internazionale, l’edificio di Chimica industriale “svolge stancamente il tema di un classicismo di maniera”, in cui dominano “planimetrie simmetriche e bloccate, volumi chiusi, rivestimenti pretenziosi”.dettagli
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18 gennaio 1922Il sindacato fascista di BaronciniIl 18 gennaio si tiene a Bologna un Convegno sindacale fascista. Intervengono i massimi dirigenti locali: Dino Grandi, Gino Baroncini, Edmondo Rossoni, Italo Balbo, Aldo Oviglio. E' proclamata la costituzione della Federazione Provinciale dei Sindacati nazionali, che organizza oltre 25 mila lavoratori della provincia. La nuova sigla, formalmente apolitica, stipula accordi con gli agrari meno vantaggiosi per i lavoratori di quelli ottenuti in precedenza dalla Federterra. I proprietari terrieri però vorrebbero andare oltre: chiedono mani libere sulle assunzioni e sul livello dei salari, vogliono ridurre gli arativi e reintrodurre nei patti agrari le corvée feudali. Baroncini, segretario provinciale del PNF, pretende invece che gli accordi siano vincolanti per tutti. Vuole farsi carico delle sorti dei braccianti e dei mezzadri e denuncia lo "schiavismo agrario". Egli segue il modello ferrarese di Balbo, che si è dimostrato più adatto per la penetrazione del fascismo nelle campagne padane. Il ras bolognese sarà alla fine messo in minoranza da un'offensiva congiunta di Leandro Arpinati e Dino Grandi, in accordo con Mussolini. Dopo che Baroncini sarà riconfermato segretario per acclamazione dal Congresso provinciale dei Fasci, nel dicembre 1923, il Duce farà commissariare la indisciplinata Federazione bolognese.dettagli
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22 gennaio 1922Prima Mostra d’Arte FuturistaIl 22 gennaio si inaugura, presso il Teatro Modernissimo, la Prima Mostra d’Arte Futurista, alla presenza di diverse personalità, quali Leandro Arpinati, Luigi Federzoni, Renzo Grandi. All’inaugurazione - ricorderà F.T. Marinetti - si scatena “un’oceanica gazzarra divisa in squadristi seguaci di Baroncini e in squadristi seguaci di Grandi”. Riccardo Bacchelli recensisce la mostra sul “Resto del Carlino”. Espongono tra gli altri Pannaggi, Masnata, Balla, Depero, Dottori e, tra i bolognesi, Guglielmo Sansoni, detto Tato, che si presenta sotto vari pseudonimi. Il capo del Futurismo ironizza sull’architettura di Palazzo Ronzani, che ospita la mostra, definendola “pseudo classicista, pseudo eclettica” e decrive in questo modo il panorama delle due torri: “In alto i due virilissimi membri Bolognesi di una volta, sotto, molti deboli passatisti di oggi, dotti e lenti”.dettagli
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24 gennaio 1922La Confederazione delle Corporazioni sindacali fascisteNei locali della Federazione provinciale di Bologna del PNF, sotto la presidenza di Achille Starace, si svolge il convegno delle organizzazioni operaie sorte in tutta Italia per iniziativa fascista. Lo scopo è costituire un organismo unico a livello nazionale. Primo a parlare è Dino Grandi, con un discorso sul movimento sindacale. Poi il Segretario generale del PNF Michele Bianchi avvia un animato dibattito. Il tema principale è la dipendenza dei sindacati dal Partito. Alla visione autonomista di Edmondo Rossoni e di Grandi si contrappone quella “politica” di Bianchi e di Massimo Rocca, che risulta vincente. Si decide che i nuovi sindacati operai non possono essere apolitici, ma devono acquisire anche “veste fascista”. La sera del 24 gennaio il convegno crea le Corporazioni nazionali, facenti capo all'Unione Federale Italiana. Vi confluiscono forze nazionaliste e fasciste, che propugnano il superamento del conflitto di classe in nome di un “superiore interesse nazionale” e la costituzione di sindacati unitari di produttori (datori di lavoro e lavoratori). L'ordine del giorno finale è firmato da Italo Balbo, Rossoni e Gino Baroncini: “Il Congresso nazionale sindacale di Bologna dichiara costituita la Confederazione generale dei Sindacati nazionali che raccoglierà nel suo seno tutte le attività professionali, intellettuali, manuali e tecniche che identificano il diritto alla loro elevazione morale ed economica (risultato di volontà e di capacità e non di astratte rivendicazioni) con il dovere imprescindibile dei cittadini verso la Nazione”. Per Balbo la nascita delle corporazioni sfata la leggenda dei fascisti come lanzichenecchi "dell'egoismo sfruttatore dei ceti privilegiati". La Confederazione eleggerà come primo segretario il ferrarese Edmondo Rossoni (1884-1965), ex socialista e sindacalista rivoluzionario passato a Mussolini e futuro ministro dell'Agricoltura all'epoca della battaglia del grano. I dirigenti verranno scelti "fra gli elementi di sicura fede fascista".dettagli
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9 febbraio 1922I fascisti contestano il prefetto MoriIl Tribunale di Bologna riconosce colpevoli di violenza privata - e altri reati - due squadristi e li condanna a due anni e undici mesi di reclusione. Dopo la proclamazione della sentenza, il Pubblico Ministero è fatto oggetto di una dura contestazione da un gruppo di studenti, in maggioranza fascisti, che invadono l'aula del tribunale. La dimostrazione continua poi per le strade e un manipolo più audace raggiunge di corsa piazza Maggiore. 50-60 camicie nere danno l'assalto alla Prefettura debolmente presidiata, riuscendo ad arrivare in cima allo scalone. Qui però alcuni agenti, con abile mossa, si affrettano a chiudere il cancello alle spalle degli attaccanti, arrestando i più facinorosi. Rimessi in libertà subito dopo, i fermati vengono accompagnati alla sede del Fascio da una colonna di dimostranti, che imprecano soprattutto contro il Prefetto Mori, accusato di troppa severità. Gli scontri e le violenze si prolungano anche nella giornata successiva, durante la quale i fascisti vanno anche a manifestare davanti al Comando di Corpo d'Armata, invocando a gran voce la dittatura militare. Secondo "L'Assalto" dell'11 febbraio "Il vicerè (Mori) continua a fare schifo in modo enorme, porco, ributtante. Fa condannare i fascisti perchè sono fascisti". Alcuni giorni dopo il "prefettissimo" della regione padana vedrà ridimensionata la sua giurisdizione alla sola provincia di Bologna. Il 12 febbraio dalle colonne del “Popolo d'Italia” Mussolini giudica “semplicemente enorme” “il valore di significazione spirituale” della manifestazione bolognese. Essa rappresenta “la prima manifestatone pubblica, alla quale molte altre potrebbero far seguito, del sempre più acuto senso di disgusto che l'attuale regime parlamentare provoca e della vasta e non più inconfessata aspirazione delle popolazioni per un Governo che sappia governare”.dettagli
