Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1860L'Albergo ItaliaAgostino Brunetti gestisce sotto il portico della Dogana Vecchia in via de' Pollaroli un caffè con biliardo, un ristorante e l'albergo Italia. L'antica sede della Dogana è stata in periodo napoleonico quartier generale della Guardia Nazionale. Dopo il 1815 il loggiato, divenuto proprietà del conte Mattei, ha ospitato alcune botteghe e intorno al 1820, su progetto dell'architetto Angelo Venturoli, è stato edificato un portico uniforme di 22 arcate, conosciuto come Portico della Gabella. Nel 1867 l'albergo Italia sarà ceduto, assieme alla birreria, a Cesare Orsi. In seguito sarà rilevato da Salvatore Cevenini, che nel 1892 lo trasformerà nel Grand Hotel d'Italie, uno dei locali più rinomati della Belle Epoque bolognese. Dotato di ogni comfort “per rinfrancare la fibra umana, destinata ad esaurirsi anzitempo nella vita moderna frettolosa ed angustiata”, diverrà sede desiderata per convegni, concerti, danze, feste mondane. Il ristorante dell'albergo, caratterizzato da “cucina sana, distinta, pronta a ogni ora”, ospiterà invece sontuosi banchetti.dettagli
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1860Il Palazzo dei Filippini alle Forze ArmateNel 1860 i beni immobili dei Padri Filippini vengono espropriati dal Governo italiano, compreso il grande palazzo dei Conforti all'inizio di via Galliera risalente al XVII secolo, detto anche Palazzo dei Filippini Ospiterà il comando delle forze armate del generale Cialdini (1811-1892), impegnate nella campagna militare di Vittorio Emanuele II nell'Italia meridionale, e poi quello del 6° Corpo d'Armata. Nel 1943 l'edificio sarà gravemente danneggiato dai bombardamenti e ricostruito nel dopoguerra.dettagli
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1 gennaio 1860Luigi Carlo Farini Governatore delle Regie Provincie dell'EmiliaDal 1° gennaio il governo degli ex ducati di Modena e Parma, unito a quello delle Legazioni, prende il nome di Regie Provincie dell'Emilia. Luigi Carlo Farini (1812-1866) è nominato Governatore. Originario di Russi (RA), Farini si è laureato in medicina a Bologna, specializzandosi in febbri malariche. Costretto a espatriare in Francia dopo i moti del 1831, è poi rientrato a Lucca, dove ha esercitato la professione medica e ha scritto un interessante saggio sulle risaie. Sempre in contatto con gli ambienti dell'opposizione liberale, ha partecipato nel 1845 alla redazione del Proclama di Rimini. Dopo l'avvento di Pio IX è stato chiamato come segretario generale nel governo pontificio e nel settembre 1848 inviato a Bologna per reprimere l'anarchia popolare seguita all'8 agosto. Richiamato a Roma da Pellegrino Rossi come direttore della Sanità, dopo l'assassinio del premier è andato esule in Toscana e poi in Piemonte dove si è legato a Massimo D'Azeglio e Cesare Balbo. Qui ha scritto il libro Lo Stato romano dal 1815 al 1850, opera di grande successo, tradotta anche all'estero. Come amico e uomo di fiducia di Cavour, nel 1859 è stato inviato come dittatore a Modena, carica che ha esteso a Bologna e alle ex Legazioni, in sostituzione di D'Azeglio, rientrato a Torino dopo l'armistizio di Villafranca. Uno dei primi decreti del nuovo governo sarà la riconsegna al Comune della proprietà di Palazzo d'Accursio.dettagli
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2 gennaio 1860Arresto di padre Feletti per il caso MortaraLa polizia arresta nel convento di San Domenico l'ex inquisitore Padre Pier Gaetano Feletti (1797-1881). Alla richiesta del Direttore Curletti di vedere l'archivio del Sant'Uffizio, dichiara di averlo bruciato “per ordine superiore”. Nel 1858 il Padre fece rapire alla famiglia, e trasferire in segreto a Roma, Edgardo Mortara (1851-1940), un bambino ebreo di sette anni. Nel corso di una grave malattia, che lo aveva condotto in fin di vita, questi era stato battezzato da una cameriera. Secondo il diritto canonico, non poteva più rimanere nella famiglia d'origine. Padre Feletti verrà accusato per abuso di potere, processato e in seguito assolto. Edgardo Mortara sarà allevato in un collegio e diventerà sacerdote.dettagli
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13 gennaio 1860Giornali umoristiciLa legge sabauda del 13 gennaio sulla stampa stimola la pubblicazione di nuovi giornali. Nel corso dell'anno a Bologna escono ben quattro fogli satirici. “Il Diavoletto” (dal 2 gennaio al 3 novembre) “giornale fantastico” si dichiara decisamente anti-austriaco, “Il Folletto” (dal 25 luglio al 17 ottobre), vuol essere “veramente spiritoso”. Inoltre il “Don Marzio” (11-26) settembre) “giornale ufficiale di tutte le bestialità” e “Il Profeta” (10 novembre), giornale pieno di caricature, che si pubblica il mercoledì e il sabato “prima che canti il gallo”. Sono tentativi abbastanza modesti: pochi i contenuti e durata effimera. Non sostenuti da partiti politici, i giornali escono in modo avventuroso ed esprimono spesso solo gli interessi di finanziatori occasionali. Avranno tutti diffusione strettamente locale.dettagli
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22 gennaio 1860L'Università di Bologna è dichiarata di primo ordineIl 22 febbraio il governatore Farini decreta che l'Università di Bologna sia dichiarata di primo ordine, mentre mentre quelle di Modena e Parma sono classificate di secondo ordine. Nel corso del mese vengono istituite nuove cattedre di chimica e di filologia antica e moderna. Qualche mese più tardi, Giosue Carducci, nominato professore di Letteratura italiana, testimonierà in una lettera lo stato precario dell'Ateneo bolognese e la speranza di una sua rinascita: L'università è inferma: saranno un 400 scolari: le piccole università dei vecchi Ducati e delle Marche rapiscono ogni lustro e frequenza a questa: nonostante dee tornare un gran centro. Nell'anno accademico 1856-57 l'università di Bologna ha 511 studenti, di cui 148 di legge, 257 di medicina e 61 di filosofia e matematica. Al momento dell'Unità Bologna ha solo un terzo degli studenti di Pavia. Tra il 1862 e il 1869 gli iscritti alla Facoltà di Lettere sono solo poche unità, nel 1867 uno solo.dettagli
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25 gennaio 1860La Regia Scuola Normale FemminileUn decreto di Carlo Farini istituisce, a carico dello stato, la Regia Scuola Normale Femminile per “allieve maestre”, con annesso convitto finanziato dal Comune. E' molto sentita l'esigenza di strappare le fanciulle all'insegnamento privato. Già nel dicembre 1860 si svolgono i primi esami di ammissione e nel gennaio 1861 iniziano le lezioni, in locali situati in via Barberia. Requisito di ammissione è solo un saggio di lettura e di scrittura sotto dettatura. Una sede più adatta alla scuola e al convitto sarà trovata alcuni mesi più tardi nei locali dell'ex conservatorio dei SS. Gioacchino e Anna in via Sant'Isaia. Per almeno quaranta anni la Scuola Normale, intitolata a Laura Bassi (1711-1778), sfornerà alla provincia maestre preparate e assunte quasi subito nel comune di provenienza. La città si garantirà personale specializzato e controllato dalla formazione e dall'assunzione. Alla scuola normale femminile governativa si affiancherà quella maschile, in funzione dal 1861 e a carico della Provincia.dettagli
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26 gennaio 1860Voglia di festeDal 26 gennaio al 19 febbraio al Teatro Contavalli si tengono dieci serate di ballo. Un po' meno costose sono quelle offerte nello stesso periodo al Teatro Nosadella. I fratelli Goldini, impresari del Teatro di San Saverio in via Cartoleria, chiedono di organizzare otto feste da ballo. La Direzione di Pubblica Sicurezza ne concede quattro, tra il 14 e il 18 febbraio. Per il martedì grasso (16 febbraio) è previsto un grande Veglione mascherato al Teatro del Corso. Quest'anno il Carnevale è festeggiato ovunque con maggiore libertà ed entusiamo che in passato. Non sempre però le regole dettate dalla Deputazione degli Spettacoli vengono rispettate. Capita che “parecchi individui, massime forestieri” intervengano ai veglioni “vestiti sconvenientemente” con pellicce, tabarri, cappotti militari o con speroni e altri “attrezzi”, che possono recar danno. In alcuni casi le feste hanno anche uno scopo benefico, come nel caso del gran ballo tenuto a palazzo Pepoli il 2 febbraio a favore degli asili, con 900 biblietti venduti e un ricavato di quasi 5.000 franchi.dettagli
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28 gennaio 1860Un milione di fucili per GaribaldiNell'ex palazzo Bignami si tiene una “festa di ballo” patriottica, con sfarzosa illuminazione, fino alle prime ore del mattino. L'incasso è devoluto all'acquisto di un milione di fucili, richiesti dal generale Garibaldi. La mobilitazione per l'Eroe dei Due Mondi è da tempo in atto: già il 13 giugno 1859 sul "Monitore di Bologna" era apparso l'annuncio di una serata in suo favore. Bologna sarà fino al 27 novembre sede della sottoscrizione nazionale per Garibaldi, affidata a Enrico Besana e Giuseppe Finzi.dettagli
