Gli scalpellini del Montovolo
E' inaugurata la teleferica (o filovia), che collega le cave di arenaria di Campolo con la canonica di Riola di Vergato. Le “grossissime corde di fili d'acciaio intrecciati” consentono ai carrelli carichi di pietra di scendere in paese in soli 12 minuti.
L'impianto si sviluppa per oltre due chilometri, per un dislivello di 200 metri. Funziona senza motore: i carrelli in discesa, pieni di blocchi d'arenaria, fanno risalire quelli vuoti.
Prima della filovia i carichi di pietre erano trascinati a Riola su zatteroni trainati da buoi. Così era stato trasportato, alcuni anni prima, il balcone della caserma Davia (poi Mameli) di Bologna, ricavato in un unico blocco di 70 quintali.
Il materiale delle cave di Orelia e Campolo viene estratto dal 1873: circa 200 mc all'anno di pietra lavorata. Si tratta di un'arenaria di buona qualità “non inferiore come pietra da costruzione al miglior macigno” (Scicli).
Il Montovolo con le sue ricche cave dà lavoro a tagliapietre e scalpellini fin dal Medioevo. Secondo lo storico Arturo Palmieri i maestri comacini, chiamati “muratori” o “marmocchi”, provenivano dalla Toscana, dove erano presenti (a Lucca, Pistoia, ecc.) già prima del 1300.
Nell'800 l'attività degli scalpellini ha assunto nella zona di Vimignano una dimensione industriale: poco dopo la metà del secolo, con l'inizio dei lavori per la costruzione della Ferrovia Porrettana, c'è stata una cospicua immigrazione da Varignana e la popolazione locale in pochi anni è più che raddoppiata.
Dalle cave di Campolo e Orelia usciranno tra '800 e '900 tanti lavori di prestigio: gran parte della Rocchetta Mattei, il Palazzo del Capitano della Montagna di Vergato, lo zoccolo del monumento di Carducci e il palazzo della Questura di Bologna, la stazione di Prato, la Casa del Fascio di Porretta, parte della chiusa del Reno e la chiesa di San Giovanni Battista a Casalecchio, il Mausoleo di Marconi a Pontecchio.
- Cesare Calisti, Gli scalpellini del Montovolo, in: Le case appenniniche come sedimentazione di una storia antropica nel percorso dell'architettura, Bologna, CLUEB, 1993, pp. 191-195
- Giuseppe Coccolini, Grizzana Morandi. Un comune nell'Appennino bolognese, Bologna, Re Enzo, 1999, pp. 127-142
- Paolo Guidotti, Le costruzioni dei maestri comacini nella montagna dal Duecento al Cinquecento, in: Il sogno della casa. Modi dell'abitare a Bologna dal Medioevo ad oggi, a cura di Renzo Renzi, Bologna, Cappelli, 1990 pp. 25-36
- La montagna sacra. Tutela conservazione e restauro del patrimonio culturale nel Comune di Grizzana, a cura di Rosalba D'Amico, Bologna, Alfa, 1983
- Maurizio Pozzi, Gli scalpellini del Montovolo. Storie di vita e di lavoro, fotografie di Aniceto Antilopi, in: "Nuèter", 21 (1995), pp. 353-384
- Oriano Tassinari Clò, Terra e gente di Vimignano, Anno Mariano 1987-88, nel II centenario di ricostruzione della Chiesa di San Lorenzo, Grizzana Morandi, Parrocchia di San Lorenzo di Vimignano, 1987, pp. 74-84
- Antonio Veggiani, Cave di pietra e scalpellini, in: Mestieri della terra e delle acque, s.l., Federazione delle Casse di Risparmio dell'Emilia e Romagna, 1979, p. 110-121
- Valerio Zanarini, Son tornati i maestri lombardi, in: "Nuèter", 35 (2009), pp. 170-192