A Fiume con D'Annunzio
Gabriele D'Annunzio (1863-1938), alla testa di oltre mille uomini - ex combattenti, esponenti nazionalisti, mazziniani, futuristi, sindacalisti rivoluzionari e anche alcuni reparti dell'Esercito - occupa la città croata di Fiume (Rijeka), con l'intento di proclamarne l'annessione all’Italia.
Essa diverrà per sedici mesi “Reggenza italiana del Carnaro”, un piccolo stato indipendente non riconosciuto dal governo italiano.
L'impresa fiumana è vissuta da molti come una prosecuzione dell'ideale irredentista o come una riedizione delle “radiose giornate di maggio”.
Il 13 settembre dalla Società Dante Alighieri di Bologna viene inviato “con l’animo colmo di commozione” un messaggio di solidarietà a “Fiume gemma d’Italia nella sua grande ora”.
Alcuni degli “eroici volontari” sono partiti dal capoluogo emiliano. Tra essi Giancarlo Nannini (1899-1922), già ferito e decorato nella grande guerra, considerato “fiore e speranza dell'ateneo bolognese”, che morirà il 20 ottobre 1920 durante la preparazione della marcia su Roma e sarà celebrato come uno dei martiri della rivoluzione fascista.
Volontario a Fiume è anche Luigi Jacchia (1902-?), figlio di Eugenio, massimo esponente della massoneria bolognese. Nel 1920 avrà l'incarico di aprire a Bologna l'Ufficio di rappresentanza del movimento dannunziano. Aderente al Fascio di combattimento di Arpinati, ne uscirà pochi mesi dopo per passare all'antifascismo.
Tra i legionari vi è anche il giornalista Giovanni Leone Castelli, detto Nanni, originario di Foggia, che nel 1920, durante il servizio militare a Bologna, fonderà il giornale “L'Assalto”, organo del fascismo locale. In seguito emigrerà in America e nel 1921 pubblicherà a Montreal il periodico “Le Fiamme d'Italia”.
Il 17 settembre le associazioni patriottiche bolognesi costituiscono un Comitato di soccorso pro Fiume italiana, che ha il compito di raccogliere fondi a sostegno dell’iniziativa dannunziana e di organizzare manifestazioni per l’annessione.
Viene emesso un comunicato che plaude “all’ardito volere di pochi” che si ribellano alla ragion di stato “per la più grande disciplina del sentimento e della volontà nazionale”.
Il 20 settembre, al contrario, le direzioni del Partito Socialista e della CGdL condannano l’occupazione fiumana, definita il colpo di mano di “una avventuriero della guerra”.
I socialisti esortano i lavoratori a tenersi pronti ad agire per la sicurezza e la difesa della pace, contro un regime di sfruttamento e di violenza “che ogni giorno mette in pericolo il progresso e lo sviluppo dell’umanità e della civiltà”.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. 1., Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, p. 350
- Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 282
- Miguel Gotor, L'Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon, Torino, Einaudi, 2019, p. 38
- Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma. (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 66-69
- Renato Traquandi, Cento foglie d'edera. Saggio storico, Buccino (SA), BookSprint, 2012