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16 febbraio 1922Muore Giovanni AcquaderniMuore il conte Giovanni Acquaderni (1839-1922), personalità eminente del mondo cattolico. Nel 1867 ha fondato, assieme a Mario Fani (1845-1869), la Società della Gioventù Cattolica italiana, primo nucleo della moderna Azione Cattolica, della quale è rimasto alla guida fino al 1880, per poi assumerne la carica di Presidente onorario perpetuo. E' stato anche promotore dell'Opera dei Congressi e suo presidente tra il 1875 e il 1878. Nel 1896 ha fondato il quotidiano "L'Avvenire d'Italia" e l'istituto bancario Piccolo Credito Romagnolo, destinato a incentivare il risparmio e favorire lo sviluppo della piccole imprese locali. Fu determinante il suo contributo alla fondazione del complesso salesiano del Sacro Cuore (1897-1916), da lui affidato all'architetto Edoardo Collamarini.dettagli
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19 febbraio 1922Mussolini richiama Arpinati alla politica attivaRitiratosi a vita privata dopo il dissidio con Dino Grandi e Gino Baroncini sulla gestione del fascismo bolognese, Leandro Arpinati viene richiamato al posto di comando da una lettera di Mussolini del 19 febbraio. L'ascesa dell'ex anarchico di Civitella di Romagna fino ai vertici del fascismo nazionale diviene da questo momento assai rapida. Rieletto deputato nel 1924 e primo Podestà a Bologna nel 1926, diverrà in seguito vice-segretario nazionale del PNF e, dal 1929, Sottosergetario all'Interno, in pratica il numero due del regime, dopo Mussolini. Prima della caduta in disgrazia nel 1933, ricoprirà anche numerose cariche sportive: vice-presidente della Federazione italiana di Atletica leggera (FIDAL) nel 1925, Presidente della Federazione italiana Gioco Calcio (FGCI) e della Federazione Nuoto nel 1930, Presidente del CONI nel 1931.dettagli
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21 febbraio 1922Il Convegno degli Universitari fascistiIl 21 febbraio si tiene a Bologna il Convegno degli Universitari fascisti. Sono presenti i delegati degli atenei italiani. Benito Mussolini manda un telegramma di saluto. L'assemblea è presieduta da Dino Grandi - che con Massimo Rocca rappresenta la direzione del PNF - e la discussione è avviata sul tema dei rapporti fra gli studenti fascisti e quelli simpatizzanti. Viene votato un ordine del giorno nel quale si stabilisce che ogni studente fascista ha il dovere di iscriversi e partecipare all'attività dei gruppi universitari, mentre i simpatizzanti vanno incoraggiati con la propaganda, ma non possono intervenire nelle decisioni finché non hanno la tessera del partito. Compiacendosi dello sviluppo della Federazione degli Universitari fascisti, Grandi si augura che da qui possano uscire gli uomini “capaci di guidare il movimento fascista di domani”. Al termine dei lavori i giovani inviano a loro volta un telegramma a Mussolini, in cui si propongono di lavorare “per una scuola spirituale di italianità capace di formare da ogni classe i nuovi ceti dirigenti per la futura gloria della nazione”.dettagli
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marzo 1922Assalto dei fascisti alla "Sempre Avanti!"La S.G.E. Sempre Avanti! organizza nel mese di marzo i Campionati emiliani di Boxe. Subito dopo la fine delle gare le squadre fasciste prendono d'assalto la sede della Società in via Maggia: incendiano e distruggono le attrezzature e l'archivio, picchiano pubblico, dirigenti e atleti. Il pugile Testoni, che tenta di calmare gli animi, viene pestato a sangue e deve essere ricoverato all'Ospedale Maggiore. La Sempre Avanti!, di origine popolare, subirà più volte l'ostilità dei fascisti e del nuovo regime, ma sarà comunque lasciata vivere fino al 1928, quando i suoi dirigenti decideranno di confluire nella Bologna Sportiva, la società sostenuta dal Podestà Arpinati e controllata dal PNF.dettagli
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5 marzo 1922Nasce Pier Paolo PasoliniIl 5 marzo in via Borgonuovo nasce Pier Paolo Pasolini (1922-1975). Il padre, Carlo Alberto Pasolini, è ufficiale di fanteria di famiglia ravennate. La madre, Susanna Colussi, maestra elementare, è originaria di Casarsa nel Friuli. A Bologna Pasolini frequenterà il liceo classico "Galvani" e l'Università. Negli anni del liceo abiterà con la famiglia in via Nosadella. Saranno ambientati nel capoluogo emiliano alcuni dei suoi film più famosi, come Edipo re (1967) e Salò (1975).dettagli
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18 marzo 1922Bilancio delle violenze fascisteNel 1921, secondo un rapporto della Camera del Lavoro di Bologna, gli attacchi delle squadre fasciste hanno provocato 19 morti e quasi duemila feriti solo nella provincia. Sono state distrutte case del popolo, camere del lavoro, cooperative, leghe, circoli e sezioni socialiste. Lo scontro nelle campagne si incentra sul collocamento, sull'imposizione di un nuovo patto colonico fascista, sulla scelta delle trebbiatrici. L'assalto delle squadre d'azione alle strutture cooperative segue uno schema consueto, con due obiettivi: il capolega e la sede. Sul capolega si scatenano intimidazioni e violenze fino all'uccisione e alla cacciata dal luogo di lavoro e di residenza. La sede è esposta ai vandalismi e ai saccheggi, mentre l'ente subisce il taglio dei finanziamenti, la revoca degli appalti e degli affitti. Solo nel 1921, 23 cooperative subiscono l'azione repressiva e la chiusura forzata. Quelle che non sono distrutte vengono "fascistizzate", con la nomina di nuovi amministratori. Nel 1922 il bilancio delle violenze fasciste sarà ancora più pesante: si giungerà a vere e proprie stragi, perpetrate con l'occhio complice del governo e della forza pubblica. Tra gennaio e marzo nei paesi della provincia di Bologna non si contano le spedizioni punitive, che lasciano sul campo morti e feriti da entrambe le parti. Il 12 gennaio in città un colpo di pistola uccide il sindacalista anarchico Mario Biavati. Il 18 a San Venanzio di Galliera vengono uccisi gli operai socialisti Luigi Cantelli e Rocco Sacchetti. Il 28 febbraio è incendiata la sede della lega di Castel Maggiore. Il 4 marzo a Castel San Pietro muore il fascista Enrico Lazzari. Il 5 è assalita la cooperativa di consumo di Anzola Emilia: un bracciante anarchico è freddato a revolverate e due fratelli rimangono gravemente feriti. Il 13 marzo a Bologna sono aggrediti i militanti del Partito popolare e il 18 seguente vengono manganellati sette legionari fiumani. E' solo un elenco sommario. Un'indagine della Federcoop di Bologna del 1952 parla di 75 cooperative assaltate e sottratte ai lavoratori dalle squadre fasciste. Dopo le elezioni del 1920 nella provincia di Bologna si erano insediate 52 amministrazioni comunali a guida socialista. Nel giugno del 1922 ne rimangono 15. Molti sindaci sono stati più volte minacciati e bastonati dagli squadristi, le loro case incendiate. I primi cittadini - e assieme a loro sindacalisti, cooperatori e attivisti politici - sono stati espulsi dai paesi. Nel settembre 1922 il fascio conta in città almeno 5.000 iscritti e circa 20.000 nel complesso della provincia, metà dei quali fanno parte di squadre d'azione. In omaggio all'azione antisocialista delle squadre di Arpinati e dei ras della provincia Mussolini definirà Bologna "il quadrivio della rivoluzione fascista".dettagli