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30 gennaio 1860Lavori "di pubblica utilità"Il Governatore Farini decreta le prime trasformazioni urbanistiche postunitarie: sono dichiarati “di pubblica utilità e di urgenza” gli allargamenti di Canton dei Fiori, di Borgo Salamo e di via Saragozza, dalla chiesa di Santa Caterina alla porta. Il 31 agosto il sindaco Luigi Pizzardi contrarrà un prestito pubblico di un milione di lire (dei quattro previsti) per l'avviamento di "lavori grandiosi a decoro della città", che saranno affidati all'ing. Coriolano Monti, nuovo Capo dell'Ufficio Tecnico Municipale. Tra essi la strada di comunicazione tra il centro e la stazione della ferrovia, che diverrà via Indipendenza. Al Dittatore Luigi Carlo Farini (1812-1866), visto dalla cittadinanza bolognese come un eroe popolare, il Municipio intitolerà - lui ancora in vita - la nuova arteria ricavata dall'allargamento di Borgo Salamo, unendo quattro tronchi stradali tra via San Mamolo e via Santo Stefano.dettagli
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febbraio 1860Sciopero dei panettieriI lavoranti panettieri scendono in sciopero e chiedono ai loro padroni un modesto aumento di salario. La polizia arresta la maggior parte degli agitatori, preoccupata di mantenere l'ordine pubblico in periodo di elezioni. Nei forni i lavoranti vengono sostituiti da soldati dei reggimenti toscani stanziati in città.dettagli
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7 febbraio 1860Bando per una nuova strada alla stazione della ferroviaIl sindaco Pizzardi promuove un concorso per il progetto della strada che dal centro cittadino deve condurre alla nuova stazione ferroviaria fuori Porta Galliera. Dopo l'inaugurazione della linea Bologna-Piacenza nel 1859, la porta è quasi ogni giorno teatro di un “dramma stradale”, con ingorghi provocati dai carri delle merci e dalle vetture dei passeggeri. Il progetto deve essere messo a punto entro sei mesi, con la previsione di una spesa massima di 330.000 lire. Ai concorrenti del concorso vengono messi a disposizione gli studi già fatti negli anni precedenti da Luigi Franceschini e da Giuseppe Mengoni. Entro la fine di gennaio del 1861 vengono presentati diversi progetti da parte degli ingegneri Pompeo Mattioli, Luigi Neri, Marco Manini, Carlo Brunelli. Nel dicembre dello stesso anno è pronta anche una proposta dell'ing. Coriolano Monti, capo dell'Ufficio Tecnico, redatta anche grazie ai suggerimenti dell'ing. Antonio Zannoni e dei professori Arienti e Masini. Gli eleborati sono esposti pubblicamente in Municipio nel marzo del 1862. Pompeo Mattioli, l'unico che ha consegnato entro i termini, si dimetterà polemicamente, con una lettera ai cittadini, da tutti gli incarichi presso il Municipio. L'ingegnere Manini presenterà fuori tema, per la prima volta, l'idea dell'edificazione di un quartiere residenziale a nord della stazione. Nella seduta del 7 aprile 1862 la Giunta comunale deciderà all'unanimità di adottare il progetto di Monti. Esso sposta verso est il nodo delle strade che entrano in città da nord, riservando l'area di Porta Galliera per il collegamento tra il centro e la stazione. Sceglie inoltre di lasciare intatta via Galliera e di tracciare una nuova arteria in linea retta da Piazza Maggiore alle mura, lambendo la cattedrale di San Pietro e costeggiando la Montagnola: una strada lunga circa un chilometro, con portici e merciapiedi sui due lati. Il taglio comporta l'abbattimento della palazzina Bonora e il risanamento del quartiere di San Benedetto, nei pressi della piazza d'Armi. Nella zona dell'Arena del Sole è previsto l'atterramento del muro dell'antico convento di Santa Maria Maddalena e di alcune case davanti al teatro. Secondo Monti, l'Arena "guadagna colla capace piazza che gli è creata innanzi", la quale, comunicando con la grande Piazza d'Armi e con il largo di via Repubblicana, "produce un seguito di piazze, opportunissimo in quel sito, nodo di tante comunicazioni".dettagli
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9 febbraio 1860Progetto di Museo CivicoLuigi Frati (1815-1902), segretario della Deputazione di Storia Patria, propone la creazione di un museo, che unisca le raccolte archeologiche donate da Pelagio Palagi (1775-1860) e quelle dell'Università. Il progetto sarà pubblicato nel "Bollettino della Deputazione" del 1862. La sede più idonea appare il palazzo Galvani, ex Ospedale della Morte, che viene acquistato dal Municipio e restaurato a cura dell'ingegnere capo Coriolano Monti (1815-1880). Nel corso del 1861 è costruito l'arco di collegamento con l'Archiginnasio sopra via Foscherari, sul quale è posta questa memoria in marmo: Quest'arco su la viaa congiungereBiblioteca e Archiviofabbricato nel 1861ricorda ai Nepoticon gli antichi nomi dei due EdificiiArchiginnasio e Ospedale della morteinsegnamento di Civile grandezzadatoci dagli Aviquando posero ad abitarevicino alla sapienza la carità. Del museo si parlerà per qualche anno invano: ancora nel 1867 le collezioni Palagi saranno contenute in casse e in gran parte senza inventario.dettagli
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10 febbraio 1860La Regia Deputazione di Storia PatriaIl governatore dell'Emilia Luigi Carlo Farini (1812-1866) istituisce, su proposta del Ministro dell'Istruzione Pubblica Antonio Montanari (1811-1898), la Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie Romagnole, con sede a Bologna. Essa ha il compito di segnalare e registrare i luoghi "ove esistono le raccolte di antichi documenti" e scegliere quelli che "possono concorrere ad illustrare la Storia Patria". Primo presidente è lo storico e archeologo Giovanni Gozzadini (1810-1887). Le riunioni si svolgono inizialmente nel teatro anatomico dell'Archiginnasio e in seguito nel Palazzo Boncompagni, in via Del Monte. Giosue Carducci (1835-1907) sarà segretario dal 1865 e quindi a sua volta presidente dal 1887. Faranno parte di questa benemerita istituzione il bibliotecario Luigi Frati (1815-1902), il poeta Luigi Mercantini (1821-1872), Alfonso Rubbiani (dal 1883), esperto di restauro, Raffaele Faccioli (1836-1914), titolare della nuova Soprintendenza ai monumenti, e inoltre l'archeologo e storico dell'arte ravennate Corrado Ricci (1858-1934). Attraverso spunti storici, "suggestioni epico-letterarie", interventi architettonici, la Deputazione si impegnerà nella rivalutazione della storia e delle tradizioni medievali delle provincie romagnole: San Marino, Polenta, Gradara, Pomposa saranno tra i luoghi di interesse, spesso legati al soggiorno dantesco. Con decreto n. 116 del 20 giugno 1935 l’istituto si chiamerà R. Deputazione di storia patria per l'Emilia. Nel 1937 la sua sede sarà trasferita da Casa Carducci nel palazzo Malvasia in via Zamboni. Ogni anno pubblicherà un volume di Atti e memorie contenente studi sulla regione emiliana.dettagli
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11 febbraio 1860Il teatro Brunetti trasformato in "venale"La Giunta di Governo accoglie con favore la richiesta di Cesare e Emilio Brunetti di trasformare in “venale” - cioè a pagamento - il teatro ereditato da Antonio Brunetti. Era l'antico teatro di San Saverio in via Cartolerie, famoso, oltre che per il suo cartellone, anche per le abbondanti mangiate: nell'intervallo degli spettacoli si vendevano cotechini, salsicce, passeri arrosto e, naturalmente, vino. I lavori di adeguamento richiesti dalla Giunta per il nuovo Brunetti vengono effettuati celermente e il teatro può riaprire la sera dell’11 febbraio con l’opera in musica. Nel 1863 saranno avviati lavori di ristrutturazione più accurati e profondi. La platea sarà ricoperta da un lucernaio rimovibile, “per cui il teatro è diurno, se lo si vuole”. Il locale sarà dotato di un sistema di riscaldamento con caloriferi, di una cassa armonica posta sotto l’orchestra e di un moderno impanto di illuminazione a gaz, il primo a Bologna.dettagli
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12 febbraio 1860Il Regio LiceoCon decreto Farini del 12 febbraio è istituito il Regio Liceo. Apre nell'ottobre, con sole due classi, nei locali dell'Ospedale della Morte (poi Museo civico). Le lezioni iniziano il 19 novembre.Il 14 maggio 1865 l'istituto sarà intitolato a Luigi Galvani. La dedica del liceo classico cittadino a un uomo di scienza è il segno evidente della considerazione in cui sono tenuti in questo periodo la ricerca sperimentale e i suoi protagonisti.Secondo una inchiesta governativa di quell'anno la scuola avrà una biblioteca di oltre 900 volumi e una ricca collezione di mineralogia e geologia, mentre il gabinetto di Fisica risulterà "male provveduto".Nel 1882 il Liceo verrà trasferito nella sede del Ginnasio comunale "Guido Guinizelli", in via Castiglione 38, presso l'antico convento-collegio dei Gesuiti di Santa Lucia.I due istituti rimarranno autonomi fino al 1896, quando il ginnasio diventerà a sua volta statale e sarà annesso al liceo. Nella sede dell'antico collegio gesuitico rimarrà, fino al 1971, anche l'Istituto tecnico Aldini Valeriani.dettagli
