Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1859Il Caffè dei CacciatoriIl Caffè Ungherese - dell'Ungherese o di Porta Ravegnana - che si protende anche all’aperto sotto gli archi di un grande portico nei pressi delle Due Torri, accoglie, fin dalle prime ore del mattino, sensali, venditori e appassionati di cavalli. Nel 1859 è acquistato da Carlotta Macchiavelli, donna avvenente, capace di attrarre una scelta clientela di intellettuali e artisti, ma soprattutto di ufficiali dell'esercito. Tra i suoi avventori più illustri avrà il generale Enrico Cialdini (1811-1892) duca di Gaeta e il marchese Potenziani. Nel 1867 il nuovo proprietario (sig. Riguzzi) farà decorare la sala maggiore dal pittore Giacomo Lolli, che diffonderà "nelle pareti e nel soffitto le fantasiose vaghezze del suo pennello", raffigurando una bellissima Diana cacciatrice "tra cigni, putti e papaveri". Nella seconda metà dell'Ottocento, con il nome di Caffè dei Cacciatori, il locale sarà rinomato come "ritrovo dei più noti sportsmens e artisti e dei letterati più in voga". Enrico Panzacchi vi farà risuonare la sua voce baritonale e Carducci vi porterà "la sua irrequietezza" (Testoni), intrattenendosi con i discepoli Giovanni Pascoli e Severino Ferrari. Il caffè chiuderà nel 1915, con la demolizione del Mercato di Mezzo e l'edificazione della nuova via Rizzoli.dettagli
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1859L'Istituto dei Santi ApostoliPresso la chiesa dei SS. Gregorio e Siro viene creato l'Istituto dei Santi Apostoli per la formazione del clero. Sarà in funzione fino al 1914, anno in cui i vari collegi esistenti saranno riuniti nel nuovo Seminario Diocesano.dettagli
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1859Il Seminario diventa solo EcclesiasticoIl Seminario Arcivescovile, fondato nel 1567 dal cardinale Gabriele Paleotti, diventa esclusivamente Ecclesiastico. I lasciti a favore del laicato devono essere restituiti alla Pubblica Istruzione. Nel 1858 erano ospitati in Seminario circa 60 convittori in abito clericale e circa 150 scolari accolti gratuitamente fino al corso di filosofia.dettagli
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25 gennaio 1859Il Principe di Galles visita BolognaIl 25 gennaio Alberto Edoardo Principe di Galles arriva col suo seguito a Bologna proveniente da Mantova, sotto il nome di Barone di Renfrey. Viene ossequiato dal cardinal Legato e prende alloggio nel R. Albergo San Marco. Il giorno successivo visita “le cose d’arte“ e i principali stabilimenti cittadini. Va inoltre alla villa legatizia di San Michele in Bosco. Alla sera assiste al Teatro comunale a una rappresentazione straordinaria del Roberto di Normandia (Roberto il Diavolo), opera in cinque atti di Giacomo Meyerbeer (1791-1864). Il giorno seguente lascia la città dirigendosi a Imola, Faenza e Ravenna, per poi continuare il viaggio verso Roma, dove giungerà il 6 febbraio.dettagli
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28 gennaio 1859Progetto di allargamento del Canton de FioriIl capomastro Giovanni Pierantoni si offre per i lavori di allargamento di Canton dé Fiori, nel tratto che da piazza Nettuno arriva fino alla piazzetta della cattedrale di San Pietro. E' disponibile ad acquistare le case da demolire o rettificare per conto di una Nobile Società. L'allargamento è stato stabilito nel 1857 come primo tratto della "Via Massima" alla nuova stazione ferroviaria, ma non è chiaro se l'ampiezza della nuova strada deve essere di 10 o 15 metri. Per il momento l'operazione va in fumo.dettagli
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marzo 1859Complotto della polizia austriaca e dei “sanfedisti”Un moto popolare, subito abortito, è suscitato ad arte a Modena e a Bologna dalla polizia austriaca con l’aiuto di alcuni noti “sanfedisti”, quali Virginio Alpi (1808-1869) e Antonio Allai. Di Alpi, “arrabbiato settario tra i sanfedisti” e poi funzionario pontificio, parlerà Riccardo Bacchelli nel romanzo Il mulino del Po. “Bandito rotto a ogni iniquità”, “sbirro della peggior specie”, spia degli Austriaci, al tempo di papa Gregorio XVI è stato “gran promotore di quelle bande di sicarii che sotto il nome di centurioni o di volontari pontifici erano destinate a contrappesare a un tempo gli austriacanti e i liberali”. Diventerà in seguito soprintendente delle finanze pontificie e sarà condannato per “contrabbando qualificato”, accusato di avere esportato illegalmente tra il 1854 e il 1855 una grande quantità di granaglie, nonostante il divieto statale. Morirà in Austria nel 1869. Antonio Allai, nato a Modena nel 1798, ha avuto un ruolo di primo piano, tra il 1843 e il 1846, nei processi contro i liberali marchigiani. Dopo l’amnistia di Pio IX è riparato a Roma e ha partecipato nel 1847, assieme a Freddi, Lambruschini, Nardoni e altri, alla cosiddetta “congiura gregoriana”, di matrice sanfedista.dettagli
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6 marzo 1859Temperatura miteUna temperatura “quasi estiva” riscalda l‘Italia centrale. Il 6 marzo a Bologna il termomentro segna 26 gradi.dettagli
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6 aprile 1859Muore Filippo AntoliniMuore l'architetto Filippo Antolini (1786-1859). Cresciuto a Roma, in un ambiente culturale vivace e cosmopolita, ancora giovanissimo venne coinvolto nel gruppo di artefici del Foro Bonaparte di Milano, guidato dal padre Giovanni Antonio (1753-1841). Nel 1803 si trasferì a Bologna con la famiglia e qui si formò come ingegnere, iniziando poi una proficua carriera di progettista. Ha costruito e modificato i palazzi dei Baciocchi in città e in villa, ha disegnato la nuova barriera daziaria di Porta Santo Stefano (1843), il Teatro Anatomico dell'Università (1818) e la porta carraia del Palazzo comunale, di fronte alla Dogana Vecchia. In regione ha progettato l'edificio delle Terme di Porretta, il tempietto Bragaldi a Castelbolognese, il tempietto Rossi a Biancanigo, il teatro di Bagnacavallo. Partendo dalla lezione neoclassica del padre, la sua architettura è approdata, nelle sue ultime opere - la chiesa di S. Cassiano a Imola e la chiesa di San Giuseppe dei Cappuccini a Bologna - ad un linguaggio neorinascimentale simile a quello di Cosimo Morelli.dettagli
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13 aprile 1859Arresti di studentiL'aula di Storia dell'Università è gremita di studenti venuti ad ascoltare una lezione del prof. Vincenzo Ferranti su Napoleone III. Invece dell'oratore, ad entrare in sala è uno squadrone di carabinieri, che carica i giovani, ne ferisce alcuni e altri ne arresta, trascinandoli poi al comando. In città si levano immediatamente proteste per l'accaduto e una delegazione di professori si reca dal Legato, facendosi interprete dello sdegno di tutto il corpo insegnante. Il Legato interviene per frenare gli abusi polizieschi, ma il Governo, invece, concede premi e ricompense ai gendarmi che si sono distinti nella repressione. L'8 luglio 1859 il Rettore mons. Pietro Trombetti (1800-1876) verrà rimosso dal governatore Cipriani anche a causa di questo spiacevole episodio.dettagli
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25 aprile 1859Preparativi per la liberazioneL'ultimatum dell'Austria al re di Sardegna provoca grande agitazione e commozione a Bologna. La liberazione appare ormai vicina. Per incarico della Società Nazionale Cesare Ghedini e Dionigio Marani raccolgono armi in un deposito di legname al piano terreno di Palazzo Pepoli Vecchio, in via Castiglione. Le munizioni, raccolte in Romagna da don Giovanni Verità (1807-1885), transitano clandestinamente da Porta Maggiore, con la complicità dei dazieri. I triumviri bolognesi Camillo Casarini, Pietro Inviti e Luigi Tanari si preoccupano di prevenire “un possibile nuovo settembrismo” - il periodo di anarchia popolare seguito al “trionfo glorioso” dell'8 agosto 1848 - e organizzano gli aderenti alla Società Nazionale secondo una vera e propria gerarchia militare, divisa per rioni e squadre. I giovani si preparano con severe esercitazioni, camuffate da allegre passeggiate sui colli, ma sottoposte a rigidi regolamenti. All'Osservanza, consueto luogo di appuntamenti delle sette carbonare, gli studenti sfogano i loro sentimenti patriottici, inneggiando all'Italia lontani dalle orecchie indiscrete dei gendarmi e degli informatori della polizia. Il quartier generale dell'insurrezione è nel palazzo del marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, cugino di Napoleone III e garante nei confronti della Francia. Camillo Casarini si recherà più volte, con viaggi rocamboleschi, da Bologna a Torino, per ricevere direttive dai responsabili politici della Società Nazionale.dettagli
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2 maggio 1859Gli Austriaci trasferiscono i soldati malatiIl 2 maggio gli Austriaci requisiscono un grande numero di cavalli, caricano in tutta fretta i soldati ammalati ricoverati nei vari ospedali della città e li inviano a Mantova. Quelli più gravi o in punto di morte vengono lasciati all'Ospedale Maggiore.dettagli
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4 giugno 1859Gli Imperiali sconfitti a MagentaGli Imperiali sono sconfitti a Magenta il 4 giugno. Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano l'8 giugno da trionfatori in Milano. "Spauriti al rimbombo del cannone di Magenta" (Bosi), gli Austriaci decidono di abbandonare Ancona, Bologna e tutti i presidi alla destra del Po, "facendo saltar in aria opere di fortificazione che le avevano costato molto tempo e molto denaro".dettagli