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19 marzo 1922Uccisione di Ugo Mezzini a San Lazzaro di SavenaUgo Mezzini, operaio della fornace Stanzani, viene barbaramente ucciso a revolverate presso il ponte di Idice da una squadra di “schiavisti agrari” la sera del 19 marzo, mentre rientra nella sua casa a San Lazzaro di Savena. Si dice che gli venga piantato un chiodo nel cuore. L'omicidio fa parte delle azioni intimidatorie degli squadristi contro gli oppositori politici. Mezzini, infatti, era un attivista socialista dotato di grande coraggio e molto noto nelle frazioni del territorio. La sua morte era stata annunciata dalle colonne di un giornale fascista. La barbara esecuzione di Mezzini, ex combattente e prigioniero di guerra, e l'impunità dei suoi assassini, susciterà grande scalpore tra i cittadini di San Lazzaro, che apriranno una sottoscrizione per aiutare la sua famiglia. Il paese alla periferia di Bologna e le sue frazioni hanno subito e subiranno a lungo le intimidazioni e gli assalti delle squadre d'azione. Il fascio di San Lazzaro ha cominciato la sua attività contemporaneamente a quello di Bologna. Il 4 aprile i fascisti hanno messo a fuoco la casa del sindaco socialista Enrico Casanova, che sarà a lungo perseguitato, minacciato e percosso, finchè nel giugno del 1922 sarà costretto a dimettersi e a riparare a Bologna. Il 9 luglio del 1921 un gruppo di squadristi incappucciati, dopo aver assaltato il palazzo della famiglia Jussi, hanno preso di mira un caffè e la privata Società Temperanza. Alcuni soci sono stati bastonati a sangue sotto lo sguardo indifferente delle forze dell'ordine. Dalla fine del 1921 sul territorio di San Lazzaro non ci sono più circoli e ritrovi della sinistra. Il circolo comunista del capoluogo è stato invaso e trasformato in cooperativa edilizia. Altri circoli, a Colunga e a Castel dei Britti, hanno subito la stessa sorte.dettagli
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22 marzo 1922Giornalista del "Carlino" aggredito due volte dai fascistiUlisse Lucchesi, redattore del “Resto del Carlino” e conosciuto per le sue posizioni politiche vicine a D'Annunzio e De Ambris, subisce per due volte l'agguato dei fascisti. In febbraio una squadra capeggiata da Baroncini lo aggredisce dentro al caffè Medica. Il 22 marzo viene gravemente ferito sotto il portico del Pavaglione, assieme al sindacalista ed ex legionario fiumano Duilio Codrignani, da alcuni fascisti guidati da Arconovaldo Bonacorsi. L'opinione pubblica cittadina interpreta l'aggressione a Lucchesi come un vero e proprio attacco alla libertà di stampa.dettagli
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3 aprile 1922Pestaggio fascista all'avv. BergamoAl termine del processo nel quale due fascisti, imputati di lesioni e porto d'armi, sono stati condannati ad alcuni mesi di carcere, l'avv. Mario Bergamo (1892-1963), sostenitore dell'accusa, è oggetto di un pestaggio da parte di una squadra d'azione, in cui rimane coinvolto anche il sostituto procuratore Mario Neri. Repubblicano di fede politica, fortemente avverso ai metodi violenti degli squadristi, Bergamo è stato uno dei fondatori del primo Fascio bolognese. Come istigatore delle violenze, che in questo periodo dilagano nelle campagne della provincia e come mandante delle aggressioni ai pubblici funzionari ostili al fascismo, viene arrestato Gino Baroncini (1893-1970). La Federazione provinciale fascista, di cui Baroncini è segretario, indice una grande manifestazione di protesta, coinvolgendo le squadre di Italo Balbo. L'11 aprile, durante una visita del ministro dell'Agricoltura nel Ferrarese, Balbo minaccia, tra il serio e il faceto, di chiamare a sé migliaia di fascisti e prendere in ostaggio il ministro fino alla scarcerazione di Baroncini, ricevendo l'assicurazione che il suo fermo è solo precauzionale. Il 30 aprile una imponente adunata a Bologna di ventimila fascisti “silenziosi operanti” suscitano l'ammirazione di Mussolini: “ancora una volta la grassa, la vecchia e la sempre adorabile Bologna insegna!”. Baroncini potrà di lì a poco uscire dal carcere, pagando solo una multa di 500 lire.dettagli
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10 aprile 1922Aprono i magazzini “La Rinascente”Nei locali della palazzina Barilli in via Rizzoli, edificio in stile Liberty, aprono i nuovi Grandi Magazzini “La Rinascente”. Le vetrate al piano terra consentono una chiara visione degli spazi interni e dei prodotti esposti. L’esercizio offre un vasto assortimento di capi di vestiario: confezioni su misura, modisteria, “marocchineria”, casalinghi. Nel 1960 in questi locali si trasferirà il negozio di articoli sportivi Schiavio-Stoppani.dettagli
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16 aprile 1922Pasqua di sangue a Boschi di BaricellaIl 16 aprile un gruppo di fascisti entra armi in pugno nella sala della Lega socialista di Boschi di Baricella, mentre si svolge una festa da ballo. All'intimazione di “Mani in alto!” si ha un fuggi fuggi generale e inizia una sparatoria, nella quale rimangono feriti il socialista Luigi Cantelli e la bimba Alma Barattini. Anche uno degli squadristi, il diciannovenne Ettore Buriani, rimane colpito alle spalle da una revolverata e perde la vita. La dinamica dell'uccisione non è chiara e “non consente di stabilire se il colpo sia stato esploso da un avversario o da un camerata” (Franzinelli). Tramite “una forsennata campagna di stampa” viene additato come colpevole il bracciante socialista Luigi Simoncini, nonostante non fosse presente al momento della sparatoria. Il 25 maggio egli viene arrestato e accusato di concorso nell'omicidio di Buriani, “quale autore o cooperatore immediato”. Il 23 aprile 1923 è condannato dal Tribunale di Bologna a 15 anni di carcere. Liberato dopo nove anni per un'amnistia, si stabilisce a Bologna. Torna per una sola volta al paese d'origine per salutare gli amici di un tempo e i fascisti, avvertiti del suo arrivo, gli tendono un agguato e lo bastonano a sangue. Già minato nella salute, a causa dei tanti anni in carcere, Luigi Simoncini non si riprenderà più dalle ferite. Morirà il 4 aprile 1934, dopo una lunga degenza in ospedale.dettagli