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13 febbraio 1860Coriolano Monti nominato "Ingegnere in Capo"Il Consiglio comunale elegge il direttore del nuovo Ufficio degli Ingegneri Comunitativi (in seguito conosciuto come Ufficio Tecnico). Si tratta di Coriolano Monti (1815-1880), ingegnere architetto perugino, patriota fervente e amico di Marco Minghetti. Appena arrivato a Bologna, Monti si muove con decisione: assume una squadra di giovani tecnici, basandosi sulle loro competenze, escludendo i professionisti che avevano servito il passato regime. In questo modo si fa molti nemici: l’iniziativa urbanistica da lui avviata, volta a realizzare progetti stradali fermi da almeno un decennio e ispirata alle lezioni di Haussmann a Parigi e Foerster a Vienna, sarà accompagnata nei sei anni successivi da notevoli lamentele e polemiche, soprattutto da parte dei membri dell'Accademia di Belle Arti. Egli inizierà l’allargamento del Canton de’ Fiori, abbattendo un palazzo del Venturoli e costruendo, in posizione più arretrata, un altro edificio “moderno” per uffici e appartamenti. Alla fine di via Saragozza costruirà alcuni corpi di fabbrica di edilizia popolare, che saranno conosciuti come “il Falansterio”, nell’ambito del progetto di rifacimento della piazza antistante alla porta. Le polemiche diverranno “violentissime” per la sistemazione del Borgo Salamo e l’attuazione della via Farini, affiancata da nuovi palazzi, considerata la sua “più felice realizzazione” (G.Pesci). L’attività "febbrile" (De Angelis) di Monti sul piano architettonico e urbanistico si interromperà nel 1866, quando verrà eletto Deputato nella circoscrizione di Perugia.dettagli
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dal 1 mar al 31 dic 1860Riforma dei premi accademiciE' attuata una riforma dei premi accademici e delle esposizioni d'arte. E' previsto che queste ultime si tengano ogni tre anni, riunendo a Bologna le tre maggiori accademie dell'Emilia. La prima esposizione con le nuove regole si terrà nel 1863.dettagli
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marzo 1860La Commissione per i Testi di LinguaPer disposizione di Luigi Carlo Farini è istituita nelle Provincie dell'Emilia una Commissione per i Testi di Lingua, associazione che ha per compito il cercare codici e edizioni rare del Trecento e del Quattrocento nelle biblioteche pubbliche e private e di diffonderne la conoscenza tramite riviste e nuove edizioni. Primo Presidente è Francesco Zambrini (1810-1887), filologo e autore dell'importante bibliografia Opere volgari dei secoli XII e XIV, già allievo di mons. Pellegrino Farini nel Collegio di Ravenna. Alla sua morte la presidenza della Commissione sarà assunta da Giosue Carducci, che imporrà al sodalizio un diverso orientamento culturale e una serie di importanti modifiche nella sua attività.dettagli
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1 marzo 1860Le prime società operaie e di mutuo soccorsoPrima dell’Unità le associazioni operaie e di mestiere in Emilia sono molto poche e si caratterizzano perlopiù come confraternite dedite ad opere di beneficenza sotto l’egida della Chiesa. Tra il 1860 e il 1862 a Bologna e in provincia nascono alcune società operaie e di mutuo soccorso. Riuniscono varie categorie di lavoratori e contengono in nuce il principio della cooperazione. Nel 1862 sono 14 con circa 4.000 soci. Il 1° marzo 1860 nasce la Società di mutuo soccorso tra i caffettieri, seguita subito dopo (9 aprile) dalla Società Operaia di Bologna, di gran lunga il sodalizio più importante. Sempre in aprile è la volta della Società di Mutuo soccorso dei macellai, in maggio della Società patriottica femminile, fondata con l'intento di raccogliere sussidi per l'unità nazionale. Nel novembre 1860 sorge la Società Operaia di Medicina e il 5 maggio 1861 quella di Molinella. Nell'aprile del 1862 a Casalecchio sarà inaugurata la Società di mutuo soccorso fra i lavoranti della canapa dell'opificio della Canonica. Nel 1864 sorgerà la Società Operaia di Bazzano, in seguito conquistata dai socialisti. Le società di mutuo soccorso diventano, in questo periodo, “i luoghi per eccellenza della sociabilità tra classi popolari, e strumenti fondamentali della loro educazione civica e politica” (Malfitano). Nei circoli all'assistenza economica si affiancano proposte culturali e momenti ricreativi. L'Emilia Romagna sarà l'area di maggiore diffusione dell’associazionismo mutualistico in Italia. Tra il 1878 e il 1885 le SMS avranno il massimo sviluppo, giungendo a 427 unità nel territorio regionale. Molte di esse diventeranno, sotto la spinta socialista, “organismi di resistenza e associazioni cooperative, nuclei iniziali ed essenziali dello sviluppo del movimento dei lavoratori” (Zabbini, Cesari).dettagli
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1 marzo 1860La Società di mutuo soccorso fra i CaffettieriIl Governatore delle Romagne approva con decreto del 1° marzo lo Statuto della Società di mutuo soccorso fra i Caffettieri di Bologna. Essa ha come scopo fornire "soccorsi ai soci aggravati dagli anni, da malattia e da qualsiasi straordinaria sventura che li renda inabili a guadagnarsi il sostentamento". I soci pagano una lira come tassa di ammissione e altrettanto come contributo mensile. Dopo un anno possono ricevere il sussidio di una lira e 25 centesimi per grave malattia e di 50 centesimi per malattia lieve. Sono previsti sussidi straordinari per i malati cronici e gli impotenti al lavoro, fissati caso per caso dall'Amministrazione della Società. Le donne non possono richiedere sussidi in caso di parto e non possono votare alle assemblee, come i soci minorenni. In caso di morte di un socio i figli "egualmente caffettieri" possono ereditare i diritti del genitore defunto. Alla fine del 1870 la Società, presieduta dal Senatore Giovanni Malvezzi, conterà 92 soci effettivi, nessuno dei quali donna. Avrà un capitale sociale di circa 10mila lire, un decimo dei quali destinati a sussidi per 23 aggregati bisognosi.dettagli
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6 marzo 1860Lascito di Pelagio PalagiMuore a Torino il pittore bolognese Pelagio Palagi (1777-1860). Interprete del neoclassicismo, si è dimostrato artefice poliedrico, apprezzato nei centri più vivi della cultura italiana, a Roma, come a Milano e Torino, capace di prodursi in ogni tecnica, dalla pittura, alla decorazione di interni, all'architettura. Da re Carlo Alberto ha avuto l'incarico di allestire e decorare le residenze reali dei Savoia. E' stato anche un appassionato e instancabile collezionista antiquario. Ha lasciato al Comune di Bologna, "a un terzo meno del valore", la sua collezione di monumenti e reperti archeologici. I capolavori di arte preistorica, greca, etrusco-italica, romana da lui raccolti andranno a formare, assieme ai ritrovamenti dai sepolcreti villanoviani ed etruschi, il nucleo delle raccolte del nuovo Museo civico. In un primo tempo la collezione Palagi sarà ospitata presso la biblioteca dell'Archiginnasio. Una significativa selezione dei suoi dipinti sarà esposta al pubblico solo nel 1936, con la costituzione delle Collezioni comunali d'arte.dettagli
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6 marzo 1860Riforma dell'Accademia di Belle ArtiIl 6 marzo Luigi Carlo Farini emana da Modena lo Statuto generale per le Accademie di Belle Arti dell’Emilia. Le tre Accademie di Belle Arti di Bologna, Parma e Modena vengono unificate in una sola provincia dell’arte, di cui è capoluogo Bologna. L’Accademia bolognese riapre il 10 aprile 1860 “con professori per la più parte giovani e d'intendimenti progressivi”. La direzione è affidata a Carlo Arienti (1801-1873) e la presidenza al modenese Adeodato Malatesta. Segretario è l'accademico Cesare Masini (1812-1891), al quale nel 1871 succederà Enrico Panzacchi. L'insegnamento è diviso in Elementare e Superiore. Le nomine dei professori avvengono non senza polemiche: alcune di esse appaiono come il frutto di "protezione e intrigo, che emergono dalla eredità del cessato regime". La cultura artistica cittadina si apre comunque a nuove istanze: la presenza sulla cattedra di pittura dell'Accademia del toscano Antonio Puccinelli (1822-1897), sodale di Silvestro Lega e influenzato da Edgar Degas, inciderà sullo stile e la poetica degli artisti bolognesi, quali Luigi Serra, Alfonso Savini, Silvio Faccioli e altri. I decreti di Farini sopprimono definitivamente le esposizioni annuali, sostituite da rassegne regionali a cadenza triennale.dettagli
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6 marzo 1860Carlo Arienti chiamato a dirigere l'AccademiaCon decreto approvato a Modena il 6 marzo il governo dittatoriale delle Province dell’Emilia ricostituisce l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La direzione è offerta a Carlo Arienti (1801-1873), che giungerà dopo aver terminato l’anno scolastico all’Accademia Albertina di Torino. Nel frattempo sarà sostituito dall’arch. Fortunato Lodi (1805-1882). Pittore votato “all’esercizio dell’arte storica”, Arienti ha tentato già alcuni anni prima di trasferirsi nel capoluogo emiliano. Nel 1838, al termine di una “burrascosa” elezione per la cattedra di pittura dell’Accademia Pontificia, gli fu preferito Clemente Alberi (1803-1864). A Bologna continuerà un’attività artistica ridotta, prima di dedicarsi appieno al suo ruolo istituzionale. Un suo grande quadro intitolato La barca di Caronte sarà esposto nella Villa Reale di San Michele in Bosco. Nel 1865 un ritratto del re Vittorio Emanuele II per il sindaco Pizzardi verrà destinato al municipio. Poi poco o nulla. Fino al 1871 come direttore, coadiuvato dal fido segretario Cesare Masini (1812-1891), lascerà ai professori libertà di insegnamento, cercando però di conservare e trasmettere la tradizione accademica “di vita artistica vera, reale e non semplice vegetazione”. Incapace di “sentire interamente la natura”, legato al “culto del grandioso” e all’amore del quadro storico, verrà spesso osteggiato dai sostenitori del rinnovamento. Nel 1869 sarà colpito da una emiplagia che gli paralizzerà la parte destra del corpo, conseguenza, secondo Masini “dei dispiaceri che con tutti di continuo lamentava”. Inoltre all’Accademia sarà coinvolto in scandali riguardanti alcuni professori e concorsi, che renderanno ancora più amari gli ultimi anni di carriera, fino alla sua definitiva sostituzione con l’ing. Jean-Louis Protche.dettagli
