Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1887Restauro del portico di San LucaTra il 1887 e il 1888 è effettuato, per opera di cittadini privati, il primo restauro generale del portico di San Luca, nel tratto tra il Meloncello e la basilica. La pavimentazione originale è sostituita dalla più duratura “pietra di Luserna”, una roccia proveniente dal Piemonte, molto adatta ad essere ridotta in lastre. Gli stessi portici sono interamente restaurati. Il tratto da Porta Saragozza al Meloncello sarà oggetto di lavori di restauro attorno al 1903. In particolare sarà sostituito l'antico, scomodo selciato fatto con sassi del Reno. La zona diventerà una delle preferite per le passeggiate fuori dalle mura e sarà chiamata "la Nizza di Bologna". La posa della prima pietra del lungo portico di San Luca, diviso in 666 archi, che conduce senza interruzioni da Porta Saragozza al Colle della Guardia, avvenne il 28 giugno 1674, all'altezza di via degli Orbi (poi via Turati). Tra i donatori iniziali figuravano società di arti e mestieri, confraternite, comunità del contado, nobili, ma anche commedianti e servitori.dettagli
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1887Isolamento della torre GarisendaLa torre Garisenda è isolata dalle casupole e botteghe che la cingono. La base viene rivestita di bugne di selenite. Il restauro, che riporta in luce anche l'antico ingresso, è a cura dell'arch. Tito Azzolini (1837-1907).dettagli
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1887Lo scandalo VillariIl professore Emilio Villari, cattedratico di Fisica e direttore del periodico “L’università”, vende quasi un migliaio di strumenti del suo laboratorio, da lui giudicati antiquati, per finanziare nuove ricerche. Viene duramente contestato dagli studenti, che fanno notare come la collezione fosse un patrimonio per la storia della scienza.dettagli
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1887Molinella caso limite della miseriaMolinella, il comune della provincia di Bologna con la più alta densità bracciantile, rappresenta un caso limite per la percentuale di persone povere. Secondo il censimento del 1881 ben 1.671 famiglie su 2.391 sono iscritte nell’elenco che viene predisposto per la beneficenza. Una relazione stilata nel 1887 dal sindaco Franchini, testimonia che tutti i braccianti concorrono a formare l’elenco dei poveri “nella espressione sua più dolorosa, più rattristante”. Le spese per la beneficenza si sono in pochi anni moltiplicate. Secondo il commissario regio, che nel 1892 descrive la cittadina, la situazione peggiora sempre più. Nessun ente locale ha spese assistenziali più alte. Molti, per disperazione, si danno al vino e anche per il suo consumo Molinella detiene un record: oltre 28 litri all'anno per abitante. Tra il 1886 e il 1887 il paese è coinvolto, assieme ad altri della Bassa, in numerose manifestazioni agricole, che hanno per scopo un miglioramento dell'orario (che nelle risaie è di 12 ore al giorno) e del salario. Ma non sempre le rivendicazioni hanno esito favorevole. A fermare gli scioperi intervengono le forze dell'ordine, che effettuano numerosi arresti, soprattutto durante le lotte del 1887.dettagli
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1887Edoardo Brizio professore di ArcheologiaEdoardo Brizio (1846-1907), archeologo e paletnologo torinese, assume l'incarico di Regio commissario per i Musei e gli scavi dell'Emilia e delle Marche, dopo la morte di Giovanni Gozzadini. E' già professore di Archeologia e Numismatica all'Università e direttore della sezione antica del Museo Civico. Le tre cariche saranno da ora in poi affidate assieme al professore di Archeologia, fino alla costituzione, nel 1924, di una Soprintendenza archeologica autonoma. Brizio è il primo a dare una sistemazione scientifica ai materiali rinvenuti nei numerosi scavi effettuati del bolognese. Dirigerà personalmente quelli del fondo Benacci-Caprara (1887-1888), dei Giardini Margherita (1887-1889), dell'Arsenale Militare (1888-1889), di Claterna (1887-1890) e Marzabotto (1888-1889), fino a quelli del cosiddetto "muro del Reno" (1894-1902) e di Villa Cassarini (1906-1907). Dominerà la scena delle ricerche archeologiche nel bolognese fino all'inizio del '900 e darà la sua impronta al Museo Civico, nuovamente inaugurato nel 1881.dettagli
