Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1855Imola e Faenza assegnate alla Diocesi di BolognaPapa Pio IX istituisce la Provincia ecclesiastica di Modena, alla quale sottopone le diocesi di Reggio, Parma e Piacenza. Assegna invece a quella di Bologna le diocesi di Imola e Faenza.dettagli
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1855Demolizione della chiesa di San Tommaso della BrainaAcquisita dal Comune nel 1849, la chiesetta di San Tommaso della Braina (sec. XII) viene abbattuta tra il 1852 e il 1855 per allargare via Cartoleria Nuova (poi via Guerrazzi) e completare il quadriportico di Santa Maria dei Servi. Durante il periodo napoleonico l'edificio religioso era stato trasformato in deposito di legname, ma nel 1828 era stato riaperto al culto grazie all'intervento e all'aiuto economico della famiglia Davia Bargellini, proprietaria del vicino palazzo senatorio in strada Maggiore. Il progetto del quadriportico è di Giuseppe Modonesi (1820-1891), studioso di architettura medievale, e di Luigi Marchesini (1796-1882). Le colonne sono ricavate da alcune stele romane trovate sul greto del Reno, simili a quelle utilizzate per la gradinata di San Petronio. Con la piazzetta porticata davanti alla basilica si realizza l'idea di Antonio di Vincenzo (1350-1401), importante architetto del periodo tardo-gotico, autore del complesso originale. L'ampliamento del portico, senza più il sostegno del corpo murario della chiesetta di San Tommaso si dimostrerà però poco valido dal punto di vista statico.dettagli
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1855La "Tumulazione di Cristo" di Alessandro GuardassoniIl pittore Alessandro Guardassoni (1819-1888) dipinge per la chiesa della SS. Trinità il grande quadro con la Tumulazione di Cristo, capolavoro dello stile eclettico a Bologna, ispirato ai grandi del Rinascimento. L'artista è considerato dalla critica un "ingegno non comune" e un "giovine di bellissime speranze". Si è segnalato alle esposizioni accademiche e nel 1843 ha vinto il premio Curlandese. In seguito compirà viaggi di studio a Roma, Londra e Parigi, che lo porteranno ad arroccarsi su uno stile pittorico lontano dal finito accademico e prossimo invece alla "pittura a trama larga" di Guido Reni, "spesso affaticata o esplicitamente trasandata, ma a suo modo libera e autenticamente malinconica" (Grandi). Negli ultimi due decenni di attività, Guardassoni opererà praticamente isolato, condividendo con Giovanni Gualandi ricerche sull'ottica e affiancando indagini scientificamente avanzate sulla stereoscopia a una vasta attività di decoratore per le chiese bolognesi, in cui invece prevalgono composizioni "convenzionali e decorative".dettagli
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1855Il Caffè del CorsoIl Caffè del Corso era, all'inizio dell'800, una piccola bettola frequentata dagli spettatori del vicino teatro. Anche Giacomo Leopardi, durante il suo soggiorno bolognese, vi consumava quasi ogni giorno una colazione di cioccolata e biscotti. Nel 1855 il locale viene ampliato e abbellito dal conduttore Francesco Malavolta e diventa un Caffè di prim'ordine, “pomposo e aristocratico” (Giacomelli), “luogo di geniale ritrovo per la migliore società di Bologna”. Nella grande Sala Rossa, contornata di specchi, stazionano i nottambuli bolognesi, ai quali si aggregano, dopo lo spettacolo serale, gli artisti drammatici che recitano al teatro del Corso o al Brunetti. Anche nel pieno della notte non mancano mai i buoni piatti della cucina bolognese, indispensabili per ogni locale che si rispetti. Un assiduo del Caffè è il conte Giuseppe Massei, "buono, affabile, distinto nei modi", così popolare che tutti lo chiamano "il conte Peppino". Amante del tiro al piccione e delle corse dei cavalli, non si rifiuta mai "a qualunque matta impresa". Suo figlio, il conte Francesco, "sensata e cara persona", sarà presidente della Cooperativa Risanamento e animatore del Comitato per Bologna Storico Artistica. Nel 1888, all'epoca dell'Esposizione Emiliana, il Caffè del Corso sarà di nuovo restaurato a spese del proprietario Augusto Zaniboni, con la collaborazione dei fratelli Alberto e Angiolo Bertolotti, decoratori famosi per l'allestimento a carnevale di bei carri mascherati. La chiusura del locale avverrà nel 1925 "nella più completa indifferenza".dettagli