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8 marzo 1860Bertrando Spaventa e la sua scuola all'Alma MaterDopo un anno all'Università di Modena sulla cattedra di Filosofia del Diritto, Bertrando Spaventa (1817-1883), studioso e patriota liberale, seguace dell'idealismo hegeliano, passa a insegnare Storia della Filosofia all'Alma Mater. Con la prolusione al suo corso, dal titolo Carattere e sviluppo della filosofia italiana dal secolo XVI sino al nostro tempo, si inserisce nel dibattito sul rinnovamento della filosofia italiana. La permanenza nell'ateneo bolognese, ancora arretrato e provinciale, non durerà più di una stagione. Per l' “astro della filosofia” (Veglia) prevarrà il desiderio di avvicinarsi alla propria sede di elezione. Tuttavia negli anni a venire diversi professori meridionali, in qualche modo a lui legati, come Francesco Fiorentino (1834-1884) e Angelo Camillo De Meis (1817-1891), radicheranno a Bologna una scuola filosofica di grande prestigio. Fiorentino rimarrà all'Alma Mater per nove anni e in questo periodo avvierà una intensa attività pubblicistica, culminata in un importante Saggio storico sulla filosofia greca. De Meis, già allievo a Napoli di Spaventa e De Sanctis, dal 1863 terrà corsi di Storia della Medicina. Entrambi saranno affiliati alla loggia felsinea “Concordia”.dettagli
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10 marzo 1860Amministrazione unica degli OspedaliFacendo proprio il piano di riforma messo a punto da una Commissione della Società Medico Chirurgica bolognese, il Dittatore delle Provincie dell’Emilia Luigi Carlo Farini vara un decreto di riorganizzazione del sistema sanitario. Il principio ispiratore fondamentale è quello della funzione ospedaliera come funzione pubblica, appartenente allo Stato. La nuova legge stabilisce che gli ospedali siano gestiti da un'unica Amministrazione di nomina governativa. Questa entra in possesso dei beni degli istituti preesistenti e crea una cassa unica, una segreteria generale e un'unica farmacia. Il decreto dispone due interventi urgenti: il trasferimento dei "mentecatti" in un nuovo manicomio e l'istituzione di un Asilo di Maternità in San Procolo. E' inoltre pubblicato in allegato lo Statuto per la riforma degli "Spedali di Bologna". Viene riaperto l'Ospedale Azzolini a porta san Donato, che per alcuni anni ospiterà le cliniche universitarie. L'Ospedale Maggiore è dedicato alla cura delle malattie violente e acute, mentre il Sant'Orsola è confermato come ospedale degli incurabili - i venerei, gli affetti da malattie sordide cutanee e croniche - con almeno 600 letti. L'Ospedale degli Abbandonati è riconvertito in ricovero per i pellagrosi, mentre si prevede l'apertura di un Ricovero di Mendicità per gli orfani e gli ospiti sani a carico dell'Azienda Abbandonati. Altri due provvedimenti, pubblicati lo stesso 10 marzo, riguardano l'istituzione a Bologna di un Asilo di Mendicità e l'apertura di una Casa di Lavoro. La concezione di fondo dei Decreti Farini, rimane, pur con le riforme apportate, quella ormai antiquata della beneficenza pubblica.dettagli
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10 marzo 1860L'Asilo di Maternità e l'Ospizio degli EspostiLa Legge Ospedaliera di Carlo Farini affida al Corpo Amministrativo Centrale degli Ospedali di Bologna l’Ospizio degli Esposti, affiancandogli un Asilo di Maternità per l’assistenza alle donne gravide illegittime. L’Ospizio era situato fino al 1797 nell’antico Conservatorio dei Bastardini di via San Mamolo. In seguito fu ospitato nell'ex convento benedettino soppresso di San Procolo, situato di fronte. Al momento dell'Unità l'Ospizio provvede a mantenere, con le proprie rendite e grazie ai sussidi dei comuni, oltre duemila bambini, la maggior parte collocati presso balie e famiglie contadine. Presso l'Ospedale dei Bastardini è in funzione la "ruota" nella quale circa duecento bambini all'anno vengono "esposti" in incognito dai genitori. Un guardiano addetto alla ruota ritira il neonato, che è poi registrato e assegnato a una balia. La "ruota" ha la funzione di impedire l'abbandono dei bambini in strada o davanti alle porte delle chiese o dei conventi. Il suo uso sarà abolito definitivamente solo nel 1923 dal Decreto sui Brefotrofi. A Bologna sarà dismessa del tutto nel 1873. Con le nuove norme cambiano le funzioni dell’ospedale: dal solo ricovero degli esposti all’assistenza sia delle madri che dei bambini. E' previsto infatti che, in questo luogo "appartato", le nubili ricevano "adeguata assistenza con ogni garanzia di riservatezza e conforto, per poter allattare nei primi mesi i loro nati senza preoccupazioni". Pur mantenendo la sua sede nei locali dell’Ospizio degli Esposti, questo servizio alle madri assumerà sempre più il carattere di un nuovo istituto ospedaliero. Nel 1939 l’Asilo di Maternità sarà classificato come Ospedale Specializzato per l’Ostetricia e la Ginecologia.dettagli
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11 marzo 1860Plebiscito di annessioneL'11 e 12 marzo in Emilia-Romagna si vota per l'annessione Regno sabaudo. Per la prima volta (e unica nell'Ottocento) possono andare alle urne tutti i cittadini maschi (suffragio universale maschile). A Bologna circa 16.000 persone vanno festose alle urne, portando coccarde tricolori appuntate sul cappello con la scritta “Annessione”. Gli studenti e gli artigiani sfilano in gruppo dietro le proprie insegne, al suono delle campane e delle bande cittadine. Alla sera la gente affolla in giubilo le strade e i teatri. Il risultato del Plebiscito è, in ambito regionale, di 426.006 voti a favore, 756 contro e 750 voti nulli. Nella provincia di Bologna, su 76.500 votanti, 76.276 sono favorevoli all'annessione e solo 63 votano per il Regno separato. L'annessione al Regno è festeggiata dal popolo il 14 marzo: le botteghe vengono chiuse, le finestre sono ornate di tappeti, ai balconi sventolano le bandiere tricolori. Al Teatro Comunale si tiene un sontuoso banchetto per gli ufficiali di ogni arma, al quale i cittadini assistono dai palchetti: al centro della grande tavolata di 350 coperti campeggia la croce dei Savoia.dettagli
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17 marzo 1860Arrivano i primi corpi militari piemontesiI bolognesi accolgono con entusiasmo i primi contingenti militari piemontesi, che arrivano in città nel pomeriggio del 17 marzo. Si tratta di soldati del IX Reggimento Fanteria della Brigata Regina, già protagonista nella battaglia di Palestro. Il suo stendardo, "tutto logoro" e con due medaglie d'oro al valore, è accolto, assieme ai soldati, dagli spettatori che assiepano le finestre ornate di tappeti lungo la via Galliera, mentre il popolo, con le bandiere nazionali, precede la banda e gli stati maggiori. Il IX e il X Reggimento Fanteria della Brigata Regina, inquadrati nel IV corpo d'armata del Generale Cialdini, combatteranno il 18 settembre 1860 nella vittoriosa battaglia di Castelfidardo, che porterà all'annessione delle Marche e dell'Umbria al Regno di Sardegna.dettagli
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18 marzo 1860Proclamazione dell'annessione al PiemonteIl 18 marzo Luigi Carlo Farini presenta a re Vittorio Emanuele II i risultati del plebiscito di annessione. Con un decreto emanato il giorno stesso, le provincie dell'Emilia entrano a far parte dello Stato piemontese. Verso sera l'approvazione reale è annunciata al popolo bolognese con 101 colpi di cannone. Il 21 marzo l'annessione sarà celebrata in San Petronio con un solenne Te Deum. La cerimonia sarà condotta dai cappellani militari, stante il divieto a partecipare del clero bolognese da parte dell'Arcivescovo.dettagli
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21 marzo 1860Il marchese Luigi Pizzardi nominato sindacoCon un decreto di Farini, il marchese Luigi Pizzardi (1815-1871) è nominato sindaco di Bologna, il primo dopo l'Unità. Rimarrà in carica fino al 29 ottobre 1861. Di nobile famiglia, liberale moderato, è espressione della Destra vicina a Marco Minghetti, che guiderà la città fino alle elezioni del 1866, quando salirà alla ribalta lo schieramento filo-Rattazzi di Gioacchino Napoleone Pepoli. La vittoria di Pizzardi segna la continuità dell'egemonia del gruppo dirigente che è stato a capo del Risorgimento bolognese, legato alla nobiltà locale e al ceto dei grandi proprietari terrieri: i Marsili, Massei, Salina, Sassoli, ecc. Un ceto che ha come riferimento culturale la Società Agraria e come organizzazione politica la Società Nazionale.dettagli