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1887Villa Valmy venduta ai BenelliL'antica villa con grande parco a Borgo Panigale, che nel Settecento fu dei Lambertini e quindi di Antonio Gnudi, tesoriere papale, viene venduta nel 1887 alla famiglia Benelli. Negli anni precedenti ha conosciuto romantiche avventure e momenti di grande storia. Qui nel 1796, durante la campagna di Napoleone in Italia, fu ospitato il generale François-Christophe Kellermann, l'eroe di Valmy, cantato anche da Carducci in una delle sue Rime nuove: - Viva la Patria - Kellermann, levatala spada in tra i cannoni, urla, serratede' sanculotti l'epiche colonne Nell'occasione il duca francese conobbe Teresa Gnudi, “bellissima fra le belle donne” di Bologna e sposa infelice del conte Filippo Aldrovandi. I due si innamorarono di un amore “vero e ardente” e fuggirono assieme a Parigi. Con l'aiuto del ministro Aldini, ottennero l'annullamento dell'unione con l'Aldrovandi e si sposarono con il rito civile. Il matrimonio in Francia, dal quale nacquero tre figli, fu in seguito oggetto di grandi controversie giudiziarie e venne infine annullato, lasciando Teresa e gli illegittimi in grande difficoltà. Il nome Valmy passò e rimase alla villa di Borgo Panigale. Essa era ancora di proprietà del nipote di Kellermann quando nel 1849 il generale von Wimpffen vi pose il quartier generale del contingente austriaco che assediava Bologna, bombardandola pesantemente. Vi andarono i delegati del popolo, che da lui ricevettero condizioni di resa molto pesanti. Vi andò l'anziano arcivescovo Oppizzoni, che ottenne invece richieste più miti. All'interno della villa c'è una sala trasformata da Vincenzo Martinelli in un finto pergolato: nell'oculo al centro una figura femminile è portata in trionfo dagli angeli su una nube: vedervi ritratta la meravigliosa Teresa di Valmy è forse solo una fantasia poetica.dettagli
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1887Il Laboratorio pirotecnicoIl Laboratorio pirotecnico militare (o Arsenale d'artiglieria) è installato, dal 1880, in una vasta area tra Porta Castiglione e Porta d'Azeglio, con l'obbiettivo di dotare le forze armate di un impianto posto al sicuro nelle retrovie, ma in grado di fornire rapidamente l'esercito in campagna. E' una delle attività produttive pubbliche con il maggiore numero di addetti a Bologna. Nel 1887 occupa 381 operai (erano 316 nel 1873, 119 femmine e 117 maschi) ed è in rapida espansione: alla fine del secolo, infatti, i dipendenti saranno oltre 1.000. L'Arsenale bolognese, assieme all'Officina ferroviaria, avrà il ruolo storico di "incubatore" delle competenze tecniche e imprenditoriali della zona: saranno numerosi gli operai specializzati e i tecnici che, fatta qui la gavetta, apriranno nuove imprese meccaniche a Bologna e provincia. Durante la Grande Guerra il Pirotecnico bolognese avrà il ruolo fondamentale di realizzare il munizionamento delle armi portatili dell'Esercito e il caricamento di inneschi e spolette per i proiettili dell'Artiglieria. Alla fine del conflitto gli operai occupati saranno ben 18.000, in gran parte donne, ma nel 1919, a seguito di massicci licenziamenti, saranno ridotti in pochi mesi a 2.750 unità. Negli anni Ottanta vi sono a Bologna altri grandi stabilimenti pubblici: la Manifattura Tabacchi, l'Officina delle Ferrovie Adriatiche, la fabbrica di proiettili per cannoni e mortai dei Prati di Caprara. In questo periodo la città vanta anche il primato regionale della meccanica, con un numero molto elevato di piccole e medie officine private e pubbliche (tra esse Calzoni, De Morsier e Barbieri).dettagli