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gennaio 1855Il telegrafo diventa pubblicoAi primi dell'anno viene inaugurato il servizio telegrafico da Roma a Bologna attraverso Ancona, gestito dalla società Telegrafi Elettrici Pontifici. I messaggi ricevuti nell'ufficio telegrafico, situato nel seminario vescovile (poi hotel Baglioni), sono inoltrati ai destinatari in buste chiuse, con sigilli di ceralacca. Il telegrafo ha raggiunto Bologna il 25 settembre 1853. Il primo collegamento è stato effettuato con Modena, capolinea di una rete che raggiunge l'Austria attraverso il Lombardo-Veneto. Per i due anni seguenti il nuovo mezzo è rimasto riservato alle autorità per le comunicazioni ufficiali. Con l'allacciamento a Roma il servizio è diventato pubblico. In ottobre è prolungato fino a Ferrara. La prima linea telegrafica dello Stato Pontificio, fra Roma e Terracina, è stata inaugurata alla presenza di Pio IX il 2 ottobre 1854. Dopo di che l’impianto di nuovi fili si è arrestato a lungo. Nel 1857 sarà avviata una linea telegrafica da Bologna verso la Toscana attraverso la Valle del Reno. Nel gennaio 1859 la capitale sarà collegata al capoluogo emiliano attraverso Pistoia e Pracchia.dettagli
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gennaio 1855Il marchese Davia è il nuovo Senatore di BolognaIl consiglio municipale invia al Papa una terna di nomi per la carica di Senatore di Bologna. Tra essi viene scelto il marchese Luigi Davia (1812-1866), che accetta l' "alto officio" non senza qualche titubanza. E' giudicato una buona persona, ma senza molto ingegno, né carattere.dettagli
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18 gennaio 1855Condanne di prigionieri politiciIn un'aula della caserma di Sant'Agnese l'Uditore in capo austriaco, in presenza di molti alti ufficiali di Stato Maggiore, emette le condanne degli oppositori politici arrestati dopo le ultime cospirazioni mazziniane contro l'autorità dello Stato Pontificio. Secondo una barbara consuetudine, ai prigionieri vengono fatte leggere le condanne pronunciate dal Tribunale - quasi tutte capitali e per impiccagione - e, dopo che gli “infelici” hanno assaporato l'angoscia della morte imminente, le pene vengono commutate per grazia del Feldmaresciallo Radetzky. Tra i condannati vi sono alcuni esponenti di rilievo dell'opposizione repubblicana, come Gregorio Gregorini (1826-1907), volontario del '48 distintosi nella difesa di Bologna; Natale Cervellati (1823-1883), parrucchiere nella cui bottega si svolgevano le riunioni mazziniane; Federico Comandini (1815-1893), patriota cesenate animatore della sezione faentina dell'Associazione Nazionale Italiana; Anna Grassetti Zanardi (1815-1896), organizzatrice dei comitati insurrezionali e ospite nella sua casa di molti cospiratori; Pietro Nanetti (1820-1876), a lungo incaricato di smistare ordini e stampe clandestine del movimento mazziniano. Filippo Minarelli (1818-1889) e Filippo Stanzani (1832-1898), ripresi nel Ducato di Modena dopo essere evasi dal carcere dell'Annunziata, vengono più volte torturati a bastonate, perché confessino i nomi dei loro complici. Tutti i prigionieri saranno tradotti al carcere pontificio di Civita Castellana. Lungo il percorso riceveranno testimonianze di affetto e anche soccorsi in denaro.dettagli
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20 gennaio 1855Neve e freddoTra il 20 e il 25 gennaio nevica ininterrottamente, ricoprendo "tutta quanta la bolognese Provincia". La temperatura si abbassa parecchio, andando decisamente sotto zero. Nevicherà più volte anche nei mesi successivi. A metà dicembre il freddo sarà molto intenso e la terra si congelerà al punto che non sarà più possibile romperla.dettagli
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28 gennaio 1855Il conte Salina dona al Comune le sue collezioniIl 28 gennaio muore il conte Camillo Salina (1793-1855), accademico dell'Istituto delle Scienze e membro della Società Agraria. Lascia in dono al Comune di Bologna la sua preziosa collezione di conchiglie, minerali e reperti geologici. Nel 1855 essa sarà trasferita, con gli armadi originali, nel palazzo dell'Archiginnasio e sistemata in un'apposita sala. Il 19 luglio 1856 il museo Salina di storia naturale sarà esposto "alla dotta curiosità dei visitatori". La raccolta, "una delle più belle d'Italia", passerà nel 1879 al Museo mineralogico dell'Università. Nel 1857, su suggerimento del direttore dell'Archiginnasio Luigi Frati, il Comune acquisterà dagli eredi anche la ricca collezione di medaglie, oltre 5.300 pezzi, appartenuta all'avv. Luigi Salina (1762-1845), padre di Camillo, ex presidente del Tribunale d'Appello e della Società Agraria bolognese.dettagli
