Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1921I capilega di Molinella accusati di estorsioneA conclusione della vertenza sindacale interrotta con l'eccidio di Guarda, nel 1919 la lega di Molinella ottiene, oltre ai miglioramenti contrattuali, una cifra forfettaria di 270 mila lire, che i proprietari considerano una taglia ingiusta. Il sindacato, peraltro, non distribuisce soldi ai lavoratori, ma destina la cifra alla costruzione di un asilo nella frazione di Alberino di Molinella. Nei primi mesi del 1921, nel pieno delle violenze fasciste nelle campagne, molti agrari denunciano i sindacalisti, autori dell'accordo, per estorsione. Oltre un centinaio sono arrestati e molti fuggono a San Marino. Smentendo la tesi dell'estorsione, la magistratura revocherà quasi tutti i mandati di cattura.dettagli
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1921Quirino Majorana sulla cattedra di Augusto RighiQuirino Majorana (1871-1957) succede ad Augusto Righi sulla cattedra di fisica sperimentale dell'Università. E' il maggiore esperto italiano di telecomunicazioni dopo Marconi. Nel 1903 era stato il primo a trasmettere la voce a distanza in telefonia senza fili. Abile sperimentatore, tra i suoi collaboratori c'è anche il nipote Ettore Majaorana, uno dei più geniali teorici del Novecento, che scomparirà misteriosamente nel 1938. Quirino sarà famoso per i suoi esperimenti sulla relatività ristretta e continuerà fino al 1954 a sostenere teorie antirelativiste. Nel 1931 istituirà a Bologna la Scuola di Perfezionamento in Radiocomunicazioni e sarà nel 1937 tra i promotori del Congresso Internazionale galvaniano.dettagli
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1921Restauro della rocchetta della torre AsinelliIl Comune restaura la rocchetta della torre Asinelli, secondo un progetto messo a punto nel 1912 da Alfonso Rubbiani e dal Comitato per Bologna Storica e Artistica (C.B.S.A.). Si tratta di un lavoro, secondo gli stessi ideatori, che allea "le ragioni storiche con quelle dell'arte".dettagli
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1921Giancarlo Boriani campione del mondo di tiro con la pistolaLa Nazionale italiana si laurea a Lione campione del mondo di tiro con la pistola da 50 m. Assieme a Ticchi, Frasca, Moretto e Micheli c'è Giancarlo Boriani (1894-1962 oppure 1982), enfant prodige della Società Bolognese di Tiro a segno, che si piazza anche terzo nella gara individuale. Boriani ha vinto le sue prime gare con il fucile e la pistola ancora con i pantaloni corti: siè rivelato a Roma nel 1911, vincendo il primo premio nel Torneo di tiro, in rappresentanza del battaglione studenti. Nel 1913 ha conquistato il Campionato italiano Giovani a Torino e l'anno seguente si è ripetuto a Genova. Nel 1920 ha partecipato alle Olimpiadi di Anversa e sarà nuovamente presente a Parigi nel 1924 e a Berlino nel 1936, rivaleggiando con Walter Boninsegni, altro campione del tiro bolognese. Dopo la fine dell'attività agonistica, per problemi di vista, Boriani ricoprirà incarichi tecnici nell'ambito della Società di Tiro e intanto continuerà a lavorare assieme al figlio nel suo negozio di ferramenta in via Montegrappa.dettagli
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1921Yambo e il Fantocci Lirici al Teatro VerdiEnrico Novelli (Yambo, 1875-1944), figlio del grande attore Ermete, mette in scena al Teatro Verdi, con la sua Compagnia dei Fantocci Lirici, alcune fiabe musicali e operette particolarmente apprezzate da grandi e piccini. Tra i titoli proposti vi sono La Gheisa, Boby all'Osteria degli Spiriti, La pianella perduta nella neve, La polenta di Ciuffettino, Il Teatro di Varietà. Le marionette di Yambo “hanno un animo speciale”. E' facile distinguerle dalle altre, perché hanno gli occhi di vetro e la loro bocca in parte si muove. Per loro il popolare autore e illustratore di Ciuffettino, precursore in Italia della fantascienza nel cinema e nel fumetto, ha deciso di abbandonare, almeno per un pò, i successi giornalistici e letterari. Il pubblico bolognese potrà di nuovo ammirare i fantocci di Yambo nel 1926 al teatro Modernissimo.dettagli
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1921Cà di Landino: il villaggio operaio della DirettissimaNel corso dello scavo della grande Galleria dell'Appennino (Km 18, 510), sulla linea ferroviaria Direttissima tra Firenze e Bologna, nella località Cà di Landino, vicino a Castiglione dei Pepoli, vengono costruiti due pozzi inclinati, che permettono l'accesso degli operai impegnati nel cantiere di scavo a metà circa della galleria. Entrambe sono lunghi circa 570 metri e hanno un dislivello di circa 267 metri rispetto alla superficie esterna. Partendo dai pozzi di Cà di Landino, dal febbraio 1924 due squadre faranno avanzare il traforo verso gli imbocchi, raggiunti nel 1929. Per il trasporto in profondità degli uomini e dei materiali di scavo sarà installata, tra Lagaro e Cà di Landino, una teleferica lunga quasi 9 Km, con 75 tralicci. Alla base dei pozzi è costruita la singolare Stazione delle Precedenze. In un camerone lungo 150 metri trovano sede gli uffici degli addetti al movimento, il posto di blocco e un'officina. Accanto alla galleria principale, con la linea a doppio binario, vi sono due gallerie secondarie in curva con i binari di precedenza, chiamate “banane” dai ferrovieri. Lunghi circa 448 metri, i due tronchi ricurvi confluiscono alla linea principale in due cameroni più piccoli, anch'essi illuminati come quello maggiore. La stazione di Precedenze funzionerà fino agli anni Sessanta anche come fermata per Cà di Landino. Per uscire all'esterno, i viaggiatori saranno costretti, dopo la dismissione della funicolare utilizzata per gli scavi, a risalire i 1.863 gradini della scala ricavata in uno dei pozzi inclinati. Il paese di Cà di Landino, a pochi chilometri da Baragazza e da Castiglione dei Pepoli, sorge come campo base per il cantiere della Direttissima: negli anni Venti e Trenta è popolato da centinaia di operai, che alloggiano in lunghe baracche di legno a un piano, più tardi ricostruite in muratura. Dopo la fine dei lavori, nell'area sono installate colonie estive montane. Alcune di esse nel 1956 ospiteranno circa mille profughi provenienti dall'Ungheria. Nel 2000 la frazione di Cà di Landino avrà solo una ventina di abitanti e apparirà come un paese fantasma.dettagli
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1921La SABIEMDalla fusione di alcune aziende meccaniche bolognesi, la OEB (Officine Elettromeccaniche Bolognesi, 1918) e la OMZ (Officine Meccaniche Zamboni), nasce la SABIEM, Società Anonima Bolognese Industrie Elettromeccaniche, che dispone di due stabilimenti, in via Frassinago e al Foro Boario. La ditta produce 23 tipi di macchine, da quelle per trafilare la pasta a quelle per il confezionamento delle sigarette. Dal 1929 la sua attività produttiva si concentrerà sulla fabbricazione di ascensori e montacarichi nel nuovo e moderno impianto situato sulla via Emilia, nel rione Santa Viola. Già prima della guerra mondiale la Sabiem acquisirà, in quest'ambito, una posizione preminente nel mercato italiano.dettagli
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1921Il "Compianto sul Cristo morto" del Pontelungo trasferito nella chiesa della CavalleriaIl gruppo scultoreo del Compianto sul Cristo morto, anticamente custodito sul portone d'ingresso del Pontelungo, è trasferito dall'Oratorio di Santa Barbara, dove era collocato dal 1877, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie alla Cavalleria, fuori porta San Felice. Risalente probabilmente alla seconda metà del XIV secolo e inizialmente policromo, è considerato il più antico compianto eseguito in area padana. Nel 1940 le sei sculture, curiosamente tagliate all'altezza dei fianchi, passeranno nella chiesa nuova di Santa Maria delle Grazie in San Pio V, costruita accanto alla precedente.dettagli
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13 gennaio 1921Scontri tra studenti e operai del "Resto del Carlino"Un gruppo di studenti della scuola commerciale di piazza Calderini contesta i distintivi rossi al bavero di alcuni operai degli stabilimenti Poligrafici. Gli scontri si ripetono anche il giorno seguente, quando agli studenti si affiancano militanti nazionalisti e fascisti. La fabbrica del “Carlino” è presa d'assalto, fino all'intervento delle forze dell'ordine. Il giornale, che pure ha fama di organo della destra, disapproverà l'accaduto e i fascisti, per ritorsione, faranno lanci di monetine contro la tipografia.dettagli
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14 gennaio 1921Assalto al treno di pendolari Bologna-BazzanoAppena partito dalla stazione di Bologna un treno della linea Bologna-Bazzano è preso d'assalto a colpi di pistola da una trentina fascisti guidati da Leandro Arpinati e nascosti dietro le colonne del portico. Tra gli operai pendolari, accusati di aver boicottato un ferroviere fascista, si contano due feriti gravi. Cinque squadristi vengono arrestati dai carabinieri di scorta: tra essi Giuseppe Ambrosi, commerciante titolare del negozio Old England nel centro di Bologna.dettagli
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17 gennaio 1921Manifestazione a Casteldebole. Muore una guardiaI sindacati bolognesi organizzano una manifestazione di protesta per le violenze dei fascisti a Milano. L’iniziativa si svolge per zone. A Casteldebole si radunano i lavoratori di Casalecchio, Zola, Anzola e Borgo Panigale. Al comizio dei sindacalisti Diolaiti e Comastri partecipano circa 10mila operai. Vi sono tafferugli tra manifestanti e fascisti: rimangono a terra due guardie regie, una delle quali muore. Nei giorni seguenti verranno arrestate numerose persone della zona di Casalecchio e Casteldebole. A Zola Predosa finiranno in prigione 37 persone, tra le quali il sindaco Boni. Il 22 febbraio 1922 nove antifascisti saranno condannati a pene tra gli otto e i dieci anni di carcere.dettagli