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1887"Il diavolo del Sant'Ufficio" di Antonio ZanoliniLa ristampa, a cura del figlio Carlo, del romanzo Il diavolo del Sant'Ufficio di Antonio Zanolini (1791-1887), pubblicato una prima volta nel 1847, riscuote grande successo tra il pubblico bolognese. Zanolini è stato uno dei protagonisti del Risorgimento bolognese. Fu membro del Governo provvisorio durante i moti del 1831 e dopo il ritorno degli Austriaci visse in esilio a Parigi fino all’ "editto del perdono" di Pio IX nel 1846. Nel 1849, occupando la carica di podestà di Bologna, andò a Gaeta dal Papa assieme a Carlo Marsili per caldeggiare il mantenimento del sistema rappresentativo. Venne in seguito arrestato con il Ranuzzi. Dopo l'Unità fu parlamentare del Regno e a lungo consigliere comunale e provinciale a Bologna.dettagli
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1887Le fornaci GalottiLa ditta Galotti, proprietaria a Imola dal 1869 di fornaci di laterizi, distribuisce i suoi prodotti in buona parte della Romagna. Dotate “dei più recenti sistemi”, le sue fabbriche producono in notevole quantità, “curando nello stesso tempo la produzione di tegole vuote e mattoni forati all’uso di Marsiglia”. Nel 1887 l’azienda decide di ampliare l’attività con la costruzione a Bologna, nei pressi del Sostegno del Battiferro, di una moderna fornace con forno Hoffmann di forma anulare a sedici camere per cottura di laterizi a ciclo continuo. Le macchine per l'impasto delle argille e il confezionamento dei mattoni, importate dalla Francia, sono mosse da una potente macchina a vapore della ditta Tosi di Legnano. Il fondatore della società, Celeste Galotti, ha portato modifiche innovative ai forni, dotandoli di bocchettoni per il fumo e di una volta particolarmente adatta alla cottura delle tegole piane. Il terreno del Battiferro assicura un'argilla di buona qualità e la produzione aumenterà fino ad occupare circa 250 operai per tutto l'anno. Nel corso del '900 le fornaci Galotti a Bologna saranno sei, di cui quattro nella zona del canale Navile, le altre a Borgo Panigale e a Corticella. Nel 1907 sarà costituita la Società Anonima Galotti, impegnata, oltre che nella fabbricazione dei laterizi, anche negli appalti dell'edilizia pubblica e nella fornitura di energia elettrica.dettagli
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1887Ricostruzione della chiesa di Santa Maria del Carmine a RigosaTerminano i lavori di ricostruzione della chiesa di Santa Maria del Carmine a Rigosa, iniziati nel 1885 per volere del rettore don Pietro Fridiani ed eseguiti sotto la direzione dell’architetto Vincenzo Brighenti. L'antica chiesa risalente al tempo di Matilde di Canossa è stata girata verso oriente, con una nuova facciata sulla via Rigosa. La parte occidentale è stata rifatta dalle fondamenta, realizzando la cappella maggiore. Nell'abside è stato edificato il nuovo altare maggiore ed è stata ricavata una nicchia in stile rinascimentale per contenere la statua della Madonna del Carmine. Il nuovo edificio religioso risulta più alto e ampio. I lavori di restauro hanno interessato anche la canonica. Tra il 1912 e il 1924, per opera di don Alberto Matteuzzi, primo parroco di Rigosa, la chiesa sarà nuovamente ristrutturata all'interno e in facciata. Inoltre saranno edificate la sagrestia, la casa del campanaro e la sala parrocchiale. Alla parrocchia verranno annessi anche un asilo e una scuola.dettagli
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21 gennaio 1887Gli Orti GaragnaniIl consiglio comunale approva l'acquisto della zona tra via Galliera, mura di Porta Lame e via del Porto per edificare un nuovo quartiere, sulla base del Piano di ampliamento degli orti Garagnani, presentato nel novembre 1885. Denominata come Orto Poeti, oppure come Orti Garagnani - dal nome della famiglia, che la possiede da secoli - l'area comprende vasti appezzamenti di terreno entro le mura, coltivati a orto e giardino, e inoltre la villa padronale, stalle, magazzini e case. In questo settore è prevista una nuova urbanizzazione, riprendendo il progetto a suo tempo presentato da Coriolano Monti e in applicazione della Legge per il Risanamento di Napoli (gennaio 1885). L'operazione, che ha come scopo “di contribuire a facilitare le comunicazioni in quella parte ora quasi isolata di città”, diverrà uno dei capisaldi del Piano Regolatore del 4 