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8 giugno 1859Dimostrazioni antiaustriacheSi diffonde a Bologna la notizia della vittoria dei franco-piemontesi a Melegnano sull'Adda. Gruppi di popolani si radunano in centro per manifestare contro gli Austriaci occupanti. Sotto il Pavaglione vengono lanciati sassi nella direzione di alcuni ufficiali e i soldati reagiscono caricando i popolani alla baionetta. I negozi abbassano precipitosamente le serrande.dettagli
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12 giugno 1859Gli Austriaci lasciano Bologna. Fine del potere papaleDopo la sconfitta di Magenta e l'ingresso dei Francesi a Milano, nelle primissime ore del 12 giugno il contingente austriaco lascia Bologna, dirigendosi verso Modena. Ritirandosi in fretta, le truppe imperiali abbandonano per via "alcune suppellettili, delle pagnotte, ed alcuni oggetti di vestiario". E' la fine di un “triste e lungo dominio” durato dieci anni, “particolarmente odioso, per oppressione, persecuzioni, sofferenze e patimenti di ogni specie, sino a condanne a morte, carcerazioni, battiture” (Maioli). Nel corso della memorabile giornata, che segna la caduta definitiva del potere pontificio, i cittadini accorrono in piazza Maggiore sventolando vessilli e indossando coccarde tricolori. Dalla porta principale del palazzo governativo è fatta scendere l'insegna pontificia, sostituita dalla bandiera italiana con la croce dei Savoia, gelosamente custodita nella sede dei pompieri dopo l'assedio del 1849. Il conservatore anziano Enrico Sassoli (1818-1880), a capo del Municipio bolognese dopo le dimissioni del senatore Luigi Da Via nell'autunno precedente, forma una Giunta provvisoria di Governo composta da liberali moderati: il marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, il conte Giovanni Malvezzi Medici, il marchese Luigi Tanari (1820-1904), il prof. Antonio Montanari e l'avv. Camillo Casarini (1830-1874). L'ordine in città è affidato al capitano Pietro Inviti (1823-1907), volontario nel 1849 dei Cacciatori dell'Alto Reno e difensore di Ancona, mentre capo della polizia è nominato Ulisse Bandiera (1813-1887). Come primo provvedimento, la Giunta invia un telegramma a Cavour, esprimendo la volontà di sottomettere la città alla dittatura del re Vittorio Emanuele II, poi apre l'arruolamento della guardia civica e della guardia nazionale e sopprime i giornali clericali. Nel frattempo parte da Bologna anche l'ultimo Cardinale Legato, Giuseppe Milesi Pironi Ferretti (1817-1873). Entro tre giorni aderiscono al Governo provvisorio bolognese i comuni di san Giovanni in Persicelo, Budrio, Castel d'Argile, Crevalcore, Medicina, Bagni della Porretta, Sant'Agata, oltre ad alcuni paesi della provincia di Ferrara e della Romagna, tra cui Imola. Tra l'11 e il 22 giugno la maggior parte delle città della Romagna, delle Marche e dell'Umbria insorgerà senza spargimenti di sangue e con la resa delle truppe pontificie. Il Papa scomunicherà le città rivoltose, per "l'iniqua congiura" contro il potere temporale della chiesa.dettagli
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13 giugno 1859Decreti della Giunta ProvvisoriaLa Giunta Provvisoria di Governo, chiamata a colmare il vuoto di potere succeduto alla partenza degli Austriaci e del Legato e ad assicurare il mantenimento dell'ordine pubblico, è composta da Gioacchino Napoleone Pepoli (1825-1881), Luigi Tanari (1820-1904), Camillo Casarini (1830-1874) e Antonio Montanari (1811-1898). Il primo atto ufficiale è l'adesione alla guerra nazionale di liberazione contro l'Austria, invocando l'annessione di Bologna e delle Romagne al regno di Sardegna. Il 13 giugno, al fine di “provvedere allo spedito e regolare andamento degli affari”, procede ad alcune nomine: il conte Annibale Ranuzzi ottiene l'incarico di Intendente della Provincia, con le stesse attribuzioni della precedente Legazione. Consiglieri di Intendenza sono nominati il conte Antonio Scarselli, Luigi Maccaferri, Lodovico Berti e Domenico Nanni Levera, mentre Matteo Pedrini è scelto come Segretario. Con un proclama dello stesso 13 giugno è decretato lo scioglimento del corpo dei gendarmi pontifici e l'apertura dell'arruolamento nella nuova milizia dei Veliti, soldati “armati alla leggera” e perciò dotati di grande mobilità. Il modello è quello dei Reali Carabinieri piemontesi, dei quali è anche adottata la divisa. E' inoltre nominata una Commissione di arruolamento per la guerra di Indipendenza, formata dai Principi Rinaldo Simonetti e Astorre Hercolani, da Francesco Buratti, Icilio Pancerasi e Alessandro Berti. Si dispone la formazione di quattro battaglioni mobili, agli ordini del generale Roselli e del colonnello Masi, che saranno dislocati, come il II Corpo del gen. Mezzacapo, vicino alla Cattolica. La libertà di stampa è in questo momento ritenuta "incompatibile" e quindi è proibita la pubblicazione di giornali e scritti politici. Infine è istituita una Commissione consultiva di Finanza, mentre sono confermati gli incarichi dei magistrati e degli impiegati d'ufficio. La Giunta Provvisoria di Bologna sarà riconosciuta come Centrale di Governo dalle altre costituite nelle città dello stato pontificio a nord degli Appennini. Reggerà il capoluogo e le legazioni fino al 14 luglio, quando nel capoluogo giungerà il Regio Commissario Massimo D'Azeglio, inviato da Cavour.dettagli
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13 giugno 1859Il Governatore pontificio abbandona ImolaLe notizie provenienti da Bologna fanno sì che anche a Imola i patrioti del comitato locale della Società Nazionale si preparino in armi a liberare la città. I maggiori punti di ritrovo sono la farmacia dell'Ospedale e il Caffè Nazionale, poco distante da essa. Ogni disordine e spargimento di sangue è scongiurato dalla partenza nella notte del 13 giugno della guarnigione papalina e del Governatore distrettuale Maraviglia, che con una “tragicomica” letterina (Alvisi) affida il mantenimento dell'ordine pubblico al Gonfaloniere conte Della Volpe. La mattina del 14 giugno questi convoca la Rappresentanza Municipale, che assume in via temporanea la direzione del Governo. Il primo provvedimento è l'adesione all'atto di sottomissione al re sabaudo della Giunta Provvisoria di Bologna, portato nel capoluogo da Giuseppe Scarabelli (1820-1905), patriota e scienziato di fama nazionale. La liberazione di Imola si compie con il manifesto del 16 giugno, nel quale il Municipio richiama all'unione e alla cooperazione per la “santa impresa del riscatto italiano”. Il 26 settembre 1859 avranno luogo le prime elezioni comunali a suffragio popolare. Scarabelli sarà eletto Gonfaloniere.dettagli
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14 giugno 1859La Guardia provvisoriaUn decreto del 14 giugno istituisce la Guardia provvisoria della città di Bologna, agli ordini del Comandante in capo delle guardie urbane conte Angelo Tattini (1823-1878), marito di Carolina Pepoli. Essa si compone di due battaglioni, ciascuno dei quali formato da quattro compagnie di 150 uomini. Il servizio è prestato gratuitamente. Sono ammessi cittadini tra i 17 e i 31 anni, provvisti di fede di battesimo e certificati penale e sanitario. Il 20 giugno il primo dei due battaglioni della Guardia entrerà in servizio in città. Il 20 luglio il commissario Cipriani istituirà anche a Bologna la Guardia Nazionale, con mansioni di sicurezza e per controbilanciare la presenza di numerosi corpi garibaldini. Successivi decreti uniformeranno l'ordinamento della Guardia Nazionale delle Romagne, di cui Bologna fa parte, a quello del Regno di Sardegna. La Guardia sarà sciolta nel 1877 in seguito alla riorganizzazione generale dei corpi militari.dettagli
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14 giugno 1859Il "Monitore bolognese" organo del GovernoUn decreto della Giunta Provvisoria di Governo limita fortemente la libertà di stampa. Un successivo provvedimento istituisce un ufficio di censura con il compito di revisionare tutte le pubblicazioni, locali e non. Il controllo della stampa da parte dei liberali moderati ha lo scopo di contenere la controffensiva delle forze ostili al nuovo corso: i clericali da un lato, i democratici e i radicali dall'altro. I giornali fedeli al Papa e alla Curia - i soli consentiti fino ad ora - la “Gazzetta di Bologna”, il “Vero Amico” e l' “Osservatore bolognese”, vengono sostituiti dal “Monitore bolognese” (o “Monitore di Bologna”), che esce come organo ufficiale di Governo. Il "Monitore" è in realtà la vecchia “Gazzetta” - il più antico giornale bolognese - che ha cambiato titolo e redazione. Nelle mani di Giuseppe Fontana e Giovanni Vicini ne manterrà la stessa veste tipografica e la stessa divisione in due parti: una “officiale” destinata agli atti di governo e una “non officiale” riservata ai commenti. Vi saranno inoltre registrati notizie di cronaca cittadina e resoconti dei principali avvenimenti politici. Essendo fino al marzo 1860 un semplice portavoce del governo, il “Monitore” mancherà l'occasione di essere “stimolo delle migliori energie cittadine”. Dal 1868 sarà diretto da Franco Mistrali (1833-1884), controverso protagonista del giornalismo bolognese, “uomo d'ingegno ma di dubbia fede”. Anche Enrico Panzacchi (1840-1904) terrà la direzione del giornale per circa un anno, a partire dall'8 agosto 1873. Sarà anche un collaboratore prezioso con una serie di piccoli saggi artistici e letterari e con articoli di argomento politico. L'ultimo numero del “Monitore” uscirà il 30 giugno 1876, poi sarà assorbito dalla “Gazzetta dell'Emilia”.dettagli