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24 gennaio 1921Incendio della Camera del Lavoro e violenze fascisteIl 21 gennaio a Modena, davanti alla trattoria “Il Gallo”, tre fascisti sono affrontati da un gruppo di anarchici, che vogliono vendicare un operaio bastonato poco prima sulla via Emilia. Nella sparatoria che segue, il fascista Mario Ruini rimane ucciso. Il 24 gennaio ai suoi funerali partecipano tutti i fasci e le associazioni combattentistiche emiliane. All'altezza del palazzo delle Poste, il corteo è fatto segno di colpi di pistola e di moschetto da parte di un gruppo di "guardie rosse", sbucato all'improvviso dal portico del Collegio. Si scatena l'inferno: altri colpi piovono dai tetti, le camicie nere non tardano a rispondere al fuoco. Al termine della battaglia si contano due morti tra le file fasciste: Augusto Baccolini da Bologna e Orlando Antonini da Forlì. Tra i feriti c'è anche il ras bolognese Leandro Arpinati. Nella notte fra il 24 e il 25 gennaio, a Bologna, le camicie nere danno l'assalto alla sede della Camera Confederale del Lavoro in via D'Azeglio, incendiano la Cooperativa Tipografica, che stampa il settimanale "La Squilla", saccheggiano la sede dell'Unione Socialista e gli uffici delle leghe. La squadra capeggiata da Dino Grandi impedisce ai vigili del fuoco di spegnere gli incendi. La polizia, pur presente in forze, non interviene. Leandro Arpinati scaccia da Bologna il deputato socialista Luigi Salvadori, impegnato in una indagine sulla violenza politica diffusa in città. Il giorno successivo i fascisti invadono le sedi della Società Operaia e della Federterra in via Cavaliera. Il ministro dell'Interno Giolitti ordina la revoca delle licenze di porto d'armi nelle provincie di Modena, Ferrara e Bologna, provocando una generale levata di scudi. Ad una settimana dal provvedimento il Comitato d'azione contro il disarmo di Bologna constaterà con soddisfazione lo scarso numero delle consegne.dettagli
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31 gennaio 1921Nasce la sezione comunista bologneseIn ossequio ai deliberati del Congresso di Livorno, che vogliono la secessione dei comunisti dal partito socialista, i soci dell'Unione Socialista Bolognese (USB) aderenti all'indirizzo Bombacci-Bordiga fondano una sezione comunista. Secondo il quotidiano comunista ufficiale “L'Ordine Nuovo”, la decisione avviene al termine di un'assemblea in cui prendono la parola Leonildo Tarozzi e Enio Gnudi. Si consuma definitivamente la scissione tra massimalisti e riformisti - esponenti, rispettivamente, di un indirizzo più rivoluzionario e di uno più moderato - iniziata già nel 1919. Tra i comunisti bolognesi più noti vi sono Enio Gnudi, eletto sindaco nel 1920 e mai entrato in carica, e Giuseppe Dozza, segretario della federazione giovanile. Il 19 marzo sarà costituita la federazione bolognese del Partito Comunista d'Italia (PCd'I) e il 20 marzo sarà convocato il primo congresso provinciale. Nel 1922 la federazione bolognese conterà 52 sezioni e circa 1.600 iscritti. Inizialmente il PCd'I sarà particolarmente forte nel comprensorio imolese.dettagli
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4 febbraio 1921A fuoco la sede del Gruppo Nazionalista: inizia la caccia all'uomoNella notte del 4 febbraio va a fuoco la sede del Gruppo Nazionalista e del giornale “La Battaglia”. Per vendetta si apre la caccia all'uomo contro operai e tramvieri. In diverse vie della città avvengono agguati e bastonature a sangue, seguite, in qualche caso, da ritorsioni contro i fascisti. In via Lame, gli squadristi picchiano gli abitanti della strada considerati “sovversivi”. Un falegname iscritto al partito repubblicano, Armando Ramazzotti, è ridotto in fin di vita a manganellate sotto casa sua e morirà il 6 febbraio. La stampa socialista accusa le forze dell'ordine di proteggere gli assalitori. Lo stesso prefetto Mori ne denuncia la mollezza: "Si aggredisce, si bastona, si insulta, si oltraggia ... senza che un solo arresto venga a dimostrare che l'Autorità esiste".dettagli
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21 febbraio 1921Il periodico "La gioventù socialista"Il 21 febbraio inizia a Bologna le pubblicazioni il settimanale “La gioventù socialista” organo della FGSI. Sostituisce il giornale “Avanguardia”, schierato con i comunisti. Nel 1924 il foglio, divenuto quindicinale, tirerà 2.500 copie.dettagli
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27 febbraio 1921Rapporti tra massoneria e fascismoLa massoneria bolognese fiancheggia il fascismo, non senza contrasti interni. Alcuni importanti esponenti, come Aldo Oviglio (1873-1942) e Eugenio Jacchia (1869-1939), ne sottolineano la funzione antisocialista. Jacchia, Venerabile della loggia “VIII Agosto” di vicolo Bianchetti, considera l'azione delle squadre “una vera fortuna”, perché ha liberato la città “da una mano di delinquenti e di pazzi”. Alle elezioni del maggio 1921 le logge sosterranno la lista fascista, comprendente il nome di Benito Mussolini. L'atteggiamento muterà e l'alleanza sarà rotta nel 1923, dopo che il Gran Consiglio avrà stabilito l'incompatibilità tra massoneria e fascismo.dettagli
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4 marzo 1921Spedizioni punitive contro i "sovversivi". Baroncini ras delle campagneCome avviene oramai da tempo, il sabato le squadre fasciste percorrono la provincia di Bologna a caccia di “sovversivi”. La “difesa contro la tirannia delle leghe” è diventata la distruzione sistematica di uffici di collocamento, leghe, cooperative e una serie infinita di aggressioni ai sindacalisti socialisti. Gli assalti vengono pianificati con cura: gli squadristi escono dalla città a piccoli gruppi per evitare controlli della polizia e raggiungono punti di raccolta in cui li attendono mezzi appositamente noleggiati. Il 5 marzo sono riconosciuti e bastonati dai fascisti i capilega di Monte San Pietro, di Altedo e di Praduro e Sasso. Il 7 marzo a Pieve di Cento una squadra in transito spara e uccide una donna alla finestra. Il segretario politico del fascio bolognese Leandro Arpinati, considerato corresponsabile dell'omicidio, verrà arrestato il 15 marzo alla stazione di Milano. Scarcerato tre giorni dopo sarà accolto a Bologna da migliaia di camicie nere in festa. Il 6 aprile a Cà de Fabbri (Minerbio) i fascisti aprono il fuoco contro un gruppo di lavoratori, ferendo gravemente Giovanna Giuseppina Pilati, che muore alcuni giorni dopo. Sono solo alcune delle imprese squadriste nella provincia bolognese, il cui mandante principale è Gino Baroncini (1893-1970), fascista della primissima ora. Incolto, ma abile e astuto, il Federale non esita, secondo Dino Grandi, "ad esibire ad ogni occasione un carattere violento e un particolare coraggio". Dal suo ufficio in via Galliera partono gli ordini di bastonare gli oppositori, incendiare le camere del lavoro, indurre alle dimissioni le amministrazioni socialiste. Baroncini fa sorgere ovunque sindacati nazionali ed acquista un potere simile a quello di Italo Balbo nel ferrarese, promettendo non solo la punizione dei "rossi", ma anche "botte agli agrari". In diversi casi i sindacalisti di sinistra sono invece arrestati dalle forze dell'ordine, con l'accusa di boicottaggi, estorsioni, minacce e vessazioni contro gli abitanti delle campagne. A Castel San Pietro vanno a giudizio 25 socialisti membri del "tribunale rosso", per i danni agricoli provocati nell'estate del 1920. Le estorsioni di denaro, confessate da un assessore di Pianoro, non sono un caso isolato: si sono verificate in numerosi altri comuni della provincia.dettagli
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15 marzo 1921La Camera sindacale del lavoro indipendenteDopo aver ricevuto una risposta negativa da parte del Direttorio del Fascio bolognese, Dino Grandi (1895-1988) e Gino Baroncini (1893-1970) promuovono autonomamente la Camera sindacale del lavoro della città e provincia di Bologna, con sede in via Pepoli n. 5. La nuova compagine intende opporsi “alla degenerazione del movimento sindacale”, per Grandi minato dalle ambizioni dei politici. Il 30 aprile la Camera raccoglie un notevole numero di aderenti che aumenteranno rapidamente. Vengono nominati dirigenti alcuni veterani del sindacalismo rivoluzionario. E' pubblicato il settimanale "Il lavoro d'Italia". Il sindacato fascista si espanderà oltre la provincia di Bologna e in modo particolare in quella di Ferrara (Ufficio Terre), raccogliendo consensi tra coloni, affittuari e piccoli proprietari terrieri. Dino Grandi e Italo Balbo inviteranno Edmondo Rossoni (1884-1965) - ex socialista di Tresigallo (FE), divenuto interventista e fascista - alla guida del movimento e questi si trasferirà a Bologna fino all'ottobre 1922.dettagli
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25 marzo 1921Inaugurazione del Fascio a San Giovanni in Persiceto. Uccisione di Pirro MocciIn una sala dell'Albergo “La Posta”, nel centro di San Giovanni in Persiceto, è prevista l'inaugurazione della sezione locale del Fascio. Da Bologna interviene una squadra di fascisti in automobile, guidata dal federale Gino Baroncini. Durante il passaggio davanti al caffé Martini, un ragazzo mormora male parole nei confronti delle camicie nere. La macchina si ferma e nasce una breve collutazione con un gruppo di socialisti. Il meccanico Pirro Mocci rimane gravemente ferito alla schiena da due colpi di pistola e muore il giorno dopo. Un fascista della Volante, accusato dell'omicidio, sarà assolto con formula piena. Dell'episodio vi saranno versioni contrastanti. Il quotidiano cattolico "L'Avvenire d'Italia", in una nota del 27 marzo, sosterrà la tesi di un colpo “partito dalla rivoltella di qualche bolscevico poco pratico nell'uso di tale arma”.dettagli