febbraio 1889. Il nuovo insediamento è destinato ad ospitare case popolari, scuole, servizi assistenziali e ospedalieri. Verranno disegnate nuove strade e piazze, collegate all'arteria principale di via Indipendenza, i cui nomi saranno approvati dal consiglio nel novembre 1889: piazza XX Settembre, via Irnerio, via dei Mille, via Montebello, via Carlo Alberto. Al centro del quartiere del risanamento verrà disegnata piazza Umberto I, a forma rettangolare. Alcuni terreni degli Orti Garagnani - chiamati anche Prati dell'Eritrea o Prati Garagnani - rimarranno a lungo incolti e abbandonati, a disposizione di monelli e sportivi, ma anche “centro di un'attività vergognosa da parte di meretrici e forti frastuoni di voci, per lo più caratterizzate dal turpiloquio” (Samoggia). Vi sciameranno centinaia di bambini dal vicino oratorio salesiano di San Carlo, mentre i soci della Sempre Avanti! li utilizzeranno, almeno fino al 1929, per la ginnastica e l'atletica.dettagli
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3 febbraio 1887Manifestazioni contro la politica colonialeUna serie di manifestazioni promosse dai socialisti contestano la politica coloniale del governo, soprattutto dopo la sfortunata battaglia di Dogali (25-26 gennaio), durante la campagna di Etiopia. Qui una colonna di soldati italiani, inviata a sostegno del forte di Saati, è stata attaccata e travolta, dopo alcune ore di combattimenti, da forze abissine preponderanti. Il 3 febbraio Andrea Costa, in un discorso alla Camera, ricorda l'opposizione socialista all'avventura coloniale già dal 1885 e lancia un monito: “Cessate da questa impresa pazza e criminosa, richiamate le nostre truppe dall'Africa”. Lo stesso giorno nella sede della Società Operaia di Bologna si tiene una riunione per il ritiro delle truppe e una conferenza sul tema Questione Africana, con la partecipazione di Quirico Filopanti. Il 22 febbraio i caduti di Dogali saranno solennemente commemorati nella chiesa di San Francesco. I retori del colonialismo, considerato un'appendice del Risorgimento italiano, non perderanno l'occasione per avvolgere i soldati di Dogali in un'aura mitica.dettagli
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aprile 1887Mondine caricate alla baionetta a MinerbioUna manifestazione di mondine e braccianti di Minerbio è caricata all’arma bianca da carabinieri a cavallo nei pressi del ponte di Mazzolongo. Per mettersi in salvo, le risaiole sono costrette a gettarsi nel fiume. Cinque donne sono arrestate e processate per direttissima a Bologna, con pesanti condanne. Tra il 7 e il 9 aprile scendono per la prima volta in sciopero i braccianti di Castel Maggiore. Verso metà di maggio l'agitazione dei lavoratori agricoli coinvolge diversi comuni della Bassa bolognese: partendo da Baricella, si estende subito a Malalbergo, Molinella, Medicina, Minerbio. I braccianti si radunano e si spostano in massa da una risaia all'altra. Come l'anno precedente si susseguono interventi della forza pubblica, arresti e processi, mentre gli agrari non fanno concessioni.dettagli
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6 aprile 1887Treno inaugurale della linea ferroviaria tra Bologna e San Giovanni in PersicetoClamorosi festeggiamenti accompagnano l’inaugurazione del tronco ferroviario tra Bologna e San Giovanni in Persiceto, primo tratto della dibattuta linea Bologna-Verona. Il treno inaugurale, con autorità e invitati, sosta in tutte le stazioni in andata e ritorno. La locomotiva, contraddistinta con il numero 1016, è adornata con quattro bandiere tricolori e lo stemma di Persiceto. All'arrivo del convoglio a San Giovanni le bande musicali di Sant'Agata, San Felice sul Panaro e Persiceto intonano la marcia reale. Le autorità consumano in municipio un "sontuoso" rinfresco e poi vanno a visitare la scuola elementare, la caserma dei pompieri e la palestra della società ginnastica, ospitate nell'ex convento dei francescani. Tra gli stabilimenti industriali, vengono passati in rassegna le fabbriche di letti di ferro Lodini e Ghibellini, la Liquoreria Savorini e il laboratorio meccanico di Venanzio Veronesi, produttore di macchine agricole. Alla sera in paese la festa continua con un grande spettacolo pirotecnico. Giosue Carducci comporrà alcuni versi per questo evento, giudicato una "premessa sicura ed immanchevole di rapido e progressivo incremento nell'ordine morale e materiale, civile ed economico".dettagli
