Romeo Galli, presidente della Banca Cooperativa Imolese, e Giulio Miceti (1893-1986), esponente socialista e futuro sindaco di Imola, promuovono, assieme a nove operai meccanici disoccupati, la costituzione della Società Cooperativa Meccanici di Imola (SACMI).

In via Manfredi, in una vecchia palestra affittata dal Comune, sarà impiantata una officina per la riparazione di "locomobili, trebbiatrici e macchine agricole e vinicole". Miceti verrà nominato amministratore.

Durante il fascismo l’officina sarà trasferita in viale Crispi, nella vecchia sede della Cooperativa Ceramica. Nonostante la grave crisi economica in corso, la SACMI donerà una grossa cifra per la costruzione del sanatorio di Montecatone, inaugurato nell’ottobre del 1936.

Le difficoltà dell’azienda verranno mitigate dalla messa a punto di una macchina lavatrice e spazzolatrice per gli agrumi e di macchine impastatrici per l’industria alimentare. Nel 1938 il fatturato supererà il milione di lire e alla vigilia della seconda guerra mondiale si conteranno oltre 60 dipendenti.

La produzione cesserà completamente durante il conflitto, l’officina verrà smantellata e le macchine nascoste nei cascinali attorno a Imola. Gli operai rimarranno disoccupati fino alla Liberazione.

La ripresa sarà segnata dalla produzione di nuove presse per piastrelle ceramiche e di presse per tappi a corona. Le lavorazioni più tradizionali continueranno in percentuale inferiore.

Negli anni Sessanta la SACMI conoscerà un “vero e proprio decollo”, attuando “una forte politica di promozione commerciale e diversificazione della produzione” (Baglioni, Catino). Entro la fine del secolo sarà leader mondiale nel settore dei macchinari per l’industria ceramica.