Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1920Il comune ospita i bambini di ViennaL'Amministrazione comunale di Bologna viene in aiuto delle famiglie operaie viennesi colpite dalle conseguenze della guerra. Per alcuni mesi ospita più di 800 bambini poveri, soprattutto nella colonia di Casaglia. Le letterine entusiaste dei piccoli parlano di letti caldi, pane bianco e latte. Si tratta di un gesto concreto di pacificazione nei confronti del proletariato viennese e di una nazione fino a poco prima nemica. Il "treno della solidarietà", partito il 23 dicembre da Bologna con assessori, maestre e medici al seguito, rientra solennemente alla stazione il primo gennaio 1920.dettagli
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1920Le scuole professionali popolariLa scuola professionale di tre anni, istituita dal Comune per colmare il vuoto di istruzione tra le elementari e le scuole tecniche di secondo grado, ospita nell'anno scolastico 1920-21 quasi 4.000 alunni. Il corso di tipografia è, per volere del sindacato, il luogo di reclutamento degli apprendisti delle tipografie bolognesi. Altri filoni di specializzazione riguardano l'agricoltura, la lavorazione del metallo e del legno. Partecipano all'insegnamento anche artisti quali Augusto Majani, Giorgio Morandi, Garzia Fioresi.dettagli
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1920Giuseppe Magagnoli fonda l'agenzia pubblicitaria MAGAGià rappresentante in Italia dell'editore Vercasson, il bolognese Giuseppe Magagnoli (1878-1933) fonda la MAGA, che in breve diventerà la pù importante agenzia pubblicitaria italiana, ospitando in esclusiva alcuni dei più noti cartellonisti in circolazione, da Marcello Nizzoli ad A. Luciano Mauzan. Nel 1921 Magagnoli aprirà un magazzino della MAGA a Parigi, coadiuvato dal pittore cartellonista bolognese Severo Pozzati (in arte Sepo). La succursale milanese di via Pietro Verri diverrà in seguito la sede centrale dell’agenzia.dettagli
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1920La Nichols di Nicoli batte il record di velocitàLa potente auto Nichols del costruttore bolognese Cesare Nicoli, guidata dal pilota Ugo Tarabusi, ottiene il record di velocità nella IV edizione della corsa Parma-Poggio di Berceto. In questo periodo il prototipo di Nicoli è presente anche nelle gare che si tengono sulle polverose strade delle colline bolognesi, seguite da un pubblico numeroso e entusiasta. Parteciperà anche alla Targa Florio del 1924.dettagli
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1920Il foglio "Pittura"Nino Bertocchi (1900-1956) e Ferruccio Giacomelli (1897-1987) sono i redattori del foglio “Pittura”, numero unico dedicato alle arti. Vi sono presentati i migliori esponenti della pittura bolognese dell'ultima generazione: Giorgio Morandi, Athos Casarini, Mario Pozzati, Alfredo Protti, Carlo Corsi, Giovanni Romagnoli, Guglielmo Pizzirani. E' esplicita invece la condanna contro la tradizione liberty dell'Associazione Aemilia Ars, i restauri di Alfonso Rubbiani, le mostre della Associazione "Francesco Francia". Pittore postimpressionista, seguace di Spadini, dal 1931 al '34 Giacomelli sarà assistente di Augusto Majani sulla cattedra di Pittura dell'Accademia bolognese. Bertocchi è pittore appartato e legato alla tradizione, oltre che architetto e critico d'arte. Dal 1940 sarà a sua volta insegnante all'Accademia sulla cattedra di Scenografia.dettagli
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1920L'Officina ToschiArmando Toschi, meccanico di Sant'Alberto di Ravenna, fonda vicino alla chiesa della Grada un'officina meccanica, specializzata in minuteria e componenti metallici. Tra i suoi committenti figureranno diverse industrie locali, da Calzoni, a Weber, a Minganti. Nel 1925 l'officina sarà chiamata da Ducati a collaborare alla messa a punto del trasformatore Manens, importante componente delle radio. L'attività della Toschi proseguirà nel secondo dopoguerra, fino al dicembre 1990.dettagli
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1920Il cavalcavia della via Emilia sulla Ferrovia PorrettanaSulla via Emilia Ponente, nel rione Santa Viola, è costruito un cavalcavia, che scavalca la linea ferroviaria Porrettana. E' richiesto soprattutto dal diffondersi dei mezzi di trasporto su gomma. Il completamento del lungo ponte nel 1921 isolerà la preesistente stazione ferroviaria di Borgo Panigale dal resto dell'abitato.dettagli
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1920La Società Anonima Officine Calzoni ParentiL'Officina Calzoni di viale Pietramellara, attiva già dal 1830, si unisce con la fonderia Parenti e si trasferisce nel rione Santa Viola in via Emilia Ponente. Dal 1907 la Calzoni ha iniziato, prima in Italia, la costruzione di turbine idrauliche. Nel 1920 la produzione dell'azienda è divisa in tre settori: impianti idraulici, macchine per oleifici e molini, carpenteria metallica e si distingue tra le aziende bolognesi per le dimensioni e il grado di sviluppo raggiunti. Dal 1923 la Società Anonima Officine Calzoni Parenti si assocerà alla Società Riva di Milano, produttrice di motori idraulici, dando vita alla Riva-Calzoni. Da questo momento la Calzoni accantonerà la produzione di turbine idrauliche per concentrarsi sul settore dell'oleodinamica, sotto la guida dell'ing. Alfredo Calzoni (1889-1942), nipote del fondatore della ditta. Verranno progettate pompe triple per presse idrauliche, servomotori rotativi e motori a palette, componenti essenziali delle paratorie per sbarramenti fluviali. Grandi successi saranno ottenuti nel settore delle costruzioni navali e nella realizzazione di macchine per la costruzione di tubi “eternit” in fibrocemento. Superata la crisi del 1929 la Riva-Calzoni conoscerà una fase di crescita - come altre industrie meccaniche bolognesi - dovuta soprattutto alle commesse belliche. Sarà avviata la fabbricazione di impianti idrodinamici per sommergibili e aerei e di comendi per carri armati. Alla vigilia del secondo conflitto mondiale impiegherà oltre mille addetti.dettagli
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1920Mostra di Luigi Bertelli alla BorsaNei locali della Borsa è allestita una mostra di quadri raccolti dal commerciante Rodolfo Minelli. Il giovane critico e pittore Nino Bertocchi (1900-1956) dedica nell'occasione, sul numero unico "Pittura", un tributo al pittore bolognese Luigi Bertelli (1833-1916), morto da alcuni anni in povertà. Poco considerato dalla critica, Bertelli è invece apprezzato da molti colleghi artisti, ad esempio da Giorgio Morandi. Gli scritti di Bertocchi, culminati nella monografia del 1946, determineranno la sua riscoperta. Alla fama tardiva di Bertelli contribuirà anche la partecipazione postuma a due biennali veneziane: sue opere saranno presenti nel 1928 all'interno della Mostra della pittura italiana dell'Ottocento e nel 1938 alla Mostra internazionale del Paesaggio del secolo XIX.dettagli
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1920Il castello di MedelanaL'ing. Ivan Mercatelli, esperto di radio a onde corte, acquista il castello di Medelana, la frazione più alta del comune di Marzabotto (668 m s.l.m.). L'edificio, posto accanto alla chiesa di Santa Maria, fu costruito nel XV secolo. La parte principale funge da abitazione padronale. Attorno ad essa vi sono altri fabbricati minori a uso rurale: deposito, pollaio, fienile, cantina, legnaia, una piccola stalla, l'abitazione del custode. L’ing. Mercatelli ristruttura il castelletto in stile post liberty e ne cambia la denominazione in Villa Ada. Poco lontano è presente un borghetto, detto “il Casamento”, composto di case con torre e finestre decorate. Risale al XVI secolo ed è stato notevolmente ampliato nell'Ottocento Dalla seconda metà del '900, con l'esodo della popolazione nativa verso la pianura, l'area di Medelana e i suoi edifici storici cadranno in progressivo stato di abbandono. Nei primi anni Duemila verranno effettuati tentativi di recupero, che andranno in parte a vuoto.dettagli
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5 gennaio 1920Il pittore Severo Pozzati (Sepo) emigra a ParigiIl pittore bolognese Severo Pozzati (1895-1983), parte per Parigi per un breve soggiorno, assieme all'amico Alessandro Cervellati. Vi rimarrà invece fino al 1957. Artista poliedrico (è anche regista cinematografico) diviene famoso in tutto il mondo come grafico pubblicitario, con lo pseudonimo di Sepo. Scriverà di lui il critico Francesco Arcangeli: "Fin dagli inizi precoci ha praticato una figurazione ardita e profonda, che lo pone subito all’avanguardia del moto di rinnovamento dell’arte italiana".dettagli