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7 aprile 1887Primo sciopero all'Officina Meccanica di Castel MaggioreDal 7 al 9 aprile scioperano gli operai dell'Officina Meccanica di Castel Maggiore, specializzata nella produzione di macchine e utensili. Sorta nel 1853, è una delle prime fabbriche moderne della provincia di Bologna e “uno dei primi centri in cui nasce e si forgia una combattiva classe operaia” (Arbizzani).dettagli
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15 maggio 1887Corse di velocipedi alla MontagnolaTanti sportivi accorrono alle gare di velocipedi che si tengono alla Montagnola. Dopo la sfilata dei bicicli, si svolge la corsa Garisenda in cinque giri, vinta non senza polemiche da Davis. Chiude il concorso, tra l’entusiasmo del pubblico, la corsa Excelsior, gara di resistenza in 25 giri. Le prime competizioni di velocipedi si sono svolte il 30 maggio dell’anno precedente. In quell'occasione Bologna ha assistito stupita all'arrivo di molti dilettanti velocipedisti, che hanno preso a "correre in qua e in là per la città e fuori".dettagli
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21 maggio 1887La ferrovia Veneta: da Bologna a PortomaggioreE' aperta la tramvia Bologna-Budrio, gestita dalla Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche. Il 10 luglio 1887 è prolungata fino a Medicina e il 16 agosto successivo fino a Molinella. Il 4 dicembre è completata la diramazione verso Massalombarda, in provincia di Ravenna e il 21 dicembre quella verso Portomaggiore, in provincia di Ferrara. Il 3 novembre 1888 verrà attivato il tronco urbano da porta Galliera a porta San Vitale, che consentirà il collegamento alla stazione centrale ferroviaria. Ulteriori raccordi lungo i viali di circonvallazione permetteranno l'allacciamento alla tramvia per Imola e all'Arsenale militare. Le due linee della Veneta sono a scartamento normale e sono costruite seguendo concetti tipicamente ferroviari, con curve di raggio non inferiore ai 350 metri e rotaie da 30 kg al metro. In città la stazione di partenza è situata presso porta San Vitale, con annessi il Deposito, l'Officina e la Direzione d'esercizio. La linea Bologna-Portomaggiore darà un notevole contributo allo sviluppo dell'economia provinciale e anche del turismo locale.dettagli
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31 maggio 1887Sciopero dei muratoriDal 31 maggio scioperano i muratori, su consiglio di Enrico Forlai e con l'appoggio della Società Operaia. Chiedono migliori salari e una riduzione dell'orario di lavoro. Il guadagno giornaliero va da 1,08 a 1,22 lire, ma è solo di 0,45-0,77 lire per i manovali (un chilo di carne costa lire 1,65). I circa 4.000 edili bolognesi lavorano solo sette mesi all'anno, più qualche giornata d'inverno per lo sgombero della neve. I capimasti rifiutano la trattativa e l'agitazione si protrae per venti giorni: molti lavoratori sono ridotti alla fame. A favore degli scioperanti è aperta una pubblica sottoscrizione, che ottiene grande successo. Nei volantini che la promuovono - immediatamente sequestrati dalla polizia - si legge: “Oramai tante famiglie mancano di pane e hanno duopo di soccorso immediato. E sarebbe onta e vergogna che la ragione del forte, perché appoggiata da materiali mezzi, dovesse prevalere su quella del debole che lotta per l'esistenza”. Il concordato del 19 giugno, che mette fine allo sciopero, prevede, su proposta dei capimastri, un aumento di 20 centesimi all'ora e un orario di lavoro tra le 8 e le 11 ore, a seconda della stagione. Il 13 dicembre 1887 si costituirà a Bologna la Società anonima cooperativa per i lavoranti muratori. Nel 1890 la Loggia massonica "VIII Agosto" raccoglierà 14.900 lire per i muratori in lotta.dettagli
