Precarietà delle fogne e inquinamento della falda freatica
A Bologna il sistema di allontanamento delle acque luride sfrutta le canalizzazioni e i corsi d'acqua, che attraversano il centro abitato.
Il torrente Aposa, la canaletta del Savena, il canale di Reno alimentano a monte i canali di scolo e fungono a valle da collettori fognari.
La rete delle chiaviche, costruita alcuni secoli prima per usi diversi, è ormai permeabile e disperde le materie organiche nel terreno. Lo stesso fanno le latrine private, spesso ostruite.
Le analisi chimiche dell'acqua proveniente dai pozzi cittadini dimostrano che all'interno della cinta muraria essa non è più potabile.
Nel 1865 il Comune dà inizio a una serie di lavori di copertura delle fogne a cielo aperto. E' ancora vivo il ricordo della tragica epidemia di colera, che nel 1855 ha mietuto 3.649 vittime in città e più di 12.000 nella provincia.
La minaccia di una nuova diffusione del morbo induce la Giunta comunale a considerare, per la fornitura di acqua potabile, anche la riattivazione del condotto romano.
- Acquedotto 2000. Bologna, l'acqua del Duemila ha duemila anni, Casalecchio di Reno, Grafis, 1985, pp. 138-144
- Cent'anni fa Bologna. Angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, a cura di Otello Sangiorgi e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Costa, 2000, p. 111
- Una città italiana. Immagini dell'Ottocento bolognese, a cura di Franco Cristofori, Bologna, Alfa, 1965, pp. 21-22
- Francesco Nigro, I pozzi di Bologna, in: "Nelle valli bolognesi", 38 (2018), pp. 20-21
- Nazario Sauro Onofri, Il dibattito sui servizi pubblici al consiglio comunale di Bologna negli ultimi decenni del secolo scorso, in: La municipalizzazione nell'area padana. Storia ed esperienze a confronto, a cura di A. Berselli, F. Della Peruta, A. Varni, Milano, F. Angeli, 1988, p. 495
- Marco Poli, Sei secoli di epidemie a Bologna, 1348-1919, Argelato, Minerva, 2020, p. 116