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15 gennaio 1920Studenti come "crumiri" durante lo sciopero postaleNelle scuole bolognesi i presidi ingaggiano studenti come “crumiri” (Zanardi) durante lo sciopero dei postelegrafonici. La milizia, molto apprezzata dal governo, presta servizio di vigilanza alla stazione ferroviaria dal 24 gennaio. La "Squilla" socialista parla di "studentesca sbarbatella", disposta a tutto pur di marinare la scuola o "ficcare il naso negli affari dei cittadini". Anche il Gruppo nazionalista organizza, tramite il maggiore Mario Orlandi, squadre di giovani e cittadini, allo scopo di ridurre i disagi dell'agitazione sindacale. Da marzo i Sempre Pronti per la Patria e per il Re saranno nuovamente guidati da Dino Zanetti di ritorno da Fiume e verranno utilizzati per la distribuzione della posta e per la raccolta della spazzatura durante gli scioperi.dettagli
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16 gennaio 1920I contadini bolognesi rifiutano i vecchi patti coloniciGli agrari della provincia di Bologna cominciano a ricevere dai loro mezzadri lettere tutte uguali e con il timbro in calce della Federterra. I contadini dichiarano di respingere il patto colonico in vigore dal 1908 e preannunciano la proposta di un nuovo accordo. I proprietari rispondono con lo sfratto dei coloni dal 31 ottobre. Il conflitto che si apre ha al centro, oltre al contenuto del patto, il riconoscimento dell'Agraria e la sua facoltà di trattare per i proprietari. La Federterra dichiara, infatti, che non tratterà con l'associazione “né oggi, né domani, né poi”. La vertenza assume valore emblematico e importanza nazionale. La Federterra, che ha a Bologna la sua segreteria nazionale, costituisce un comitato di agitazione composto da Giuseppe Bentivogli, Paolo Fabbri, Renato Tega, stretti collaboratori di Giuseppe Massarenti, oltre a Luigi Fabbri, Giovanni Goldoni e Mario Piazza. Da febbraio cominciano anche scioperi di braccianti: a Medicina e in altri comuni della Bassa gli avventizi invadono i poderi incolti. La solidarietà dei mezzadri si manifesta nel non assumere lavoratori “crumiri”. In alcuni comuni dell'imolese sono attivate "guardie rosse" per evitare defezioni tra gli scioperanti. E' questo un provvedimento controverso nel campo socialista: alcune personalità di spicco, come Zanardi e Massarenti, si dichiarano contrari. L'agitazione si concluderà, dopo dieci mesi di scioperi, con la firma del cosiddetto Concordato Paglia-Calda, chiamato anche il "capitolato rosso", favorevole ai mezzadri.dettagli
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19 gennaio 1920Sciopero ferroviarioNel gennaio il sindacato dei ferrovieri invia al Ministero dei Trasporti un Memoriale, che reclama in modo dettagliato miglioramenti contrattuali per tutti i dipendenti. La risposta della stampa “borghese” è furibonda: chiede allo stato di “resistere alle imposizioni” dei ferrovieri, considerati “i privilegiati tra i funzionari dello stato”. Il governo accoglie le richieste dei lavoratori in modo molto parziale. A mezzanotte del 19 gennaio inizia lo sciopero ad oltranza del personale ferroviario. Vi partecipano anche i controllori viaggianti e i capi personale viaggianti. A Bologna il responsabile del Compartimento minaccia subito il licenziamento degli avventizi e del personale in prova. I nazionalisti costituiscono, con l’appoggio del ministero, “compagnie cittadine di milizia” per riattivare i servizi bloccati dagli scioperi. I soci dell’Unione cacciatori e pescatori sono invitati a sorvegliare le linee ferroviarie. Ci si prepara a sostituire gli scioperanti con militari e ferrovieri in pensione. Nei giorni successivi l’astensione dal lavoro è pressoché totale a Bologna e in altre stazioni del Compartimento, come Piacenza, Parma, Ferrara e Rimini. Il giorno 25, ad esempio, su oltre 1.900 agenti, solo 100 sono in servizio. Alle trattative a Roma partecipa il 29 gennaio anche il primo ministro Nitti e in quella sede vengono accolte gran parte delle richieste contenute nel Memoriale.dettagli
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21 gennaio 1920Il Prefetto blocca la circolazione dei veicoliDi fronte alla grave situazione dell'ordine pubblico, con la rivoluzione che sembra oramai imminente, il Prefetto D'Adamo emana una ordinanza per il sequestro di tutti i veicoli su ruote. I proprietari di automobili e motociclette sono obbligati a consegnare i magneti necessari al loro funzionamento. Dalle 22 del 21 gennaio è inoltre severamente vietata la vendita di carburanti. E' vietata anche la circolazione delle biciclette, se non per motivi connessi ad attività lavorative.dettagli
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1 febbraio 1920Il IX Reparto del Sant'Orsola per i tisiciDi fronte all'esigenza di intensificare la lotta contro la tubercolosi - e nell'attesa della costruzione di un nuovo sanatorio - l'Amministrazione degli Ospedali decide un provvedimento di emergenza. Presso il Policlinico Sant'Orsola viene aperto un reparto di isolamento (IX Reparto) per i tisici, guidato dal prof. Gennaro Costantini (dal 1922 dal prof. Valentino Facchini).dettagli
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23 febbraio 1920Muore Carlo Musi, il Petrolini bologneseIl 23 febbraio muore uno dei grandi protagonisti delle notti bolognesi, Carlo Musi (1851-1920). Ha rappresentato il tipico biassanot (masticatore della notte) petroniano, amante della buona tavola, degli scherzi, delle allegre brigate. Era figlio di un cameriere e nella sua vita fece i mestieri più vari, dal commesso viaggiatore al venditore di salumi, finché nel 1901 fu assunto dalle Regie Poste. Assiduo frequentatore di ritrovi e dopo-teatro, Musi sarà soprattutto ricordato come grande autore di canzonette bolognesi. La sua produzione completa verrà raccolta nel volume El mi canzunètt, edito dalla Libreria Brugnoli. Alcuni suoi pezzi, quali Piran al furner e L'era Fasol, veri successi popolari, saranno in seguito riproposti da tutti gli interpreti del repertorio dialettale, da Quinto Ferrari a Dino Sarti, a Fausto Carpani.dettagli
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12 marzo 1920La Società degli AcheiIl dottor Ezzelino Magli, già medico di bordo su grandi navi di linea, fonda, fra reduci di guerra e in una mensa militare, il sodalizio goliardico degli Achei. Il sodalizio non ha altro scopo che quello di "stare allegri alla maniera dei buoni petroniani antichi", attorno a una tavola imbandita. Raccoglie molti personaggi del bel mondo e dell'intellighenzia bolognese: tra questi Ermete Zacconi, Alfredo Testoni, Dino Grandi, Augusto Majani, Albano Sorbelli. In breve i soci si moltiplicano e, come millesimo, è registrato nientemeno che Dante Alighieri. Tra le bislacche iniziative degli Achei vi sono la Proclamazione di Bologna città di mare, con gita in barca al laghetto dei Giardini Margherita e l' "invinamento" con il lambrusco dell'acqua del Nettuno. La Federazione Acheonica Universale stampa alcuni almanacchi su carta rosa come il lambrusco e dal 12 marzo 1922 anche il giornale "Il Gigante acheo", con direzione e redazione presso la Libreria Veronese di via Foscherari. Ne escono solo otto numeri fino al 24 aprile. Dopo i disastri della grande guerra gli Achei rappresentano un desiderio di felicità, tolleranza e disimpegno. Nell'agosto 1921 i primi mille Achei offrono a Magli una pergamena (con testo di Sorbelli e disegno del pittore Montevecchi) in cui si legge: "solo fratellanza e amore potranno ridare all'umanità turbata il fiore della gioia e della pace". Pittore futurista ufficiale degli Achei è il giovane Guglielmo Sansoni, detto Tato.dettagli
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5 aprile 1920L'eccidio di DecimaA Decima di San Giovanni in Persiceto si tiene una manifestazione di contadini e braccianti promossa dalla Vecchia Camera del Lavoro (USI), di ispirazione anarchica. Nella concitazione che si crea attorno agli oratori, i carabinieri di servizio aprono il fuoco contro la folla e cominciano a colpire con le baionette. Al termine si contano 8 morti e 45 feriti tra i manifestanti: tra essi Sigismondo Campagnoli, uno dei principali dirigenti del sindacato anarchico bolognese, Ivo Pancaldi, Vincenzo Ramponi, Rodolfo Tarozzi, Giovanni Terzi, Adalgisa Galletti. Per il giorno successivo è proclamato uno sciopero di protesta in tutta la provincia di Bologna. I ferrovieri si astengono dal lavoro per tre giorni con una compattezza persino superiore al grande sciopero di categoria del gennaio precedente e l'8 aprile si ripresentano in servizio in corteo, cantando l' "Internazionale". Per converso gli esponenti della borghesia bolognese si riuniscono l'8 aprile presso la Camera di Commercio. Al termine è approvato un documento che auspica "un'energica azione volontaria di difesa e di tutela". E' costituita l'Associazione di difesa sociale.dettagli