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18 giugno 1887Pista per le corse di cavalli ai Prati di CapraraAi Prati di Caprara, l’area fuori porta san Felice appartenuta un tempo alla nota famiglia senatoria, è inaugurata una nuova pista per le corse al galoppo. E‘ destinata a sostituire, assieme all'ippodromo Zappoli, l'ormai inadeguato anello della Montagnola. Prima di essere occupata dall'autorità militare, sarà teatro delle gare organizzate dalla “Società bolognese per le corse dei cavalli”.dettagli
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25 giugno 1887Muore Giovanni Gozzadini "padre" dei VillanovianiMuore ail senatore Giovanni Gozzadini (1810-1887), insigne storico e archeologo, già Senatore del Regno, presidente della Deputazione di Storia Patria e direttore del Museo civico di Bologna. Nel 1848 aveva acquistato l’eremo di Ronzano, sui colli bolognesi. L’antica chiesa e il convento annesso, malamente manomessi in epoca napoleonica, erano stati da lui restaurati. Villa Gozzadini era diventata in seguito un centro di vita culturale e sociale, attorno alla figura della moglie Nina (Maria Teresa Serego Alighieri, 1812-1881), ospitando di frequente personaggi quali Giosue Carducci, Marco Minghetti, Enrico Panzacchi, Alfonso Rubbiani. Gozzadini ha legato il suo nome alla scoperta della civiltà villanoviana. Durante gli scavi effettuati fra il 1853 e il 1856 nel podere Camposanto di sua proprietà, nei pressi della Chiesa di Santa Maria di Caselle, tra Castenaso e San Lazzaro, furono rinvenuti i resti di una grande necropoli, con tombe a inumazione e a incinerazione. Il nome dell'antica civiltà fu ispirato al Gozzadini dalla località della scoperta, Villanova di Castenaso.dettagli
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1 luglio 1887Bandita la Grande Esposizione EmilianaTerminato il lavoro preparatorio, il Comitato generale dell'Esposizione, presieduto dal sindaco Gaetano Tacconi, bandisce per l'anno seguente l'Esposizione Agraria e Industriale delle Provincie Emiliane. Essa sarà articolata in tre "rami" principali: L'Esposizione Regionale di Industria e Agricoltura, quella Nazionale di Belle Arti e quella Internazionale di Musica. Sono inoltre previste numerose mostre collaterali (Rinascimento politico delle Provincie dell'Emilia, Club Alpino, Beneficenza, Didattica e Previdenza, Archeologia), congressi, concorsi, spettacoli e giochi. I padiglioni dell'Esposizione occuperanno il passeggio pubblico "Regina Margherita", mentre un'altra sede importante sarà la Villa di San Michele in Bosco, destinata alla Mostra Nazionale di Belle Arti e al Tempio del Risorgimento italiano.dettagli
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agosto 1887Il restauro del palazzo dei BanchiIn previsione dell'Esposizione Emiliana è avviato il restauro del palazzo dei Banchi, che chiude piazza Maggiore ad est ed è così chiamato per la presenza, nei tempi antichi, delle botteghe dei banchieri e dei cambiavalute. Sotto il palazzo si aprono le “buche”, grandi magazzini sotterranei di stoviglie e sotto il portico, detto "delle fioraie", vi sono rivendite di limoni e - appunto - di fiori, ma anche piccoli negozi di filo e cordelle. La facciata dell'antica fabbrica di Jacopo Barozzi da Vignola (sec. XVI) appare gravemente degradata nelle parti in arenaria. La superficie muraria presenta parti intonacate e parti con mattoni a vista, con sgradevole effetto visivo. Molte delle finestre originali sono state tamponate. Un primo progetto di restauro, a cura dell'ing. Lugli, risale al 1878, ma solo con l'occasione dell'VIII Centenario e dell'Esposizione l'intervento si concreta. Iniziato nell'agosto 1887 il lavoro sarà completato nel luglio 1888 a cura dell'Ufficio Tecnico del Comune. Il palazzo dei Banchi diverrà il fondale della statua equestre di Vittorio Emanuele II, collocata quell'anno al centro di piazza Maggiore.dettagli