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23 giugno 1859La Deputazione delle Legazioni ricevuta dal Re di SardegnaIl Governo provvisorio delle Legazioni invia presso il Re una deputazione per invocare l'annessione delle Romagne al Regno di Sardegna. E' formata dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli e dall'avvocato Camillo Casarini in rappresentanza di Bologna, dal conte Rasponi di Ravenna e dal professor Gherardi per Ferrara. Il 23 giugno, alla vigilia della battaglia di Solferino, la Deputazione è ricevuta dal sovrano nel quartier generale di Calcinate.dettagli
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25 giugno 1859Si festeggia la vittoria di Solferino e San MartinoDue dispacci, di Gioacchino Napoleone Pepoli e di Marco Minghetti, annunciano a Bologna “la grande battaglia e grande vittoria di Solferino”. Alla sera la città è tutta illuminata. Sulle colline moreniche a sud del lago di Garda si è combattuta il 24 giugno una battaglia campale, che ricorda quelle napoleoniche, tra l'esercito franco-piemontese e quello austriaco, comandati personalmente dai rispettivi imperatori, Napoleone III e Francesco Giuseppe. Vi hanno preso parte circa 235.000 uomini, con 800 cannoni, su un fronte di 20 chilometri. Entrambe gli schieramenti sono venuti a contatto al levar del sole, mentre erano in marcia l'uno contro l'altro. Nessuno dei due era preparato e in ordine per la battaglia. Perciò gli scontri, sanguinosissimi, si sono accesi all'improvviso, senza piani tattici e si sono susseguiti fino a sera. La contesa sulle colline di Solferino, fulcro dello scontro, è stata decisa a favore dei francesi per l'intervento della Guardia imperiale, mentre i piemontesi, al comando del re Vittorio Emanuele II, hanno conquistato San Martino dopo averlo conteso più volte alle truppe austriache del generale Benedek. Al termine della carneficina, sul campo sono rimasti quasi 40.000 tra morti, feriti e prigionieri. La mancanza di soccorsi ispirerà al filantropo ginevrino Jean Henry Dunant l'idea della Croce Rossa, poi realizzata nel 1864.dettagli
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26 giugno 1859Bologna è una "gioiosa piazza d'armi"Il 26 giugno giunge alla stazione di Bologna, “fra il suono di militari concerti”, un gruppo di ufficiali e sottufficiali piemontesi al comando del tenente colonnello Pinelli, incaricati dal re sardo di organizzare compagnie di volontari nelle provincie romagnole. Dopo il sanguinoso saccheggio e il “nefando strazio” dei mercenari pontifici nella “generosa” città di Perugia (20 giugno), molti giovani bolognesi e “stranieri” accorrono ad arruolarsi nelle colonne mobili in formazione. Alla caserma di Santa Margherita è destinata la fanteria, a quella di San Domenico la cavalleria, a San Gervasio l'artiglieria, mentre in San Giovanni in Monte convengono i gendarmi. Il Battaglione di Volontari per le Romagne, comandato da ufficiali bolognesi reduci dalle battaglie del 1848 e '49 e formato di “gioventù del volgo” non molto disciplinata, parte il 3 luglio dalla caserma fuori porta S. Mamolo. Il 5 luglio giunge a Porta Saragozza l'avanguardia del Corpo d'Armata inviato dalla Toscana a difendere Bologna e la Romagna, al comando del generale Mezzacapo. E' formato da emigrati dello Stato pontificio, per la maggior parte emiliani e romagnoli. Il 7 luglio “un popolo immenso” accoglie il generale e la “bella e generosa gioventù” che lo accompagna, tra “fiori, evviva e una gioia generale”. Con questo viavai di truppe – alle milizie locali e a quelle toscane si aggiungono le milizie piemontesi e gli ex pontifici - Bologna, percorsa da una insolita animazione, assume l'aspetto di “una gioiosa Piazza d'Armi”. Le due colonne mobili in formazione nel capoluogo saranno poste al comando del generale Roselli e del colonnello Masi e saranno dislocate alla Cattolica, come il II Corpo del generale Mezzacapo, a sorvegliare il confine con le Marche.dettagli
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28 giugno 1859La lira ha corso legale nelle RomagneUn provvedimento del Governo provvisorio, preso con il pretesto di agevolare i corpi di spedizione piemontesi, stabilisce che la “lira italiana” avrà corso legale nelle Romagne. Un pezzo da 20 lire è pari a 3,76 scudi romani, quello da 5 lire è pari a 94 baiocchi. Una lira (o franco) vale 18 baiocchi e 4 quattrini. La decisione è accolta con favore dalle popolazioni delle ex Legazioni. Il cambio delle monete è agevolato dall'opera di numerosi banchieri (cambiavalute) privati. Il 1° ottobre un decreto stabilirà il corso legale della lira a partire dal 1° novembre. Si vuole contribuire ad accelerare il processo della unificazione nazionale introducendo il sistema di monetazione sardo più consono “alla scienza economica ed al benessere dell'industria”. La zecca di Bologna comincerà subito a battere la nuova moneta, uguale a quella emessa dalla zecca torinese. Dal 1° gennaio 1860 le registrazioni sui libri contabili delle pubbliche amministrazioni saranno tenute in lire.dettagli
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luglio 1859"Il Soldato dell'Indipendenza" e la "Gazzetta del Popolo"Verso la fine di luglio inaugura le pubblicazioni il “Soldato dell'Indipendenza”, giornale diretto da Giuseppe Bellentani, dottore filologo. Destinato “ad essere meramente letterario e null'affatto politico”, il suo peso nell'orientare l'opinione pubblica sarà scarsissimo, così come il suo periodo di vita: ne usciranno infatti solo cinque numeri. Ai primi di agosto Bellentani passò a dirigere la “Gazzetta del Popolo”, che continuerà ad uscire fino al novembre del 1860. Nel primo articolo di fondo si afferma che “il titolo dà ragione del programma”: migliorare le condizioni del popolo, educarlo alla vita politica, combattere l’ignoranza. Su posizioni decisamente anticlericali, il giornale sosterrà con insistenza l'impossibilità del potere temporale dei Papi e la necessità dell'annessione al Piemonte, in linea con il Governo. Dopo la concessione formale della libertà di stampa, nel gennaio 1860, assumerà un tono più spregiudicato. Arriverà a sostenere il pensiero mazziniano, garanzia “di principi e spirito di sacrificio, pensiero e azione”. L'inevitabile azione repressiva del Governo porterà la “Gazzetta” - ormai in altre mani - ad essere di nuovo un “docile strumento governativo di informazione politica” (Zanni Rosiello).dettagli
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3 luglio 1859Accoglienza entusiastica alle truppe piemontesiIl 6 luglio nel pomeriggio arrivano a Bologna circa 300 bersaglieri piemontesi e un distaccamento della brigata Real Navi (fanteria di marina). I cittadini li accolgono con entusiasmo. La smania di vederli è tale che molti rimangono in strada ad attenderli per oltre tre ore. Truppe e ufficiali del Regno di Sardegna sono entrate in territorio pontificio provenienti da Modena e dalla Toscana. A Castel Franco hanno occupato il Forte Urbano. Il 5 luglio la Giunta Governativa ha avvertito la popolazione del loro arrivo, invitando a ricevere gli ufficiali nelle case senza chiedere compenso. I piemontesi si preparano ad opporsi alle truppe pontificie, inviate “col giusto disegno di domare i ribelli” delle Legazioni. Il Papa chiede appoggio alle potenze contro l‘usurpazione e la palese violazione della sua sovranità. Il 9 luglio partirà da Torino, agli ordini del ten. col. Rovinetti, anche il reggimento di cavalleria "Vittorio Emanuele". Ingrossato da parecchi volontari, ma sprovvisto di cavalli, arriverà a Bologna l'11 luglio assieme al commissario D'Azeglio.dettagli
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11 luglio 1859Massimo D'Azeglio Commissario delle RomagneMassimo Taparelli marchese D'Azeglio (1798-1866) è inviato a Bologna da Cavour come Regio Commissario militare straordinario del Re per le Romagne. Il suo ingresso in città da porta Santo Stefano la sera dell'11 luglio è trionfale: la carrozza percorre le strade cittadine fino al Palazzo del Governo sotto una pioggia di fiori. Con il grado di Maggiore Generale, D'Azeglio ha avuto l'incarico - oltre che di mantenere l'ordine nelle provincie - di formare la Brigata “Vittorio Emanuele”, composta da due Reggimenti (21° e 22°), nucleo del contingente militare di Bologna e delle Romagne per la guerra di indipendenza. Un primo battaglione di piemontesi è giunto in città il 6 luglio per ferrovia, mentre l'11 luglio è arrivato un reggimento di cavalleria. Ad essi si aggiunge la Divisione del generale Luigi Mezzacapo, di circa 7.000 uomini, richiamata da Firenze dalla Giunta Provvisoria nel timore di una avanzata degli Svizzeri contro la Romagna. Intanto, però, la guerra contro l'Austria si ferma per decisione unilaterale dell'imperatore francese, che tra l'11 e il 12 luglio firma l'armistizio di Villafranca. Il 14 luglio, giunta la notizia della pace, la Giunta Centrale di Governo rassegna nelle mani di D'Azeglio il proprio mandato e il 15 luglio è nominato un nuovo Consiglio di Governo, composto di uomini che ben rappresentano la pubblica opinione. Gioacchino Napoleone Pepoli diviene Gerente della Sezione delle Finanze, Antonio Montanari è incaricato per gli Affari Interni e di Pubblica Sicurezza, il conte Cesare Albicini regge l'Istruzione, il colonnello Enrico Falicon è alla Guerra. Con le dimissioni di Cavour e il ritorno delle Legazioni al Papa, il Commissario del Re è richiamato a Torino per non allarmare Napoleone III e delega al conte Falicon le sue attribuzioni (continuerà ad operare in suo nome fino al 1° agosto). Prima della partenza invia un contingente di truppe alla Cattolica, al confine con le Marche, per impedire un eventuale ritorno dei papalini. L'opera di D'Azeglio a Bologna è di breve durata, ma ottiene alcuni importanti risultati: innanzitutto il mantenimento dell'ordine pubblico, poi l'introduzione di una “solida intelaiatura di leggi” (Barillis); infine la vigilanza ai confini. Non tutti però rimangono soddisfatti: l'esponente radicale Angelo Brofferio sostiene che durante il suo breve soggiorno a Bologna Farini è rimasto quasi sempre in campagna “leggiadramente” e veniva in città solo poche ore “per raccogliere qualche notizia dal mondo”.dettagli