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3 aprile 1921Adunata dei Fasci emiliani. Discorso di Mussolini al Teatro ComunalePrima adunata a Bologna dei Fasci dell'Emilia e della Romagna. Un “mare di folla plaudente, contadini scesi da Monzuno, da Crevalcore, da Budrio e dal Sasso, arditi, ex combattenti, mondariso, ragazzi delle scuole, in un clima di ardente entusiasmo” accoglie Mussolini in bombetta su una Torpedo guidata da Arpinati, “col braccio alzato nel saluto romano”. Un imponente corteo, con oltre ventimila bandiere e gagliardetti sventolanti, lo accompagna in piazza Vittorio Emanuele II. Il 3 aprile il futuro Duce pronuncia un discorso al Teatro comunale, presentato da Dino Grandi (1895-1988): "E’ lui l'animatore, l'intrepido, l'indomito". Alla presenza della vedove di Cesare Battisti, Giacomo Venezian e Giulio Giordani - quest’ultimo assassinato nel corso dell'eccidio del novembre 1920 in palazzo d'Accursio - Mussolini ricorda la nascita del fascismo, contrappone al Primo maggio socialista il 21 aprile fascista, data del Natale di Roma, ridicolizza gli esponenti moderati del socialismo bolognese, citando Bucco, Zanardi e Bentini. Durante il congresso emiliano dei Fasci è approvato l'ordine del giorno di Baroncini e Gattelli, che tutela la proprietà privata, ma la condiziona all'etica del lavoro. Sull' "Assalto" Baroncini prevede l'esproprio dei proprietari che vivono esclusivamente di rendita, mentre promette la salvaguardia dei "piccoli proprietari coscienziosi". Grandi e Baroncini saranno eletti al Comitato regionale dei Fasci, mentre Arpinati accederà al Comitato centrale. Il bagno di folla nella "roccaforte fascista d'Italia" impressiona Mussolini e gli fa prendere atto della forza del fascismo emiliano. Una forza che il comitato milanese dovrà cercare di governare per non esserne scavalcato (Dalla Casa).dettagli
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6 aprile 1921Spedizione punitiva a Minerbio. Muore una bambinaIl 6 aprile una squadra d'azione ferrarese compie un'azione punitiva a Minerbio. Mentre attraversa la frazione di Cà de Fabbri, dall'auto dei fascisti parte un colpo di pistola verso un gruppo di lavoratori, che sosta a lato della strada. Viene colpita una bambina di cinque anni, Giovanna Giuseppina Pilati, che muore l'8 aprile in ospedale a Bologna. Il padre sarà denunciato ai carabinieri per non aver voluto ritrattare la sua versione dei fatti.dettagli
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10 aprile 1921Distruzioni in serie in provincia di BolognaIl 9 aprile a Imola, durante una rissa tra un gruppo di operai e di fascisti, un ex ufficiale in borghese ferisce a morte il giovane Luigi Galanti di Ponticelli. Lo stesso giorno circa duecento squadristi bolognesi, al comando di Gino Baroncini (1893-1970), occupano per la seconda volta Castel San Pietro. Il giorno seguente le camicie nere decidono di effettuare un'azione di forza a Imola. Scortate dalla forza pubblica, che per evitare eccessi non interviene, entrano nel centro dellla cittadina romagnola semideserto, sfilano per le strade e tengono una dimostrazione in piazza Vittorio Emanuele, bastonando alcuni passanti. Nel pomeriggio del 10 aprile il vaporino da Bologna per Imola arriva alla stazione di Toscanella inseguito da un camion di squadristi, che lungo il percorso hanno più volte sparato al macchinista per farlo fermare. I fascisti danno la caccia ad alcuni giovani, che alla stazione di Castel San Pietro hanno risposto alla levata dei loro gagliardetti neri agitando un fazzoletto rosso. Appena il treno si ferma a Toscanella, scendono dai camion “armati di rivoltella, di bombe a mano e di pugnali”, ma i giovani oppositori fuggono per i campi e riescono a dileguarsi. Gli stessi squadristi sfogano la loro rabbia in paese, entrando nelle sedi socialiste e devastando tutto. Distruggono anche il negozio di un commerciante di sinistra, che viene bastonato. Intanto a Mordano, paese natale di Dino Grandi, sono incendiate la sede della lega contadina, il circolo proletario e la sezione comunista. Alcune squadre si dirigono invece in collina, tra Sassoleone e Giugnola, dove assaltano sedi di cooperative e circoli socialisti. Pochi giorni dopo il consiglio comunale di Mordano sarà sciolto dal Prefetto. Il 12 aprile a Bologna è saccheggiata la cooperativa socialista di via Polese. Lo stesso giorno in provincia vengono compiute altre devastazioni. Una squadra di camicie nere si reca a Monzuno e devasta la sede delle leghe. Sulla strada del ritorno si ferma a Vado, dove distrugge la Cooperativa di Consumo e la Camera del Lavoro, portando via e bruciando ogni cosa. Si contano 10mila lire di danni. Di là dal confine modenese, la camera del lavoro di Mirandola viene occupata e trasformata in sede del fascio locale. Il 14 aprile è invasa a Bologna la cooperativa "La Sociale", mentre a San Lazzaro di Savena viene incendiato il circolo operaio. Il 16 è distrutta la Camera del lavoro di Bazzano. Il 21 vengono danneggiate le camere del lavoro di Granarolo e Camugnano e il Circolo proletario di Riola. Il 28 aprile è interrotto il consiglio comunale di Crevalcore. Ai consiglieri “rossi” sono imposte le dimissioni. Nel primo semestre del 1921 in Emilia-Romagna i fascisti distruggono 121 sedi dell'opposizione, tra camere del lavoro, leghe, circoli operai e socialisti. Al 1° settembre sono nove le cooperative attaccate e distrutte solo nella provincia di Bologna e "la valanga di ferro e di fuoco" squadrista continuerà con grande intensità almeno fino a metà del 1922.dettagli
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17 aprile 1921Agguato ai fascisti a Pian di MacinaUn gruppo di militanti socialisti e comunisti di Pianoro tendono un agguato a una squadra di fascisti armati, comandata dall'ex combattente Angelo Manaresi, di ritorno da una manifestazione a Loiano. Si appostano in località Musiano di Pian di Macina su un ponte della Direttissima in costruzione e al passaggio dei camion dei fascisti lanciano alcune bombe a mano. Tre degli occupanti rimangono leggermente feriti. Il giorno dopo 150 camicie compiono una spedizione punitiva a Pianoro e a Pian di Macina. Sono distrutti il municipio, la camera del lavoro, la sede della Lega. Numerosi antifascisti del luogo vengono bastonati. I carabinieri arrestano alcune decine di antifascisti a Pianoro e a Pian di Macina, la maggior parte dei quali saranno prosciolti dopo aver subito parecchi mesi di carcere preventivo. L'operaio comunista Ernesto Gregori è l'unico a sottrarsi all'arresto e il tribunale avrà con lui una mano particolarmente pesante: verrà condannato in contumacia a 17 anni e tre mesi. Emigrato all'estero, sarà segnalato dalla polizia belga come “attivo propagandista anarchico” e quindi individuo pericoloso e indesiderabile. Rientrerà in Italia nel 1941 - dopo un periodo di detenzione in Francia nel campo di Vernet d'Ariège - e sarà subito inviato al confino a Ventotene.dettagli
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24 aprile 1921Vigilia elettorale violenta nell'ImoleseIl 24 aprile circa trecento squadristi, provenienti soprattutto da Bologna, partecipano a Imola a una adunata in piazza Vittorio Emanuele organizzata dal presidente dell‘Agraria Manzoni. Poi occupano il municipio e fanno esporre il tricolore sul balcone dell‘edificio. L'8 maggio successivo, al termine di una manifestazione elettorale del Blocco nazionale, i fascisti cercano di avvicinarsi alla Camera del Lavoro. Il tentativo è sventato dalla sorveglianza degli iscritti. Nelle settimane precedenti le elezioni i paesi del circondario di Imola sono meta di spedizioni punitive che prendono di mira le sedi municipali e delle organizzazioni socialiste, mentre i militanti di sinistra subiscono intimidazioni e bastonature. L’8 maggio gli squadristi guidati da Grandi, Baroncini e Alvisi arrivano a Sasso Morelli a bordo di due camion e due automobili, occupano la frazione e devastano il circolo operaio e la sede della lega dei birocciai. Episodi analoghi avvengono a Mordano, Casalfiumanese, Tossignano, Castel Guelfo e in altre località.dettagli
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29 aprile 1921Assassinio del capolega Amedeo LippariniLa sera del 29 aprile nella sede del circolo socialista di Santa Maria in Duno, frazione di Bentivoglio, circa settanta mezzadri si riuniscono per esaminare il Concordato Paglia-Calda, il nuovo patto colonico firmato dopo una lunga vertenza. Verso le dieci la sede del circolo è assaltata da una squadra di fascisti mascherati provenienti da San Giorgio di Piano, che sparano sugli astanti e distruggono le suppellettili del locale. Nove coloni rimangono gravemente feriti. Amedeo Lipparini (1881-1921) capolega di Santa Maria in Duno e consigliere comunale di Bentivoglio è colpito alla schiena e muore dissanguato in un campo vicino. Un truce canto ricorda il suo omicidio: E' morto un capolegaè morto un vagabondobeato quel fascistache colpì col piombo! I maggiori indiziati dell'eccidio verranno prosciolti il 14 gennaio 1923. La corte d'assise di Bologna accoglierà la proposta del procuratore generale, secondo il quale i fascisti hanno agito per contrastare un'azione "sovvertitrice delle finalità fondamentali dell'attuale ordinamento sociale e deprimente del sentimento e delle idealità nazionali". Sul luogo dell'aggressione squadrista sarà murata una lapide con questa scritta: 29 aprile 1929a Santa Maria in Dunonel Circolo operaiocadeva per mano di mascherati sicariAmedeo Lipparini d'anni 40Lavoratoriil sangue del fratello invendicatosia infamia alla classe borgheseammonimento al proletariato. La lapide verrà rimossa e nascosta nel Ventennio e ricollocata sulla facciata della casa del popolo nel 1961. Due degli squadristi partecipanti all'azione di Santa Maria in Duno e ad altre nella zona verranno uccisi per rappresaglia nel maggio 1945.dettagli