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8 aprile 1920"O provvedete o provvediamo!"L'8 aprile, in una riunione presso la Camera di Commercio, industriali, agrari, proprietari di case, commercianti dichiarano con forza la loro intenzione di opporsi alle violenze, che si ripetono in città per mano della “parte anarcoide e rivoluzionaria”. Si è appena concluso lo sciopero generale seguito all'eccidio di Decima e nel paese regna la massima confusione. La borghesia accusa il Prefetto e il Questore di non fare abbastanza per contrastare i progetti eversivi dei socialisti. "O provvedete o provvediamo" è la parola d'ordine di chi, come il rappresentante dei metallurgici Alfonso Calzoni, ritiene il livello dello scontro sociale non più sostenibile. Il blocco conservatore assume la denominazione di Associazione bolognese di difesa sociale (ABDS). I socialisti considerano la nascita di questa formazione una vera e propria dichiarazione di guerra della borghesia.dettagli
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14 aprile 1920I massimalisti vogliono i soviet: la rivoluzione sembra imminenteLa frazione massimalista domina il partito socialista a Bologna. Il segretario della Camera del Lavoro Ercole Bucco (1886-1964) auspica la costituzione dei consigli (o sovieti) per il controllo collettivo delle fabbriche e la destituzione del "capitale borghese". Il rivolgimento radicale della società appare oramai imminente. Al congresso provinciale dell'USB (Unione Socialista Bolognese) del 14-15 aprile, la mozione più estrema prevale nettamente: solo pochi riformisti, capeggiati da Francesco e Giulio Zanardi, ritengono inutile la costituzione dei soviet e ripudiano la violenza politica. La rivoluzione dei massimalisti è però solo nelle parole. Nella provincia si costituiscono pochi consigli di fabbrica e con compiti solo sindacali: ad esempio presso le Officine ferroviarie o nelle ex Officine militari di Castenaso. I massimalisti evitano di dare sbocco politico ai numerosi scioperi, che si susseguono a Bologna nei primi mesi dell'anno. Anche in ambito nazionale sono respinti i reiterati appelli degli ordinovisti torinesi e di Nicola Bombacci (1879-1945) per un rapido passaggio all'azione.dettagli
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8 maggio 1920Inaugurazione del velodromoViene inaugurato fuori porta San Felice il nuovo motovelodromo bolognese. E' stato progettato da Giuseppe Lambertini e finanziato da Augusto Pasquali, pioniere del volo aereo e mecenate dello sport, assieme ai commercianti Vaccari e Ghezzi. L'impianto è dotato di una pista di corsa in cemento lunga 400 metri sulla linea di corda e di tribune per 10.000 spettatori. I lunghi rettilinei facilitano le volate e le curve sopraelevate consentono di sviluppare maggiore velocità. All'interno della pista è stato ricavato un ottimo campo da gioco rettangolare di 86x66 metri, al quale si accede da un sottopassaggio. Qui il 3 dicembre 1922 debutterà a Bologna la Nazionale italiana di calcio, con un'amichevole con la Svizzera (risultato 2 a 2). Il 1° novembre 1927 sarà giocato qui il primo incontro a Bologna di rugby, tra una squadra di goliardi milanesi e una rappresentativa della Francia del Sud. Vittoria dei transalpini per 27 a 18. Il velodromo ospiterà importanti riunioni ciclistiche e motoristiche e anche rappresentazioni liriche per il popolo. Sarà demolito nel 1996 e l'area trasformata in parco pubblico.dettagli
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26 maggio 1920Non offrite il polso "alle catene bolsceviche"Nel pieno dello sciopero agricolo, l'Associazione provinciale degli agricoltori invita i proprietari a non cedere alle proposte dalla lega socialista, offrendo “il polso alle catene bolsceviche”. Gli agricoltori sono convinti che nessuna provincia italiana stia subendo un “maggiore strazio della legalità e del buon diritto” di quella bolognese, dove, a loro parere, si mira ad instaurare la “dittatura del proletariato”. I proprietari lamentano l'insufficienza della forza pubblica, chiedono misure efficaci per la tutela delle “pubbliche libertà”, vogliono che il governo intervenga per lo sgombero delle tenute occupate dagli scioperanti. Per il segretario della Camera del Lavoro la forza pubblica inteviene solo a sostegno della proprietà, provocando e umiliando la folla dei manifestanti, minacciando bagni di sangue, invocando le pallottole. Di fronte al pericolo di “attentati alla vita, in nome della legge e della morale”, il sindacalista ritiene che sia una “legittima necessità” difendersi con ogni mezzo.dettagli
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30 maggio 1920Il Museo d’Arte industriale Davia BargelliniAl secondo piano del Palazzo Davia Bargellini in Strada Maggiore è inaugurato il 30 maggio il Museo d’Arte industriale “Davia Bargellini”, promosso dal Soprintendente delle Belle Arti Francesco Malaguzzi Valeri (1867-1928). Nel 1924 si trasferirà in modo definitivo in otto sale al piano terreno. Il museo composto da due distinti nuclei patrimoniali: la quadreria Davia-Bargellini e le raccolte d’arti applicate. La fusione di queste due preziose collezioni nelle varie sale dà vita, secondo gli intenti dell’ideatore, ad un tipico appartamento arredato del Settecento bolognese. Tra le maggiori attrazioni vi sono il modellino di una villa bolognese, con l’interno visibile e tutto ammobiliato e un teatrino di marionette con ed elementi scenografici che rimandano al Settecento e ai Bibiena. In mezzo a una sala troneggia la berlina dei Davia. Tra i capolavori d’arte vi sono opere di grandi autori bolognesi quali Vitale da Bologna e Giuseppe Maria Crespi.dettagli
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8 giugno 1920Muore il prof. Augusto RighiMuore a Bologna il fisico Augusto Righi (1850- 1920). La sera prima stava scrivendo una corposa pagina “sulla teoria della relatività e sopra un progetto di esperienza decisiva per la necessità di ammetterla”. Dopo essere succeduto a Pacinotti come insegnante all'Istituto Tecnico di Bologna, nel 1878 Righi ha conseguito la libera docenza di fisica. Nel 1880 è stato nominato professore ordinario all'Università di Palermo e poi a Padova. Nel 1889 è approdato alla cattedra dell'Alma Mater. Insuperabile sperimentatore, autore di oltre duecento pubblicazioni, è stato più volte candidato al premio Nobel. Ha dato un contributo decisivo allo studio delle proprietà elettromagnetiche, dimostrando la validità delle teorie di Maxwell. Importanti anche i suoi studi sull'effetto Zeeman, sulle ombre di Crookes e sui raggi canali. Il giovane Guglielmo Marconi, che lui chiamava “l'elettricista”, lo ha interpellato a più riprese, è stato uditore ai suoi corsi universitari e ha frequentato il suo laboratorio. Dagli studi di Righi sulle onde corte, pubblicati con il titolo Ottica delle oscillazioni elettriche, e dalle apparecchiature da lui messe a punto - in particolare un modello perfezionato dell'oscillatore e del risonatore di Hertz - Marconi ha tratto spunti per le sue ricerche sulle trasmissioni radio ad onde lunghe. Un busto di Righi, con la toga di docente universitario, opera dello scultore bolognese Arturo Borghesani, sarà collocato nel giardino dell'Istituto di Fisica in via Irnerio.dettagli
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30 giugno 1920Nasce la Cooperativa FornaciaiSi costituisce a Bologna la Cooperativa Operaia Fornaciai. I lavoratori, dopo una lunga lotta sindacale, rilevano la gestione di alcune fornaci nella periferia bolognese, minacciate di chiusura. La cooperativa continuerà negli anni seguenti a produrre laterizi e prefabbricati. Nel 1926, con il pretesto di difficoltà finanziarie, il Prefetto fascista scioglierà d'autorità il consiglio d'amministrazione, nominando un Commissario. Le officine della Fornaciai e le case abitate dai suoi operai a Corticella - in particolare il complesso della Casa Buia su via dell'Arcoveggio - ospiteranno nuclei di resistenza antifascista e diventeranno durante la seconda guerra mondiale basi del movimento partigiano. Nel dopoguerra la cooperativa diventerà una delle più importanti aziende nazionali del settore. Nel 1977 dalla riunione della Fornaciai con altre aziende affini nascerà l'Edilfornaciai, con sede a Villanova di Castenaso.dettagli
