L'incendio dell' "edicola rossa"
Al termine dei solenni funerali degli agenti uccisi durante gli scontri del Casermone, i fascisti comandati da Leandro Arpinati assalgono le sedi del Comune e della Provincia e sparano contro il bar di Sala Borsa, considerato covo socialista, facendo un morto - il colono Giuseppe Fabbri - e tre feriti tra i passanti.
E' inoltre data alle fiamme "fra gridi festanti e applausi" (Manaresi) l'edicola-libreria, "fabbricata in ferramenta" dal Comune e addossata a Palazzo d'Accursio, all'inizio di via Ugo Bassi.
Simbolo dell'identità socialista bolognese, l' "edicola rossa" è accusata di fare "propaganda sovversiva e anti-italiana" nel cuore della città ed è considerata "uno sconcio" dalla borghesia bolognese.
La sua distruzione riceverà commenti entusiasti da Gida Rossi (1862-1938), insegnante e presidente del Comitato Femminile pro Mutilati ed Invalidi di guerra, che benedirà i giovani distruttori del "botteghino di stampa socialista".
- Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, p. 222
- Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, p. 8
- Franco Cavazza, Le agitazioni agrarie in provincia di Bologna dal 1910 al 1920, ristampa anastatica, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1994, p. 177
- Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 297
- Nazario Sauro Onofri, Gli anni della dittatura (1920-1943), in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, p. 402
- Nazario Sauro Onofri, La Strage di Palazzo d'Accursio. Origine e nascita del fascismo bolognese, 1919-1920, Milano, Feltrinelli, 1980, p. 234
- Le origini del fascismo in Emilia-Romagna, 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 171-172