Scioperi e disordini contro il carovita
In molte città italiane vi sono accese dimostrazioni contro il carovita. All'inizio di luglio gravi tumulti coinvolgono anche Bologna e la Romagna.
Il 30 giugno a Forlì, per protesta “contro l'esorbitanza dei prezzi”, vengono assaltate diverse botteghe. Da un negozio di scarpe sottoposto a saccheggio il proprietario spara sui dimostranti ferendone alcuni.
In poco tempo in città si scatena un caos generale: le fabbriche si svuotano degli operai e molti negozi di alimentari e di vestiario sono presi di mira. Le merci sottratte vengono consegnate a istituti di beneficenza e alla camera del lavoro. Il giorno dopo “tutti i negozi, le trattorie, gli alberghi” rimangono chiusi.
A Ravenna la popolazione impone “la vendita delle verdure, del pesce, della frutta, delle uova e del formaggio a metà prezzo” e obbliga i commercianti che hanno chiuso i negozi a riaprirli. In una drogheria i dimostranti asportano “vini di lusso, liquori e generi coloniali”. L'intervento della forza pubblica impedisce l'estendersi degli espropri.
Il 2 luglio a Imola al mercato delle erbe le ortolane abbandonano i loro prodotti all'arrivo dei manifestanti, mentre in una drogheria sulla via Emilia è effettuato "un grandioso saccheggio". Molti commercianti accettano di vendere a prezzi ribassati del 50 percento.
Il pomeriggio seguente sul prato delle scuole Carducci-Alberghetti si tiene un affollato comizio socialista, al termine del quale l'oratore Silvio Alvisi invita la gente alla calma e annuncia la fine dello sciopero.
Ma poco dopo “elementi indisciplinati” scatenano tafferugli lungo le strade cittadine, ai quali seguono cariche della cavalleria. I carabinieri e gli agenti di polizia sparano almenno un centinaio di colpi d’arma da fuoco. Al termine degli scontri si contano cinque morti e una decina di feriti.
Il 3 luglio lo sciopero è esteso a Faenza, a Cesena e a tutta la Romagna, ma anche a Bologna, Firenze, Ancona, Pesaro. In molte zone i militari prendono parte al movimento, mentre lo stato appare del tutto incapace a contenerlo.
Le proteste contro il carovita sono però in generale prive di direzione politica e si esauriscono in pochi giorni. Il partito socialista e il sindacato sono colti di sorpresa dalle agitazioni e mantengono un atteggiamento prudente.
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- Sergio Flamigni, Luciano Marzocchi, Resistenza in Romagna. Antifascismo, partigiani e popolo in provincia di Forlì, Milano, La pietra, 1969, p. 13
- Luciano Forlani, Imola tra le due guerre, Imola, University Press Bologna, 1998, p. 48 sgg.
- Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 280
- Nazario Galassi, Il fascismo a Imola. 1914-1929, Imola, University Press Bologna, 1993, p. 71, 208
- Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, p. 195
- Enzo Santarelli, Origini del fascismo, 1911-1919, Urbino, Argalia, 1963, p. 257
- Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma. (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 53-55