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30 aprile 1921Il sindaco di Castenaso bastonato dai fascistiRaffaele Bassi (1882-1935) sindaco socialista di Castenaso è aggredito e bastonato da una squadra di fascisti nella sede della locale cooperativa lavoro. Il tentativo di gettarlo nell'Idice dal ponte della strada San Vitale è vanificato dal sopraggiungere di alcuni testimoni. Alcune settimane dopo una bomba è scagliata nella sede della cooperativa e Bassi riporta numerose ferite. Alla guida del comune subentrerà per alcuni mesi un commissario prefettizio, fino alla nomina del podestà fascista Umberto Vandelli. Bassi continuerà anche dopo ad essere perseguitato dai fascisti e dovrà abbandonare Castenaso. Tornerà in occasione delle elezioni del 1924 e sarà nuovamente aggredito all'interno del seggio elettorale. Le ferite riportate saranno la causa della sua morte precoce, nel 1935, a soli 52 anni.dettagli
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15 maggio 1921Elezioni "infernali"Le elezioni politiche del 15 maggio si svolgono in Italia in un clima di intimidazioni e violenze. Pietro Nenni le chiamerà “elezioni infernali”. Secondo un bilancio del ministero dell'Interno, nel corso della domenica elettorale vi sono in Italia 38 morti e 104 feriti. Il prefetto Cesare Mori ha chiesto e ottenuto di poter utilizzare, nella provincia di Bologna, truppe di fanteria accanto alle forze di polizia. Le violenze si accentuano soprattutto la settimana prima del voto: Il 5 maggio lo squadrista Piero Ranuzzi muore per un colpo accidentale della propria arma, mentre in scontri di piazza viene uccisio il maresciallo dei carabinieri Pietro Biragi. In provincia sono invase e danneggiate la sede della la lega di Altedo, la Casa del popolo di Pegola, la cooperativa di consumo di Camugnano. Un grave episodio accade a S. Maria in Duno, dove viene ucciso il capolega Amedeo Lipparini. L'8 maggio, “domenica violenta” - con 15 vittime - in tutta Italia, in serata è incendiata a Bologna la camera del lavoro. A Imola nei giorni precedenti le elezioni l’on. Anselmo Marabini e il sindaco Giulio Miceti subiscono aggressioni, riportando fortunatamente solo lievi conseguenze. Il 10 maggio in via Broccaindosso le camicie nere penetrano in un deposito del partito comunista e portano via migliaia di schede elettorali, di manifesti e di volantini. Tutto il materiale viene poi bruciato davanti alla sede del fascio in via Marsala. Il 14 maggio a Sala Bolognese socialisti e fascisti si scontrano più volte, con feriti da entrambe le parti. Alcuni giorni dopo morirà Sebastiano Monari, fondatore e primo segretario del fascio locale. Il 15 maggio, giornata elettorale, nei pressi dei seggi i fascisti lanciano intimidazioni contro gli elettori di sinistra, impedendo loro, in molti casi, di entrare a votare. Secondo il "caposquadra" Dino Grandi, per i fascisti le elezioni non sono altro che una spedizione punitiva, mentre il cremonese Farinacci le considera "parte della guerra civile" e finalizzate ad "atterrare l'avversario". I socialisti vincono nel collegio di Bologna, ma perdono 6 seggi su 15, che vengono conquistati dal Blocco nazionale, la formazione elettorale che unisce fascisti, liberali e nazionalisti. Arrestato alla vigilia del voto per vilipendio nei confronti del Re, Grandi è eletto in Parlamento a soli 26 anni con i voti dei repubblicani romagnoli. In città il più votato del Blocco è Aldo Oviglio, radicale di antica data e da poco fascista. Mussolini ottiene un trionfo personale con 173 mila voti a Bologna. Nella provincia di Ferrara, dove le sedi di sinistra e le camere del lavoro sono state sistematicamente prese d'assalto, le destre avanzano nettamente. Italo Balbo può affermare che l'Emilia è "la più vasta riserva di uomini del fascismo italiano".dettagli
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16 maggio 1921Violenza politica in cittàIl 16 maggio a Bologna alcuni squadristi intimano a una giovane donna di gettare via una coccarda rossa che porta appuntata sul petto. Poi la inseguono fino al portone di casa, in via San Giacomo. Qui esplodono alcuni colpi di pistola, ferendo a morte un suo vicino, Aldo Tugnoli, operaio anarchico di diciotto anni. Il giorno dopo in città viene ucciso anche un militante comunista.dettagli
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21 maggio 1921Gli squadristi bolognesi a Rimini dopo l'uccisione di PlataniaIl 19 maggio 1921 alla stazione di Rimini viene ucciso Luigi Platania, ex anarchico e pluridecorato in guerra. Era tra i fondatori del locale fascio di combattimento e protagonista di numerose azioni contro i socialisti e gli anarchici. Per il fascio la responsabilità del delitto è dei comunisti e dei socialisti, osteggiati anche dai cattolici e dai liberali conservatori di Rimini. Molti di loro sognano di “tornare al medio evo ed instaurare la legge del taglione”. Il 20 maggio in piazza Cavour vi sono scontri tra comunisti e fascisti, che sparano anche colpi di pistola a scopo intimidatorio. Nel borgo popolare di San Giuliano è incendiato il circolo anarchico, in via Clodia va in fiamme di circolo dei ferrovieri. In entrambe i casi è impedito l'intervento dei pompieri. Intanto i fascisti di Sant'Arcangelo terrorizzano la gente “girando con le rivoltelle alla mano, con bastoni, minacciando, entrando nelle case”. Il 21 maggio gli squadristi di Bologna, Ferrara, della Romagna e delle Marche si concentrano a Rimini per commemorare Platania. Assieme ad Arpinati è presente il quartier generale dello squadrismo bolognese. Nel Politeama l'on Aldo Oviglio, di origine riminese, pronuncia l'orazione solenne in memoria del martire. Dopo la cerimonia di commemorazione, i fascisti scorrazzano per Rimini “menando botte da orbi a chiunque volente o nolente non si fosse tolto il cappello al passaggio delle loro bandiere”. Le misure riservate ai nemici prevedono: “nessuna fede politica, uno schiaffo; tessera Sindacato ferrovieri, due schiaffi e una bastonatura; tessera socialista, maggiori bastonate; per i comunisti e anarchici, ospedale e bando”. In un manifesto si afferma che nessuno può opporsi ai fascisti, venuti a liberare la città “dalle clientele bolsceviche”. Si susseguono aggressioni, bastonature a sangue, minacce di morte. Il 22 maggio i funerali di Platania sono disertati dai riminesi. Nassuno fa onore “ad un Eroe così vero e puro”. Il settimanale fascista di Bologna, “L’Assalto”, definisce Rimini “la città dei rammolliti e dei vili”, un “paese di mercanti ed affittacamere”. Di ritorno in città dopo le esequie, i fascisti bolognesi sparano sulla folla radunata per la festa del Corpus Domini nella frazione di Santa Giustina, sulla via Emilia. Una persona rimane uccisa e altre due moriranno poco dopo all’ospedale. Per l’aggressione lo squadrista Arconovaldo Bonaccorsi sarà condannato a tre mesi di carcere. "L'eroica figura del Martire Eroe Fascista Luigi Platania" sarà commemorata fin nella lontana Australia. A Sydney, dove il Fascio locale porterà il suo nome, sarà presentato come "il generoso popolano ex combattente" che ha sacrificato la sua vita in difesa della Patria "minacciata nella sua esistenza dal nemico interno ubbriacato d'odio caino e di ideologie straniere". Nel 1923 per il delitto di Platania si autoaccuserà Carlo Ciavatti, anarchico, mutilato sul lavoro e più volte coinvolto in vicende giudiziarie. L'anno seguente egli sarà condannato a vent'anni, che sconterà in varie carceri italiane.dettagli
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22 maggio 1921Aggressione squadrista a Sant'Agata BologneseNella notte del 22 maggio a Sant'Agata Bolognese una ventina di squadristi si radunano armati davanti alla casa di Adriano Guiduzzi, consigliere comunale socialista e dirigente sindacale, in passato più volte minacciato di morte. Lo chiamano a gran voce e gli intimano di uscire e quando la madre si affaccia per dire che non c'è, iniziano a sparare contro la finestra e la feriscono gravemente. Poi sfondano la porta, cercano invano l'uomo e se ne vanno senza soccorrerla. La donna muore il 26 maggio all'ospedale per le ferite riportate. Al processo i fascisti assassini verranno assolti.dettagli
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28 maggio 1921Assalto al Circolo "Andrea Costa" di ImolaLa sera del 28 maggio una cinquantina di fascisti penetrano a Imola nel Circolo “Andrea Costa”, la locale Casa del Popolo situata in palazzo Compadretti, armati di pistole e bombe a mano. Si tratta di un attacco in grande stile, “una aggressione improvvisa, rapida, favorita dal buio”, che provoca il ferimento di sette avventori. Il 17 giugno successivo alcune centinaia di squadristi, guidati da Dino Grandi, Gino Baroncini e Giuseppe Ambrosi, tentano di invadere la Camera del Lavoro. Fermati dallo sbarramento delle forze dell‘ordine, chiedono e ottengono l’esposizione del tricolore nel municipio.dettagli
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30 maggio 1921Arpinati contestato all'assemblea del FascioIn sede di analisi delle elezioni politiche, nelle quali i socialisti hanno di fatto tenuto, nell'assemblea del Fascio bolognese che si tiene al teatro Contavalli c’è aria di resa dei conti. La gestione di Leandro Arpinati è messa sotto accusa. E’ criticata la violenza rivoluzionaria ad ogni costo, che Gino Baroncini giustifica solo come difesa degli interessi degli agrari. Dino Grandi invece vuole trasformare il fascismo agrario in un vero e proprio partito ed è favorevole alla creazione di sindacati fascisti. Il Fascio bolognese viene di fatto commissariato dall’ala sindacalista e intransigente di Baroncini e Grandi. Arpinati rimane segretario cittadino, ma gli viene affiancato Umberto Baccolini, fedelissimo di Baroncini.dettagli