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20 luglio 1859L'ordinamento dei Municipi e la Guardia NazionalePer disposizione del Commissario Straordinario è varato un decreto che fissa le norme generali e fondamentali dell'ordinamento municipale. Sono descritte in dettaglio le modalità per la nomina del consiglio e del Gonfaloniere (a Bologna chiamato Senatore), viene indicato il numero dei consiglieri e dei magistrati, sono illustrati i vari poteri e le modalità di amministrazione. Lo stesso giorno è istituita la Guardia Nazionale in tutti i comuni della Romagna, indicando coloro che devono farne parte e chi invece ne viene escluso. E' adottata la bandiera tricolore nazionale. Gli ufficiali superiori sono nominati dal Commissario Straordinario. Alcuni giorni dopo sarà pubblicato un dettagliato Regolamento organico per la Guardia Nazionale.dettagli
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21 luglio 1859La ferrovia Piacenza-BolognaIl 21 luglio è inaugurato il tratto ferroviario Piacenza-Bologna, concessione della Strada Ferrata dell'Italia Centrale. La convenzione, relativa allo "stabilimento, costruzione ed esercizio" della linea, è stata sottoscritta nel 1851 dai governi di Austria, Modena, Parma, Stato Pontificio e Toscana. I binari raggiungono Bologna da Piacenza con una linea diretta di 147 chilometri. Si coglie il significato politico di unificazione materiale delle popolazioni emiliane. Il treno, "sublime trovato dell'ingegno umano", è considerato "strumento di ricchezza e di fratellanza fra gli Italiani" (Bottrigari), mezzo per avvicinare "popoli rimasti sì gran tempo divisi per opera di assurdi trattati e della forza straniera" ("Il Monitore di Bologna"). Il 4 luglio luglio è arrivato a Bologna per la via ferrata di Modena un battaglione di bersaglieri piemontesi. Il 24 luglio una deputazione della Guardia Civica bolognese si recherà in ferrovia a Parma per fraternizzare con le Guardie Nazionali dei capoluoghi emiliani. Nel 1860, con la costruzione del tratto Ponte Trebbia-Piacenza, Bologna sarà collegata direttamente con Alessandria e Torino.dettagli
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25 luglio 1859La beneficenza sotto la tutela del GovernoUn decreto firmato dal Commissario Straordinario per le Romagne Colonnello Falicon e dal Gerente della Sezione di Pubblica Beneficenza Cesare Albicini stabilisce che tutti gli Stabilimenti e le Fondazioni di pubblica Beneficenza sono posti sotto la tutela del Governo. I Regi Commissari o Intendenti di Provincia devono dare istruzioni ai presidenti delle varie Opere, affinché forniscano “notizie precise dello stato attuale dell'amministrazione”. Hanno anche il compito di sorvegliare l'andamento gestionale degli istituti. In provincia di Bologna vi sono circa 240 Opere Pie. Di esse, 140 fanno capo alla città. La commistione dei beni della Chiesa e di quelli dei Legati e delle Fondazioni pie hanno creato in passato molti inconvenienti nell'amministrazione e nella distribuzione delle risorse. Secondo il Gerente Albicini “il Governo non può lasciare questo importantissimo ramo della pubblica Amministrazione sul piede in cui oggi si trova”.dettagli
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28 luglio 1859Introduzione del Codice NapoleonicoCon un Decreto di soli due articoli il Commissario Straordinario per le Romagne introduce il Codice Napoleonico Civile, Penale e di Procedura, abolendo tutte le leggi in vigore. Il decreto sarà sostituito da quello di Farini del 27 dicembre, che stabilirà la validità dei codici del Regno Sardo.dettagli
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6 agosto 1859Leonetto Cipriani Governatore delle RomagneLeonetto Cipriani (1812-1888), uomo politico di origine corsa e legato all'imperatore Napoleone III, ma non inviso al Piemonte e ai liberali bolognesi, assume la carica di Governatore delle Romagne, dopo il ritiro del commissario piemontese Massimo D'Azeglio e del suo incaricato conte di Felicon. L'8 agosto pubblica una legge elettorale ricalcata su quella del governo repubblicano del 31 gennaio 1849. Acerrimo avversario di Giuseppe Mazzini, a Bologna non sarà mai gradito ai democratici. Uomo “con modi da soldato, con parole da padrone”, col tempo perderà anche la fiducia dei moderati, soprattutto per l'ambiguo comportamento nei confronti di Gaspare Finali, suo capo di gabinetto e uomo fidato di Minghetti. La crisi, che porterà nel novembre alle sue dimissioni, scoppierà per l'opposizione alla spedizione militare di Garibaldi nelle Marche e per i suoi segreti accordi in proposito con il dittatore toscano Bettino Ricasoli, all'insaputa dell'intrepido governatore di Modena e Parma Luigi Carlo Farini. Sarà inoltre sospettato, per la sua vicinanza agli ambienti bonapartisti, di ostacolare il processo di annessione dell'Italia centrale al Piemonte sabaudo.dettagli
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10 agosto 1859Proclamata l'eguaglianza religiosa. Emancipazione degli ebreiIl 10 agosto è decretata l'eguaglianza religiosa. I cittadini di religione ebraica possono rinunciare all'obbligo di assistere a prediche miranti alla conversione. Viene meno il clima di pressione all'abiura, che era aumentato negli ultimi anni del governo ecclesiastico e aveva reso possibile il caso Mortara. Il 3 marzo 1860 sarà estesa nell'ex Stato della Chiesa la legge Rattazzi (4 luglio 1857), regolante la vita delle comunità israelitiche nel regno sabaudo. Sarà effettuato un primo censimento degli ebrei: a Bologna si conteranno 229 persone (136 uomini e 93 donne). Nel 1864 si costituirà l'Associazione Volontaria Israelitica di Bologna.dettagli
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10 agosto 1859La Lega militare dell'Italia centraleIl governi provvisori dell'Italia centrale - già Ducati di Parma e Modena, Legazioni e Granducato di Toscana - costituiscono una unione militare. Marco Minghetti - portavoce dell'opinione di Cavour - e Luigi Carlo Farini riescono a convincere il dittatore della Toscana Ricasoli, che teme una dura reazione degli stati cattolici europei. La Lega militare dell’Italia Centrale è considerata un deciso passo verso l'effettiva unificazione dei quattro stati aderenti e una premessa dell'annessione al regno sabaudo. Ogni governo si impegna a formare un contingente dell’Armata dell’Italia Centrale. Viene riunito “un rispettabile esercito, appoggiato a fortificazioni anch'esse rispettabili” (Marcelli). Bologna è tenuta a mantenere, equipaggiati e pronti, circa 7.000 soldati. Il comando delle truppe della Lega è affidato a Manfredo Fanti (1806-1865), uno dei più validi generali dell'esercito sabaudo, reduce dalle battaglie della II guerra di Indipendenza. Giuseppe Garibaldi, generale della Divisione toscana, viene scelto come vice comandante e il colonnello Luigi Mezzacapo è nominato capo di stato maggiore. Il quartier generale è stabilito a Modena. Il 12 dicembre sarà trasferito a Bologna. L’esercito della Lega sarà operativo dal 24 settembre. Nel giro di pochi mesi verrà organizzato un corpo di quasi 50.000 uomini. Il lavoro svolto da Fanti tra l'ottobre 1859 e il gennaio 1860 sarà di fondamentale importanza per la nascita del futuro esercito italiano. Nel gennaio 1860 il comandante riceverà da Cavour, tornato al governo, l'incarico di Ministro della Guerra e della Marina. Il suo principale compito sarà l'incorporazione dell'esercito dell'Italia centrale nell'Armata sarda, che sarà completato il 25 marzo 1860.dettagli
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15 agosto 1859Garibaldi in cittàGiuseppe Garibaldi giunge in incognito a Bologna, dopo un colloquio a Firenze con Bettino Ricasoli. Pur essendo in borghese, viene riconosciuto già durante il breve percorso tra la carrozza e l'albergo Brun e subito una folla di popolani, soldati e ragazzi si fa sotto alla sua finestra e grida il suo nome. Vistosi scoperto, si affaccia e saluta affettuosamente la folla, che non lo abbandona più durante le poche ore di permanenza in città. Nel tardo pomeriggio assume a Modena il comando dell'Armata Toscana. Il generale era già stato a Bologna tra il 10 e il 13 novembre 1848, ma in quella occasione aveva ricevuto soprattutto l'ostilità degli aristocratici bolognesi, che l'avevano considerato "un miserabile accattone, un vile avventuriero". In autunno Garibaldi sarà presente in Romagna come vice del generale Manfredo Fanti al comando dell'Esercito della Lega dell'Italia centrale. Di passaggio in città, pur continuando a risiedere all'Albergo Brun, sarà spesso ospitato nella villa "Favorita" dei conti Tattini, fuori porta Castiglione. Qui frequenterà vari personaggi, come il deputato Marco Minghetti, amico di Cavour, e incontrerà Paolina Pepoli, figlia di Letizia Murat, donna "bellissima e senza affettazione", con la quale avrà una intensa e duratura relazione di affetto e amicizia. Alla nobile amica, di ritorno dalla spedizione dei Mille, porterà in dono alcune pallottole raccolte nel castello di Pizzo Calabro, che secondo la tradizione avrebbero colpito a morte il suo illustre avo Gioacchino Murat, “primo soldato dell'indipendenza italiana”.dettagli