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1 luglio 1920Congresso fondativo dell'Unione anarchica italianaSi svolge a Bologna dal 1 al 4 luglio il congresso di fondazione dell'Unione anarchica italiana (UAI). Il leader storico Errico Malatesta esprime in quattro punti il suo programma d'azione: necessità di armarsi; un fronte unico di sovversivi; un nuovo funzionamento dei campi e delle officine; passaggio dagli scioperi alle occupazioni. In vista della transizione a una nuova società, i lavoratori devono occupare le fabbriche e i campi, in modo da trasformare la lotta sindacale in insurrezione. Armando Borghi (1882-1968), figura preminente del congresso, appoggia la proposta di introdurre i Consigli di Fabbrica, contro la diffidenza di molti delegati. Vengono invece criticati i metodi delle leghe socialiste nelle lotte agrarie, in particolare l'obbligo di iscrizione alle stesse, che provoca la fuoriuscita di molti nelle fila dello squadrismo fascista. Tra i temi dibattuti nell'assise anarchica c'è quello dell'internazionalismo proletario e del sostegno alla rivoluzione sovietica. E' approvata una mozione finale, che esclude l'adesione dell'Usi all'Internazionale comunista. Poco dopo la fondazione dell'UAI si costituisce il Fascio libertario bolognese, nel quale confluiscono alcuni dei gruppi anarchici presenti in città. A Bologna e a Imola il movimento anarchico rimarrà comunque sempre diviso in numerosi circoli con il rifiuto di un unico centro dirigente.dettagli
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9 luglio 1920La Federale (poi Cooperativa edificatrice Giuseppe Dozza)Con l'acquisizione di uno stabile in via Jacopo della Quercia nasce la cooperativa edificatrice La Federale a proprietà inalienabile e indivisibile. Nel dopoguerra si rafforzerà fondendosi con la cooperativa Urbanistica Nuova ( del 1971) e con la cooperativa Avvenire Proletario costituita nel 1911 e proprietaria di un complesso edilizio in zona Lame. Nel 1980 la Federale diventerà Cooperativa Edificatrice Giuseppe Dozza, in onore del sindaco di Bologna, con un patrimonio di oltre 400 alloggi, che sarà notevolmente accresciuto negli anni seguenti, fino agli oltre 1300 alloggi del 2000.dettagli
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15 luglio 1920La Fondazione Enrico PiniIl senatore on. Enrico Pini (1851-1928), con disposizione testamentaria del 15 luglio 1920, dona le sue sostanze per l’istituzione di un sanatorio educativo dedicato alla figlia Augusta, scomparsa all’età di soli cinque anni. Il sanatorio sorgerà a Pieve del Pino sul podere Loreto, l’unico tra quelli di sua proprietà condotto direttamente. Gli altri erano in gran parte concessi a mezzadria. Esponente di spicco del partito liberale moderato, l’avv. Pini fu consigliere comunale e provinciale, vice-presidente dell’Agraria, proprietario del “Resto del Carlino”, oltre che amministratore di varie imprese ed enti pubblici e privati e promotore di istituti culturali e società di mutuo soccorso. Molto sensibile alle problematiche della sofferenza giovanile, fu per 24 anni vice-presidente e presidente dei Pii Istituti Educativi, collaborando strettamente con il conte Luigi Salina. La Fondazione Pini si unirà in seguito con l'Opera Pia degli Ospizi Marini per i fanciulli scrofolosi della città e provincia di Bologna, attiva dal 1874.dettagli
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9 agosto 1920Boicottaggi e violenze delle leghe "rosse" nelle campagneDurante le agitazioni sindacali in corso nelle campagne del bolognese, avvengono ripetuti episodi di violenza: circa 190 incendi e danneggiamenti e una ventina di omicidi e ferimenti. I mezzadri e i braccianti, che non vogliono iscriversi alla Camera del Lavoro confederale - oppure aderiscono alle leghe bianche (cattoliche) o gialle (repubblicane) - diventano nemici da combattere con tutti i mezzi. Le leghe rosse costringono con la forza gli agrari e le Fratellanze cattoliche a servirsi degli uffici di collocamento sindacali per l'assunzione di manodopera avventizia. Anche i mezzadri non schierati con la Lega subiscono pressioni, insulti, minacce, talvolta percosse. A Molinella si hanno pubbliche abiure con passaggi forzati alla Federterra. In occasione degli scioperi, i braccianti organizzano la vigilanza contro i crumiri, reclutati dai proprietari anche in altre provincie, boicottano i lavori agricoli e la cura del bestiame. I capilega sindacali impongono a volte taglie da 100 a 500 lire per la ripresa del lavoro: oltre 400 di essi saranno coinvolti più avanti in processi di estorsione e subiranno ritorsioni e vendette. A Casalecchio di Reno, ad esempio, i dirigenti della locale lega contadina verranno arrestati e imprigionati nel Forte Urbano di Castelfranco. Saranno processari con l’accusa di aver danneggiato le proprietà di alcuni agrari e condannati a oltre due anni di carcere. Una volta scarcerato, Mario Cavazza sarà legato e percosso dai fascisti. Nei mesi di luglio e agosto sono organizzate spedizioni punitive contro i proprietari e i coloni, che hanno deciso di trebbiare nonostante il divieto della lega. Tra i più frequenti episodi di intimidazione vi sono il taglio delle viti e l'incendio dei pagliai nei poderi dei contadini refrattari. Quasi ogni giorno i giornali riportano notizie di danneggiamenti e distruzioni di colture, incendi di magazzini, sabotaggi di macchine agricole, intimidazioni e aggressioni personali. A volte gli scontri lasciano vittime sul campo. Un episodio di particolare gravità avviene il 9 agosto a Portonovo di Medicina, dove centinaia di contadini in lotta disarmano e sopraffanno i guardiani delle trebbiatrici. Alla fine si contano diversi feriti e quattro morti, un bracciante e le guardie campestri Gesù Ghedini, Roberto Poletti e Luigi Barbieri, che hanno “voluto difendere il proprio diritto di lavoratori, contro gli scioperanti bolscevichi” (Enc. Treccani, 1934). Il segretario del PNF Farinacci ricostruirà così l'eccidio: i leghisti “spararono molto bene, come provetti cacciatori di anitre, senza trepidazione, e colpirono quasi tutti i liberi lavoratori; quindi si gettarono sui feriti per finirli a colpi di rivoltella, di pugnale e di randello”. Per questo fatto luttuoso nel 1924 il Tribunale condannerà 23 braccianti “rossi” a pene variabili tra i 7 e i 30 anni - per un totale di 251 anni di reclusione - al termine di un processo svolto in un clima di grave intimidazione. In alcuni comuni i leghisti sono accusati di vendemmiare l'uva padronale e "trattenerla a disposizione delle organizzazioni socialiste". La Federazione dei Lavoratori della Terra invita, però, gli operai a non prestarsi a quella che ritiene una provocazione dell'Agraria. Per questioni relative al trasporto dell'uva, un contadino, tale Arcangelo Solferini, viene ucciso "con arma da fuoco" nella frazione di Capovolto di Imola. Dalle colonne dell' "Avvenire d'Italia" l'on. Paolo Cappa denuncia giornalmente, nella rubrica Agitazioni agrarie, le malefatte dei "rossi", mentre la stampa nazionalista si scaglia a più riprese contro i socialisti, chiamandoli distruttori, sabotatori o addirittura "necrofori" che "vivono sui cadaveri". Anche nel campo socialista non mancano critiche ai metodi di lotta delle "leghe onnipotenti".dettagli
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2 settembre 1920Occupazione delle fabbricheIn seguito alla decisione degli industriali di effettuare la serrata, il 2 settembre gli operai occupano le fabbriche cittadine, dopo aver sottoscritto un impegno a non danneggiare gli stabilimenti. Mentre è continuata la produzione, i lavoratori issano bandiere rosse e si armano per la difesa. Con il consenso della Camera del Lavoro e del Partito socialista in 56 stabilimenti cittadini vengono eletti consigli di fabbrica. Sul piano nazionale il movimento diviene politico e pone il problema della conquista del potere. Il 10 settembre a Milano, in una drammatica riunione congiunta tra sindacato e partito socialista, prevale però l'opinione di limitare l'obbiettivo della lotta al riconoscimento da parte dei padroni del “controllo sindacale delle aziende”, piuttosto che puntare alla “socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio”. Anche se in sostanza non ha scopi eversivi, l'occupazione delle fabbriche suscita grandi timori nella borghesia. La rivoluzione appare “soltanto sfiorata, ma comunque percepita come un pericolo ancora incombente” (Gotor). Secondo Antonio Labriola “l'ossessione socialista incombe fatalmente da tutte le parti". Lo stato liberale appare invece assente e impotente. Il 27 settembre a Bologna è raggiunto un accordo e l'agitazione giunge a termine. Il 3 ottobre anche gli ultimi scioperanti, gli operai metallurgici, riprendono il lavoro.dettagli