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12 giugno 1921Assalto alla casa del popolo di CalcaraIn una domenica di ordinarie violenze squadriste in varie località italiane, spiccano la spedizione dei fascisti di Carrara a Sarzana (SP) e quella in grande stile delle squadre d'azione ferraresi contro Molinella, roccaforte socialista. In provincia di Bologna è presa d'assalto anche la casa del popolo di Calcara (BO), un grande e solido edificio a due piani, costruito nel 1911 a tempo di record grazie al lavoro volontario. Esso ospita dal 1913 il Teatro Massimo, dove si rappresentano spettacoli farseschi e si tengono riunioni, assemblee, serate danzanti, che richiamano persone da tutto il territorio comunale e anche dai paesi vicini. Tra il 1921 e il 1922, perdurando la tenace opposizione dei lavoratori alla chiusura, il circolo socialista sarà preso d'assalto per quattro volte. In una di queste occasioni le camicie nere tenteranno anche di distruggerlo col fuoco.dettagli
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12 giugno 1921"Tricolorizzare" MolinellaUn migliaio di fascisti provenienti da Bologna, Ferrara e dalla Romagna si radunano a Molinella, uno dei più ostici centri di resistenza del socialismo emiliano, per l'inaugurazione del gagliardetto della locale sezione del Fascio. Al termine della cerimonia, cui partecipano tra gli altri Italo Balbo e Gino Baroncini, ras dello squadrismo agrario, i fascisti prendono d'assalto le sedi delle organizzazioni operaie e della Cooperativa di consumo. Giuseppe Massarenti, sindaco riconfermato alle elezioni del 29 novembre 1920, subisce un attentato ed è costretto a fuggire a Roma, sostituito temporaneamente da Giuseppe Bentivogli. Il giorno dopo sono devastati l'ufficio della lega e il centro ricreativo della vicina frazione di San Pietro Capofiume. Le azioni squadriste proseguono nelle settimane seguenti: il 28 giugno sono incendiati i magazzini della cooperativa agricola di Marmorta e il 2 luglio gli uffici delle leghe a San Martino in Argine. In risposta alle violenze dei fascisti, le ancor solide organizzazioni sindacali molinellesi proclamano lo sciopero generale. Il 20 agosto il Direttorio del Fascio dichiara ufficialmente guerra all’amministrazione socialista. Secondo i dati raccolti da Giacomo Matteotti, in soli otto mesi, tra l'ottobre 1922 e l'agosto 1923, a Molinella si conteranno oltre 70 fatti di sangue. Protagonista assoluto delle violenze sarà Augusto Regazzi, squadrista intransigente della prima ora e delegato dal Fascio di Bologna a "combattere la resurrezione dell'attività sovversiva".dettagli
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21 giugno 1921Primo discorso parlamentare di MussoliniBenito Mussolini è eletto in parlamento nelle liste del Blocco nazionale nella circoscrizione di Bologna e in quella di Milano. Il 21 giugno pronuncia il suo primo discorso alla Camera, allontanandosi dalle precedenti posizioni anticlericali e antisocialiste.dettagli
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21 giugno 1921La federazione provinciale fascistaE' costituita ufficialmente la federazione provinciale del Fascio e “L'Assalto” ne diviene l'organo di stampa.Gino Baroncini (1893-1970) è eletto segretario politico e assume il controllo delle squadre d'azione, organizzate gerarchicamente con disciplina militare secondo il modello ferrarese.Le formazioni di Italo Balbo (1896-1940) operano già da tempo anche nei comuni bolognesi prossimi alla provincia di Ferrara, come Galliera, Malalbergo e soprattutto Molinella, roccaforte della resistenza antifascista. Le squadre bolognesi di Baroncini si rivolgono soprattutto al territorio imolese.Tra marzo e giugno si costituiscono fasci locali in quasi tutti i comuni della provincia: il più numeroso è quello di Malalbergo, paese al confine con Ferrara, con 250 iscritti. Seguono Castel San Pietro (175) e Budrio (168), mentre rimangono a lungo poche le iscrizioni a Medicina e Molinella.Il bilancio delle violenze fasciste nei primi sei mesi del 1921 in provincia di Bologna vede la distruzione di 35 sedi dell'opposizione, tra case del popolo, camere del lavoro, cooperative, leghe e circoli politici.Il potere della federazione bolognese - conosciuta come la Decima Legio - sarà a lungo instabile, conteso tra autorevoli squadristi della prima ora, quali Dino Grandi, Gino Baroncini e Leandro Arpinati.Quest'ultimo finirà per prevalere e la reggerà senza interruzioni dal 1924 al 1929, quando sarà chiamato a Roma da Mussolini come sottosegretario agli Interni (in pratica il numero due del regime).dettagli
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2 luglio 1921Il Fascio femminile e la colonia di RiccioneNel giugno 1921 il Fascio femminile bolognese decide di aprire una colonia marina “per i figli degli operai italiani”. Viene lanciato un appello ai Fasci della regione e si organizza una lotteria per finanziare l'impresa. Il 2 luglio, nel cortile di Palazzo Bonora in via Santo Stefano si tiene la pesca di beneficenza, dotata di ricchi premi. Lo stesso giorno l' “Assalto” annuncia che la sede per la colonia è stata trovata a Riccione. Il 30 luglio si svolge una seconda pesca nel loggiato di Palazzo Re Enzo e il giorno seguente 35 bambini partono per Riccione, dove vengono alloggiati in una casa modesta, vicina all'attuale Grand Hotel. Negli anni seguenti sarà scelta una sede più capiente e circa 1.200 bambini provenienti dalla provincia bolognese, per lo più anemici e linfatici, saranno ospitati in tre turni della durata di un mese ciascuno. La Bolognese è la prima Colonia Marina Fascista, seguita subito dopo da molte altre. Dal 1930 nella Federazione fascista "Decima Legio" di Bologna sorgerà il proposito di dotare la colonia di una sede propria e nell'ottobre 1931 sarà pubblicato un progetto dell'ing. Tabarroni per padiglioni permanenti "dinanzi all'Adriatco, sulla spiaggia di Rimini".dettagli
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4 luglio 1921I fascisti bolognesi contrari all'accordo con i socialistiI fascisti di Bologna si dichiarano assolutamente contrari al patto proposto da Mussolini, che prefigura un'intesa tra il “formidabile” movimento fascista, i socialisti - ormai separati da comunisti e anarchici - e i popolari. Il 4 luglio l'assemblea del fascio bolognese vota un ordine del giorno, promosso da Dino Zanetti e Gino Baroncini, che rigetta le trattative coi “rossi”. Il “ramoscello d'olivo” sarà offerto ufficialmente da Mussolini il 23 luglio. Il capo del Fascismo proverà a far digerire il patto con un articolo sul "Popolo d'Italia" dal titolo Fatto compiuto. La risposta di Dino Grandi, dalle colonne de "L'Assalto", non si farà attendere: "le nostre legioni magnificamente insorgeranno". Alla Conferenza dei Fasci dell'Emilia e della Romagna del 10-11 agosto i delegati dichiareranno di ritenersi svincolati dalle trattative di Mussolini e di mantenere un atteggiamento di "vigile difesa". Si apre concretamente la prospettiva di una scissione del fascismo padano, guidato dai ras Balbo, Farinacci, Baroncini e Grandi e sostenuto con decisione dagli agrari.dettagli
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10 luglio 1921Uccisione di Edgardo Gardi e rappresaglia fascista a ImolaLa sera del 10 luglio avvengono a Imola tafferugli tra opposte fazioni politiche. Presi di mira a bastonate dai fascisti, gli anarchici Luigi Campomori e Primo Bassi si rifugiano in una birreria del centro. Vengono sparati alcuni colpi di pistola, uno dei quali uccide il segretario della cooperativa macchine agrarie Edgardo Gardi. Nella notte si scatena la rappresaglia squadrista, che prende di mira la sede dell'Unione sindacale imolese: vengono dati alle fiamme il circolo anarchico, la biblioteca e la redazione del settimanale "Sorgiamo!", che da questo momento diverrà quindicinale e sarà stampato a Bologna. Una settimana prima il giornale, accusato di aver fornito una falsa versione della cerimonia di inaugurazione del gagliardetto del Fascio imolese, era stato bruciato pubblicamente dalle camicie nere. Sempre il 10 luglio è aggredito dagli squadristi Romeo Romei, responsabile de “Il Momento”, giornale della Federazione provinciale comunista bolognese. Ferito gravemente con un colpo di rivoltella, è abbandonato a terra morente. I funerali di Gardi, considerato, benché non iscritto, un martire fascista - si sosterrà che “I fascisti si impadronirono di quel morto” - vedrà snodarsi un affollato corteo di camicie nere, arringato a Croce Coperta dal segretario federale Gino Baroncini e dal segretario del Fascio imolese Mansueto Cantoni. Della morte di Gardi verrà accusato Primo Bassi, dirigente del movimento anarchico imolese. Il processo, celebrato dal 19 ottobre 1922 presso la Corte d'Assise di Bologna, si concluderà con una condanna ad oltre 20 anni di carcere. Le violenze a Imola continueranno nei giorni seguenti: il 17 luglio saranno saccheggiate la sede del partito socialista e la redazione del giornale “La Lotta”. Il giorno dopo lo squadrista Ugo Argilli cadrà in un'imboscata al Piratello.dettagli
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13 luglio 1921Azioni punitive contro chi usa le “macchine rosse”Una dozzina di squadristi imolesi, guidati dal segretario del fascio, giungono su un autocarro nel fondo “Colombarina", in località San Prospero. Intimano ai braccianti, che stanno utilizzando una “macchina rossa” - una trebbiatrice fornita dalla cooperativa socialista - di sospendere il lavoro. Nella sparatoria che segue muore Ugo Masrati (1900-1921), giovane operaio anarchico. In questo periodo nelle campagne del Bolognese e della Romagna è in corso un’offensiva squadrista contro le aziende che impiegano le macchine delle cooperative di sinistra. Il 16 luglio a Minerbio (BO) in uno scontro a fuoco perde la vita l’agente agrario Onorato Toschi. Dieci lavoratori verranno arrestati e condannati a lunghe pene detentive.dettagli