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9 agosto 1887Il campanile di Trebbo di Reno spostato di quattro metriIl parroco di Trebbo di Reno don Piero Spisani, che ha ricevuto l'ordine da parte del sindaco di Castel Maggiore di demolire il campanile pericolante della chiesa di San Giovanni Battista, si rivolge dopo qualche tempo alla ditta dei fratelli Pietro e Ulisse Campeggi di Longara. I due "muratori e assuntori di cottimi murari" gli fanno una proposta incredibile: spostare il campanile di alcuni metri, invece di abbatterlo. Sono disposti, se l'esperimento non riesce, a pagare di tasca loro la costruzione di un nuovo campanile. Il parroco si convince e i lavori iniziano il 30 maggio 1887 con lo scavo delle nuove fondamenta. Dopo l'imbragatura, con le correzioni tecniche suggerite dall'ing. Giuseppe Ceri, il 27 luglio il campanile è spostato per la prima volta di pochi centimetri. Nei giorni seguenti la traslazione continua alla presenza di varie autorità. Il 9 agosto la torre campanaria, alta trenta metri, viene raddrizzata e murata nelle nuove fondamenta. E' stata spostata di 4 metri senza alcun inconveniente, emulando l'impresa compiuta a Bologna 400 anni prima da Aristotele Fioravanti. I capomastri di Longara rifaranno la stessa operazione di Trebbo nel 1889, spostando di oltre sei metri il campanile della chiesa dei Santi Nicolò e Petronio a Funo di Argelato. Questo ulteriore, straordinario evento sarà narrato da una zirudella del cantastorie Carlo Brighetti: Evviva, evviva, duràn un pezfan unour ad Ulèss Campez,che fra i cap mestar muradur,quasta lè vaira gianla pur,c'àsna trova mell e mell,ma c'fazza girer di campanellqualch zentemetar soura tèraann'iè che Campeggi dla Lunghèra ... Di maestri muratori ce ne sono mille e mille, ma solo Ulisse Campeggi della Longara sa muovere dei campanili sollevandoli da terra.dettagli
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26 agosto 1887Una brillante operazione di Pietro LoretaCon l'aiuto del dott. Bartolo Nigrisoli (1858-1848), il prof. Pietro Loreta (1831-1889) esegue all'Ospedale Sant'Orsola l'asportazione di una cisti dal fegato, con resezione del lobo sinistro e sutura complessa. E' uno dei suoi più brillanti e innovativi interventi chirurgici. Dal 1868 Loreta è titolare dell'insegnamento di Clinica Chirurgica alla Facoltà Medica dell'Università. Dal 1871 è professore ordinario al posto del prof. Francesco Rizzoli. La sua resezione epatica è considerata emblematica della Scuola bolognese. Figlio di una nobile famiglia di Imola, da giovane studente si è distinto nella battaglia dell'8 agosto 1848 contro gli Austriaci e si è prodigato come assistente del lazzaretto durante l'epidemia di colera del 1855. Dal 1861 è stato chiamato da Luigi Calori nell'Ateneo bolognese come dissettore anatomico. Nel 1866 ha partecipato alle campagne di Garibaldi come ufficiale medico. Strenuo sostenitore del metodo antisettico, nel corso della sua carriera ha dimostrato grande capacità di eseguire interventi in ogni settore della chirurgia, spesso adattando gli strumenti alle proprie tecniche e dichiarandosi fautore di una chirurgia “moderata”, senza mutilazioni e spargimento di sangue. Tra gli interventi effettuati da Loreta - e mai tentati prima - vi sono, oltre a quello sul fegato, la rivulsione del piloro (1882) e la dilatazione strumentale dell'esofago (1883) Presidente della Società medico-chirurgica, nel 1888 il professore sarà eletto Deputato in Parlamento. Purtroppo nell'ultima parte della sua vita sarà affetto da una grave mania di persecuzione, che lo allontanerà dai suoi allievi più cari, quali Bartolo Nigrisoli, Giuseppe Ruggi e Alessandro Codivilla, portandolo infine al suicidio.dettagli
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8 settembre 1887Le scuole di Santa ViolaSu proposta e a spese del conte Camillo Raineri Biscia su via Emilia Ponente, in località Santa Viola, è costruito un nuovo edificio scolastico. E' dotato di due aule al piano terreno e due al primo piano, più due grandi terrazze per la ricreazione e la ginnastica. Vi sono inoltre un museo e gli spogliatoi. Il secondo piano, con scale a parte, serve per le abitazioni dei maestri. Nel 1888 la Regina Margherita farà visita alla scuola, trovando forse ospitalità al piano nobile. Sostenute dal Comune, che pagherà l'affitto, le scuole di Santa Viola costituiranno una vetrina e un modello per l'edilizia scolastica forese. Saranno completamente acquisite dall’amministrazione comunale nel 1910 e negli anni Venti assumeranno la denominazione di "Caterina dé Vigri", la santa venerata a Bologna nel monastero del Corpus Domini. Alla fine del secolo l’edificio scolastico sarà ristrutturato per ospitare un centro anziani e il Centro Diurno “Minghetti”.dettagli