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10 settembre 1920I ferrovieri si rifiutano di trasportare guardie e carabinieriI ferrovieri di Bologna e Parma applicano la risoluzione della CgdL di non trasportare carabinieri o guardie regie in formazione militare sui treni in partenza per l'alta Italia. Il 10 settembre alla stazione di Bologna è fermato un treno per Milano con 80 guardie regie e un accelerato, che trasporta 14 carabinieri. I ferrovieri si rifiutano anche di far proseguire un carico di munizioni diretto in Polonia, a loro dire destinato a chi vuole “strangolare la rivoluzione comunista”.dettagli
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16 settembre 1920Il pittore Tato inscena il suo funeraleIl pittore e fotografo Guglielmo Sansoni (1896-1974) organizza il proprio funerale per rinascere come “Tato futurista”. Si nasconde nel carro funebre per assistere al dolore degli amici e dei parenti e all'improvviso salta fuori vivo e vegeto. L'artista darà vita, assieme ad Angelo Caviglioni, a un futurismo venato di spirito petroniano, con una forte componente “goliardico-burlesca”. Dopo avere esposto alcune sue opere in una carrozza ferroviaria itinerante, aprirà a Bologna una casa d'arte. Nel 1925 seguirà a Roma il leader del futurismo Marinetti, con il quale firmerà nel 1930 il manifesto La fotografia futurista. Sarà anche uno dei massimi esponenti dell'Aeropittura, corrente del Futurismo esaltante il volo aereo. Ex combattente e allievo dell'Accademia militare di Parma, nella sua produzione sarà costante il tema bellico.dettagli
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17 settembre 1920L'Associazione di difesa sociale arruola trecento armatiL'Associazione di difesa sociale, finanziata da industriali, commercianti e agrari bolognesi, arruola trecento armati per la protezione della lista di destra “Pace, Libertà, Lavoro”, che concorre alle elezioni amministrative. Dell'operazione si occupa Leandro Arpinati, che pesca tra gli iscritti al Fascio, i Sempre Pronti e i Legionari fiumani, seguendo le indicazioni di Mussolini, che da tempo supervisiona la "formazione di gruppi armati di 200-250 individui” destinati a scatenare in Val Padana la guerriglia contro i socialisti (Gotor). Il prefetto non ordina lo scioglimento del corpo armato, palesemente illegale, che diviene la struttura militare del Fascio bolognese. L'assemblea convocata il 17 settembre segna la data di nascita del nuovo Fascio bolognese, con impostazione più decisa e violenta di quello del 1919. La prima sala è aperta in via Marsala 30.dettagli
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20 settembre 1920Alla Sala Borsa la prima vittima del fascismoSi tiene al Teatro comunale una manifestazione per il 50° anniversario di Porta Pia, organizzata dai partiti moderati. Al termine della lunga sfilata nel centro cittadino, gli squadristi di Leandro Arpinati - un gruppo di trenta-quaranta persone in divisa militare e armate di bastoni e rivoltelle - sfila più volte in via Ugo Bassi e si scontra con gruppi di giovani socialisti all'altezza del ristorante cooperativo della Sala Borsa, considerato un covo di sovversivi. L'operaio anarchico Guido Tibaldi rimane gravemente ferito da colpi di arma da fuoco e morirà dopo alcuni giorni: è la prima vittima del fascismo. Dopo l'attacco alla Sala Borsa gli iscritti al fascio lievitano da venti a trecento.dettagli
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22 settembre 1920Marconi a Fiume a bordo dell' "Elettra"Guglielmo Marconi (1874-1937) entra nel porto di Fiume occupata con il suo panfilo "Elettra" acquistato l'anno prima. L'evento ha grande risonanza: lo scienziato e inventore bolognese è accolto come un eroe da Gabriele D'Annunzio (1863-1938), che dedicherà alla nave alcuni versi: "Candida nave che navighi nel miracoloe animi i silenzi del mondo" Mandato in missione dal governo italiano per convincere il Vate a rinunciare alla sua impresa, il 23 settembre lo aiuterà invece a inviare al mondo un messaggio sulla questione fiumana. Gli farà eco nel chiedere “a tutti gli uomini liberi e a tutti gli stati che nella vera giustizia hanno un loro fondamento saldo” il riconoscimento della Reggenza italiana del Carnaro. Sulla nave-laboratorio “Elettra” Marconi condurrà numerose ricerche sulle onde corte e le microonde, che apriranno la strada alla comunicazione wireless. Nel 1930 dal panfilo ancorato a Genova partirà il segnale radio che accenderà le luci dell'Esposizione radioelettrica di Sidney, distante oltre 20mila chilometri. Nel 1934 l'"Elettra" entrerà nel porto di Sestri Levante guidata esclusivamente da un radiofaro, inaugurando la "navigazione cieca".dettagli
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ottobre 1920La rivista "La rivolta ideale"Un gruppo di giovani - tra essi Mario Saint Cyr, Giuseppe Fabi, Eugenio Turazza e Libero Zanardi - fonda la rivista “La rivolta ideale”, con un orientamento “di sinistra se non di estrema sinistra”. Vi collaborano anche alcuni economisti, quali Enrico Leone e Massimo Fovel. Il primo numero esce nell'ottobre 1920, il quarto e ultimo nel gennaio 1921. Il foglio è diretto da Leonello Bergamini (Bianchi), operaio meccanico e attivista socialista. Ospita articoli di politica, assieme a saggi d'arte e letteratura e numerose poesie. Appoggerà la scissione di Livorno, che porterà alla nascita del Partito comunista.dettagli
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13 ottobre 1920Gli incidenti del "Casermone"Socialisti e anarchici proclamano uno sciopero generale di due ore per protestare contro l'ingerenza delle potenze occidentali negli affari interni della Russia sovietica. Ad un comizio in piazza Umberto I intervengono il leader anarchico Errico Malatesta (1853-1932) e il socialista Francesco Zanardi (1873-1954). Segue un corteo - non autorizzato e sconsigliato dalla stessa Federazione anarchica - che invoca la liberazione dei lavoratori arrestati durante l'occupazione delle fabbriche. Esso si conclude con un assalto al “Casermone” delle Guardie Regie in via Cartolerie, angolo via Dé Chiari. Secondo il segretario degli anarchici Clodoveo Bonazzi (1890-1955), ai dimostranti "viene teso un tranello nel dedalo di viuzze che si aggirano attorno al carcere". Il futuro podestà Angelo Manaresi parlerà di una scarica partita dall'interno del presidio militare. Gli esiti degli scontri sono tragici: un brigadiere e un vice-ispettore sono uccisi e molte guardie riportano ferite. Tra i manifestanti si contano tre morti in seguito a percosse e coltellate e 32 lavoratori finiscono all'ospedale. Tra i deceduti vi è il consigliere comunale socialista Erminio Zucchini, che Enio Gnudi descriverà, nel suo discorso di insediamento a sindaco del 21 novembre, come giovane "sempre pronto a prodigarsi per la sua fede e per il suo ideale". Dopo gli incidenti, circa cinquecento giovani si raccolgono attorno alla bandiera tricolore e assieme marciano, cantando l'Inno di Mameli, fino al monumento di Garibaldi, dove parla lo studente Alberto Carrara. Dalle finestre di via Indipendenza si gettano fiori, mentre in piazza Nettuno il camion delle guardie regie è accolto da grandi applausi. Leandro Arpinati, capo del Fascio bolognese, annota che l'esasperazione è "palese nell'animo di tutti". Al termine dei solenni funerali degli agenti, il 15 ottobre, i fascisti assalgono le sedi del Comune e della Provincia e sparano contro il bar di Sala Borsa, considerato un covo socialista, facendo un morto - Giuseppe Fabbri, che si trova lì per caso - e tre feriti tra i passanti. L'arresto di un centinaio di dimostranti - tra essi il sindaco di San Giorgio di Piano, Raffaele Ramponi - è salutato dal "Resto del Carlino" come una "salutare opera di rastrellamento degli elementi anarchici e della teppa". Il 21 settembre la vecchia camera del lavoro di Porta Lame è dapprima invasa dalla polizia, che sequestra una grande quantità di documenti e opuscoli, quindi da colonne di carabinieri e guardie regie. Il Consiglio Generale dell'USI (l'Unione Sindacale di tendenza anarchica), riunito nella sede, è arrestato al completo. L'assalto del “Casermone” segna una svolta rispetto all'indifferenza di molti cittadini verso i socialisti e le sinistre. In tanti, da ora in poi, appoggeranno la lotta di nazionalisti e fascisti contro "i criminali condottieri dell'orda bolscevica". Qualche tempo dopo il leader socialista Giovanni Zibordi riconoscerà nelle giornate di ottobre “l'inizio della sconfitta dei partiti e dei movimenti di sinistra”.dettagli