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29 marzo 1860I deputati bolognesi nel Parlamento italianoIl 25 e 29 marzo si tengono in Emilia le elezioni politiche a suffragio ristretto per i rappresentanti al parlamento del regno sabaudo. Nel primo collegio è eletto Cavour, con 320 voti su 348 votanti. Eletto anche a Genova, Firenze e in altri collegi, opterà per quello di Torino. A Bologna, dopo un'elezione supplettiva, Cavour sarà sostituito da Luigi Tanari (1820-1904), patriota e compagno di giovinezza di Marco Minghetti, futuro prefetto e presidente della Società Agraria bolognese. Negli altri collegi bolognesi risultano eletti Gioacchino Napoleone Pepoli (293 voti), Carlo Berti Pichat (305), Marco Minghetti (291) e Rodolfo Audinot (258): sono i primi deputati bolognesi al Parlamento italiano. Minghetti - il politico bolognese che più di ogni altro ha vissuto l'esperienza del costituzionalismo pontificio - sarà nominato il 1° novembre ministro degli Interni nel nuovo gabinetto di Cavour. Dopo la morte di quest'ultimo parteciperà a quella ristretta “consorteria” di potere liberal-moderata che avrà grande peso nella costruzione del nuovo stato.dettagli
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2 aprile 1860La Società di Mutuo Soccorso dei MacellaiEra antica usanza dei macellai bolognesi raccogliere fondi durante l'anno per organizzare qualche banchetto a carnevale. Nel 1859 il macellaio Giovanni Garuffi, custode del denaro accumulato, d'accordo con altri colleghi, propone "coraggiosamente" di destinarlo a fondo di una società di mutuo soccorso. Il 2 aprile 1860 viene votato lo statuto della nuova società. Essa è costituita "allo scopo lodevolissimo di infondere anche nella classe dei Macellai lo spirito di riunione e di fratellevole concordia, tanto desiderabile in ogni condizione sociale, d'onde emana una ben ragionata e provvida beneficenza pel sofferente od al mancante di sostentamento". Si propone quindi di fornire una “ben ragionata e provvida beneficienza” agli iscritti “affetti da malattia o assolutamente impotenti al lavoro”, attraverso la formazione di un “cumulo pecuniario”. Possono far parte della società i macellai, che "esercitino il loro mestiere onestamente". I soci sono tenuti a versare ogni sabato una quota di 50 centesimi. La mutua copre tutte le malattie, tranne quelle veneree e quelle causate da "stravizio di bevande".dettagli
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9 aprile 1860La Società Operaia di BolognaIl 2 aprile Livio Zambeccari (1802-1862), patriota, carbonaro ed ex deputato della Costituente della Repubblica Romana, annuncia con un avviso a stampa la formazione di una Commissione di amici del Popolo che ha il compito di promuovere l'Associazione degli Operai bolognesi. Nell'appello si legge, tra l'altro: "Se l'operaio e il colono, che formano la classe più numerosa della Nazione, e costituiscono con la produzione delle loro fatiche la principale sorgente della comune prosperità e la base della nazionale ricchezza, sono nei governi dispotici e assoluti le più invilite e neglette classi, non così può avvenire negli stati retti a libertà, ove, come le altre devono essere chiamate a sviluppare col progresso le latenti loro forze ed a migliorarle. A ciò conduce l'Associazione. L'Unione fa la forza". Tra i sodali di Zambeccari vi sono Giuseppe Mattioli, esponente radicale, lo scultore Giuseppe Pacchioni, Gioacchino Napoleone Pepoli, nobile di illustre casata, l'industriale Filippo Manservisi - che sarà il primo presidente - e altri artigiani e piccoli imprenditori, quasi tutti massoni. La commissione si riunisce il 9 aprile seguente nell'aula magna del Liceo Musicale davanti a 208 "operai e cittadini" ed elegge il direttivo della nuova Società Operaia. Sono invitati a votare solo i "capi d'arte" e gli operai. Scopo dell'Associazione è incoraggiare la Fratellanza e il Mutuo Soccorso tra gli operai e promuovere la loro istruzione e moralità. Inizialmente dichiara di “non aver scopo o viste politiche”, ma la matrice mazziniana è evidente. La prima sede è stabilita in via Vinazzetti n. 3128. Poco dopo la sua istituzione l'Operaia organizzerà al suo interno un comitato per lo studio delle condizioni del lavoro e per il collocamento, formato dai maggiori esponenti dell'industria e del commercio cittadino. Il sistema diventerà un modello per i successivi uffici di collocamento organizzati dalle camere del lavoro sindacali.dettagli
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1 maggio 1860Visita di re Vittorio Emanuele II a BolognaIl Re di Sardegna è in visita a Bologna. Il 1° maggio fa il suo ingresso in città assieme al ministro Farini, accolto dal sindaco Pizzardi alla barriera di Santo Stefano. La carrozza reale attraversa il centro cittadino, splendidamente decorato dall'arch. Giuseppe Mengoni. Lungo le strade trasformate in gallerie sventolano bandiere tricolori. Dalle finestre affollate di signore eleganti cadono nuvole di fiori. Purtroppo una pioggia insistente guasta in parte questi speciali addobbi. Testimoni ricorderanno che al passaggio del sovrano “i fiori e i festoni pendevano gocciolanti, inzuppati erano i tappeti”. Vittorio Emanuele II sosta nel palazzo municipale e in San Petronio, accolto da un Te Deum cantato da sacerdoti “disapprovati” dall’arcivescovo Viale Prelà, quindi sale a San Michele in Bosco: l'ex convento, in posizione dominante sulla città, è trasformato in Villa Reale. Il giorno successivo è dedicato ad incontri e ricevimenti nel Palazzo del Governo, dopo una visita all’Archiginnasio. Al sovrano viene donata una sella con tutti gli accessori, frutto di una pubblica sottoscrizione promossa da Brigida Fava Tanari. Più tardi è raggiunto dal conte di Cavour, con il quale ha una vivace discussione a proposito della spedizione di Garibaldi (l'Eroe dei Due Mondi salperà il 5 maggio da Quarto). La sera al Teatro Comunale si tiene una grande festa da ballo “degna di qualunque Capitale“, con esecuzione di un coro in suo onore, mentre l'accesso agli altri teatri è libero e gratuito per il popolo. Il terzo giorno al mattino il Re compie una ispezione alle fortificazioni del campo trincerato. Il pomeriggio alla Montagnola assiste, su un bellissimo cavallo bardato con la sella donata dalle donne emiliane, a una imponente rivista militare, mentre una grande luminaria allieta durante la notte la piazza Maggiore e il Mercato di Mezzo. La mattina del 4 maggio Vittorio Emanuele ripercorre per l'ultima volta il centro recandosi alla stazione e lascia in treno la città.dettagli
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8 maggio 1860Garibaldini bolognesiCinque bolognesi salpano da Quarto con la spedizione dei Mille: Paolo Bovi Campeggi (1814-1874), già fedele compagno di Garibaldi nel 1849 (ha perso la mano destra nella difesa di Roma) e nel 1856, Guglielmo Cenni, Gaetano Coli (1835-1897), bidello all’Università, Giuseppe Magistris (1819-1868) barbiere, entrambi di Budrio, e Ignazio Simoni da Medicina. A favore della spedizione vengono raccolti fondi da parte dell'appena costituita Società Operaia. Essi sono soprattutto destinati alle famiglie dei combattenti. Si costituisce a questo proposito un Comitato di Provvedimento per Garibaldi. A supportare la spedizione gabibaldina concorre anche il comitato filo-monarchico della Società Nazionale, che invia a più riprese fucili, carabine e cartucce. Anche le Signore della Città organizzano un Bazar o Fiera a favore dei combattenti della Sicilia. Ad essi andrà anche l'intero incasso delle corse di "sedioli e baroccini", che si terranno in giugno in Montagnola. Il 9 giugno 150 volontari partiranno per la Sicilia, seguiti da altri 600 emiliani il 7 agosto.dettagli
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13 maggio 1860Il clero si rifiuta di festeggiare lo StatutoIn occasione della prima festa dello Statuto, il 13 maggio, il clero bolognese, schierato su posizioni intransigenti, si rifiuta di intonare il Te Deum. Nella indisponibilità nel cardinale arcivescovo Viale Prelà, ormai in fin di vita - morirà due giorni più tardi - paga per tutti il pro vicario generale mons. Gaetano Ratta, che viene arrestato e tradotto nelle carceri del Torrone. I riti di ringraziamento in occasione di feste quali la Liberazione del '59, il Plebiscito e lo Statuto, saranno a lungo causa di incidenti e incomprensioni tra l'autorità civile e il clero.dettagli
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13 maggio 1860La Società "La Nazione"Livio Zambeccari, Filippo Stanzani, Pasquale Muratori e altri esponenti repubblicani formano a Bologna la commissione provvisoria della Società La Nazione, creata a Genova attorno al dottor Agostino Bertani (1812-1886) in contrapposizione alla Società Nazionale di ispirazione monarchica. Dalla Società La Nazione avranno origine i comitati di procedimento incaricati da Bertani, proclamatosi “unico rappresentante di Garibaldi e depositario del suo pensiero”, di raccogliere denaro e arruolare volontari in vista della spedizione in Sicilia. A capo del comitato centrale verranno chiamati Filippo Stanzani, Giuseppe Camillo Mattioli e Augusto Aglebert.dettagli
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26 maggio 1860Si rappresentano "I Lombardi alla prima crociata" a favore dei "fratelli siciliani"Per tre sere, dal 26 al 28 maggio, al Teatro comunale si tengono speciali rappresentazioni dell’opera di Giuseppe Verdi I Lombardi alla prima crociata, con il tenore Giovanni Manfredini nel ruolo di Arvino e il basso Filippo Proni in quello di Pagano. Negli intervalli vengono eseguiti “dai migliori Artisti” pezzi scelti di musica vocale e strumentale. E’ previsto che l’incasso delle recite vada “ad esclusivo profitto dei fratelli siciliani”, cioè della spedizione garibaldina che ha per scopo la liberazione del meridione d’Italia e la sua annessione al Piemonte sabaudo. I Bolognesi sono invitati a concorrere con “santo entusiasmo” a quegli atti “che più che generosi sono di un sacro dovere per chi è veramente italiano”. Si tratta in pratica di offrire “un obolo soccorritore” tra i 10 e i 20 baiocchi per l’ingresso nel loggione, nell’orchestra o in platea.dettagli