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18 aprile 1922Attentato al Caffè Garibaldi di CorticellaLa sera del 18 aprile a Corticella viene lanciata una bomba Sipe nella Trattoria Garibaldi di Amedeo Librenti. Lo scoppio “strazia orrendamente” Albertina Librenti, figlia del proprietario, e ferisce due ospiti fascisti. Per l'attentato saranno in seguito arrestati e processati diversi militanti antifascisti. L'anarchico Pietro Ghinazzi subirà 20 anni di carcere e il meccanico comunista Arturo Guidi, già coinvolto negli incidenti del Casermone, avrà 16 anni e 8 mesi. Saranno inoltre condannati in contumacia Francesco Andalò, ardito del popolo comunista (16 anni e 8 mesi) e Alberto Fabbri, ex segretario dei giovani socialisti espatriato in Francia (24 anni). Altri tre imputati subiranno pene minori. Per pareggiare il conto, il 21 aprile i fascisti getteranno una bomba nella sala del Caffè Olmo, ritrovo socialista fuori porta San Vitale, provocando numerosi feriti. Gli squadristi arrestati saranno in breve prosciolti e liberati.dettagli
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23 aprile 1922V Congresso NazionalistaIn una Bologna “tutta imbandierata” si tiene, dal 23 al 25 aprile, il V Congresso Nazionalista, alla presenza delle rappresentanze di tutta Italia e dei principali dirigenti. All'esterno del teatro comunale sfilano i Sempre Pronti per la Patria e per il Re in maglia azzurra: “centinaia e centinaia di giovani nelle belle divise militarmente inquadrati attorno ai vessilli della Patria e ai loro stendardi con l'aquila d'oro". Il congresso si conclude con un pellegrinaggio sulla tomba di Dante a Ravenna da parte dei nazionalisti fiumani, durante il quale gruppi di “repubblicani sovversivi” provocano scontri, con “scariche nutrite di revolverate” e parecchi feriti. Nel 1923 l'Associazione Nazionalista Italiana svolgerà a Roma l'ultima assise, per confluire poi nel Partito Nazionale Fascista.dettagli
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1 maggio 1922"La reazione tinge di sangue il Calendimaggio"A Bologna i fascisti tentano di monopolizzare la tradizionale Festa del lavoro, di marca socialista, concentrando in città le squadre dei dintorni. All'adunata partecipano migliaia di lavoratori che, “consumato un rancio”, sfilano davanti ai capi fascisti Grandi, Oviglio, Baroncini e Arpinati. Per evitare scontri, i socialisti tengono i loro comizi nel Teatro comunale. Nonostante la presenza della forza pubblica, numerosi partecipanti vengono aggrediti e bastonati all'ingresso e all'uscita. Si contano venti feriti. A Molinella un corteo di 7.000 persone attraversa il paese, con a capo gli ex combattenti. In tutta la provincia si verificano scontri e agguati con morti e feriti. Nella frazione di Ponte Rivabella (Monte San Pietro), alcuni fascisti, nascosti dietro una siepe, sparano sulla folla, uccidendo due fratelli e ferendo gravemente altre sette persone. A Linaro di Imola, durante la Festa del Lavoro, è ucciso l'operaio comunista Luigi Trombetti e quattro manifestanti rimangono feriti. La reazione tinge di sangue il Calendimaggio è il titolo del giornale socialista "La Squilla".dettagli
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25 maggio 1922La morte del caposquadra Celestino CavedoniIl 21 maggio a Calderara di Reno scoppiano gravi incidenti tra un gruppo di lavoratori, che intende partecipare a una riunione sindacale, e una squadra di camicie nere di Santa Viola. Gli incidenti si ripetono il 25 maggio: nel pomeriggio centinaia di squadristi, guidati dal segretario del fascio di Santa Viola ed ex capitano di marina Celestino Cavedoni (1890-1922), pongono d'assedio il paese, lanciando bombe a mano contro gli edifici della cooperativa agricola, della cooperativa di consumo e contro la casa del popolo. Alcuni operai vengono feriti. L'intervento dei carabinieri mette in fuga i fascisti, alcuni dei quali vengono arrestati. Nella notte tra il 25 e il 26 maggio Cavedoni, ricercato dalla polizia, sarà ritrovato cadavere in via Battindarno a Bologna. Per i fascisti è “vittima di una bomba tiratagli in pieno petto da due avversari sbucati da una siepe”. Per la polizia e per il prefetto Mori, invece, si è ferito da solo con una bomba a mano durante un attacco alla Cooperativa di Malcantone, nel rione Barca. Dopo la sua morte, Leandro Arpinati costituisce un comitato segreto d'azione e scatena la violenza politica: “Voi fascisti da questo momento siete liberi da ogni vincolo di disciplina; avete anzi l'obbligo di ricordare che ogni esponente dei partiti sovversivi è responsabile di questa situazione; che ogni circolo o bettola cooperativa è un covo ove si meditano e si organizzano le imboscate e gli agguati contro di voi”. Seguono immediati assalti alle cooperative socialiste e alle sedi dell'Ente autonomo dei Consumi. A Mori, che ha smentito la loro versione, i fascisti dichiarano guerra ad oltranza.dettagli
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27 maggio 1922L'occupazione squadrista di BolognaA seguito del ferimento del vice-comandante della “Sempre Pronti” Guido Oggioni, reduce da una spedizione punitiva alla Bolognina, e della misteriosa morte nel rione Barca del caposquadra Celestino Cavedoni, i fascisti dichiarano guerra aperta ai loro avversari. Prima di cedere il comando delle squadre a un comitato d'azione segreto, Leandro Arpinati proclama i fascisti “liberi da ogni vincolo di disciplina” nel duro confronto con gli esponenti dei cosiddetti “partiti sovversivi”. Il 26 maggio in città fascisti e nazionalisti inscenano una manifestazione contro il prefetto Mori, accusato di favorire i “partiti sovversivi”. Tra grandi acclamazioni parla l'on. Aldo Oviglio, mentre si susseguono cariche della polizia. Vengono danneggiate due sedi socialiste. Fascisti e forze dell'ordine ingaggiano una battaglia “con esplosione di un migliaio di colpi”. La Federazione provinciale del PNF convoca per il 29 una grande riunione dei segretari dei Fasci delle provincie di Bologna, Modena e Ravenna. Un comunicato della Direzione centrale afferma che “la lotta in provincia di Bologna si aggrava, le autorità politiche locali in combutta con i