Aperta interamente la Ferrovia Porrettana
Alle 7 del mattino del 2 novembre, con l’intervento del ministro dei lavori pubblici Jacini, parte da Bologna il treno inaugurale della linea ferroviaria Transappennina, che percorre il nuovo tronco da Pracchia a Pistoia. L’arrivo a Pracchia è alle 9.30, a Pistoia alle 11.
La ferrovia transapenninica Porrettana, progettata dall'ingegnere francese Jean-Louis Protche (1818-1886), è ora tutta in esercizio.
Già nel 1851 una commissione tecnica nominata dallo Stato Pontificio e dal Granducato di Toscana aveva individuato un tracciato per collegare la Val Padana al Tirreno. Tra vari percorsi era stato scelto quello per Porretta, Pracchia e Pistoia. I lavori sono iniziati nel 1858.
La nuova linea, a binario unico, è lunga 99 chilometri, conta 23 stazioni, 35 ponti e viadotti e 49 gallerie. E’ costata molto, soprattutto a causa dei grandi manufatti, quali la galleria di San Mommè (o dell’Appennino) e i viadotti di Fabbrica e Piteccio.
La galleria elicoidale dell’Appennino consente ai treni a vapore di superare un dislivello di 500 metri in soli 14 chilometri.
Nelle costruzioni della Porrettana si è fatto largo uso di blocchi di pietra locale, chiamati "bolognini", utilizzati tradizionalmente nell’edilizia del capoluogo e costituiti di arenaria compatta.
Con l'apertura della strada porrettana e la messa in funzione della ferrovia, vero asse portante delle comunicazioni tra nord e sud Italia, tutti i comuni del circondario si adoperano a congiungersi a queste linee principali: in questo periodo iniziano i lavori delle strade che giungono a Porretta da Fanano-Lizzano, da Granaglione, da Pracchia e da Casio.
Il rapido progresso dei trasporti ferroviari e lo scavo di grandi trafori, quali il Frejus e il Gottardo, farranno presto emergere i limiti della linea Porrettana, tanto che già nel 1882 si comincierà a pensare a una nuova ferrovia a bassa quota.
L’ing. Protche, responsabile dei lavori della Ferrovia Porrettana, curerà i progetti e la costruzione di altri tronchi ferroviari nel bolognese. Stabilitosi in città, sarà eletto consigliere comunale e provinciale e presidente dell'Accademia di Belle Arti. Morirà a Bologna nel 1886.
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