Scissione della Camera sindacale
Il 15 dicembre il congresso provinciale delle leghe unitarie ratifica la scissione della Camera sindacale.
La separazione dalla CGdL dei sindacalisti rivoluzionari, guidati da Alceste De Ambris e Filippo Corridoni, è maturata durante il Congresso costitutivo dell'USI, tenuto a Modena dal 23 al 26 novembre.
A Bologna la nuova Camera del lavoro confederale (CGdL), egemonizzata dai socialisti riformisti - e alla quale aderisce organicamente la Federterra - conta 242 leghe e oltre 30,000 lavoratori organizzati. Primo segretario è il socialista Carlo Gaviglio. Avrà sede dal gennaio 1913 in via Cavaliera 22.
La vecchia Camera del Lavoro, con sede in Mura di Porta Lame, aderisce al sindacato anarchico USI (Unione Sindacale Italiana). E' guidata da Armando Borghi (1882-1968) di Castel Bolognese, leader sindacale dei calzolai, reduce dall'esilio a Parigi.
L'USI entrerà in crisi in occasione dell'intervento in guerra dell'Italia. Il prevalere della tesi neutralista, sostenuta dagli anarchici, provocherà una grave scissione interna, con l'uscita dei sindacalisti rivoluzionari favorevoli all'intervento.
Dopo la scissione la sede nazionale sarà trasferita a Bologna e verrà stampato un nuovo organo ufficiale. “Guerra di classe”.
Con l'arresto e il confino di Borghi e la partenza per il fronte del suo vice, Clodoveo Bonazzi (1890-1955), la camera del lavoro anarchica sospenderà di fatto la sua attività. Avrà una effimera ripresa nel dopoguerra, ma cesserà di funzionare del tutto tra il 1923 e il '24.
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