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19 agosto 1859Ricostituita la Congregazione di CaritàIl Governatore delle Romagne Leonetto Cipriani stabilisce che i beni di ospedali, luoghi pii, orfanotrofi, lasciti siano amministrati gratuitamente da una Congregazione di Carità, istituita in ogni comune e formata da “probi cittadini”. Ne fanno parte anche il Vescovo, l'Intendente e il Capo del Municipio. La Congregazione potrà effettivamente costituirsi nel giugno 1860, sotto il Regno del Piemonte. Inizialmente controllerà solo quattro istituti: il Cumulo della Misericordia, l'Opera degli Agonizzanti, l'Opera della Carità e il patrimonio ex gesuitico. Non saranno compresi gli Ospedali, passati sotto un'unica amministrazione. Il compito dato da Cipriani di entrare in possesso “di tutti i beni spettanti ai luoghi Pii" rimarrà a lungo una chimera. Il 23 marzo 1879 la Congregazione si vedrà assegnare 243 fondi e lasciti parrocchiali. La legge Crispi del 17 luglio 1890 trasformerà le Opere Pie in Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB), dando loro la figura giuridica di enti pubblici, con competenze in materia assistenziale per conto dello Stato. Nel 1937 la Congregazione di Carità sarà trasformata in Ente Comunale di Assistenza (ECA).dettagli
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23 agosto 1859Le Scuole Pie diventano governative e poi comunaliL'intendente della Provincia, conte Annibale Ranuzzi, comunica al Rettore can. Giuseppe Migliori che le Scuole Pie vengono “assoggettate all'immediata dipendenza e sorveglianza dell'Autorità governativa”. Nonostante le proteste dell'Arcivescovo Viale Prelà, il provvedimento sarà confermato con un decreto il 25 ottobre successivo. Nell'anno scolastico 1859-60, 1.342 ragazzi frequentano i corsi elementari. Ogni classe è formata da quasi 100 alunni, rispetto ai 70 previsti dalla legge Casati (ma alcune ne hanno fino a 120). Alle dieci Scuole centrali, gestite da maestri per la lingua italiana e l'aritmetica, fanno riscontro le quattro Scuole cantonali, gestite da maestre, della durata di due anni e con più di 50 alunni a testa. Nel 1860 sarà messo a punto un progetto per le scuole elementari cittadine, nel quale le Scuole Pie saranno fuse con le cantonali, mettendo fine alla loro storia centenaria. Esse furono infatti istituite nel 1616 da una congregazione di ecclesiastici e laici "al fine di ammaestrare gratuitamente i fanciulli d'ambo i sessi nell'aritmetica, calligrafia, elementi di latino, disegno e canto". Vennero mantenute nel tempo come ente secolare alle dirette dipendenze dell'Arcivescovo. Ebbero sede presso l'Ospedale della Morte, poi nella Canonica di S. Antonino e, fino al 1808, in via de' Poeti. In epoca napoleonica, con il nome di Scuole Comunali, furono ospitate in Archiginnasio, mentre l'ultima sede fu, dal 1839, presso il convento di San Domenico. Le Scuole Pie passeranno definitivamente alla gestione del Comune il 28 agosto 1864, per effetto di un Regio Decreto.dettagli
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24 agosto 1859Paulo Fambri e il quotidiano politico "Le Romagne"Il 24 agosto esce a Bologna il quotidiano politico "Le Romagne" fondato e diretto dal patriota veneziano Paulo Fambri (1827-1897), reduce dalla difesa della città lagunare e ora ufficiale del 20° reggimento fanteria della brigata Ravenna di stanza in città. Il giornale si occupa soprattutto di temi politici, incita alla guerra contro l’Austria. Nel programma afferma: “Noi scriviamo per il vero popolo e lo facciamo nel modo più popolare possibile“. Presto il tema dominante sarà il reclutamento nell’esercito. Fambri ritiene infatti che la vita militare sia un potente elemento di unione nazionale e un catalizzatore delle forze liberali moderate. Ma i giudizi troppo indipendenti nei confronti dei dirigenti del governo provvisorio non piaceranno al colonnello Leonetto Cipriani, governatore dell'Italia centrale, e il foglio dovrà cessare le pubblicazioni il 18 settembre, dopo pochi numeri. “Scrissi un giornale che ruppe i sonni dei troppo moderati eleggitori di quelle Provincie – scriverà l'irrequieto direttore - Voleva correre più spiccio all'Unità, militarizzare le popolazioni, disporle a ricevere un nemico che come si era spinto a Perugia poteva venire anche a trovare Bologna”.dettagli
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28 agosto 1859Elezioni per l'Assemblea delle RomagneIl Governatore delle Romagne Leonetto Cipriani convoca, con un decreto datato 24 agosto, i comizi per l'elezione dei rappresentanti all'Assemblea del Popolo delle Romagne, che ha il compito di esprimere un voto “solenne e legale” sulla sorte delle provincie ex pontificie e di nominare un governo stabile. La legge elettorale approvata l'8 agosto prevede un deputato ogni 8.000 abitanti. Hanno diritto di voto i cittadini maggiori di 21 anni, esclusi coloro che campano con il salario a giornata e i mezzadri senza proprietà immobiliari. Le elezioni si svolgono il 28 agosto “senza alcun apparato di forza, con calma e con ordine ammirabile”. Nei nove collegi regionali risultano eletti 124 deputati (45 per la provincia di Bologna), perlopiù rappresentanti delle forze liberali più moderate. Tra essi vi sono diversi uomini - come Berti Pichat, Pepoli, Zanolini - che hanno partecipato ai comizi del 1831 e sono stati membri del Parlamento Romano del 1848. La presidenza provvisoria dell'Assemblea è assunta da Antonio Zanolini (1791-1877), decano dei Deputati. Il 3 settembre sarà eletto al suo posto Marco Minghetti. Il compito dei costituenti appare difficile: la situazione politica delle ex Legazioni è molto delicata dopo l'armistizio di Villafranca. Dal punto di vista giuridico le Legazioni sono provincie ribelli del regno pontificio, ancora pienamente riconosciuto a livello internazionale.dettagli
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1 settembre 1859L'Assemblea dei rappresentanti del Popolo delle RomagneL'Assemblea costituente delle Romagne si riunisce dal 1° settembre a Bologna nell'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti sotto la presidenza di Marco Minghetti, con Rodolfo Audinot e l'imolese Giuseppe Scarabelli vice presidenti. Si tengono sedute fino al 7 settembre e l'assise sarà poi riconvocata dal Governatore Generale Cipriani il 2 novembre. In un lungo intervento preliminare il rappresentante del Governo Antonio Montanari (1811-1898) si preoccupa di dare una giustificazione storica dell'atto rivoluzionario al quale la costituente delle Romagne si accinge. Rievoca la soppressione delle libertà nelle provincie pontificie dopo la Restaurazione, la “dolorosa vicenda di rivoluzioni e repressioni” degli anni seguenti, finché “le misure eccezionali e gli stati d'assedio divennero la regola ordinaria di governo”. Alle accuse contro il malgoverno pontificio il gerente degli Affari Interni affianca l'elenco dei provvedimenti presi dal Governo provvisorio delle Romagne e le numerose riforme attuate nelle settimane precedenti. Il 3 settembre, al temine della relazione Montanari, si procede alla nomina degli uffici. Il 6 settembre, sulla base di una proposta di vari deputati, l'Assemblea dichiara all'unanimità che i popoli delle Romagne "non vogliono più il governo temporale pontificio". Il giorno seguente è proposta l'annessione al Regno di Sardegna sotto Vittorio Emanuele II, sovrano costituzionale.dettagli
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3 settembre 1859"Qui le teste sono sconvolte"Il 3 settembre, in una lettera da Bologna all'ambasciatore francese a Roma, il conte di Gustavo Armando de Reiset scrive: "Qui le teste sono sconvolte: nessuna potenza umana riuscirebbe ad arrestare la corrente che trascina disgraziatamente all'annessione. Si crederebbe disonorato chi non desse prova di patriottismo italiano". Il diplomatico, inviato in Italia dal governo francese, è ormai al termine di una missione - rivelatasi pressoché inutile - che aveva lo scopo di convincere i liberali ad accettare il ritorno dei sovrani e del Papa ai loro regni, previsto dal trattato di Villafranca. Partito il 26 luglio da Parigi, Reiset è stato a Torino - dove ha conferito più volte con re Vittorio Emanuele II e i suoi ministri - a Parma, a Modena e a Bologna. A Firenze ha fatto “poca breccia“. Il 14 agosto il barone Ricasoli gli ha detto chiaramente che per la Toscana, le Legazioni e i Ducati la pace stipulata con l’Austria a Villafranca non conta: "L'Italia è una macchina a vapore nel cui ingranaggio Napoleone III ha messo il piede, e tutto il corpo di lui vi passerà". Di ritorno a Bologna il 23 agosto, Reiset ha confermato a Leonetto Cipriani che Napoleone è pronto a riconsegnare le Legazioni al Papa in cambio di riforme costituzionali. Il 6 settembre, poco prima della sua definitiva partenza, Cipriani pregherà il diplomatico di far capire a Parigi "l'impossibilità di rimettere le Romagne sotto il dominio del governo di Roma e la necessità di provvedere anche per le Marche".dettagli