partiti anti-nazionali, tentano di spiantare l'organizzazione politica ed economica del Fascismo. Da questo momento e fino a nuovo ordine i poteri e le mansioni dei fasci, dei direttòri di tutti i fasci della provincia passano ai comitati di azione”. Tra il 27 maggio e il 2 giugno avviene a Bologna una grande concentrazione di squadristi in armi, comandati per l'occasione dai principali dirigenti nazionali e regionali: Michele Bianchi, segretario del PNF venuto appositamente da Milano, Dino Grandi, Italo Balbo, Arpinati e Gino Baroncini. E' bloccata la circolazione dei tram, una ventina di sedi "sovversive" sono prese d'assalto. Tra esse quelle dell'Ente autonomo dei consumi, della Federterra, del Circolo macchinisti e fuochisti di via del Borgo, la redazione dell'"Avanti", i locali del sindacato ferrovieri. La sede della cooperativa “La Sociale” è assalita con bombe incendiarie. Le squadre, provenienti da vari paesi della provincia di Bologna, da Modena, Venezia - la squadra “Serenissima” - e soprattutto da Ferrara - la cosiddetta "colonna di Balbo" - occupano il centro. Circa 10 mila camicie nere bivaccano sotto i portici del Pavaglione, di via Farini e di via Indipendenza, trasformati in veri e propri accampamenti, con distese di paglia e coperte offerte dai cittadini. Si cantano inni patriottici e si fraternizza con la popolazione. “Al tocco di notte nei bivacchi si suona il silenzio, circolano squadre di ronda. Alle sette sveglia”. Nei giorni seguenti i fascisti assediano palazzo d'Accursio e scatenano la guerriglia urbana. Vengono lanciate bombe contro la prefettura, la questura e la Camera del Lavoro. Si vuole impedire la diffusione dei giornali sovversivi, incendiando le edicole e minacciando i gestori. Non si contano le aggressioni individuali, tra cui quella a Clodoveo Bonazzi, segretario della vecchia CdL e al dott. Mario Santandrea, farmacista dei Garganelli. Viene chiesta la destituzione del prefetto Cesare Mori, che ha impiegato la polizia per reprimere le azioni delle squadre durante le manifestazioni dei giorni precedenti. Per questo viene chiamato dai fascisti il "prefettissimo", il "vicerè asiatico" o il "lurido questurino di Cagoia" (Cagoia è il nomignolo dato da D'Annunzio al presidente del consiglio Nitti), gli si grida contro: "Mori, Mori, tu devi morire". Il 28 maggio si tiene alla Sala Borsa una assemblea di industriali, commercianti e esercenti, che appoggiano l'iniziativa fascista e stigmatizzano la condotta di Mori. Il 31 maggio le camicie nere mobilitate in città sono suddivise in cinque compagnie. Nel pomeriggio circa un migliaio di squadristi compiono una spedizione in grande stile nel quartiere operaio della Bolognina, incendiando alcune cooperative rosse e scontrandosi con la forza pubblica. Assalti e distruzioni avvengono anche in molti paesi della provincia: a Molinella, Budrio, Sant'Agata Bolognese. A Castenaso vengono incendiate con la benzina la Cooperativa e la Casa del Popolo. A Borgo Panigale i fascisti feriscono con armi da fuoco alcuni lavoratori socialisti e lanciano una bomba contro la sede della cooperativa “Vita Nuova”, provocando un incendio. Il 1° giugno, mentre le violenze dilagano in tutto il territorio bolognese, il potere è trasferito all'autorità militare. Il generale Sani del Corpo d'Armata patteggia con Italo Balbo, comandante generale dei fascisti emiliani, la fine delle dimostrazioni, in cambio della promessa di un imminente allontanamento del Prefetto. Dopo cinque giorni l'occupazione di Bologna è sospesa su ordine perentorio di Mussolini, soddisfatto per la "magnifica agitazione". Il capo del Fascismo congeda le camicie nere con un telegramma: “La vostra meravigliosa disciplina farà epoca nella storia italiana. Obbedendo oggi acquistate il diritto di comandare domani, per le maggiori fortune della Patria. Vi abbraccio tutti, capi e gregari”. Di ritorno alle loro basi, le squadre compiono ancora violenze. A Lovoleto i fascisti ferraresi, dopo aver portato via una grande quantità di generi alimentari, incendiano la cooperativa di consumo. A Granarolo invadono il paese e appiccano il fuoco alla Casa del Popolo. A Bagnarola, nei pressi di Molinella, i fascisti subiscono “qualche molestia dagli avversari” e “alle provocazioni rispondono”. Il governo richiama il prefetto Mori nella capitale in previsione del suo trasferimento. La sua determinazione nel tener testa agli squadristi sarà comunque apprezzata da Mussolini, che lo invierà nel 1924 in Sicilia a debellare la mafia: passerà alla storia come "il prefetto di ferro". Nel suo diario, Italo Balbo (1896-1940), colui che ha creato e promosso la diffusione dello squadrismo agrario, stimerà in circa 60 mila i fascisti impegnati a turno nell'occupazione di Bologna, definita "prova generale della rivoluzione", da ripetere con forze più vaste sul piano nazionale.dettagli
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1 giugno 1922Il Teatro Italiano SperimentaleCon la commemorazione di Giovanni Verga da parte di Luigi Pirandello, si inaugura al Comunale l'attività del Teatro Italiano Sperimentale. Il 13 ottobre si avrà la prima rappresentazione, con il dramma Tre uomini e una donna di D'Alessio e Montanucci, recitato dalla Compagnia Nazionale Ruggeri-Borelli-Talli. Il TIS, fondato l'anno precedente dal narratore e commediografo Lorenzo Ruggi (1883-1972) assieme a Gherardo Gherardi, ha il compito di allestire opere inedite di autori contemporanei. E' previsto che questi rimangano ignoti, finchè il pubblico non avrà espresso il suo giudizio sullo spettacolo tramite un formulario. La nuova opera sarà offerta a una compagnia teatrale di attori professionisti, che sarà tenuta a provarla e a recitarla per una volta a Bologna, e che avrà poi la facoltà di inserirla nel suo repertorio. L'attività del Teatro Italiano Sperimentale è coperta economicamente dalla sottoscrizione di numerosi soci. I lavori, provenienti da tutta l'Italia, ma anche dall'Europa e dall'America, sono scelti da una commissione di lettura, di cui fanno parte i maggiori protagonisti del teatro italiano, da Pirandello alla Duse, da Testoni a Zacconi. Ai "lavori di esperimento" saranno alternate, fino al 1929, recite celebrative di autori affermati, presentati da illustri colleghi.dettagli
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9 giugno 1922Muore Libero ZanardiLibero Zanardi (1900-1922), figlio dell'ex sindaco Francesco Zanardi (1873-1954) e anch'egli attivista socialista, muore a Rimini per una peritonite (secondo altri a seguito delle ripetute bastonature ricevute in precedenza dai fascisti). Durante il Ventennio la sua tomba alla Certosa diverrà meta di pellegrinaggio per gli antifascisti. La polizia impedirà ripetutamente al padre di visitarla. Il 28 novembre 1928 Giulio Zanardi, fratello di Francesco, si toglierà la vita, in un momento di sconforto, sulla tomba del nipote.dettagli