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giugno 1860Apre l'Arena NazionaleSi inaugura a porta San Mamolo, di fronte alla strada che conduce alla Reale Villa di S. Michele in Bosco, un teatro diurno in legno, che prende il pomposo titolo di Arena Nazionale. Vi si svolgono gli spettacoli comici della compagnia Moro Lin, già attiva in precedenza al Teatro del Corso. Negli anni seguenti arene in legno sorgeranno in vari luoghi della prima periferia: l'Arena Garibaldi vicino alla stazione, l'Arena Rappini a porta Castiglione, il teatro Belletti fuori porta San Mamolo, inaugurato il 30 maggio 1866 con le marionette della Compagnia Zane e dotato anche di "tre modeste gallerie". Per ordine della Deputazione agli Spettacoli, le arene all'aperto possono organizzare eventi per tutto il periodo estivo, fino all'apertura del Teatro Comunale o dei teatri del Corso e Contavalli.dettagli
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9 giugno 1860Assalto alla diligenza per RavennaNel primo pomeriggio del 9 giugno fuori porta San Vitale, nei pressi del Ricovero, una banda di otto malfattori armati assalta la diligenza per Ravenna, spogliando i viaggiatori del denaro e degli oggetti di valore. Un capitano di fanteria e un sergente dei bersaglieri resistono alla violenza, ma il primo cade ferito da una pugnalata e il secondo rimane ucciso per un colpo di fucile. I banditi riescono a fuggire, mentre la diligenza ritorna a Bologna scortata da una guardia campestre sopraggiunta nel frattempo a soccorso. In questo periodo Bologna si confronta quasi ogni giorno con episodi di delinquenza e fatti di sangue legati all’attività di una vasta associazione di malfattori.dettagli
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12 giugno 1860Una Festa nazionale, popolare e campestre celebra Bologna "libera e italiana"Il 12 giugno nei giardini pubblici della Montagnola, con una grande Festa nazionale, popolare e campestre, organizzata da alcuni cittadini benemeriti, è festeggiato il primo anniversario della partenza degli Austriaci da Bologna. Il programma prevede danze popolari, inni nazionali, bande militari, ascensione di palloni aerostatici di varie dimensioni, fuochi "di gioia", sinfonie da opere di Verdi, Rossini e Donizetti. La festa, organizzata da Valentino Cavazzoni Zanotti, risulta molto brillante e ottiene l'approvazione dell' "affollato popolo" - circa 12mila persone - che vi concorre. Metà degli incassi verranno versati nelle Casse soccorsi per i volontari che hanno seguito Garibaldi nell'impresa siciliana.dettagli
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29 giugno 1860Tafferugli nel mercato delle erbe di Piazza MaggioreIl 29 giugno scoppia un tafferuglio nel mercato delle erbe di Piazza Maggiore a causa di un rincaro improvviso dei prezzi delle verdure e di altri generi di prima necessità. Il giorno seguente il "bordello" si ripete, pur contrastato dai militi della Guardia Nazionale. I capipopolo, sospettati di soffiare sul fuoco della rivolta, vengono arrestati dalle guardie di Pubblica Sicurezza. Il secondo giorno del tumulto l'Intendente generale pubblica un bando in cui auspica un equilibrio tra la libertà di commercio e moderazione dei prezzi e commina pene agli incettatori "che fanno monopolio" e ai perturbatori dell'ordine pubblico.dettagli
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30 giugno 1860Deliberata la linea ferroviaria da Bologna a PontelagoscuroE' approvata la legge per la costruzione della linea ferroviaria da Bologna a Pontelagoscuro in direzione di Padova. Il Ministero dei Lavori Pubblici ha firmato il 25 giugno una apposita convenzione con la Società delle Ferrovie austriache per la sostituzione della linea Reggio-Borgoforte. La tratta Bologna-Ferrara sarà inaugurata il 26 gennaio 1862. Pontelagoscuro, sulle rive del Po, sarà raggiunta il 15 aprile successivo. La nuova linea arriverà al grande fiume attraverso Castelmaggiore, San Pietro in Casale, Poggio Renatico e Ferrara. Questo itinearario sarà a lungo contrastato da gruppi di pressione capeggiati dal senatore Paleocapa, che avrebbero preferito una linea che collegasse Bologna e Ferrara attraverso San Giovanni in Persiceto, Cento e Finale.dettagli
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18 luglio 1860Il corpo delle Guardie MunicipaliIl Consiglio comunale discute la proposta dei consiglieri Minghetti, Pepoli e Audinot per la costituzione di un corpo di Guardie Municipali. Ci si ispira al modello inglese del policemen, nome che i bolognesi storpieranno in “pulismano”. Sono richieste buone qualità morali, buona salute e un minimo di cultura e educazione: "Oltre la onestà e la moralità loro, debbon avere attitudine all’ufficio che sono chiamati a prestare e quindi saper leggere e scrivere, avere robustezza della persona, ed essere istruiti e informati a civile educazione, come quelli che alla fermezza della azione debbon congiungere urbanità e cortesia di modi". I nuovi vigili urbani saranno presentati al pubblico il 1° novembre. Avranno soprattutto compiti di vigilanza dei regolamenti comunali, ma saranno utilizzati anche per la pubblica sicurezza (con un armamento minimo), come accalappiacani e per "l'osservanza della nettezza delle strade".dettagli
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28 luglio 1860Treno turistico Bologna-TorinoIl 28 luglio, alle 8,50 della sera, parte da Bologna un treno “di piacere” sulla via ferrata per Torino, capitale del nuovo Regno d'Italia. Visto l'alto prezzo del biglietto, i partecipanti non sono molti. La linea ferroviaria da Torino ha raggiunto Alessandria nel 1855 e due anni dopo ha toccato il confine emiliano, attraverso Tortona e Stradella. Il collegamento tra Piacenza e Bologna è stato avviato nell'estate del 1859.dettagli
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agosto 1860Bologna caldissimaDagli inizi di agosto ai primi di settembre a Bologna domina un caldo soffocante. La temperatura è mantenuta elevata da una costante siccità.dettagli
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9 agosto 1860Sommosse di contadini a Monghidoro e LoianoIl 9 agosto a Monghidoro e Loiano i contadini protestano contro la leva militare. Disarmano i pochi militi della Guardia Nazionale, che presidiano i municipi, e sostituiscono lo stemma pontificio a quello sabaudo. Sul luogo sono inviati "in tutta fretta" da Bologna alcuni contingenti di bersaglieri "con un pò di cavalleria" per domare la rivolta sul nascere. La sommossa sarà in realtà molto cruenta e verrà domata solo al tramonto Il giorno successivo verranno arrestati alcuni dei principali agitatori, tra i quali il mugnaio di Lognola, Gaetano Prosperi, detto lo Spirito, considerato un pericoloso brigante. Costui sarà processato e giustiziato nel 1863 per l'uccisione a Monghidoro di un carabiniere.dettagli
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21 agosto 1860Scuola di Telegrafia ElettricaIl 21 agosto presso la Direzione Compartimentale del Ministero dei Lavori Pubblici di Bologna è aperta una scuola teorico-pratica di Telegrafia Elettrica, per coloro che aspirano alla carriera telegrafica. I partecipanti devono avere un'età tra i 18 e i 25 anni, essere di buona condotta e di sana costituzione, avere mezzi di sussistenza sufficienti fino all'ottenimento del posto fisso con stipendio. Sono richiesti inoltre la conoscenza delle lingue italiana e francese, di elementi di geografia, matematica e fisica e il possesso di una nitida calligrafia.dettagli
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22 agosto 1860Debito pubblico per i progetti urbanisticiE' bandito un debito pubblico di quattro milioni di lire per finanziare alcuni progetti urbanistici, già proposti al termine del periodo papale. Al 1858 risaliva il progetto di una nuova strada - in seguito intitolata a Giuseppe Garibaldi - voluta dal conte Enrico Grabinski per collegare al centro cittadino lo storico palazzo Ruini-Ranuzzi di sua proprietà. L'avvio di questa operazione aveva indotto l'idea di un allargamento e rettificazione del Borgo Salamo (che diverrà via Farini), da San Mamolo a Piazza S. Tecla, per via Libri, Ponte di Ferro e Miola. Nello stesso anno era stata proposta la sistemazione della piazza interna di porta Saragozza, appena ricostruita dall'architetto Brunetti Rodati. Oltre alla continuazione di queste opere, il piano comunale prevede l'allargamento del Canton dé Fiori, primo tronco della via direttissima alla stazione, e il restauro dell'Archiginnasio e dell'adiacente Ospedale della Morte "per sede dell'Archivio patrio, delle Scuole Tecniche e di altri Istituti". Con i denari ricavati dal bando si procede all'acquisto degli immobili più modesti, mentre per i palazzi nobili si riprendono gli accordi già stabiliti tra i proprietari e l'amministrazione pontificia, che prevedono cospicui indennizzi e notevoli compensi delle demolizioni attraverso la concessione di suolo pubblico. I lavori di Canton dé Fiori iniziano a fine agosto con l’abbattimento delle case ingombranti tra piazza Nettuno e la cattedrale di San Pietro.dettagli