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16 ottobre 1920L'incendio dell' "edicola rossa"Al termine dei solenni funerali degli agenti uccisi durante gli scontri del Casermone, i fascisti comandati da Leandro Arpinati assalgono le sedi del Comune e della Provincia e sparano contro il bar di Sala Borsa, considerato covo socialista, facendo un morto - il colono Giuseppe Fabbri - e tre feriti tra i passanti. E' inoltre data alle fiamme "fra gridi festanti e applausi" (Manaresi) l'edicola-libreria, "fabbricata in ferramenta" dal Comune e addossata a Palazzo d'Accursio, all'inizio di via Ugo Bassi. Simbolo dell'identità socialista bolognese, l' "edicola rossa" è accusata di fare "propaganda sovversiva e anti-italiana" nel cuore della città ed è considerata "uno sconcio" dalla borghesia bolognese. La sua distruzione riceverà commenti entusiasti da Gida Rossi (1862-1938), insegnante e presidente del Comitato Femminile pro Mutilati ed Invalidi di guerra, che benedirà i giovani distruttori del "botteghino di stampa socialista".dettagli
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20 ottobre 1920Arpinati riorganizza il Fascio cittadinoLeandro Arpinati (1892-1945), ex ferroviere anarchico originario di Civitella di Romagna (FC), passato nel 1915 al fronte interventista - fedelissimo di Mussolini, del quale è stato guardia del corpo - riorganizza il Fascio bolognese, in crisi dall'inverno precedente per la fuoriuscita degli interventisti democratici. Da generico servizio d'ordine, il Fascio si trasforma in una formazione politica dotata di un forte braccio armato. Raggruppa nazionalisti, liberali conservatori e borghesi, penalizzati dal carovita in città e vittime dell'azione sindacale socialista nelle campagne. Nelle le sue fila entrano studenti, ex combattenti, commercianti, legionari fiumani, personaggi come Marino Carrara, Angelo Tumidei, Arconovaldo Bonaccorsi. Un rapporto del Prefetto parla di giovani animosi con tendenze politiche diverse, “ma uniti nell'intento fondamentale: opporsi al bolscevismo e a qualunque azione che tenda all'instaurazione del regime dei soviets in Italia”. Il nuovo statuto del Fascio, approvato il 20 ottobre, prevede l'uso della violenza e di mezzi inconsueti, affermando che "i fasci non sono legalitari ad ogni costo, nè illegaritari a priori". Da “esiguo gruppo di animosi” il gruppo andrà sempre più ingrossandosi, fino a diventare, dopo l’eccidio di Palazzo d’Accursio (21 novembre 1920), “il Fascio proporzionalmente più numeroso d’Italia”. Tra i mesi di marzo e giugno 1921, fasci di combattimento sorgeranno in tutta la provincia. Nel volgere di poche settimane gli squadristi passeranno all'attacco delle sedi operaie e promuoveranno feroci spedizioni punitive contro i socialisti. Il Fascio bolognese farà suo il motto di quello triestino: "Pronti ad uccidere, pronti a morire". Secondo l'amico Torquato Nanni, Arpinati sarà "il primo, il più metodico, il più violento, il più inesorabile degli squadristi bolognesi". Nel pieno delle polemiche interne al movimento fascista dell’estate 1921 Benito Mussolini riconoscerà ad Arpinati - piuttosto che a Grandi - il merito della rifondazione, dopo aver sudato “sette camicie prima di arrivare a combinare un Fascio degno di questo nome”.dettagli
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25 ottobre 1920Il concordato Paglia-CaldaDopo diversi mesi di lotte viene firmato l'accordo tra le varie componenti dei lavoratori agricoli (mezzadri, coloni, braccianti) e gli agrari. Sarà noto come il concordato Paglia-Calda, dai nomi di Calisto Paglia, presidente degli agrari, e Alberto Calda (1878-1933), legale della Federterra. L'accordo prevede un riparto favorevole ai mezzadri (60-65%) e migliori tariffe per i braccianti. L'istituto mezzadrile risulta radicalmente modificato: il rapporto del colono con la proprietà “è stabilito su una linea di parità” (Dondi). Vengono fissati alcuni doveri degli imprenditori agricoli, quali la fornitura dell'abitazione alla famiglia mezzadrile, la fornitura dell'acqua potabile e degli attrezzi, l'anticipo di somme per le sementi, i trasporti, la manodopera aggiuntiva. La grande maggioranza dei proprietari terrieri giudica l'accordo distruttivo dell'istituto mezzadrile. Il governo è accusato di favorire i socialisti. I fascisti di Arpinati rigettano subito il concordato. Il 25 ottobre stesso compaiono armati nei comuni di San Lazzaro e Ozzano, sequestrano alcune bandiere rosse dalle locali case del popolo e, una volta tornati a Bologna, le bruciano in via Indipendenza, scaricando in aria le loro rivoltelle, senza che la polizia intervenga. Le azioni squadristiche vengono presentate come “risposte patriottiche alla faziosità degli estremisti rossi”. Ma i dirigenti socialisti e popolari per il momento non sembrano preoccuparsi più di tanto. Il concordato Paglia-Calda, in gran parte disatteso dai proprietari terrieri, sarà abrogato illegalmente dal Prefetto di Bologna il 30 luglio 1923, dopo la definitiva vittoria del fascismo.dettagli
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31 ottobre 1920Il ferroviere Gnudi eletto sindacoAlle elezioni amministrative i socialisti perdono 1.800 voti in città rispetto alle elezioni precedenti, ma confermano 48 consiglieri. I conservatori si presentano uniti nel comitato Pace, libertà, lavoro, raccolto dal clinico Giuseppe Ruggi. Vi aderiscono liberali moderati, quali Giuseppe Tanari e Frank de Morsier, radicali come Aldo Oviglio, ex combattenti come Angelo Manaresi, nazionalisti e personalità accademiche (oltre a Ruggi anche Umberto Puppini e Cesare Colliva). Il "blocco della paura", protetto durante i comizi dalle squadre del Fascio di combattimento, ottiene lo stesso numero di voti ottenuti nel 1919 dal binomio liberali-combattenti ed elegge solo dodici consiglieri. Travolgente è il successo socialista nella provincia: i "rossi" conquistano 55 comuni su 61 e 48 seggi contro 3 nel Consiglio provinciale. In 33 comuni sono sia maggioranza che minoranza. Il nuovo consiglio municipale elegge alla carica di sindaco il ferroviere Enio Gnudi (1893-1949), socialista della corrente comunista, in sostituzione di Francesco Zanardi, divenuto deputato.dettagli
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4 novembre 1920Il periodico fascista "L'Assalto"In occasione del secondo anniversario della Vittoria nella grande guerra esce il primo numero de “L'Assalto”. Creato dal giornalista dannunziano Nanni Leone Castelli, diviene dal secondo numero il periodico del Fascio bolognese di Combattimento guidato da Leandro Arpinati. In seguito è controllato dal segretario regionale del partito fascista Dino Grandi. Autodefinitosi "giornale-battaglia" è l'organo portavoce della fronda emiliana contro la linea moderata di Mussolini nei confronti dei socialisti. Fin dal primo numero si legge questo proclama: "Ognuno deve armarsi e decidere. O coi bolscevichi o con noi. La guerra civile, che il Governo e i bolscevichi hanno voluto, noi l'accettiamo e la faremo tutta quanta e tutta in fondo, senza quartiere e senza pietà". Alla direzione del periodico si alterneranno politici e giornalisti: Gino Baroncini, Giorgio Pini, Leo Longanesi e altri. Durante la RSI "L'Assalto", divenuto quindicinale della X Legio, sarà diretto dal Rettore dell’Università Goffredo Coppola. Tra i collaboratori annovererà i giovani Agostino Bignardi, Renzo Renzi, Enzo Biagi.dettagli
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4 novembre 1920Assalto alla Camera del LavoroFascisti, nazionalisti e ex combattenti celebrano l'anniversario della Vittoria. Al mattino squadre di camicie nere percorrono la città costringendo i commercianti a non aprire i negozi. Alcuni facinorosi invadono la sede dell'Amministrazione provinciale, poi forzano il portone di Palazzo del Podestà e fanno suonare il campanone. Nel pomeriggio, dopo la manifestazione autorizzata al Teatro Comunale, un corteo, con molti ufficiali in divisa, penetra in palazzo d'Accursio per esporre il tricolore. Intanto intorno alla piazza vengono fermate e imbandierate alcune vetture tranviarie. Ai guidatori che abbandonano il servizio per protesta si sostituiscono fascisti, che scorazzano per la città, finchè non viene interrotta l'alimentazione elettrica. La sera un gruppo di fascisti e nazionalisti, capeggiati da Dino Zanetti e Attilio Pappalardo, assaltano a colpi di pistola la Camera del Lavoro in via D'Azeglio 43. Il segretario Ercole Bucco (1886-1944), in previsione di manifestazioni antisindacali, ha fatto venire da Imola un gruppo di "guardie rosse" armate, al comando dell'on. Quarantini, per difendere la sede. Il tentativo di autodifesa cade però nel ridicolo: all'ultimo momento il segretario, terrorizzato, decide di far nascondere le armi in cantina e chiede l'intervento della polizia. Il questore filofascista Poli - sarà definito dall'avv. Mastellari l'interprete dei patrioti bolognesi - fa perquisire i locali e, trovate le armi, fa arrestare gli occupanti socialisti, compresi i deputati presenti. Per scagionarsi, Bucco addossa alla moglie la responsabilità della presenza di bombe e rivoltelle nella sede sindacale. Nella notte i fascisti indisturbati possono mettere a sacco i locali. L'on. Matteotti denuncerà alla Camera i fatti di Bologna, sottolineando la connivenza delle forze dell'ordine con gli assalitori. La grave umiliazione subita nella notte tra il 4 e il 5 novembre sarà considerata l'inizio della fine del socialismo bolognese (Alberghi).dettagli