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24 settembre 1859La Deputazione delle Romagne accolta dal Re a MonzaLa Deputazione delle Romagne si reca da Vittorio Emanuele II per presentare il voto dell'Assemblea Nazionale - “espressione chiara e solenne della volontà popolare sulla futura destinazione del paese” (Bonfiglioli) - a favore dell'annessione al Regno di Sardegna. Il sovrano accoglie i delegati nella villa reale di Monza, per evitare manifestazioni popolari troppo clamorose nella capitale. Nel suo discorso ricorda che "l'Europa, riconoscendo e proclamando che le condizioni del vostro Paese ricercavano pronti ed efficaci provvedimenti ha contratto con esso formali obbligazioni". Per tutta risposta Pio IX fa allontanare da Roma l'ambasciatore del Piemonte.dettagli
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28 settembre 1859Il Convegno di ScanelloIl 28 settembre nella villa di Luigi Loup a Scanello, località vicino a Loiano, si incontrano in forma riservata il dittatore di Toscana Bettino Ricasoli (1809-1880), quello di Modena Luigi Carlo Farini (1812-1866) e i rappresentanti delle Romagne Marco Minghetti (1818-1886), Leonetto Cipriani (1812-1888) e Rodolfo Audinot (1814-1874). Durante il convegno si stabilisce di abolire le barriere doganali tra l'Emilia, la Toscana e le Romagne e di adottare la lira come moneta unica in previsione dell'unificazione al Piemonte sabaudo. Dell'evento non resterà alcun documento, alcuna traccia scritta, se non una lapide ricordo fatta murare dal proprietario nel piano nobile della villa. Dal 10 ottobre le dogane ai confini con Modena e la Toscana saranno abolite. Lo stesso giorno verranno adottate le tariffe doganali sarde.dettagli
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30 settembre 1859Il Governo delle Romagne riordina l'UniversitàCon la legge 30 settembre 1859 il Governo Provvisorio delle Romagne riordina l'Università di Bologna. Sono stabilite cinque facoltà: teologia, filosofia e filologia, giurisprudenza, matematica, medicina e chirurgia. La nomina dei professori è delegata al Governatore su proposta del Ministro dell'Istruzione. Vengono create alcune cattedre, quali diplomazia e paleografia, storia e filosofia del diritto, diritto commerciale, architettura teorico-classica. Gli stipendi dei professori variano tra le 1.000 e le 4.000 lire annue. Gli studenti che ottengono l'ammissione pagano una retta di 100 lire. Il delegato dott. Palagi convoca i professori in rettorato per il 7 ottobre. I sei docenti di teologia non si presentano e la facoltà viene soppressa. Nel 1859 si succederanno tre rettori: oltre a Palagi il prof. Antonio Alessandrini, reggente dal 18 al 20 luglio, e il conte Carlo Pepoli dal 20 settembre al 19 ottobre.dettagli
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ottobre 1859Servizio di omnibus a cavalliE' inaugurato un servizio di omnibus a cavalli dalla nuova stazione ferroviaria a piazza Maggiore lungo via Galliera. Al prezzo di un baiocco si può andare dalla stazione al centro cittadino e viceversa.dettagli
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2 ottobre 1859Piazza Maggiore intitolata a re Vittorio Emanuele IIPiazza Maggore è intitolata con solenne cerimonia a re Vittorio Emanuele II. Lo stemma o Arma reale di Casa Savoia - una croce bianca in campo rosso, che si trova anche sulla bandiera nazionale - è innalzato, oltre che sulla porta principale del palazzo comunale, su tutti gli edifici pubblici della provincia di Bologna e delle Romagne. Dopo una solenne cerimonia religiosa nella basilica di San Petronio, con il canto del Te Deum e l'Inno Ambrosiano, il governatore Leonetto Cipriani e le autorità ritornano nel pubblico palazzo. Le grida della folla, che gremisce Piazza Maggiore, si confondono con il suono delle campane, gli spari delle artiglierie e le armonie delle bande della Guardia Nazionale e delle truppe toscane. Alla cerimonia assiste il generale Garibaldi, poi accompagnato alla sua residenza dai rappresentanti dell'Assemblea delle Romagne. Alla sera tutti gli edifici pubblici sono "splendidamente illuminati" e le bande continuano ad allietare la popolazione, che affolla le strade cittadine. Anche le colline attorno a Bologna sono illuminate "con fuochi di Bengala a tre colori". Negli anni seguenti diverse strade e piazze di Bologna saranno intitolate a protagonisti del Risorgimento: piazza Cavour (1861), via Farini (1866), via Zamboni e via Garibaldi (1867).dettagli
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8 ottobre 1859"Il Cannocchiale" e il "Diavoletto"Esce “Il Cannocchiale” - o “Canocchiale” - primo giornale umoristico bolognese. E' costituito di quattro pagine contenenti rubriche di cronaca cittadina e filastrocche letterarie. Pubblica inoltre vignette abbastanza pungenti di satira politica, dal tono anticlericale, curate da Modesto Zacconi, artista attivo tra il 1857 e il 1875. Il programma del foglio è “ammaestrare, illuminare e correggere il ridicolo, smascherare il vizio, esaltare la virtù”. Avrà vita breve e travagliata e terminerà le pubblicazioni il 1 luglio 1860. Simile al “Cannocchiale”, nel corso del 1860 è pubblicato il “Diavoletto”, giornaletto pieno di commenti salaci e vignette satiriche. Al termine della sua breve vita si dirà che “ha combattuto la corte di Roma nemica del vero cattolicismo e della nazionalità italiana, ha detestato l'assolutismo e il dispotismo, ha schernito i vizi, serbando fede alla virtù e alla religione”.dettagli
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8 ottobre 1859Introduzione del sistema metrico decimaleUn decreto dell'8 ottobre stabilisce che dal 1° gennaio 1860 nelle quattro provincie di Romagna saranno introdotti i pesi e le misure del sistema metrico decimale, al posto del sistema precedente ormai anacronistico e inutilmente complicato. La riforma è adottata con la stessa tempistica anche in Toscana e nei Ducati di Parma e Modena. In Lombardia nel gennaio 1860 sarà introdotto il sistema metrico per le monete, nel 1861 per i pesi e le misure.dettagli
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21 ottobre 1859Raccolte di denaro per i profughi dal Veneto e dall'Italia centraleDopo la pace di Villafranca giungono in città centinaia di volontari che fuggono dal Veneto per arruolarsi nell'armata di Garibaldi. Molti sono anche i profughi dalle Marche e dall'Umbria. Per incarico del Ministro dell'Interno, alcune signore benemerite raccolgono offerte per coloro che "i casi della guerra e le condizioni politiche" hanno spinto a rifugiarsi a Bologna. Presso il libraio Rusconi è aperto un albo e una cassa per i benefattori. La sera del 21 ottobre la poetessa Giannina Milli tiene un'Accademia al Teatro del Corso in favore degli emigrati poveri. L'incasso sfiora i 500 scudi.dettagli
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25 ottobre 1859Il marchese Pizzardi a capo dell'amministrazione cittadinaIl marchese Luigi Pizzardi (1815-1871) è eletto, con il titolo di Senatore, a capo dell'amministrazione cittadina. Le elezioni si svolgono il 2, 3, 11 e 12 ottobre, in base a un decreto del 31 gennaio 1849. Il Consiglio comunale, composto soprattutto da esponenti liberali moderati, si insedia il 25 ottobre. Pizzardi sarà confermato anche alle successive elezioni del febbraio 1860, indette dopo l'estensione nelle Romagne della Legge comunale e provinciale del Regno di Sardegna. Si dimetterà nell'ottobre 1861, ufficialmente per motivi di salute, ma in realtà per le numerose critiche ai "grandi lavori straordinari" avviati in città durante il suo mandato. Nello stesso anno sarà nominato Senatore del Regno.dettagli
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27 ottobre 1859Il Reno rompe gli argini nell'ArgentanoIl 27 ottobre il Reno rompe per sormonto arginale in destra e sinistra al Froldo Passerino nell'Argentano. Il 26 dicembre successivo si hanno estesi allagamenti nel territorio di Argelato per la rottura dell'argine destro a Malacappa. Il Froldo Passerino, un punto in cui il Reno lambisce direttamente l'argine, senza spazi golenali, avrà “triste fama” anche pochi anni più tardi. Il 14 settembre 1862 una nuova rotta in questa località interesserà l'argine sinistro per fontanazzi. Saranno allagati circa 40.000 ettari nelle Valli di Comacchio.dettagli
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29 ottobre 1859"La Favorita" di Gaetano Donizetti al ComunaleLa sera del 29 ottobre è rappresentata al Teatro Comunitativo (poi Comunale) l'opera la Favorita di Gaetano Donizetti, che ha lasciato il titolo Eleonora di Gusman imposto dalla censura per la prima italiana a Padova. Protagonisti sono Sofia Vera Lorini (1829-1900), celebre interprete di Mozart e degli operisti tedeschi - paragonata dalla critica alla diva Maria Malibran - e Geremia Bettini, definito il "principe dei tenori". Il 1° novembre successivo il "Corriere dell'Emilia" registra un certo successo, ma l'interesse del pubblico è, in questi giorni, assorbito dalle vicende politiche e perciò non vi è grande affluenza a teatro. L'opera di Donizetti è stata scritta nel 1840 per il Teatro della Renaissance di Parigi, con il titolo L'angelo di Nisida, e in seguito è stata adattata per la soprano Teresa Stolz, con l'aggiunta del 4° atto, composto in una sola notte dal maestro in trepidante attesa di una dama amica. Il prodotto furono pagine che, a detta di uno scrittore francese, "procurano tale emozione intensa e fremente da strappare lacrime irresistibili". Una nuova esecuzione della Favorita al Comunale, nel 1860, vedrà alla ribalta Adelaide Borghi Mamo e Lodovico Graziani, sotto la guida del maestro Angelo Mariani, e otterrà un successo trionfale, portando il pubblico "al fanatismo" (Testoni).dettagli