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24 agosto 1860I patrioti rimangono unitiIl 24 agosto diversi esponenti politici liberali, democratici e radicali bolognesi - tra essi il generale Luigi Masi, Carlo Berti-Pichat, Augusto Aglebert, Gabriello Rossi, Giuseppe Camillo Mattioli, Filippo Stanzani - si riuniscono all'hotel Brun con l'attore Gustavo Modena (1803-1861) e la moglie Giulia, ferventi repubblicani. La signora consegna a Stanzani, presidente a Bologna dei Comitati di provvedimento per soccorso a Garibaldi - associazione di ispirazione repubblicana parallela alla Società Nazionale - una lettera di Giuseppe Mazzini datata 21 agosto. La situazione politica in Italia è molto grave. Nel meridione Garibaldi ha attraversato lo stretto di Messina e marcia verso Napoli. I piemontesi si preparano ad invadere l'Umbria e le Marche e il Governatore delle Romagne Farini ha appena diramato una circolare che vieta nuovi arruolamenti di volontari. Mazzini e Agostino Bertani pensano di agire contro la Società Nazionale, centro politico dei liberali moderati, a partire da Bologna, premendo perché il locale Comitato di provvedimento ne raccolga l'eredità e i soci. Per i leader repubblicani occorre prendere l'iniziativa prima che si rafforzi la lega tra il re di Napoli, il Papa e l'Austria. Bisogna soccorrere militarmente e con aiuti finanziari Garibaldi e allargare ovunque l'insurrezione. La lettera si conclude con un proclama: “Il paese faccia la Nazione: la dia poi a chi vuole”. Stanzani e i convenuti dell'hotel Brun rispondono “con incredibile indipendenza” (Maioli), sottolineando la necessità di rimanere uniti. A loro parere coloro che promuovono l'insurrezione devono farlo seguendo la bandiera e il grido di Garibaldi: “Italia e Vittorio Emanuele”. I Comitati di provvedimento di Bologna e delle Romagne continueranno ad operare - formando un unico blocco “giovevole e provvido” - assieme alla Società Nazionale e al Comitato dell'emigrazione umbro-marchigiana, che pure Mazzini ha accusato di fare un gioco anti-nazionale. Numerosi volontari dalle ex Legazioni parteciperanno, sotto la guida di Stanzani e in accordo con Cialdini e con l'esercito sardo, alla liberazione del Montefeltro dal potere papale.dettagli
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settembre 1860I binari stradaliE' reso pubblico il bando per la nuova selciatura della città secondo tecniche già collaudate a Milano e Torino. Nella zona di Canton dei Fiori - primo tratto della nuova via diretta alla stazione - e in altre strade del centro, vengono inseriti ciottoli simili per formato e sono introdotti "trottatoie" e rotaie in costoso granito di S. Fedelino.dettagli
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5 settembre 1860Concessa la questua, ma con una lastra al pettoDopo la pubblicazione della Legge di Pubblica Sicurezza, è vietato a Bologna l'accattonaggio. Poichè non è ancora aperto in città un Ricovero per i mendichi, il questore concede la questua a coloro che possono provare l'impotenza al lavoro, purché portino sul petto una lastra col numero della licenza ottenuta. La misura è ritenuta una "barbara disposizione", che colpisce anche coloro che sono costretti a mendicare "indipendentemente da colpa loro". Essi sono "fratelli che nacquero fra le nostre mura e sono riscaldati dallo stesso sole che riscalda gli opulenti e gli agiati" (Bottrigari).dettagli
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10 settembre 1860Riapre il Teatro Politeama di San Giovanni in PersicetoTerminato il “gran restauro” effettuato sotto la direzione di Filippo Antolini e di Luigi Ceschi, il Nuovo Teatro Politeama di San Giovanni in Persiceto riapre il 20 settembre con la rappresentazione del Rigoletto di Giuseppe Verdi. La serata non ha in verità un gran successo: “grande fischiata a tutti!” e la prima donna è costretta “a far fagotto”. C'è chi parla “di uno spettacolo da chiusura e non da apertura di teatro”. Sorta all'interno del palazzo municipale, la sala fu inaugurata una prima volta nel 1790 senza apparati decorativi e attrezzature di palcoscenico. Il progetto e l'esecuzione furono affidati dal Comune all'architetto Giuseppe Tubertini, che operò assieme a Giovanni Dotti e Francesco Tadolini. La struttura settecentesca ricorda un edificio classico: su un basamento in pietra si innalzano alti pilastri coronati da una balaustra. Il bel boccascena è formato da imponenti colonne corinzie sormontate da trabeazione. Le modifiche apportate nel 1859-60 hanno riguardato il palcoscenico sul quale è stato alzato un tetto, la costuzione dei camerini per gli attori e i depositi per gli attrezzi, mentre il quarto ordine di palchi è stato trasformato in loggione. La nuova decorazione è stata affidata ad artisti bolognesi di fama, quali Andrea Pesci e Gaetano Lodi, che sulla volta della platea hanno accostato con gusto eclettico motivi neoclassici in chiaroscuro e fregi neorinascimentali, mentre Antonio Muzzi ha dipinto sei medaglioni con putti che suonano vari strumenti. I meccanismi del palcoscenico sono stati affidati al macchinista del Teatro Comunale di Bologna Pacifico Grati. Nel corso del secolo il teatro diventerà, oltre che sede di spettacoli lirici e di prosa, luogo di riunione dei cittadini di San Giovanni per importanti celebrazioni e cerimonie come la festa per l'unità nazionale e il banchetto per l'inaugurazione del tratto ferroviario Bologna - Persiceto.dettagli
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16 settembre 1860Gioacchino Napoleone Pepoli ordina un indagine sulle stragi di PerugiaGioacchino Napoleone Pepoli (1825-1881) giunge a Perugia come regio commissario generale. Il giorno prima a Città di Castello ha emanato un proclama ai popoli liberi dell'Umbria. Uno dei primi atti del suo governo è la denuncia solenne delle atrocità commesse dal governo papale e dalle sue truppe mercenarie in occasione del moto del 1859. Il 14 giugno 1859 un comitato insurrezionale collegato alla Società Nazionale cacciò a Perugia il rappresentante pontificio e nominò un governo provvisorio. La risposta del Papa non si fece attendere. Il Segretario di Stato Antonelli ordinò di “impedire assieme alla truppa ogni disordine”. Venne organizzata una spedizione con l'aiuto del 1° reggimento estero al comando del colonnello Schmidt d'Altorf. Il 20 giugno un migliaio di cittadini male armati accolsero l'appello del governo provvisorio alla difesa della città, ma furono sconfitti dopo un breve, accanito combattimento. Seguirono saccheggi, stupri e massacri di civili. In merito agli eccidi Pepoli ordina una accurata inchiesta, affidata a un magistrato integerrimo. L'11 dicembre 1860 dichiarerà benemeriti della Patria i difensori di Perugia, facendo scolpire nel bronzo i loro nomi e assegnando una pensione alle famiglie.dettagli
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26 settembre 1860La Brigata Bologna all'assedio di AnconaLa Brigata Bologna, formata dai reggimenti 39° e 40° da poco inquadrati nel Regio Esercito, partecipa all'assedio di Ancona e alla battaglia di Castelfidardo. Nel capoluogo marchigiano è lanciata contro i due forti nemici più avanzati - Monte Pelago e Monte Pulito - e li conquista al primo assalto. Il 40° reggimento, nato l'anno precedente all'interno della Lega militare dell'Italia centrale e composto soprattutto di giovani volontari, riceverà nel giorno del battesimo del fuoco la sua prima medaglia d'argento al valore.dettagli
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29 settembre 1860La città accoglie il Re dopo la presa di AnconaIl re Vittorio Emanuele II, insieme al ministro Farini, giunge a Bologna la sera del 29 settembre, a poche ore dalla capitolazione di Ancona. In divisa da generale, su una carrozza scoperta, percorre via Galliera illuminata a festa. Il popolo entusiasta precede il cocchio reale con torce e bandiere. Quattro bande musicali rallegrano la marcia dei cavalli, costretti dalla calca a procedere al passo. Un corteo di carrozze segue il sovrano fino alla Villa Reale di San Michele in Bosco. Qui egli si affaccia più volte per salutare "l'affollato popolo". Il giorno seguente Vittorio Emanuele passa in rassegna ai Prati di Caprara la divisione di stanza in città e i battaglioni mobili di Ferrara e Torino e alla sera è festeggiato alla Montagnola con fuochi d'artificio. Alle 11 giunge la notizia della resa di Ancona e i cannoni da San Luca sparano cento colpi. Il 2 ottobre, nel primo pomeriggio, il Re parte alla volta di Forlì tra ali di folla in delirio e scoppi di artiglieria.dettagli
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25 ottobre 1860Adelaide Borghi Mamo debutta al Teatro ComunaleAdelaide Borghi Mamo (1829-1901) debutta al Teatro Comunale cantando e recitando la parte di Eleonora nella Favorita di Gaetano Donizetti. L'opera è già stata portata in scena con successo in aprile all'Her Majesty's Theatre di Londra e sarà replicata nel 1861 alla Scala di Milano. La mezzosoprano bolognese da alcuni anni si è guadagnata una buona reputazione in Italia e all'estero. Secondo Enrico Bottrigari, presente alla recita, ha una "bella e simpatica voce, intonata, e il suo canto è perfetto e di buona scuola". Dopo una onorata carriera, dedita soprattutto al repertorio rossiniano, ma anche alla musica di Verdi e Mozart - tra il 1855 e il 1864 sarà più volte Zerlina nel Don Giovanni - nel 1875 lascerà le scene e si ritirerà nel nobile palazzo Lupari in Strada Maggiore. Dal marito, il tenore spagnolo Miguel Mamo, ha avuto nel 1854 la figlia Erminia, nata praticamente sulla scena a Parigi, al termine di una recita del Trovatore.dettagli
