Fallisce il moto insurrezionale anarchico
Nella notte fra il 7 e l'8 agosto, anniversario della cacciata degli Austriaci nel 1848, gli anarchici internazionalisti tentano una insurrezione a Bologna, con la speranza di estenderla dapprima alla Romagna e in seguito alle Marche e alla Toscana.
Il piano prevede la concentrazione presso i prati di Caprara, dove sono state nascoste armi, di tre colonne di congiurati provenienti da paesi vicini, l'entrata in città all'alba, l'occupazione del palazzo comunale, l'assalto e il saccheggio dell'arsenale militare e la liberazione dal carcere dei prigionieri politici.
Vengono raccolti in vari punti della città materiali per erigere barricate. Un centinaio di uomini armati sono pronti all'azione. Ma la Prefettura, informata da spie infiltrate, sventa la rivoluzione sul nascere.
La colonna partita da Imola, al comando del muratore Antonio Cornacchia, detto Bavarésa, si impadronisce della stazione di Castel San Pietro e la devasta, sabotando la linea telegrafica e portando via armi, lucerne e bandiere rosse per le segnalazioni.
Ma poi è fermata verso Bologna, in località La Campana, da un contingente di militari e di carabinieri e si sbanda. 47 uomini sono arrestati sul posto, altri, fuggiti in montagna, sono catturati il giorno seguente.
Si disperdono anche le poche decine di insorti raccolti a San Michele in Bosco e quelli convenuti ai Prati di Caprara, in pratica "solo la banda di S. Giovanni in Persiceto". Saranno presi poco dopo nei pressi di Sabbiuno.
Andrea Costa, “il petroliere”, ritenuto uno dei principali capi della rivolta, è già stato fermato il 5 agosto alla stazione di Bologna.
Il 2 agosto a Villa Ruffi, presso Rimini, la polizia ha arrestato i componenti dello stato maggiore repubblicano, durante una pacifica riunione presieduta da Aurelio Saffi. 28 persone saranno rinchiuse nel carcere di Perugia, con l'accusa di "congiurare e distruggere l'attuale forma di Governo".
Il leader anarchico Bakunin - che da tempo prepara l'insurrezione in Emilia ed è giunto a dichiarare nella sua opera principale, Stato e Anarchia (1873), che "da nessuna parte la rivoluzione sociale è così prossima come in Italia" - è arrivato in incognito dalla Svizzera ed è stato affidato agli internazionalisti Silvio Frugeri e Pilade Campagnoli.
Sarà costretto a fuggire precipitosamente. Secondo la testimonianza di Demos Altobelli, partirà in treno travestito da prete alla volta di Verese e della Svizzera. L'episodio sarà narrato anche nel romanzo Il diavolo al Pontelungo dello scrittore bolognese Riccardo Bacchelli (1891-1985).
Molti altri congiurati sono tratti in arresto. Tra essi l'ex garibaldino e cameriere dell'Osteria del Foro Boario Teobaldo Buggini, intimo di Costa, Alfonso Leonesi e Serafino Mazzotti, organizzatori del moto, che riescono a nascondere le armi in campagna prima della cattura.
Gli imolesi circondati e presi alla Campana sono trascinati a Bologna nel Torrone tra una selva di fucili e gli applausi dei benpensanti. La forza pubblica compie perquisizioni a tappeto nei luoghi conosciuti come covi anarchici: a Bologna, nel rione del Pratello, e a Mirandola, patria dei sovversivi fratelli Ceretti.
L'indomani il governo scioglierà le sezioni dell'Internazionale in Italia e inizierà una drastica repressione contro i suoi aderenti. Il 15 settembre verrà sciolta anche la Fratellanza Repubblicana.
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