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20 ottobre 1887Concorso per il completamento della facciata di San PetronioE' bandito un concorso per il completamento della facciata di San Petronio, che suscita notevoli polemiche. Favorevole all'operazione è l'ing. Giuseppe Ceri, autore nel 1879 di un primo progetto - commentato all'epoca con entusiasmo dal Rubbiani - e promotore nel 1881 di un Comitato Esecutivo dell'Opera della facciata di San Petronio. La Deputazione di Storia Patria, invece, attraverso le parole del presidente Carducci, si dichiara contraria al alterare "quell'ardua fronte ciclopica cui questa grande intelligenza borghese vorrebbe appiccicare la maschera bianca di una facciata", considerando "opportuno e lecito lasciare l'insigne monumento nello stato suo presente che risulta dalle vicende della storia, del pensiero e dell'arte italiana". I disegni della nuova facciata presentati al concorso, “una profusione di esercitazioni neo-gotiche” (Landucci), confermano le perplessità della Deputazione. Molti sono in stile nordico flamboyant, tra i quali "una specie di castello incantato, che potrebbe adattarsi senza danno a far la gloria di un pasticciere". La commissione giudicatrice non riterrà alcun progetto degno di esecuzione, limitandosi ad assegnare due premi di incoraggiamento a quelli dell'ing. Ceri e dell'arch. Collamarini. Il polemico Ceri giudicherà così, sul suo giornaletto "La Striglia", il disegno di Collamarini e Rubbiani, presentato fuori concorso il 20 ottobre 1887: "somiglia (allo stile) di San Petronio, come io a un melo granato". Tra i pareri contrari all'operazione vi sarà anche quello, autorevole, del direttore del British Museum, di passaggio a Bologna: "Spero - avrà a dire - che non rovineranno S. Petronio con una facciata come pur troppo hanno fatto altrove per altri monumenti".dettagli
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29 dicembre 1887Eccezionale nevicataLa neve cade senza sosta nella notte del 29 dicembre e per tutta la giornata del 30. Sulle strade il manto bianco raggiunge un altezza notevole. Il tentativo di liberare alcune strade crea cumuli di 2 o 3 metri. In piazza Nettuno essi arrivano quasi al primo piano dei palazzi circostanti. Il peso della neve provoca il crollo di alcune strutture, quali la tettoia in ghisa della Cassa di Risparmio, una scuderia in via dé Buttieri, alcuni tetti in San Felice. Vi sono danni alla stazione e all'ufficio postale, oltre che ai cantieri dell'Esposizione regionale in allestimento ai Giardini Margherita. I servizi di trasporto - tram, vaporetti, treni, posta e telegrafo - rimangono bloccati. Il "Resto del Carlino" apre una dura polemica con il Comune, che non ha pubblicato una ingiunzione di sgombero ai proprietari privati. Al contrario: mentre la neve cadeva "fitta, uggiosa, persistente", centinaia di operai aspettavano invano, davanti all'Ufficio della neve, posto nel Palazzo di Giustizia, il permesso "di gettare via la neve che abbondante soverchiava i tetti".dettagli
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31 dicembre 1887L'evoluzione dei partiti liberale e democraticoL'Associazione progressista delle Romagne si scioglie nel corso del 1887. Il 31 dicembre cessano le pubblicazioni i giornali "La Patria", organo bolognese dell'Associazione, e "La Stella d'Italia" di Cesare Lugli, diretto da Franco Mistrali, la penna più nota e discussa del giornalismo bolognese. Dopo la morte di Depretis il mondo liberale è in evoluzione verso nuove aggregazioni. Di fronte alla frantumazione del campo democratico, si assiste all'"embrassons nous" delle varie correnti liberali e la loro confluenza in un grande partito guidato da Francesco Crispi (1818-1901).dettagli