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23 luglio 1921Dopo i fatti di Sarzana a Bologna chiusi per protesta negozi e fabbricheDopo mesi di violenze, tollerate e a volte apertamente favorite dalle autorità, le squadre di combattimento trovano, per la prima volta, a Sarzana, vicino a La Spezia, l'opposizione dei rappresentanti dello stato. Il 21 luglio circa 500 fascisti toscani, capitanati da Amerigo Dumini, occupano la stazione del paese e dichiarano ai carabinieri presenti l'intenzione di liberare, "pacificamente o con la forza", dieci camerati arrestati in Lunigiana. Chiedono inoltre la consegna del sottufficiale, che ha preso a schiaffi il capo fascista Renato Ricci (il futuro organizzatore dei Balilla). In breve si crea una situazione di tensione e, a un colpo di pistola, i carabinieri rispondono sparando a bruciapelo sugli squadristi, che si danno alla fuga lasciando sul terreno quattro morti e numerosi feriti. La strage si compie nella campagna intorno a Sarzana, dove ai protagonisti della spedizione punitiva si contrappongono gruppi di Arditi del Popolo e contadini esasperati dalle violenze dei giorni precedenti. Il bilancio è di alcune decine di vittime. In seguito a questi avvenimenti i fascisti si mobilitano in molte città. A Bologna, in accordo con gli industriali, proclamano la serrata delle fabbriche e la chiusura dei negozi come segno di protesta. Dino Grandi dichiara a nome dei fascisti: "Noi siamo lo Stato e la Nazione". In luglio e agosto nelle roccheforti dello squadrismo sono assaltati con spedizioni punitive in grande stile le cooperative, le sedi sindacali, i luoghi di ritrovo dei socialisti. Sono uccise complessivamente più di 80 persone.dettagli
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2 agosto 1921Firmato a Roma il "patto di pacificazione"Il 2 agosto a Roma rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Fasci, del partito socialista, della CGL e dei gruppi parlamentari socialista e fascista, con la supervisione del Presidente della Camera De Nicola, firmano il “patto di pacificazione” proposto da Mussolini. L'articolo 2. dichiara che devono subito cessare "minacce, vie di fatto, rappresaglie, punizioni, vendette, pressioni e violenze personali di qualsiasi specie" tra le opposte fazioni politiche. Le infrazioni saranno sottoposte a un giudizio arbitrale da parte di commissioni insediate in ogni provincia. In una intervista al "Resto del Carlino", il giorno successivo Mussolini dichiara che ora nel fascismo deve prevalere l'elemento politico su quello militare e passa all'offensiva contro le opposizioni annunciate all'interno del movimento: "Se il Fascismo non mi segue nessuno potrà obbligarmi a seguire il Fascismo". Bologna si annuncia come il centro dello "scisma" (Tasca) nei confronti delle decisioni prese a Roma e della stessa leadership di Mussolini. Il 6 agosto, in un articolo su “L'Assalto”, Dino Grandi definisce l'accordo con i socialisti “la insidia più sottile e più subdola destinata a disgregare la forza e la compagine ideale del movimento fascista”. Al congresso dei fasci della regione, che si terrà in città il 16 agosto - con delegazioni provenienti anche da Mantova, Cremona e Rovigo - il patto sarà respinto con decisione.dettagli
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12 agosto 1921Incursioni fasciste dal FerrareseSecondo un rapporto del Prefetto Mori, che risponde a un esposto della segretaria della Federterra Argentina Altobelli, alcuni agrari della Bassa approfittano delle violenze scatenate dalle squadre fasciste per disconoscere ed eludere i patti colonici stabiliti o “retrocedere a formule ormai sorpassate”. Il fascismo agrario punta a smantellare il collocamento delle leghe socialiste, importando manodopera da altre province. Il Prefetto riconosce che la situazione dei comuni confinanti è particolarmente delicata in quanto “soggetti alle incursioni dal Ferrarese”, da lui considerate una “vera forma di brigantaggio”. Mori tenterà di imporre il rispetto delle norme del collocamento, che garantiscono l'occupazione dei lavoratori locali, ma troverà la dura opposizione dei fascisti e il boicottaggio dei suoi collaboratori. L'accusa di voler ripristinare il “feroce dominio” delle organizzazione rosse accompagnerà il Prefetto fino all'occupazione squadrista di Bologna.dettagli
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16 agosto 1921I fasci padani rigettano il patto con i socialistiI rappresentanti di oltre seicento Fasci della Val Padana, riuniti nel ridotto del Teatro comunale di Bologna, contestano l'accordo di pacificazione con i socialisti firmato a Roma il 2 agosto. Dichiarano di non volere avere nulla a che fare con "certi insidiosi patti" e proclamano la guerra ad oltranza contro i partiti e le organizzazioni sindacali di sinistra. “Mentre da Milano si invoca la disciplina e si deplorano le nostre violenze - protesta Gino Baroncini - nelle camere del lavoro si organizzano sfacciatamente gli arditi del popolo”. I muri del centro cittadino sono tappezzati di manifesti ostili a Mussolini, autore dell'accordo: "Chi ha tradito, tradirà". Per molti il Duce vuole sacrificare il fascismo ai marxisti per soddisfare la sua ambizione personale. Anche i Sempre Pronti per la Patria e per il Re di Dino Zanetti ritengono il patto di pacificazione perlomento inopportuno. Dino Grandi (1895-1988), Italo Balbo (1896-1940) e altri ras locali creano una fronda, che contempla l'ipotesi di sostituire il Duce con D'Annunzio alla guida del movimento. Viene avanzata la proposta di un "blocco fascista Veneto-Emiliano-Romagnolo-Toscano- Marchigiano-Umbro con quotidiano proprio". Grandi - accusato da Mussolini di essere venuto al fascismo solo da pochi mesi - è in questa fase il vero teorico dell'opposizione, il portavoce del fascismo "delle nuove generazioni" contro il "vecchio" fascismo milanese. L'avvocato di Mordano si pronuncerà per il completamento della rivoluzione contro il compromesso parlamentare. Mussolini reagirà dichiarando che il fascismo potrà "dividersi, scomporsi, frantumarsi, decadere, tramontare" e che, se sarà necessario, lui stesso darà "martellate potenti, per affrettare la sua rovina". Dirà che, se il fascismo può fare a meno di lui, anche lui potrà benissimo fare a meno del fascismo. Subito dopo la riunione di Bologna darà le dimissioni dalla Commissione Esecutiva dei Fasci, dichiarando che il fascismo è ormai diventato "un puro, autentico ed esclusivo movimento di conservazione e di reazione". Sfumato il patto di pacificazione coi socialisti, il Duce sarà avvicinato - anche in questo caso invano - da Nicola Bombacci, per un patto tra comunisti e fascisti contro il massimalismo socialista. La resa dei conti all'interno del movimento fascista avverrà al Congresso di Roma del novembre. In quella occasione Grandi eviterà una rottura definitiva con il Duce, avviandosi a una carriera politica luminosa nel Regime.dettagli
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5 settembre 1921Spedizione punitiva a Castiglione dei PepoliSquadre fasciste provenienti da Bologna e Prato, guidate da Giuseppe “Peppino” Ambrosi, compiono una spedizione punitiva a Castiglione dei Pepoli. Dopo che nel pomeriggio il fascista Mario Gherardi ha ferito con una revolverata un militante socialista, alla sera la sua casa viene assalita e la madre Emma rimane uccisa. La reazione squadrista si scatena violenta: sono bruciate la sede del PSI e alcune case e fienili di proprietà di dirigenti socialisti. Per la morte della donna vengono denunciati 72 abitanti di Baragazza e Roncobilaccio. Al termine del processo che si terrà nel 1923 presso la Corte d'Assise di Bologna, 42 antifascisti saranno condannati, per complessivi 495 anni di reclusione.dettagli
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6 settembre 1921Caccia agli Arditi del popoloL'organizzazione paramilitare degli Arditi del popolo - fondata dall'anarchico Argo Secondari, ex tenente e reduce fiumano - formata da anarchici, comunisti, socialisti e repubblicani, ha il compito di contrastare le squadre fasciste, anche con la violenza. E' divisa in tre compagnie, denominate “Temeraria”, “Folgore” e “Dannata”. I militanti devono essere tutti armati e istruiti all'uso di pistole, mitragliatrici e bombe. Gli Arditi "rossi" operano soprattutto in occasione di manifestazioni proletarie, circondando i carabinieri e le guardie di pubblica sicurezza, pronti a disarmarle al momento opportuno. Nella provincia di Bologna vi sono gruppi attivi a Imola, Baricella, Medicina, Calderara, Argelato, Vergato, Castel Maggiore. Il 6 settembre il gruppo bolognese, sorto da poche settimane grazie agli anarchici Edmondo Lelli e Vindice Rabitti, subisce un duro colpo con l'arresto di 32 militanti nella sede della Camera del lavoro di Porta Lame. In tutta l'Emilia la polizia compie diverse perquisizioni contro simpatizzanti del movimento alla ricerca di armi. In ottobre, durante una vasta perquisizione, la polizia troverà a Pavia un elenco cifrato, che porterà all'identificazione di 22 comandanti di squadra e di un centinaio di aderenti. L'indagine arriverà a Bologna, dove saranno arrestati tre fiduciari dell'organizzazione. L'attività degli Arditi del popolo cesserà in autunno, anche per il mancato appoggio dei partiti della sinistra. Il PCdI, ad esempio, parlerà della loro presenza come di una "manovra della borghesia". Il 28 dicembre si terrà a Bologna un processo contro 29 Arditi, che verranno quasi tutti condannati.dettagli