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14 novembre 1920Il settimanale "Il Comunista" diretto da Nicola BombacciEsce a Bologna il primo numero del settimanale “Il Comunista”, organo della frazione comunista del Partito Socialista. Sarà pubblicato a Imola fino al 9 gennaio 1921, sotto la direzione di Nicola Bombacci (1879-1944). Dal 30 gennaio 1921 uscirà a Milano con cadenza bisettimanale e diventerà l’organo centrale del PCd’I. Nell’ultimo anno sarà diretto a Roma da Palmiro Togliatti. Cesserà le pubblicazioni il 28 ottobre 1922, giorno della Marcia su Roma, dopo la devastazione della sede e della tipografia da parte delle camicie nere. Il primo direttore del “Comunista” Nicola Bombacci è un romagnolo di Civitella come Leandro Arpinati ed è maestro di scuola e pubblicista come Benito Mussolini. Assoluto protagonista del biennio rosso, è uno dei maggiori rappresentanti della frazione Comunista del PS assieme a Bordiga e Gramsci. Fautore dei soviet, amico di Lenin, parteciperà alla scissione di Livorno del 1921. Nel 1927 sarà espulso dal Partito Comunista “per indegnità politica”. Negli anni Trenta si avvicinerà al fascismo e dirigerà la rivista “La Verità”, finanziata dal Minculpop. Sarà con Mussolini a Salò, sognando un ritorno alle origini rivoluzionarie e socialiste del fascismo, e accanto al Duce troverà la morte a Dongo per mano dei partigiani.dettagli
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21 novembre 1920Eccidio di Palazzo d'AccursioIl 21 novembre, in Piazza Maggiore, i socialisti festeggiano la vittoria elettorale e l'elezione a sindaco di Enio Gnudi (1893-1947), dirigente sindacale e rappresentante della corrente massimalista del PSI. Nei giorni precedenti i fascisti, guidati da Leandro Arpinati e Arconovaldo Bonaccorsi, hanno promesso lo scontro con manifesti provocatori: vogliono impedire ai socialisti di "issare il loro cencio rosso sul palazzo comunale". Hanno annunciato per domenica una "grande prova in nome dell'Italia". Provenienti da via Rizzoli e dall'Archiginnasio, assieme ad alcuni rinforzi da Ferrara guidati dallo squadrista-futurista Olao Gaggioli, circa trecento fascisti armati sono bloccati dalla Guardia Regia in Piazza Nettuno. Dalla parte del caffè Grande Italia, all'angolo tra piazza Nettuno e via Rizzoli, vengono sparati colpi d'arma da fuoco. La folla terrorizzata cerca di fuggire nel cortile di Palazzo d'Accursio, ma le "guardie rosse", un gruppo di armati comunisti e massimalisti, che presidiano il palazzo, chiudono il portone e gettano dall'alto alcune bombe a mano. E' una strage: si contano 10 morti e 58 feriti, tutti socialisti, in maggioranza per colpi d'arma da fuoco. Un giovane di sedici anni di Casalecchio, Ettore Masetti, è colpito al ventre da una pallottola e morirà dopo tre mesi di agonia. Dopo una decina di minuti di spari e scoppi, nella piazza vuota, ricoperta di ombrelli, bastoni e cappelli, rimangono solo i cadaveri, che i pompieri ricoprono di teli. Intanto nell'aula consiliare un uomo, che rimarrà sconosciuto, spara dal settore riservato al pubblico contro i consiglieri di minoranza: l'avvocato Cesare Colliva riceve due proiettili in faccia, mentre l'avvocato Giulio Giordani, mutilato di guerra, è ferito a morte. Anche in via Riva Reno, fuori dall'Ospedale Maggiore, dove Giordani è trasportato, scoppia una sparatoria e gli infermieri lasciano il ferito su un muretto al bordo del canale, rifiutandosi di entrare in ospedale. Giordani sarà considerato il primo grande martire della rivoluzione fascista. La salma sarà esposta in un'aula del tribunale e vegliata da picchetti di camicie nere armate. I funerali, celebrati il 23 novembre, vedranno sfilare i fascisti con il gonfalone del comune, tra due imponenti ali di folla. Al consigliere ucciso sarà in seguito intitolata la piazza davanti al tribunale. La giunta neoeletta di Gnudi sarà costretta a ritirarsi senza essersi insediata, sostituita dal commissario prefettizio Vittorio Ferrero, che rimarrà in carica fino al marzo 1923. La polizia arresterà circa duecento socialisti e nessun fascista, accreditando la tesi de "L'Avvenire d'Italia", che considera i "rossi" colpevoli dei fatti luttuosi. Il Tribunale di Milano condannerà nel 1923 in contumacia alcuni militanti comunisti. Nel dopoguerra Mario Missiroli e Libero Battistelli addosseranno la maggiore responsabilità dei fatti alle forze dell'ordine, che avrebbero provocato la strage per screditare i socialisti. Il tragico eccidio di Palazzo d'Accursio ha risonanza nazionale e segna l'inizio dell'ascesa fascista. Nella provincia più rossa il fascismo attechirà velocemente e da qui si diffonderà in tutta la pianura padana.dettagli
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24 novembre 1920Defezioni in massa dal sindacato400 impiegati comunali si dimettono dal sindacato di sinistra, seguiti alcuni giorni dopo dalle dattilografe avventizie. All'inizio di dicembre si staccano dalla Camera del Lavoro gli impiegati del dazio, i professori fuori ruolo, gli impiegati della Provincia, i vigili urbani, i funzionari delle opere pie. La Federazione dell'Ago invita le lavoratrici a lasciare la CdL, vista come un'organizzazione “guidata verso atteggiamenti di violenza e strage”. Una vera e propria emorragia di forze sindacali continua nelle settimane successive alla strage di Palazzo d'Accursio. Tra l'ottobre 1920 e il gennaio 1921 circa 20.000 iscritti lasciano la CdL socialista. Intanto viene costituita la Camera sindacale del Lavoro, che si definisce apolitica e contraria alla lotta di classe e gestisce un ufficio di collocamento alternativo alla CdL presso la sede del Fascio.dettagli
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25 novembre 1920Si insedia il commissario prefettizioIl commissario prefettizio Vittorio Ferrero si insedia a governo della città, dopo la strage di Palazzo d'Accursio, al posto della giunta socialista eletta legalmente. Vi rimarrà sino al 4 marzo 1923, quando lascerà il posto al sindaco fascista Umberto Puppini. Durante il suo mandato, il commissario interviene con mano pesante in diversi campi: dall'istruzione all'assistenza, dall'edilità alla sicurezza, segnando, in tutta la sua azione, una netta discontinuità con la precedente amministrazione socialista. E' drasticamente ridotto il servizio scolastico, con la soppressione di 34 classi. Oltre alla riduzione dell'organico, è attuata la sostituzione delle maestre con ex combattenti e mutilati. Sono privilegiati gli asili privati rispetto a quelli comunali, riservati esclusivamente ai bambini bisognosi. Vengono ridotte "al minimo" le scuole serali, strumento di educazione popolare, mentre un taglio drastico subiscono le spese per la refezione scolastica. Infine è praticamente abolita la figura dell'insegnante supplente, giudicato il vero "cancro" del bilancio comunale. Altri servizi pubblici che Ferrero provvede a ridurre, licenziando i dipendenti, sono la lavanderia, i bagni pubblici, il forno del pane. In generale al servizio municipale è preferito il ricorso all'appalto privato.dettagli
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28 novembre 1920Convegno dei frazionisti a ImolaIl 28 e 29 novembre si tiene a Imola un convegno dell'ala frazionista del PSI. Vi partecipano anche i delegati di molti comuni della provincia, come Castel del Rio, Castel Guelfo, Ozzano, Porretta Terme, quasi tutti conquistati dai socialisti alle recenti elezioni amministrative. Tra le varie deliberazioni del convegno vi è la proposta di cambiare il nome del PSI in Partito Comunista d'Italia. E' inoltre dichiarata l'incompatibilità tra l'adesione all'Internazionale socialista e la presenza nel partito di una corrente riformista. Durante il convegno Antonio Gramsci (1891-1937) interviene per l'unità della frazione e spinge per la scissione dei comunisti dai socialdemocratici. Sulla base delle decisioni prese a Imola, nel gennaio 1921, durante il congresso nazionale del PSI a Livorno, la corrente massimalista dei comunisti puri, guidata da Gramsci, Terracini e Bordiga fonderà il Partito comunista.dettagli