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10 novembre 1860Giosue Carducci a BolognaGiosue Carducci (1835-1907), toscano di Valdicastello (LU), giovane ma già affermato scrittore e poeta, è nominato il 26 settembre, con Regio Decreto, professore di letteratura italiana presso l'Università bolognese.Vi è stato designato dal Ministro della Pubblica Istruzione Terenzio Mamiani (1799-1885), che ha conosciuto e apprezzato le sue Rime a San Miniato al Tedesco.Giunge in città il 10 novembre e nei primi tempi abita alla locanda Aquila Nera, in via Calcavinazzi, una pensione "sobria, ma decorosa e accogliente", condotta da Luigi e Francesco Ghelli.Il 22 novembre pronunzia la sua Prolusione alle lezioni nella Università di Bologna, un excursus nella storia letteraria italiana. Nella chiusa accenna ai fatti bolognesi dell'8 agosto 1848:“E nell'operare e nel patire a chi seconda Bologna? Voi ne attesto, o vittime sante delle due tirannie che ci straziarono; te, o plebe d'eroi prodiga della vita su la tua Montagnola”.In un articolo sulla "Nazione", apparso poco dopo, lamenta lo scarso numero di studenti all'Università: solo 300, dei quali neanche uno nella facoltà filologica. Personalmente si sente come "l'istrione pagato che si chiama professore":“Scolari non avremo, ma solo ascoltanti e dilettanti, che vengono all'Università per passare qualche ora”.In una lettera al Barbera constata invece la pochezza dell'ambiente culturale bolognese:"Il movimento letteraio è quasi nullo: manca un Gabinetto che sia, non dico da confrontare al Viessieux, ma né pur degno del nome".Dal maggio 1861 prenderà casa in via Broccaindosso 777 (dal 1870 n. 20). Qui scriverà Giambi ed epodi e la famosa poesia Pianto antico, dedicata al figlioletto Dante scomparso prematuramente.La famiglia Carducci si trasferirà nel 1876 in via Mazzini (poi Strada Maggiore) n. 37 in un nobile palazzo di proprietà del chirurgo Francesco Rizzoli ed infine, nel 1890, troverà dimora definitiva nella palazzina delle Mura Mazzini.Assieme a Carducci, in questo periodo arrivano a Bologna altri giovani professori di grande qualità, come Luigi Cremona, Camillo De Meis, Pietro Ellero, G.B. Gandino, Emilio Teza, Francesco Magni, Giovanni Capellini.Sono anch'essi chiamati da Mamiani, consapevole che la situazione dell'Alma Mater non è all'altezza della sua storia passata.dettagli
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16 novembre 1860Le opere di Meyerbeer in scena al ComunaleIl direttore Angelo Mariani (1821-1873), originario di Ravenna e da poco sul podio dell'orchestra bolognese, introduce nei programmi del teatro comunale le opere di Giacomo Meyerbeer. Già nel 1860, assieme a Un ballo in maschera di Verdi e alla Favorita di Donizetti, è in cartellone Il Profeta, "grandioso spartito" con libretto di Eugène Scribe. L'opera va in scena il 16 novembre e ottiene un buon successo, con il soprano bolognese Adelaide Borghi Mamo, "grande e celebre artista", nella parte di Fede e il tenore francese Joseph T.D. Barbot nel ruolo del protagonista. Gaetano Gaspari, uno dei maestri più rinomati sulla piazza, confessa di essere uscito dal teatro "sbalordito, entusiasmato" e indica Meyerbeer come modello per il futuro. Negli anni seguenti le opere del compositore tedesco saranno proposte ad un ritmo incalzante: nel 1861 andrà in scena Gli Ugonotti, nel 1865 L'Africana. Nel 1869 si toccherà il culmine con una intera stagione a lui dedicata, in cui torneranno Il Profeta e Gli Ugonotti e sarà rappresentato Roberto il Diavolo. Il grand-opera di Meyerbeer è destinato a spianare la strada, nel cuore degli appassionati bolognesi, alla "musica dell'avvenire" di Richard Wagner.dettagli
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22 novembre 1860La morte di Matteo VenturoliA 85 anni muore il prof. Matteo Venturoli (1775-1860), allievo di Giuseppe Atti (1753-1826) e dal 1824 ordinario della cattedra di Clinica Chirurgica dell'Università di Bologna. Fu tra i fondatori, nel 1802, della Società Medica (poi Medico-Chirurgica) di Bologna, le cui prime riunioni si tennero nella sua casa. Divenne celebre per la sua abilità nella cura delle ernie, della calcolosi e delle grandi ferite. Per primo ipotizzò la diffusione dei tumori per via linfatica. Medico personale del card. Oppizzoni, per sedici anni fu componente del consiglio comunale. A lui si deve il restauro dell'Archiginnasio, per il quale prodigò "cure indefesse". Lascia al Comune la sua preziosa collezione libraria, con oltre 20.000 volumi da destinarsi alla biblioteca pubblica. Suo erede nella Scuola chirurgica sarà Francesco Rizzoli.dettagli
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2 dicembre 1860Rinaldo Andreini e "Il Corriere del Popolo"E' pubblicato a Bologna il "Corriere del Popolo". Finanziato dal patriota Agostino Bertani (1812-1886), rappresenta le opinioni del Partito d'Azione repubblicano. E’ fieramente anticlericale e polemizza spesso con il giornale cattolico “L’Eco”. La direzione è stata affidata al dott. Rinaldo Andreini (1818-1890), presentato al fondatore Filippo Stanzani (1832-1909) - animatore del ramo bolognese della società mazziniana “Nazione” e organizzatore di volontari garibaldini - "che vide e stimò in lui la persona di cui aveva bisogno". Andreini ha accettato dopo aver discusso con Bertani il programma, scegliendo la formula "patria e libertà". Il giornale ha in ogni numero un articolo di fondo e notiziari dall'Italia e dall'estero, in appendice telegrammi e notizie di cronaca. Dal 17 giugno 1861 al 27 ottobre 1862 avrà cadenza settimanale. Sosterrà l’attività della Società Operaia di Bologna e arriverà a pubblicare, poco prima della chiusura, il suo statuto. Laureato in medicina, imolese d’origine, ma residente a Bologna, Andreini è un attivista mazziniano molto conosciuto. Ha fatto parte del comitato rivoluzionario bolognese e nel 1843 è stato coinvolto nei moti di Savigno. Dopo alcuni anni di esilio in Toscana, nel 1847 ha ripreso l'attività politica a Bologna, collaborando con i fogli democratici "L'Italiano" e "Il Povero". Durante la campagna in Veneto nel 1848 è stato volontario nel Battaglione dei cacciatori dell’alto Reno e aiutante di Zambeccari. Eletto rappresentante per Bologna alla Costituente romana, ha partecipato attivamente alla difesa dell'Urbe, organizzando il soccorso ai feriti. Dopo la caduta della repubblica ha riparato per alcuni anni all'estero. Nel giugno del 1861 lascerà il giornale per mancanza di fondi e si ritirerà ad Algeri, dedicandosi completamente agli studi e alla professione. Il “Corriere” continuerà ad uscire fino al 27 ottobre 1862 sotto la direzione di Augusto Aglebert, che manterrà la linea politica del predecessore.dettagli
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5 dicembre 1860Luigi Bombicci insegnante a BolognaIl 5 dicembre il senese Luigi Bombicci Porta (1833-1903), insegnante di scienze nella sua città natale, è nominato professore ordinario di Mineralogia all'Università di Bologna. Qualche mese prima la cattedra di Scienze Naturali dell'Ateneo è stata suddivisa in quelle di Zoologia, Geologia e Mineralogia, nel chiaro intento di potenziare gli studi scientifici. Nel 1862 Bombicci assumerà anche la direzione del Museo di Minerologia presente a Palazzo Poggi. Da allora farà ogni sforzo per incrementare le collezioni, che nel 1901, al termine della sua carriera, saranno aumentate di cinque volte, dai circa 10mila ai 50mila esemplari. Si adopererà anche per avere spazi più ampi. L'Istituto e il Museo di Mineralogia troveranno sede nel monumentale edificio appositamente costruito a porta San Donato, che sarà inaugurato nel 1907, alcuni anni dopo la sua morte. Oltre che titolare della cattedra di Mineralogia, Bombicci sarà anche preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Pubblicherà numerosi saggi, spaziando su molti argomenti delle scienze della terra, dalla geologia alla fisica. Verrà ricordato soprattutto per le ricerche sul campo e gli studi sui minerali reperibili in Emilia-Romagna e Toscana. Accanto all'impegno didattico e scientifico affiancherà quello politico, ricoprendo le cariche di consigliere comunale e provinciale. Sarà inoltre promotore del gabinetto di geologia e mineralogia della Scuola di Applicazione degli ingegneri e di un singolare museo didattico circolante per la Società degli insegnanti.dettagli
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16 dicembre 1860Il Battaglione Mobile in partenza per NapoliIl 16 dicembre il Battaglione Mobile bolognese, destinato a Napoli, è passato in rassegna nella piazza d'Armi dal Generale Comandante della Guardia Nazionale. Il corpo militare è formato da oltre 500 giovani volontari da Bologna e Provincia, al comando del maggiore Giovanni Zoboli, reduce dalle campagne di Venezia e Roma del 1848-1849. Un grande pubblico assiste alla cerimonia e poi accompagna i giovani fino al Palazzo comunale. Davanti al Sindaco che li arringa e gli consegna la bandiera, il Battaglione presta il giuramento di rito. Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, sotto la neve, il Battaglione Mobile partirà dalla stazione ferroviaria alla volta della città partenopea.dettagli