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luglio 1922Gida Rossi e la Casa del Sole di Villa delle RosePresso la Villa delle Rose al Meloncello, donata nel 1916 al Comune dalla contessa Nerina Armandi Avogli, è aperto un ricreatorio estivo denominato la Casa del Sole. Durante il giorno ospita oltre cento bambini ammalati di tubercolosi, liberi di giocare nel vasto giardino e lungo i viali alberati della villa. L'iniziativa è di Gida Rossi (1862-1938), presidente del Comitato Mutilati e Tubercolotici di Guerra, ben conosciuta a Bologna per le sue conferenze all'Università Popolare e per numerosi altri impegni filantropici. Collabora ad esempio con il Ricreatorio femminile fondato dalla contessa Zucchini e dopo il terremoto di Messina ha aperto un laboratorio di cucito e ricamo per alleviare le sofferenze delle donne di laggiù. Nel 1924 Gida pubblicherà presso l'editore Zanichelli l'opera in tre volumi Bologna nella storia, nell'arte e nel costume, il cui ricavato, assieme a quello di altri suoi scritti, sarà impiegato per scopi benefici.dettagli
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14 luglio 1922Boicottaggio delle trebbiatrici "rosse"Nell'estate del 1922 nella provincia di Bologna i fascisti scatenano una “lotta feroce per la mietitura e per la trebbiatura”. Il 14 luglio a Castenaso due coloni socialisti, i fratelli Grilli, colpevoli di utilizzare trebbiatrici delle cooperative, subiscono un agguato mortale. Accanto a quelle degli agrari, difese dai sindacati fascisti, e a quelle degli uffici del lavoro, le macchine delle cooperative di sinistra, presenti a centinaia nell'annata precedente, a causa del boicottaggio messo in atto dagli squadristi, diventano merce rara. Le leghe rosse sono sempre più emarginate nelle campagne e le loro macchine vengono spesso sostituite da quelle dei privati. Senza la loro maggiore entrata - quella che deriva dall'affitto delle trebbiatrici - le cooperative vedono minacciata la loro stessa esistenza. Il 15 luglio il ras Gino Baroncini può trarre un bilancio positivo dell'azione delle camicie nere: “Non meno di trecento trebbiatrici solcano quest'anno le campagne bolognesi. Poche decine di macchine rosse rappresentano le retroguardie di un esercito irrimediabilmente sconfitto”.dettagli
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18 luglio 1922Affresco nella cupola di San LucaGiuseppe Cassioli (1865-1942) inizia a dipingere, sulla cupola della basilica della B.V. di San Luca, il grande affresco con il Trionfo della Vergine. La Madonna solleva al cielo Gesù bambino, mentre sul lato opposto papa Benedetto XV invoca la pace nel mondo. Nell'allegoria si riconoscono alcuni prelati dell'epoca: tra essi il card. Nasalli Rocca, devotissimo alla Vergine, che sarà sepolto nella cripta della chiesa, in una tomba-monumento decorata nel 1953 da Bruno Boari. Pittore e insieme scultore, Cassioli è autore del monumento di Gioachino Rossini nella Basilica di Santa Croce a Firenze (1900). A Bologna dipingerà anche la pala d'altare con il Sacro Cuore di Gesù nella cattedrale di San Pietro (1925).dettagli
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30 luglio 1922Umberto Forlani espatria in RussiaIl calzolaio socialista Umberto Forlani (1889-?), sindaco di Borgo Panigale, è aggredito da un gruppo di fascisti ad Anzola Emilia. Reagisce ferendo a morte con un trincetto Teodoro Bencivenni, fascista ventiquattrenne, che morirà il 13 agosto. A seguito di questa uccisione espatrierà clandestinamente in Russia e verrà condannato in contumacia a 8 anni di carcere. Dirigerà una cooperativa agricola di fuoriusciti italiani a Tresselisce (Triselice) e prenderà la cittadinanza sovietica. A Mosca farà parte del Club internazionale degli emigrati, considerato un covo trotzkista. In una lettera dichiarerà di essere diventato bolscevico: “La mia vita appartiene alla classe degli sfruttati dei paesi capitalisti e qua all'eroico proletariato russo che ha saputo lottare e vincere per la sua liberazione che rappresenta il primo passo per la liberazione di tutti gli sfruttati del mondo intero”. Ma negli anni Trenta, durante la dittatura staliniana, sarà arrestato e probabilmente finirà la sua vita nel gulag.dettagli
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1 agosto 1922Sciopero "legalitario" dopo la "colonna di fuoco" fascista in RomagnaIl comitato segreto dell'Alleanza del Lavoro - unione delle organizzazioni sindacali e dei partiti di sinistra costituita su iniziativa del Sindacato Ferrovieri - proclama uno “sciopero legalitario” di protesta contro le violenze fasciste e a sostegno delle libertà civili. Si tratta di uno sciopero generale a tempo indeterminato, fortemente voluto dal Partito comunista e dal Sindacato ferrovieri a seguito della feroce occupazione squadrista di Ravenna e degli orrori seminati il giorno dopo nelle provincie della Romagna dalla cosiddetta "colonna di fuoco" fascista di Italo Balbo e Gino Baroncini. il 28 luglio nel capoluogo romagnolo sono state uccise nove persone ed è stato preso d'assalto e distrutto l'ex hotel Byron, sede delle cooperative socialiste di Nullo Baldini (1862-1945). Nell'incendio sono andati perduti gli affreschi di Giovanni Guerrini (1887-1972): "nove scene illustranti la trasformazione dei terreni bonificati in suolo produttivo”. Così Balbo annoterà nel suo diario: "Siamo passati da Rimini, Santarcangelo, Cesena, per tutte le città tra la Provincia di Forlì e la Provincia di Ravenna, distruggendo tutte le case rosse e le sedi di organizzazioni socialiste e comuniste. È stata una notte terribile. Il nostro passaggio era segnato da alte colonne di fuoco e di fumo". A Bologna le adesioni allo sciopero legalitario sono inizialmente scarse: è consistente soprattutto la partecipazione dei ferrovieri, dei fornai e degli operai della Manifattura Tabacchi. I fascisti sono impegnati a impedire con ogni mezzo “il miserabile tentativo dei social-comunisti”. Le squadre pattugliano le strade del centro alla caccia degli scioperanti, facendo largo uso di bastoni e di rivoltelle. Il tramviere Anselmo Naldi è ucciso a colpi di pistola sulla soglia di casa. Tra i feriti c'è anche il sindaco eletto Ennio Gnudi, destituito subito dopo la strage di palazzo d'Accursio. Il 2 agosto avviene uno scontro a fuoco con feriti e numerosi arresti presso la Fornace Galotti al Battiferro, mentre a Imola, dove lo sciopero registra “ottime adesioni“, durante una rissa è ucciso lo studente diciottenne Andrea Tabanelli, simpatizzante fascista. Qui la rappresaglia squadristica è particolarmente violenta: nella cittadina sul Santerno convengono dai paesi limitrofi un migliaio di camicie nere in armi. Decine di sindacalisti vengono bastonati senza pietà. Per sfondamento della scatola cranica muore un avventizio delle ferrovie. Subito dopo la sospensione dello sciopero da parte della Camera confederale del lavoro, gli industriali proclamano una serrata di 24 ore e, al rientro in fabbrica, molti dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero vengono licenziati in tronco con la formula dello “scarso rendimento di lavoro”. Intanto i fascisti proseguono le violenze in tutto il territorio. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto vengono assaltate e saccheggiate la Camera confederale di via D'Azeglio e la vecchia CdL di Porta Lame. Terminato lo sciopero, una "terza ondata" (Reichardt) di violenze squadriste muove da Bologna e dalle roccaforti emiliane alla conquista delle città del nord, che finora hanno opposto resistenza alla dominazione fascista. L'unica città capace di resistere alle milizie fasciste è Parma, dove la popolazione, guidata dagli Arditi del Popolo di Guido Picelli, tra il 2 e il 6 agosto respinge gli assalti di oltre diecimila squadristi capeggiati da Balbo e provenienti dalle provincie limitrofe, erigendo barricate e scavando trincee per le strade del Naviglio e dell'Oltretorrente.dettagli
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6 agosto 1922Rappresaglie dopo l'uccisione dello squadrista GiorgiLo squadrista Ferdinando Giorgi (1900-1922) muore in circostanze non chiare la sera del 6 agosto davanti a una osteria. In un telegramma inviato al Prefetto, il comandante dei carabinieri afferma che il giovane è stato aggredito “proditoriamente et brutale malvagità”, da una ronda di comunisti. Per vendetta, durante la notte centinaia di fascisti armati, guidati da Dino Grandi e Gino Baroncini, rastrellano la zona della Montagnola alla ricerca di “sovversivi”. Una decina di persone rimangono ferite. Vengono devastati alcuni luoghi simbolici del socialismo bolognese, quali il Circolo Ferrovieri di via del Borgo e le due camere del lavoro. La sede della cooperativa “La Sociale” è distrutta per la seconda volta in pochi giorni. Questo attentato costituisce “la pietra tombale sul presidio fisico del territorio della Bolognina da parte delle forze della sinistra” (Pontieri).dettagli
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settembre 1922Metà degli iscritti al Fascio viene dalle squadre d'azioneIn risposta a un questionario del Ministero dell'Interno, il Prefetto dichiara che a Bologna ci sono circa 5.000 iscritti al Fascio, divisi in sezioni di 100-300 componenti. Il Fascio di Imola ha circa 1.000 iscritti e 500 quello di Vergato. Dei 20.000 fascisti della provincia di Bologna, circa la metà viene dalle squadre d'azione.dettagli
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12 settembre 1922Assalto squadrista a MolinellaAlla vigilia della marcia su Roma Molinella subisce “la spedizione punitiva più letale” (Dondi) da parte dei fascisti. Protagoniste dell'azione, che porta alla distruzione delle sedi delle cooperative e dei partiti di sinistra, sono le squadre comandate da Gino Baroncini (1893-1970), segretario della Federazione dei Fasci della provincia di Bologna. La spedizione punitiva culmina con l'incendio dell'ufficio comunale di collocamento dei braccianti. Tutto va distrutto, compreso l’edificio. Gli uffici vengono trasferiti nei locali della cooperativa agricola e dell’azienda macchine, che il 29 ottobre saranno a loro volta invasi dagli squadristi. Il reclutamento della manodopera è al centro della vertenza agraria e del confronto armato in atto tra fascisti e socialisti. Il fascio di Molinella e gli agrari dichiarano il boicottaggio generale della manodopera aderente al locale sindacato confederale. Il 28 ottobre i dirigenti sindacali Bentivogli, Fabbri Schiassi e Toschi avranno l’ordine di abbandonare il paese entro 48 ore. In novembre le cooperative di Molinella saranno affidate a un ispettore del Ministero degli Interni.dettagli
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16 settembre 1922Adolfo Contoli vince otto titoli italiani di atleticaAdolfo Contoli (1899-1988), colonnello pilota dell'aeronautica e atleta poliedrico in forza alla Virtus, vince otto titoli ai campionati italiani di atletica leggera, che si tengono a Milano e a Busto Arsizio nel 1922. Trionfa nei 110 ostacoli, nel salto con l'asta (3,40 m), nel salto in lungo (6,71 m), nel salto in alto e in lungo da fermo, nel salto triplo da fermo, nel decathlon e nel pentathlon. In soli sette anni, tra il 1920 e il 1927, conquisterà 24 medaglie d'oro ai campionati italiani, risultando uno degli atleti virtussini più vincenti di sempre. Nel 1924 parteciperà alle Olimpiadi di Parigi, con buoni piazzamenti nelle prove multiple. Eccellerà anche nella scherma e nel calcio, giocando ala destra nella Virtus Gruppo Sportivo Bolognese. Dopo la carriera sportiva rimarrà nell'ambiente del pallone, come preparatore atletico - assieme ad Angiolino Shciavio - del Bologna FC.dettagli
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3 ottobre 1922Al congresso di Roma espulsi i socialisti riformistiAl XIX Congresso nazionale del Partito socialista, riunito a Roma dal 1° al 4 ottobre, l'ala riformista viene espulsa. Il 3 ottobre la mozione massimalista prevale su quella unitaria per poche decine di voti. Il giorno dopo gli aderenti al gruppo di Filippo Turati fondano il Partito Socialista Unitario (PSU), di cui Giacomo Matteotti diviene segretario. Claudio Treves è il direttore del periodico “La Giustizia”, organo del nuovo partito. A Bologna lasciano il PS, tra gli altri, l‘ex sindaco di Bologna Francesco Zanardi (1873-1954) e l‘avvocato Genuzio Bentini (1874-1943), membro della direzione del partito.dettagli
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8 ottobre 1922Congresso del Partito liberaleGiovanni Borelli e Giuseppe Lipparini convocano a Bologna, tra l'8 e il 10 ottobre, il congresso per la costituzione di un unico partito dei liberali, superando la “babilonia” di formazioni legate ai nomi dei principali esponenti, da Giolitti a Salandra. Dopo due giorni di lavori al Teatro comunale, il nuovo partito assume la denominazione di Partito liberale italiano (PLI). Con il prevalere dei “destri” di Salandra, è rifiutato l'aggettivo “democratico” e viene posto l'obiettivo dell'alleanza con il partito fascista (PNF). Al congresso di Bologna compaiono squadre di attivisti in camicia kaki e guanti bianchi, che i fascisti giudicano "un frutto fuori stagione", dal momento che ormai la battaglia contro il "boscevismo" è vinta e del socialismo non rimane che "una fungaia bivaccante sulle rovine".dettagli
