Restauri in Santo Stefano
Profondi restauri - compresi in un periodo che va dal 1911 al 1925 - interessano il complesso delle Sette chiese di Santo Stefano. Fanno seguito a quelli, altrettanto radicali, dell’Ottocento condotti soprattutto dall’ing. Faccioli.
Gli interventi appaiono ispirati “da un malinteso senso archeologico”, che ha come obiettivo quello di “disseppellire, con scavi e demolizioni, le mitiche tracce paleocristiane” (Fanti) del complesso.
Gli interventi nelle chiese della S.S. Trinità e in quella del Crocifisso sono promossi da mons. Giulio Belvederi e condotti dall’ing. Edoardo Collamarini, allievo e seguace di Rubbiani.
Il progetto è definito dal Soprintendente alle Belle Arti Corsini “geniale” dal punto di vista ricostruttivo, ma “dannoso” dal punto di vista dell’archeologia e della storia, per la soppressione di molte vestigia, databili tra il XIV e il XVIII secolo.
La commissione ministeriale, incaricata di autorizzare la prosecuzione dei lavori, sarà comunque messa di fronte al fatto compiuto delle ricostruzioni.
I restauri del complesso si concluderanno nel 1925, con l’apposizione nel chiostro romanico di 64 lapidi ai caduti della grande guerra, realizzate con il contributo della Casa Reale e di vari enti pubblici e privati.
- Marco Antonini, Raffaele Faccioli tra restauro e invenzione, in: "Strenna storica bolognese", 2001, P. 15-26
- Carolina Di Biase, I restauratori ottocenteschi e S. Stefano a Bologna, in Alfonso Rubbiani e la cultura del restauro nel suo tempo (1880-1915), atti delle Giornate di studio, Bologna, 12-14 novembre 1981, a cura di Livia Bertelli e Otello Mazzei, Milano, Angeli, 1986, pp. 117-138
- Mario Fanti, S. Stefano di Bologna, in: Monasteri benedettini in Emilia Romagna, a cura di Giovanni Spinelli, Milano, Silvana, 1980, p. 151
- Guido Zucchini, La verità sui restauri bolognesi, Bologna, Tipografia Luigi Parma, 1959, pp. 104-105