Riattivazione dell'acquedotto romano
Viene riattivato l'acquedotto romano dell'epoca di Augusto, che porta l'acqua del fiume Setta alle pendici dei colli cittadini, attraverso un cunicolo sotterraneo di circa diciotto chilometri.
Il recupero dell'antica infrastruttura è opera di Antonio Zannoni (1833-1910), ingegnere capo dell'Ufficio Tecnico municipale, che dal 1862 ha condotto indagini sul condotto e dal 1876 ha curato l'allacciamento della galleria sotterranea a nuove strutture di presa dell'acqua dal Setta.
Il nuovo impianto è gestito dalla S.N.A.G., Società Nazionale Gasometri ed Acquedotti, promossa tra gli altri da Bettino Ricasoli e Luigi Tanari.
L'inaugurazione avviene domenica 5 giugno, alla presenza delle maggiori autorità, in vari luoghi della città: prima al serbatoio d'arrivo posto fra le porte D'Azeglio e Saragozza e poi in centro.
In piazza Maggiore sono aperte la fontana del Nettuno e quella provvisoria davanti a San Petronio, dalla quale si leva un getto “magnifico e copioso”. A seguire è attivata una fontana “di effetto sorprendente” in piazza Cavour.
In altre strade sono installati getti d'acqua “improvvisati”, che destano la curiosità dei bolognesi. Molti vogliono assaggiare l'acqua appena arrivata dal Setta, nonostante la raccomandazione di aspettare qualche giorno perché sia veramente potabile.
Per l'occasione Corrado Ricci (1858-1934), storico dell'arte e archeologo, allievo di Carducci, detta un'epigrafe encomiastica all' "illustre ingegnere bolognese" Antonio Zannoni, che a sua volta, con un manifesto affisso alle cantonate, ricorda ai concittadini la lunga vicenda della riscoperta dell'antico cunicolo.
Fontanelle definitive in ghisa saranno installate a partire 1882 grazie a capitali inglesi. Subito dopo cominceranno gli allacciamenti alle abitazioni private.
Il ripristino dell'acquedotto romano porterà un miglioramento delle condizioni igieniche in città, nonostante i prezzi piuttosto alti del servizio.
I casi di colera, ad esempio, diminuiranno nei vari quartieri in proporzione alla diffusione dei nuovi condotti e delle fontanelle pubbliche di acqua potabile, che andranno a sostituire i tradizionali pozzi di falda.
Durante i lavori di costruzione del serbatoio dell'acquedotto in via San Mamolo, l'ing. Zannoni ha scoperto, non lontano dal corso del torrente Aposa, alcuni fondi di capanne facenti parte di un villaggio dell'età del bronzo (circa 1.300 a.C.).
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