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8 settembre 1921Spedizione punitiva a MedicinaTra l'8 e il 9 settembre una spedizione punitiva fascista investe il paese di Medicina. Le squadre d'azione provengono da Bologna, ma anche da Modena e Reggio Emilia. Poco distante, a Bagnara di Romagna, un gruppo di squadristi arrivati in camion da altri comuni della zona devasta la locale casa del popolo. Durante l'azione rimane ucciso il giovane fascista Medardo Gianstefani, di Massa Lombarda. I camerati lo vendicano subito, ferendo a morte l'operaio trentenne Giuseppe Gulmanelli e continuando poi a scorazzare per il paese.dettagli
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12 settembre 1921La marcia su RavennaPer l'anniversario dell'impresa di Fiume - e durante le celebazioni per il sesto centenario della morte di Dante Alighieri - Italo Balbo e Dino Grandi organizzano una marcia spettacolare su Ravenna, alla quale partecipano circa 3.000 squadristi, per la prima volta in camicia nera. Due colonne, provenienti da Bologna e da Ferrara, si incontrano a Lugo presso la tomba di Francesco Baracca. I genitori dell'eroe dell'aria si aggregano al corteo. Dopo tre giorni di cammino i partecipanti occupano la città, rendono omaggio al sepolcro di Dante e poi devastano la Camera del lavoro di piazza Marsala, la sede delle cooperative e vari circoli socialisti, facendo un rogo in piazza delle carte e dei libri sequestrati. Vengono saccheggiati anche negozi e sedi di partiti e insultati e bastonati alcuni preti, incluso mons. Celso Costantini, delegato apostolico di Fiume. Balbo registra che il fascismo, "esercito di studenti e contadini", sta prendendo una "regolarissima forma militare" ed è pronto a trasformarsi da fenomeno locale in realtà nazionale. Per il futuro quadrumviro, la marcia su Ravenna è “il primo esperimento grandioso ... la prima impresa di grande portata” del fascismo.dettagli
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18 settembre 1921Il campo sportivo della Virtus al RavoneIl 18 settembre è inaugurato solennemente, con i Campionati Nazionali di Atletica Leggera, il primo campo sportivo cittadino, gestito dalla Società di ginnastica Virtus. L'impianto è stato costruito su iniziativa dell'imprenditore Alberto Buriani, dodicesimo presidente della Virtus, che nel 1919 ha acquistato un vasto appezzamento di terreno (oltre 24mila mq) in località Crocetta, vicino all'alveo del torrente Ravone, tra le vie Saragozza e Andrea Costa. Inizialmente il campo sportivo è dedicato ad atletica, calcio, pallacanestro e pallavolo. Negli anni 1923, 1924 e 1925 ospiterà gli Assoluti di atletica leggera. Tra il 1925 e 1926 all'ampia pista podistica saranno aggiunti diverse court per il gioco del tennis. Nel 1945, alla morte di Buriani, il campo del Ravone sarà acquistato da una società controllata dal presidente del Bologna FC Renato Dall'Ara e la Virtus dovrà dividere con la squadra di calcio l'uso dell'impianto. Per lungo tempo rimarrà indipendente solo la Sezione Tennis. La società della V nera potrà entrare in possesso dell'intera area sportiva tra le vie Valeriani e Galimberti solo il 29 novembre 1984.dettagli
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18 settembre 1921Agguati e rappresaglie a Mezzolara e a BudrioIl 3 settembre a Mezzolara di Budrio viene bastonato un esponente socialista. Il giorno dopo una trentina di attivisti di sinistra prende d'assalto un club, che funge da ritrovo dei fascisti locali. Negli scontri che ne seguono rimane gravemente ferito uno degli assalitori, Aldo Vecchi, che muore pochi giorni dopo. Viene inoltre ucciso un giovane di diciassette anni, Ferdinando Brazzi, che si trova casualmente nei pressi del locale e viene suo malgrado coinvolto. Per i fascisti, che lo fanno passare per uno di loro, è stato “trucidato vigliaccamente da un gruppo di sovversivi con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo”, ma la sentenza del relativo processo parlerà di omicidio preterintenzionale e casuale. Nei giorni successivi le squadre occupano Budrio e compiono una vasta rappresaglia: bastonano il sindaco Aldo Grandini, lasciando un pugnale e un teschio davanti alla porta della sua casa, e lo bandiscono dal paese. Per alcuni giorni assediano la casa di Luigi Fabbri (1888-1966), segretario della camera del lavoro e uno dei massimi dirigenti del PSI in Emilia-Romagna, aggrediscono vari assessori, bastonano e cacciano dal paese il segretario comunale Carmine Pastore Mancinelli (1889-1979), avvocato socialista, destinato a una lunga persecuzione durante il Ventennio. Il 18 settembre la giunta comunale di Budrio è costretta alle dimissioni. Il sindaco socialista lascerà il paese nell'agosto del 1922, rifugiandosi dapprima a Bologna e in seguito in Francia. Per i disordini di Mezzolara e di Budrio nessun fascista sarà denunciato o arrestato. Nel 1923 la Corte d'Assise di Bologna condannerà a pene pesanti - dai 2 ai 9 anni di carcere - una dozzina di comunisti e socialisti. Molti altri verranno assolti dopo mesi di detenzione preventiva. Saranno tutti ritenuti responsabili di “partecipazione a corpo armato”, pur essendosi radunati spontaneamente. Le violenze a Budrio continueranno anche in seguito. Nel dicembre 1992 i fascisti aggrediranno l'avv. Mario Bergamo e nel gennaio 1923 l'avv. Mancinelli sarà picchiato a sangue e abbandonato in un fosso. A causa del clima di intimidazione e violenza, l'attività amministrativa diventerà molto difficile e finirà per essere paralizzata.dettagli
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ottobre 1921Il Teatro Futurista della SorpresaI futuristi sono all'Eden con il Teatro Futurista della Sorpresa (compagnia Rodolfo De Angelis). E' un teatro “sintetico, alogico”, fuori dagli schemi. Invece che una commedia in pochi atti, propone trenta commedie della durata massima di tre minuti, da rappresentarsi di seguito in una sola serata. Al posto del suggeritore, prevede il “dimenticatore”, con il compito di distrarre gli attori durante la recita. Il commento musicale è costituito da musica futurista, con rumori di eliche e di macchine. Anche la tradizionale disposizione dei posti a sedere è sconvolta: nel loggione va il pubblico elegante, mentre gli studenti in maniche di camicia siedono in platea, lanciando improperi e vociando ancor prima che si alzi il sipario. Marinetti in persona tenta, senza grande successo, di placare gli animi. Tra le sintesi rappresentate L'ora precisa e Luce di Cangiullo e La spudorata di Carlo Bruno. Al termine della serata in teatro, al caffè San Pietro in via Indipendenza si scatena una violenta rissa tra sostenitori e avversari dei futuristi.dettagli
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10 ottobre 1921Arpinati lascia la segreteria del FascioLeandro Arpinati lascia la segreteria del Fascio bolognese. Nell'assemblea straordinaria tenutasi il 10 ottobre al Teatro Comunale è messa pesantemente in discussione la sua gestione del movimento, sia da un punto di vista finanziario che organizzativo. Il fascismo bolognese è oramai egemonizzato da Dino Grandi e Gino Baroncini, che, al contrario di Arpinati, sono favorevoli alla formazione di un partito fascista nazionale, affiancato da un sindacato autonomo capace di organizzare le masse operaie e di "sottrarle ai partiti sovversivi". Arpinati riassumerà l'incarico nel febbraio del 1922, su richiesta personale di Mussolini.dettagli
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18 ottobre 1921Processo contro Giuseppe Dozza e altri comunisti bolognesiA seguito delle perquisizioni, nel gennaio-febbraio, delle sedi comuniste, vengono arrestati in tutta l’Italia centinaia di dirigenti nazionali e provinciali. 31 di essi sono processati a Roma dal 18 al 26 ottobre. Tra questi vi sono cinque membri della Federazione bolognese: Giuseppe Dozza, Ennio Gnudi, Paolo Betti, Arturo Vignocchi e Amleto Tibaldi. Al termine del dibattimento vengono tutti assolti per insufficienza di prove. Le persecuzioni, volte a “spezzare le reni” ai comunisti, proseguiranno negli anni successivi. L’8 agosto 1922 la casa di Dozza in via Arienti a Bologna sarà incendiata dai fascisti.dettagli
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20 ottobre 1921Costituzione del GUF bologneseGli studenti universitari fascisti nominano una commissione per la formazione di un Gruppo universitario. E' il primo nucleo del GUF bolognese. La costituzione dei GUF sarà deliberata nel dicembre 1921 e il 21 febbraio 1922 si terrà a Bologna il primo Convegno nazionale. Sarà Dino Grandi a sottolineare, durante l'assise, il ruolo degli studenti universitari nella formazione della futura élite fascista. Il GUF bolognese sarà rifondato formalmente il 21 marzo 1925 e intitolato a Giacomo Venezian. Il gruppo propaganda pubblicherà il foglio mensile "La Nuova Guardia", caratterizzato da una grafica innovativa, con la copertina dal titolo in bianco su azzurro, accompagnato da una frase di Mussolini e da grandi simboli fascisti. L'impaginazione e le numerose fotocomposizioni saranno a cura di Renzo Bianchi, studente anziano di architettura e punto di riferimento per gli studenti più giovani. Assumendo la gestione delle dispense universitarie, il GUF otterrà il controllo diretto dei docenti e della produzione didattica, mentre attraverso la messa a disposizione degli impianti sportivi e l'organizzazione di manifestazioni quali i Littoriali e i Campionati universitari, l'associazionismo fascista avrà in mano la preparazione fisica dell' "uomo nuovo". Dal 1928, con la costituzione dell'Opera universitaria, avrà infine potere decisionale su tutto il settore assistenziale, dalla mensa, alla Casa dello Studente, alle borse di studio.dettagli