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30 ottobre 1859Sacerdoti arrestati per "eccitamento" alla diserzioneNumerose diserzioni si verificano tra i volontari della Divisione del generale Mezzacapo schierata alla frontiera con le Marche a difesa della Romagna.Il 30 ottobre l'arciprete di Saludecio don Bordoni, quello di Montetauro, il maestro di Montegridolfo e altri sacerdoti e secolari di comuni del Riminese vengono arrestati e sottoposti a processo presso il tribunale di guerra per "eccitazione" alla diserzione.Il 3 dicembre successivo il generale Fanti, comandante delle truppe della Lega dell'Italia Centrale, pubblica una notificazione che rinvia alla corte marziale coloro che istigano a lasciare l’esercito delle Legazioni ribelli al Papato.dettagli
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2 novembre 1859Antonio Montanari nominato Reggente dell'UniversitàIl Governo Provvisorio introduce modificazioni nel nome e nelle responsabilità del capo dell'ateneo, al quale è dato il titolo di Reggente. A questa carica si succedono nel 1859 Alessandro Palagi, Antonio Alessandrini e Carlo Pepoli. Finalmente il 2 novembre è eletto il prof. Antonio Montanari (1811-1898), incaricato dell'insegnamento di filosofia della storia e in seguito anche consigliere comunale e Senatore del Regno. Verrà riconfermato nella carica fino all'anno accademico 1867-68, quando sarà sostituito dal prof. Giambattista Ercolani. Quest'ultimo, per estensione della Legge Casati all'Università bolognese, riprenderà il titolo di Rettore.dettagli
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7 novembre 1859Pieni poteri a Luigi Carlo FariniIn profondo disaccordo con il generale Manfredo Fanti, comandante della Lega militare dell'Italia centrale, il Governatore Leonetto Cipriani (1812-1888) dà le dimissioni, che vengono accettate il 7 novembre dall'Assemblea delle Romagne. Luigi Carlo Farini (1812-1866), originario di Russi, già ministro di Pio IX e dittatore a Parma e Modena, riceve l'8 novembre pieni poteri. Il 9 verso sera giunge a Bologna sotto il diluvio. Il governo gli è affidato in attesa dell'assunzione della reggenza su tutta l'Italia centrale (che poi non si avrà) da parte del Principe Eugenio di Savoia Carignano (1816-1888), eletto dall'Assemblea il giorno precedente in concordia con i governi di Parma, Modena e Toscana. Il medico romagnolo gode dell'appoggio della Società Nazionale, forte di almeno 8.000 aderenti. La sua visione del potere provvisorio è stata espressa in una lettera scritta il 14 maggio precedente: "Il Governo deve essere molto semplice: un Commissario Piemontese 'anti papa' nel temporale; cinque o sei uomini di credito che sotto di lui amministrino. La bandiera dé tre colori collo scudo di Savoja, buoni gendarmi ecco - lo statuto - durante la guerra". Considerato "il più energico e risoluto dei governanti usciti dalla rivoluzione", Farini emana l'8 novembre un decreto che dichiara unite, con effetto dall'8 dicembre, le provincie di Modena, Parma e le Romagne (dal 24 dicembre prenderanno il nome di Regie Provincie dell'Emilia). Il 9 novembre lancia un proclama, in cui si afferma che i popoli delle Romagne sono decisi a prendere consiglio "dalla giustizia e dall'onore" prima di piegarsi nuovamente al giogo straniero. Il 14 novembre estende alle ex Legazioni lo Statuto sardo e il 30 annuncia la costituzione di un governo unitario per le provincie dell'Emilia. La sua azione ha lo scopo evidente di procedere rapidamente all'unificazione amministrativa delle provincie emiliane e romagnole, premessa per l'unificazione giuridica e politica delle stesse al Regno di Sardegna.dettagli
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11 novembre 1859Garibaldi vuole entrare nelle Marche ma Fanti lo fermaIl 27 ottobre Garibaldi ha un colloquio di quattro ore con il Re a Torino. Il giorno seguente assume il comando delle due divisioni Rosselli e Mezzacapo, schierate con 12.000 uomini al confine pontificio. Il Partito d'Azione vorrebbe un suo ingresso manu militari nelle Marche e nell'Umbria, per dare un carattere più popolare all'espansione dinastica dei Savoia. Anche il Comandante della Lega militare Fanti e il Governatore Farini sono inclini a un'iniziativa verso sud, ma solo in risposta a eventuali attacchi dei pontifici. Di fronte alla minaccia di intervento di Francia e Austria, dalle Filigare, al confine tra Emilia e Toscana, Cipriani, Ricasoli e Minghetti sconfessano le istruzioni di Fanti a Garibaldi. Anche il Re scrive a Fanti di dimettersi. Il 12 novembre a Bologna, in un colloquio con Farini, l'inviato del Re Solaroli e La Farina, Garibaldi promette di rinunciare per il momento ad entrare in territorio pontificio. Ma il giorno seguente giunge da Imola la notizia - poi risultata falsa - che le Marche sono sollevate e allora telegrafa a Fanti informandolo che sta per "muovere a soccorso dei fratelli". Quindi fa “battere la generale” e ordina alle truppe di partire “senza zaini” per Forlì e Rimini. Il contrordine del generale in capo non si fa attendere. A Rosselli e Mezzacapo è ingiunto di non muoversi e di far retrocedere chi è già in marcia. Appoggiato dai mazziniani e dai ceti popolari, Garibaldi chiede a Farini il comando supremo dell'esercito entro 24 ore, ricevendo un netto rifiuto. Il Governatore è pronto a gettarsi da un balcone piuttosto che cedere ai faziosi. A Bologna l'agitazione è grande e La Farina si adopera a calmare gli animi. Con il consenso di Farini, Cavour fa richiamare Garibaldi. Il 17 novembre scrive che la sua deposizione è "l'unico mezzo a soffocare la nascente discordia". Anche il Re suggerisce all’eroe dei due mondi di farsi da parte, poiché lo status quo non può essere modificato. Il 23 novembre il generale si dimette, accusando chi ha voluto impedirgli di muovere nelle Marche e denunciando "la miserabile volpina politica che turba il maestoso andamento delle cose italiane".dettagli
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13 novembre 1859La legge Casati e l'operato del Comune sulla scuolaIl governo piemontese emana la legge Casati, che disciplina i vari livelli di istruzione nel regno sardo. La legge non viene promulgata ed estesa alle provincie emiliane neppure dopo l'annessione al Regno di Sardegna (18 marzo 1860) e la proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861). Sulla base di questa anomalia giuridica, che nei dibattiti consiliari sarà definita “questione pregiudiziale”, si caratterizzerà l'operato del Comune di Bologna riguardo all'istruzione elementare. Almeno fino al 1877 esso assumerà decisioni completamente originali di politica scolastica, a sottolineare quell'autonomia dal potere centrale, che è nella tradizione della città e nella visione dei politici locali di maggior spessore, come Carlo Pepoli a Marco Minghetti. All'inizio l'istruzione elementare sarà diretta dal Comune in convenzione con l'Amministrazione delle Scuole Pie. In base al R.D. 28 agosto 1864 la gestione dell'azienda delle Scuole Pie sarà affidata interamente al Comune. Nel 1865 vi saranno 79 scuole elementari comunali, con circa 4.000 alunni.dettagli
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16 novembre 1859Il campo trincerato di BolognaIl Governatore Farini decreta che Bologna venga munita di opere di fortificazione a difesa della pianura padana nel caso di un ipotetico ritorno degli Austriaci. Stabilisce un primo stanziamento di 500 mila franchi e il 20 febbraio approva la pianta delle fortificazioni. Il progetto, sostenuto dai generali Manfredo Fanti ed Enrico Menabrea, prevede una linea di difesa presidiata da 25.000 soldati e 450 bocche da fuoco. Il campo trincerato bolognese, una delle cinque piazzaforti di prima classe in Italia (con Torino, La Spezia, Taranto e Ancona), sarà costituito da forti, terrapieni, lunette per circa 12 chilometri attorno alle mura cittadine. Tre linee difensive saranno piazzate a circa un chilometro e mezzo dalla città. La terza linea, in particolare, sarà formata da un parapetto di terra preceduto da un fosso tracciato “a denti di sega”. Il sistema proteggerà anche l'area ferroviaria di recente costruita. Sulla collina la viabilità sarà in parte modificata, per raggiungere i punti salienti di Monte Donato, Paderno, San Luca. Il sistema conoscerà la massima espansione nel 1866, poi un rapido declino, dopo lo spostamento alle Alpi della frontiera con l'Austria. La maggior parte delle opere sarà abbandonata e i terreni venduti a privati. La presenza del campo trincerato condizionerà lo sviluppo della periferia bolognese. Ad esempio la “testa di ponte” di Casalecchio bloccherà per vari anni la crescita della cittadina verso Ponente, oltre il Reno.dettagli