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2 dicembre 1920L'Opera Pia Cassoli GuastavillaniE' emanato il decreto Reale di costituzione dell'Opera Pia Virginia Cassoli Guastavillani e Giulia Cassoli. Sorge per volontà del conte Rinaldo Cassoli, ultimo erede della nobile famiglia bolognese Guastavillani. Il benefico istituto ha come scopo la creazione di una struttura assistenziale per bambini poveri e di gracile costituzione nella bella e imponente villa rinascimentale con torri agli angoli costruita nel '500 sui colli di Barbiano dal cardinale Filippo Guastavillani, nipote di papa Gregorio XIII. L'Istituto di Barbiano comincerà ad accogliere i bambini dal 1927. Subirà gravi danni durante la seconda guerra mondiale. Un bombardamento lo renderà inutilizzabile per oltre un terzo. La villa sarà completamente ricostruita entro il 1947 e diventerà un sanatorio per la profilassi antitubercolare (l’Istituo Profilattico di Barbiano). Il convitto rimarrà in funzione fino alla metà degli anni Settanta, con una capacità di circa 120 letti occupati da ragazzi ammessi dagli Istituti Nazionali della Previdenza Sociale e dal Consorzio Provinciale Antitubercolare.dettagli
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7 dicembre 1920Spedizione punitiva degli squadristi di Baroncini a Castel San PietroA Castel San Pietro un ex ufficiale è malmenato dai socialisti mentre affigge manifesti fascisti. Nel pomeriggio una squadra di circa 150 fascisti comandata da Gino Baroncini e Augusto Alvisi, proveniente da Bologna su quattro camion, assale e danneggia il municipio, la camera del lavoro e la sede della lega contadina di Castel San Pietro. Il materiale d'archivio sequestrato, le bandiere rosse e i ritratti di Lenin vengono portati in piazza Maggiore a Bologna e dati alle fiamme, inaugurando un rito, che diverrà ricorrente dopo le spedizioni punitive degli squadristi. Legato inizialmente a Dino Grandi e agli agrari, l'imolese Baroncini (1893-1970), ragioniere e impiegato dell'Agraria, è "secondo per autorevolezza e comando nel fascio bolognese" dopo Arpinati. Particolarmente violento e coraggioso, ma anche abile e astuto organizzatore, è uno dei più tenaci oppositori di ogni compromesso con i socialisti. Per il prefetto Mori “rappresenta la concezione agraria proclive alla violenza se necessaria alla difesa degli interessi degli agricoltori”. Guiderà altre clamorose spedizioni punitive: il 4 aprile 1922 a Porretta, il 13 ottobre a Molinella. Verrà emarginato dal partito fascista dopo il 1923, per le sue posizioni troppo radicali.dettagli
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9 dicembre 1920Il Circolo di Azione cattolica "Leone XIII"Nella chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore, alla presenza del parroco e di una trentina di giovani delle parrocchie di S. Giuliano, SS. Trinità e S. Caterina viene fondato il circolo della Gioventù Cattolica intitolato a papa Leone XIII. Negli anni diventerà uno dei più importanti centri dell'Azione cattolica a Bologna, “fertilissimo vivaio di cristiani e di cittadini”, grazie soprattutto all'impulso di Giovanni Moruzzi, fondatore, con Fulvio Milani, del Partito Popolare nel capoluogo felsineo. Il circolo sarà ricco di attività religiose e formative, ma anche culturali e ricreative: dalla schola cantorum alla filodrammatica, “complesso valido e affiatato composto di ottimi elementi”. Qui si formeranno, accomunati dalla “stessa impronta, il medesimo carattere, un'uguale fermezza nelle idee” uomini eminenti in ambito religioso, attivisti del sindacato cattolico, dirigenti della Democrazia Cristiana. Tra essi Alfonso Melloni, Angelo e Carlo Salizzoni, Giovanni Bersani, Fernando Felicori, Giovanni Elkan e Giuseppe Coccolini. Nel 1967 all'interno dell'Associazione nascerà il Coro Leone, con lo scopo di conservare e diffondere il patrimonio dei canti popolari italiani.dettagli
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18 dicembre 1920Aggrediti due deputati a Bologna. Eccidio del Castello a FerraraIl 18 dicembre i deputati socialisti Genuzio Bentini (1874-1943) e Adelmo Niccolai (1885-1948), difensori di un gruppo di braccianti accusati di violenze a Trebbo di Reno, vengono bastonati da una squadra di fascisti davanti al tribunale di Bologna. "Dopo una ripugnante e bestiale scena protrattasi per qualche tempo", Niccolai e l'anziana madre, accorsa in suo aiuto, sono accompagnati a casa "pesti e sanguinanti". Per l'aggressione ai due parlamentari vengono fermati alcuni giovani squadristi, ma Leandro Arpinati, reggente del Fascio, si fa arrestare al loro posto. Verrà rilasciato dopo due giorni. In un comunicato i fascisti proclamano che continueranno ad usare la violenza contro i responsabili del PUS - i socialisti ufficiali, considerati liquido infetto - finchè non cesseranno le denigrazioni nei loro confronti dentro e fuori il Parlamento. Il bellicoso proposito trova conferma il 20 dicembre a Ferrara, dove Niccolai ricopre l'incarico di Presidente del Consiglio provinciale. Qui un gruppo di socialisti, accorsi per protestare contro l'aggressione di Bologna, si imbattono in alcuni fascisti, che commemorano la morte violenta dell'avv. Giulio Giordani, avvenuta anch'essa nel capoluogo regionale il 21 novembre precedente. Nel largo davanti al Teatro si comincia a sparare. “Colpi micidiali” partono anche dall'alto del Castello, sede dell'Amministrazione provinciale. Cadono i fascisti Franco Gozzi, Natalino Magnani e Giorgio Pagnoni. Per le ferite riportate moriranno in seguito il fascista Giuseppe Salani e i socialisti Giovanni Mirella e Giuseppe Galassi. I funerali delle vittime diventano una dimostrazione di forza e “il trampolino di lancio dell‘offensiva fascista“: vi partecipano circa 14 mila persone e le 2.000 camicie nere presenti sfilano per il centro della città estense, cantando inni e tenendo vari comizi. Le spoglie dello studente Natalino Magnani, uno dei primi e più giovani “martiri della rivoluzione fascista”, ucciso - secondo la lapide commemorativa del cimitero di Lavezzola - da “vili briachi d'odio e di vino”, verranno accolte nel sacrario della Certosa di Bologna.dettagli
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21 dicembre 1920Aggressioni all'onorevole ZanardiMentre si trova nella sede dell'Ente Autonomo dei Consumi, l'ex sindaco socialista Francesco Zanardi (1873-1954), chiamato dai nazionalisti "al sindacaz", viene aggredito e sequestrato da una squadra di fascisti - tra essi anche il futuro podestà Mario Agnoli - che lo costringe a sottoscrivere dichiarazioni patriottiche e gli intima di lasciare Bologna. L'aggressione si ripeterà il successivo 16 gennaio: i fascisti lo obbligheranno a lasciare gli uffici assieme alla moglie, con insulti e lanci di monetine. Zanardi sarà indotto a trasferirsi a Roma nel 1922, dopo la scomparsa del figlio Libero, deceduto a seguito delle percosse subite in un agguato squadrista. La polizia fascista non mancherà a più riprese di rilevare il suo "orientamento antifascista, irriducibile, acido e insidioso". L'Ente Autonomo dei Consumi, sua creatura, subirà il sistematico assalto dei fascisti e finirà sotto il completo controllo del ras Arpinati, attraverso il cognato Riccardo Muzzioli.dettagli
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28 dicembre 1920La borghesia finanzia il Fascio di combattimentoIl Questore comunica al Prefetto che l'Associazione bolognese di difesa sociale ha versato 100.000 lire al Fascio di combattimento di Bologna, che in questo periodo sta ricevendo l'adesione di molti ex arditi, legionari e nazionalisti. L'Associazione di difesa sociale (o civile) si è costituita nel capoluogo dopo il grande sciopero seguito all'eccidio di Decima, con l'intento di "porre fine con tutti i modi più risoluti ad un succedersi di cose intollerabili e rovinose". Dietro di essa vi sono i principali esponenti della borghesia conservatrice, dal liberale Tanari al nazionalista Ghigi. L'organizzatore delle squadre d'azione, Leandro Arpinati, considera la borghesia bolognese "apatica e vile", ma non ne disdegna il denaro, ritenuto "tanto necessario alla nostra battaglia".dettagli