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27 ottobre 1922Mentre è in corso la marcia su Roma la Decima Legio occupa la cittàAlla vigilia della marcia su Roma i fascisti, affiancati dagli Arditi, prendono possesso di Bologna manu militari. Le camicie nere bolognesi sono divise in tredici coorti, raggruppate in due legioni, una per la città e una per la provincia, al comando di Umberto Baccolini e Gino Baroncini. Nella serata del 27 ottobre convengono in città più di duemila uomini. Il Prefetto fa presidiare dalle forze dell'ordine Piazza Maggiore e i principali edifici pubblici. L'esercito è consegnato nelle caserme. Il mattino del 28 le squadre si concentrano nelle sedi centrali del partito, in via Marsala e in via Saffi. Viene occupata la ferrovia e circa trenta fascisti arrestati nei giorni precedenti sono liberati dal carcere con un colpo di mano architettato da Leandro Arpinati e Giancarlo Nannini. In via Zamboni alcuni fascisti armati fermano gli agenti Paolo Vitalone e Carmelo Pancaldi in servizio di ronda e intimano loro di consegnare le pistole. Si scatena una sparatoria nella quale le guardie e uno degli aggressori rimangono feriti. Vitalone morirà il giorno dopo all'ospedale, lo squadrista Mario Carlo Becocci il 4 novembre. Mentre nel pomeriggio si ha la cessione dei poteri all'autorità militare, i fascisti occupano i magazzini dell'Associazione tubercolotici di guerra di Borgo Panigale, disarmando i militari di guardia. Alla Direzione centrale automobilistica si impossessano di quattro mitragliatrici. La terza coorte, guidata da Arconovaldo Bonacorsi, attacca il campo d'aviazione dei Prati di Caprara. Gli assalitori sono respinti dai soldati di guardia e non riescono ad accedere ai depositi di artiglieria e munizioni. Lasciano sul campo due feriti. Lo sgombero totale dell'aeroporto viene ordinato entro l'alba del giorno seguente. Durante i disordini di queste convulse giornate trovano la morte gli squadristi Giovanni Bisetti e Athos Vezzali. . Il 29 ottobre viene devastata la roccaforte socialista di Molinella, denunciata dal federale Baroncini come "punto di polarizzazione del sovversivismo bolognese" e considerata una spina nel fianco per il movimento sindacale fascista. Viene invasa e devastata la sede delle cooperative e altri uffici periferici con la dispersione e la confisca dei beni. A Bologna, dopo un incontro con il generale Sani, nuovo pleniopotenziario, i fascisti sfilano in perfetto ordine, inneggiando alle forze armate. Intanto in altre zone della città avvengono scontri sanguinosi con le forze dell'ordine. Durante l'assalto alla caserma dei carabinieri di San Ruffillo, rimangono uccisi l'ex legionario fiumano Oscar Paoletti e lo squadrista Giancarlo Nannini, che saranno accolti tra i martiri della rivoluzione fascista. Nella stessa occasione sono feriti Giuseppe "Peppino" Ambrosi, "meraviglioso squadrista di tutte le spedizioni più difficili" e l'ardito Giovanni Fantini. In zona sono devastate la biblioteca popolare, l'Azienda Macchine, la cooperativa Muratori. In provincia vengono assaltati e occupati gli uffici di collocamento di Marmorta, San Pietro Capofiume e San Martino in Argine. Diversi dirigenti socialisti sono espulsi dal paese.dettagli
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1 novembre 1922Nuovo capitolato colonicoIl padronato agrario, le Fratellanze coloniche cattoliche e i sindacati controllati dai fascisti stipulano un nuovo patto colonico, valido dal 1° novembre. Esso sconfessa e annulla di fatto il capitolato Paglia-Calda dell'ottobe 1920, l'accordo che aveva messo la parola fine alla lunga vertenza agraria del dopoguerra. Come nel capitolato mezzadrile del 1908 è prevista la quota di riparto al 50%. L'imposizione della pace sociale nelle campagne rimane comunque problematica in alcune zone della Bassa.dettagli
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24 novembre 1922Il nazionalista Gino Mori ucciso in un'imboscataIl medico condotto di San Lazzaro Gino Mori (1868-1922), fervente nazionalista, viene ucciso in un'imboscata il 24 novembre “per odio politico”, mentre si reca a visitare un malato. Dell'assassinio saranno accusati “elementi comunisti e sovversivi”. Tra essi l'anarchico Arturo Collina, poi prosciolto in istruttoria. Mori sarà sepolto alla Certosa di Bologna nel sacrario dei caduti della rivoluzione fascista. A San Lazzaro gli sarà dedicata la piazzetta sul retro del palazzo comunale.dettagli
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27 novembre 1922Morte di Ernesto Cesari e rappresaglia fascistaIl 27 novembre a Trebbo di Reno, una frazione alla periferia nord di Bologna, durante uno scontro tra socialisti e fascisti viene gravemente ferito il fascista ex combattente Ernesto Cesari (1894-1921), che morirà poco dopo all’Ospedale Maggiore di Bologna. Negli anni successivi tre socialisti coinvolti nella rissa verranno giustiziati dagli avversari, dopo avere in parte scontato una condanna in carcere. Guido Nuzzi sarà ucciso nel 1924 a colpi di pistola da fascisti di Castel Maggiore. L'anno seguente sarà la volta di Oliviero Zanardi, finito a bastonate sotto gli occhi del padre. Il 14 settembre 1926 Amedeo Fantoni sarà ferito mortalmente nella zona di Porta Lame.dettagli
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3 dicembre 1922Amichevole Italia-Svizzera al motovelodromoIl 3 dicembre alle 14,30 si gioca al motovelodromo la partita amichevole Italia-Svizzera. Finisce 2 a 2 con una doppietta di Cevenini III per gli azzurri. In questa occasione debutta in Nazionale il centrocampista bolognese Alberto Pozzi (1902-1966), che con la squadra della sua città vincerà due scudetti, segnando 45 goal.dettagli
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31 dicembre 1922Il Vecchione di CapodannoViene bruciato per la prima volta in Piazza Maggiore, nella notte di San Silvestro, un Vecchione, che rappresenta l'anno appena trascorso. Si tratta di un grosso fantoccio di cartapesta imbottito di petardi. E' promosso dalla Società I fiù dal Dutour Balanzon. Nel programma della serata è previsto un corteo con bande musicali, la lettura del testamento dell'anno vecchio e l'estrazione dei premi della lotteria di Capodanno.dettagli