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20 novembre 1859Il circondario di Imola nella provincia di BolognaIl 20 novembre il dittatore Luigi Carlo Farini (1812-1866) istituisce le regie provincie dell'Emilia, una entità politico-amministrativa che sarà annessa al Regno di Sardegna il 18 marzo 1860. E' istituito tra gli altri il circondario di Imola, facente parte della provincia di Bologna, che rimarrà fino al 1926. Nel 1884 sarà arricchito di alcuni comuni in precedenza sotto Ravenna: Castel del Rio, Fontana Elice (poi Fontanelice) e Tossignano.dettagli
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20 novembre 1859Manifestazioni per Garibaldi "padron vero" delle RomagneIl generale Garibaldi è dall'agosto in Romagna, come comandante della Legione toscana e vice comandante delle truppe della Lega dell'Italia centrale. Il suo fascino presso il popolo romagnolo è grande. Tra settembre e ottobre attraversa il territorio in lungo e in largo, suscitando in ogni paese un entusiasmo indescrivibile. Raccoglie volontari e lancia sottoscrizioni per armarli. A Gaspare Finali, segretario del Governatore Cipriani, appare come “il padron vero della situazione delle Romagne”. Molti lo vorrebbero dittatore. Il 20 novembre Bologna vive un momento di scontro intenso e di passione nazionale. Gruppi di popolani manifestano davanti al palazzo del Governo, gridando “Viva Garibaldi”. Sono dispersi dalla forza pubblica e i più scalmanati vengono arrestati. Non si tratta solo di una dimostrazione di pochi straccioni, di “più vile feccia”, come sostiene la stampa locale, ma di un ampio movimento popolare. La manifestazione - una gran folla in piazza con le bandiere tricolori - non si trasforma in tumulto solo grazie alla discrezione e alla capacità di controllo dei carabinieri, dei soldati toscani e dei militi della Guardia Nazionale. Su pressione di Cavour e del Re il 23 novembre Garibaldi si dimette. Si arresta l'affluenza dei volontari nell'esercito della Lega e “quelli che vi si trovano arruolati per diciotto mesi ci sono di mala voglia”. Il 27 novembre si avrà a Bologna una nuova “rumorosa manifestazione” per il richiamo di Garibaldi al comando delle truppe, che verrà sciolta con la forza dall’esercito.dettagli
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22 novembre 1859Giuramento dei reggimenti della brigata "Bologna"Il 22 e il 24 novembre, davanti a un pubblico numeroso ed esultante, i reggimenti 21° e 22° di fanteria della XII Brigata “Bologna” prestano giuramento solenne al Re e ricevono la bandiera. Assieme ai reggimenti 19° e 20° della XI Brigata “Ravenna” sono stati organizzati durante l’estate da ufficiali piemontesi comandati dal generale Luigi Mezzacapo (1814-1885). Le due brigate sono di stanza nel capoluogo emiliano.dettagli
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26 novembre 1859L'opera lirica "La lega lombarda" suscita entusiasmoIl 26 novembre, pochi giorni dopo la fine della seconda guerra d'indipendenza, il pubblico del Teatro Comunale tributa grandi ovazioni al dramma lirico La lega lombarda, opera di Antonio Buzzi (1808-1891), diretta dal maestro Achille Peri.dettagli
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30 novembre 1859Unite le province di Modena, Parma e le RomagneDopo aver assunto pieni poteri come Dittatore di Parma e Modena e Governatore delle Romagne, Luigi Carlo Farini procede con determinazione all'unificazione delle provincie emiliane, stabilita per decreto il 30 novembre. Ad un amico scrive: "Io intanto ho fatto il colpo. Ho cacciato giù i campanili, e costituito un governo solo. Ad anno nuovo da Piacenza a Cattolica tutte le leggi, i regolamenti, i nomi e anche gli spropositi saranno piemontesi". E' nominata una Commissione, con sede a Bologna, per parificare gli ordinamenti delle Province unite con quelli della monarchia sabauda. Altri provvedimenti consolidano il processo di adattamento dell'amministrazione e delle leggi locali a quelle del Piemonte sabaudo. L'Alma Mater è proclamata Università di primo grado, con nuove cattedre. E' istituita la scuola di formazione degli insegnanti. In ogni provincia è creato un Provveditorato agli studi. Sono nominate una commissione per la conservazione dei monumenti e una Deputazione di storia patria per le provincie della Romagna con sede in Bologna. E' introdotta infine la legge sulla libertà di stampa. Il 24 dicembre il governo prende il nome di Governo delle Regie Province dell'Emilia, con sede a Modena. Si compiono i propositi di unificazione amministrativa e accentramento dei poteri espressi da Luigi Carlo Farini in una lettera del 3 dicembre: “Debbono cader le torri e i campanili, all'ombra dei quali andavano collocandosi quasi in terreno stabile molte cupidità, molte vanità, molte ambizioncelle”.dettagli
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1 dicembre 1859Ricerche sperimentali in pitturaIl pittore Alessandro Guardassoni (1819-1888), finora conosciuto per alcune imprese decorative nelle chiese bolognesi, effettuate con stile accademico - Roberto Longhi parla di "ultimo focherello carraccesco in pieno Ottocento" - intraprende una prassi pittorica "decisamente d'avanguardia" (Poppi). Dal 1859, per oltre venti anni, sperimenta l'applicazione alla pittura delle immagini stereoscopiche, ottenute dalla visione contemporanea di due riprese dello stesso soggetto, una tecnica in grado di rendere in maniera ottimale il rilievo volumetrico degli oggetti. Nel 1880, con una mostra e un opuscolo dal titolo Della pittura, della stereoscopia e di alcuni precetti di Leonardo da Vinci, farà conoscere e tenterà di divulgare i risultati delle sue ricerche. Alcuni esiti davvero innovativi, ad esempio l'opera Partita a scacchi, conservata all'Istituto Gualandi, accostano il bolognese ai migliori artisti internazionali, impegnati ad esplorare nuove strade per la pittura, utilizzando analisi scientifiche di stampo positivista.dettagli
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11 dicembre 1859Grande nevicataL'11 dicembre cade la neve. Nei giorni seguenti va aumentando notevolmente. Il 20 dicembre scende per tutto il giorno e tutta la notte. Una tale quntità non si ricorda dall'inverno del 1829.dettagli
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15 dicembre 1859Il settimanale "Amministrazione"Dal 15 dicembre 1859 al 26 aprile 1860 esce il settimanale “Amministrazione”, che si occupa di problemi amministrativi ed economici. Uno dei direttori è Antonio Zanolini (1791-1877), protagonista, fin dal moto del 1831, del risorgimento bolognese. E' affiancato da validi redattori e collaboratori, quali Massimiliano Martinelli e Cincinnato Scarabelli. Della pubblica amministrazione vengono esaminati non solo gli aspetti dottrinari, ma anche quelli più tecnici: dal sistema delle imposte, ai regolamenti dell'industria e del commercio, ai lavori pubblici. Il giornale approverà l'azione di unificazione amministrativa ed economica della Commissione legislativa istituita dal Governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini nel novembre 1859 per assimilare ogni ramo della pubblica amministrazione a quella del Regno sabaudo.dettagli
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21 dicembre 1859Carlo Bon Compagni governatore della Lega delle Provincie dell'Italia CentraleDopo un convegno a Torino, al quale hanno partecipato il barone Bettino Ricasoli e il marchese Filippo Ollandini per la Toscana, Marco Minghetti e Rodolfo Audinot per le provincie di Romagna, il commendatore Carlo Bon Compagni (Boncompagni) di Mombello (1804-1880) è nominato Governatore generale della Lega delle Provincie dell'Italia Centrale. Ha il compito di mantenere buone relazioni tra queste provincie e il governo sabaudo, di trasmettere ordini militari al Comandante dell'esercito della Lega e di dirigere le pratiche diplomatiche collettive. Il 21 dicembre è pubblicato a Bologna un suo Proclama ai popoli dell'Italia. Rimarrà in carica fino alla vigilia del plebiscito del 20 marzo 1860.dettagli
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27 dicembre 1859Nuova circoscrizione provincialeCon decreto del 27 dicembre il Governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini (1812-1866) definisce una nuova circoscrizione provinciale. I comuni della provincia di Bologna passano da 58 a 56. Il comune di Castel Franco va alla provincia di Modena. Poggio Renatico, S. Agostino, Crevalcore e S. Agata sono assegnati alla provincia di Ferrara. Vengono al contrario acquisiti i comuni di Imola, Mordano e Dozza dalla provincia di Ravenna. Negli anni seguenti altri comuni del ravennate e del ferrarese, come Pieve di Cento, Crevalcore, Tossignano e Castel del Rio passeranno a Bologna per ragioni economiche e geografiche e in seguito a insistenti richieste dell'amministrazione provinciale e di quei comuni. Alla fine del 1859 la provincia di Bologna conta 370.762 abitanti, dei quali 96.660 nel capoluogo. I comuni più popolosi sono Imola (27.000), Budrio (16.000) e San Giovanni in Persiceto (14.000). La circoscrizione provinciale si articola in questo periodo in provincia, circondari, mandamenti e comuni, riprendendo la struttura del Regno Italico. Secondo la legge sarda La Marmora-Rattazzi sull'ordinamento comunale e provinciale (23 ottobre 1859), la provincia è retta da un Consiglio e ha come organo esecutivo una Deputazione guidata dal Prefetto, con compiti di controllo sull'operato dei comuni.dettagli