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22 ottobre 1921Conferenze di Albert Einstein sulla RelativitàIl fisico e filosofo tedesco Albert Einstein (1879-1955) tiene a Bologna una serie di conferenze sulla relatività. E' invitato dal prof. Federigo Enriques (1871-1946), docente di Geometria proiettiva all'Università, a nome di un comitato cittadino che opera per la divulgazione scientifica. Le conferenze si tengono il 22, 24 e 26 ottobre nell'aula dello Stabat Mater dell'Archiginnasio. L'evento ha grande risonanza sulla stampa cittadina e nazionale. Il "Corriere della Sera" riporta che lo scienziato è acclamato come un divo, soprattutto dagli studenti universitari. Nel 1922 Einstein verrà insignito del Premio Nobel per la Fisica, non però per la teoria della relatività che l'ha reso famoso nel mondo, ma per un lavoro del 1905 sull'effetto fotoelettrico. Rimarrà sempre legato ad Enriques da amicizia e collaborerà alla rivista "Scientia" da lui fondata.dettagli
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26 ottobre 1921Processo agli spacciatori di cocainaIl dopoguerra porta un notevole mutamento dei costumi. E' un clima favorevole per il dilagare della prostituzione e della droga, la micidiale cocaina, chiamata in gergo “rimba”, “neige” (neve), oppure “cocò”. Bologna, considerata la "Parigi per la Romagna e per il Ferrarese" (I. Brin), diviene, in questo periodo, una delle capitali dello spaccio. La droga è consumata regolarmente in club elegantissimi e riservati, ma anche in ristoranti di lusso come il "Grand'Italia", situato nel Palazzo di Re Enzo, o il "Diana", frequentato dagli attori di passaggio. In giugno il direttore del caffè dell'Arena è stato arrestato per spaccio. Il 26 ottobre si celebra a Bologna il primo processo contro spacciatori di cocaina: sono coinvolti un farmacista, un albergatore, il conduttore di un bar di via Broccaindosso e la tenutaria di una vicina casa di tolleranza. Assieme ad essi sono chiamati sul banco degli imputati diversi "ricchissimi giovanotti" cocainomani, colti in flagrante durante un'orgia. Di questa avventura lascerà memoria Adolfo Sansoni, autore di un volume di memorie dal titolo Le mie prigioni per una presa di cocò (Firenze, 1922).dettagli
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30 ottobre 1921Il Milite Ignoto transita in stazionePartito il 29 ottobre da Aquileja, il Treno del Milite Ignoto giunge alla sera del 30 alla stazione di Bologna, annunciato da tre razzi con i colori della bandiera nazionale. Il carro con il feretro è costituito da un carrello con otto colonne di legno in nero e oro. Sul telone del tetto campeggia una grande croce di guerra trapunta. Il sarcofago in legno del Milite Ignoto è fissato su un affusto di cannone. E' corredato da un'alabarda, simbolo di Trieste, da un elmetto, un fucile e una bandiera. Alla base del carrello corre una fascia che riporta a grandi lettere un verso dantesco: "L'ombra sua torna che era dipartita". Per tutta la notte una folla silenziosa sfila davanti al feretro, alla luce delle lampade fotoelettriche dell'Esercito, mentre le campane delle chiese e del Palazzo del Podestà suonano "a doppio". All'alba del giorno seguente il treno riparte per la capitale, percorrendo la Ferrovia Porrettana. Il convoglio di 17 carrozze, guidato solo da ferrovieri decorati al Valore Militare, è spezzato in due tronconi per consentire il superamento del difficile valico appenninico. Quella del passaggio del Milite Ignoto è una giornata memorabile per i paesi della linea Porrettana: il treno si ferma in tutte le stazioni, ricevendo l'omaggio di tanti uomini e donne semplici arrivati dalle borgate più sperdute. E' una sorta di “altra marcia su Roma, pacifica e commossa” (Gotor) vissuta in modo speciale dalle autorità e dai partiti, ad eccezione dei socialisti, da sempre contrari all'intervento. Giunta a Roma il 1° novembre, la salma del soldato sconosciuto sarà tumulata il 4 all'Altare della Patria, presente il re d'Italia.dettagli
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6 novembre 1921Il museo di Casa CarducciIl 6 novembre è aperta agli studiosi la Casa-Museo di Giosuè Carducci, acquistata il 12 gennaio 1906 dalla regina Margherita, amica del poeta, con l'intento di donarla alla città di Bologna.Essa deve essere conservata in perpetuo "alla venerazione degli italiani e degli stranieri".L'edificio era un tempo un oratorio, che custodiva una Pietà lavorata in piombo, trovata nel 1502 fra i rifiuti. Attorno ad essa si accese una grande devozione popolare. Dopo la soppressione, nel periodo giacobino, della confraternita che lo reggeva, la chiesa venne ridotta a usi civili.L'appartamento abitato dal poeta, nel complesso modestamente arredato, contiene la sua favolosa biblioteca di classici, comprata anch'essa dalla regina il 10 aprile 1902 per 40.000 lire - testimoni Alberto Dallolio e Cesare Zanichelli - al fine di impedirne la dispersione.L'interesse della sovrana per la sorte della biblioteca e della casa grande poeta è stato alimentato da Nerio Malvezzi dé Medici (1856-1929), esponente del partito conservatore bolognese e suo esecutore fiduciario.dettagli
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8 novembre 1921La Regina visita il BaraccanoL’8 novembre la Regina Margherita di Savoia onora “di sua augusta presenza” il conservatorio del Baraccano. Assieme alla sovrana sono presenti il commissario prefettizio Aldo Morandi, la direttrice dell’istituto Teresa Suzzi e il conte Luigi Salina direttore dei Conservatori femminili bolognesi.dettagli
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11 novembre 1921Conchita Supervia canta la "Cenerentola" e la "Carmen"Nella stagione d'autunno del Teatro Comunale protagonista è la mezzosoprano spagnola Conchita Supervia (1895-1936), “caso particolare di bravura e versatilità” (Mioli).L'11 novembre canta nella Cenerentola di Rossini con Ernesto Badini (Dandini) e Gaetano Azzolini (Don Magnifico). Il 1° dicembre interpreta la Carmen di Bizet con Michele Fleta (Don Josè) e Anna Mannarini (Mercedes).Nel corso del decennio la Supervia ha acquisito fama nei ruoli rossiniani - Angelina nella Cenerentola, Isabella nell'Italiana in Algeri e Rosina nel Barbiere di Siviglia - contribuendo al ritorno in auge del maestro di Pesaro. Anche il ruolo di Carmen sarà sempre tra i suoi preferiti.dettagli
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20 novembre 1921Cesare Mori designato governatore delle province padaneReduce da un processo a suo carico per gli incidenti provocati dai nazionalisti a Roma nel maggio 1920 (7 morti e decine di feriti) e per i successivi arresti in massa dei profughi dalmati residenti nella capitale, nel febbraio 1921 Cesare Mori (1871-1942) viene designato da Giolitti quale prefetto "provvisorio" di Bologna, con la promessa di diventare al più presto il nuovo capo della polizia. Il capoluogo emiliano è da mesi il centro delle violenze squadriste, che colpiscono in tutta la regione le sedi e gli esponenti più in vista del socialismo e del sindacalismo contadino e operaio. Dimostratosi funzionario governativo inflessibile ed energico, Mori sembra la persona più adatta a far fronte ad una situazione di ordine pubblico gravemente deteriorata. Nel luglio, dopo la caduta del suo "protettore" Giolitti, l'incarico di prefetto a Bologna diventa definitivo. Nei mesi successivi Mori contrasta con decisione le violazioni dei patti agrari da parte dei nuovi sindacati fascisti e dei padroni terrieri, difendendo in particolare il diritto di precedenza di assunzione per i braccianti locali. Il 20 novembre 1921 riceve dal governo poteri straordinari e una giurisdizione che oltre all'Emilia, si estende alle province di Rovigo, Mantova e Cremona. Il "prefettissimo" sarà sempre più apertamente osteggiato dai fascisti, che nei mesi successivi chiederanno a gran voce la fine della "dittatura Mori".dettagli
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21 novembre 1921Giovanni Battista Nasalli Rocca diviene ArcivescovoIl 21 novembre sale al seggio arcivescovile Giovanni Battista Nasalli Rocca di Conegliano (1872-1952). Vescovo già a 35 anni, dal 1920 è Assistente ecclesiastico Generale dell'Azione Cattolica. A Bologna organizzerà tre congressi eucaristici e si occuperà della formazione dei cappellani del lavoro. Manterrà l'incarico di Arcivescovo di Bologna per 31 anni, sino alla morte avvenuta nel 1952. Particolarmente devoto alla Madonna di San Luca, sarà sepolto nella cripta del Santuario posto sul colle della Guardia.dettagli
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8 dicembre 1921Giacinto Viola professore di Clinica Medica“Infinitamente grato altissimo onore accetto commosso e trepidante”. Inizia così il telegramma con il quale il dott. Giacinto Viola (1870-1943), titolare di Patologia Speciale Medica, risponde al ministro Corbino, che gli comunica la sua nomina alla “gloriosa cattedra di Clinica Medica di Bologna”. Allievo di Murri, Viola sarà direttore della Clinica Medica fino al 1939. A lui si deve l'impostazione del nuovo edificio della clinica, inaugurato al Sant'Orsola nel 1928. Esso si segnalerà per il mirabile equilibrio “tra gli spazi di degenza, gli studi medici, le aule didattiche, gli spazi dedicati ad attività di laboratorio” (Bolondi). Il professore di Carignano sarà ricordato tra i fondatori della medicina costituzionalistica e come inventore di alcuni apparecchi medici di misura, quali il tavolo antropometrico, il compasso di spessore, il toracometro.dettagli
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10 dicembre 1921"La leggenda di Sakuntala" di Alfano al Teatro ComunaleAl Teatro Comunale si tiene la prima esecuzione assoluta dell’opera in tre atti La leggenda di Sakuntala di Franco Alfano (1875-1954), diretta da Tullio Serafin. Nei ruoli principali cantano il soprano Augusta Concato (Sekuntala), il mezzosoprano Anna Manarini (Priyamvada) e il tenore Nino Piccaluga (il Re). Alfano è docente di composizione e direttore del Liceo Musicale, dove rimarrà fino al 1923. La partitura dell‘opera sarà perduta per la distruzione dell‘archivio della casa editrice Ricordi durante la seconda guerra mondiale.dettagli