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5 febbraio 1855Grande ballo e nuovi dipinti a Palazzo MalvezziIl 5 febbraio il conte Giovanni Malvezzi de Medici (1819-1892) apre il suo palazzo in via S. Donato per una festa da ballo che è anche l'occasione per mostrare al pubblico i nuovi affreschi e dipinti che abbelliscono il piano nobile dell'edificio, commissionati per le nozze con la marchesa Augusta Tanari. Per questo esteso ciclo decorativo, il Malvezzi ha preferito servirsi di artisti locali, additando "la via onde far risorgere le patrie arti". A guidare l'equipe di pittori "moderni", di cui fanno parte i figuristi Girolamo Dal Pane e Antonio Muzzi, e gli ornatisti Giuseppe Badiali, Andrea Pesci e Luigi Samoggia, è chiamato Francesco Cocchi (1788-1865), "ornamentista veramente distinto". Il professore di Budrio ha accumulato notevoli esperienze come scenografo teatrale in Portogallo e in Germania ed è tornato da qualche tempo a Bologna. Siede sulla cattedra di Prospettiva dell'Accademia di Belle Arti "con bella corona di scolari". Gli invitati alla festa sono sorpresi "al primo passo" da un vestibolo in stile Seicento, con galleria a giorno nella volta. Ammirano poi la grande sala da ballo dipinta da Badiali e la sala attigua con rilievi di Testoni e medaglioni di Dal Pane. Dopo avere attraversato le altre sale, dipinte con abilità da Pesci, Dal Pane e Samoggia, si soffermano sotto la volta ad affresco in cui Antonio Muzzi ha ritratto "l'amorosa ventura di Bacco e Arianna". La festa, che finirà "a chiaro giorno" dopo molte danze allegre e un lauto banchetto, rimarrà a lungo nella memoria dei bolognesi.dettagli
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13 aprile 1855Muore il cardinale Arcivescovo Carlo OppizzoniIl 13 aprile in Arcivescovado muore all’età di 86 anni il cardinale Carlo Oppizzoni (1769-1855). Fra gli Arcivescovi (e i Vescovi) di Bologna è colui che ha tenuto la cattedra più a lungo, quasi 53 anni. Per testamento lascia tutte le sue sostanze - circa 120mila scudi - al Pio Cumulo della Misericordia, un’opera benefica fondata nel 1576 dal conte Giovanni Pepoli e destinata a dare sussidi a famiglie povere e doti a zitelle “oneste e bisognose”. Le solenni esequie si tengono il 18 aprile, senza grande pompa, nella Cattedrale di S. Pietro. E’ sepolto nella Metropolitana nella cappella dedicata al santo, suo omonimo e concittadino, Carlo Borromeo, che a Bologna nel XVII secolo ricoprì, per breve tempo, la carica di Legato pontificio. Nell’aprile del 1859 il Municipio e la Provincia faranno erigere in memoria dell’Oppizzoni una lapide di marmo nella basilica di San Petronio.dettagli
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15 aprile 1855Primi casi di coleraDopo essere giunto nei porti tirrenici e adriatici, il colera asiatico si diffonde in primavera verso la Romagna. Vengono attuati severi controlli ai confini della Legazione. E' proibito il commercio degli stracci e i forestieri che provengono dalla Toscana sono messi in quarantena per sei giorni prima di entrare nello stato pontificio. Nonostante i cordoni sanitari approntati. Il 15 aprile a Molinella si ha il primo caso nella provincia di Bologna, al quale seguono quelli di Baricella, Pianoro e Budrio in maggio. Alcuni casi sono segnalati a Malalbergo, sul canale Navile, dove arrivano le chiatte che trasportano merci e persone. In seguito è investito il capoluogo, dove per più settimane si nega l'esistenza del morbo. “I bolognesi, quantunque impressionabili per eccellenza, in mezzo a questa prossima minaccia del morbo asiatico, non se ne danno molto pensiero; forse per la fiducia che come altra volta, non si tratti anche in questo momento che di un timor panico, che la Provvidenza vorrà scongiurare. Quindi non si sta lontani dai pubblici ritrovi, e i teatri e gli spettacoli sono molto frequentati”. (Bottrigari) In estate l'epidemia dilagherà in tutto il territorio bolognese.dettagli
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26 aprile 1855Rossini lascia l'ItaliaIl 26 aprile Gioachino Rossini parte da Firenze per stabilirsi a Parigi, in rue de la Chaussee d'Antin n. 2. Al suo seguito vi sono anche trentotto dipinti di grande valore, acquisiti nel 1849 come garanzia di un prestito concesso al principe Hercolani. Il 5 luglio 1858 il maestro annullerà il testamento che dichiarava erede universale del suo patrimonio il Liceo musicale di Bologna e lo sostituirà con un nuovo testamento a favore del comune di Pesaro. A chi da ora gli parlerà della sua città adottiva, risponderà con commenti stizziti e malevoli. Nel 1861 chiamerà Bologna "nobile patria di aggressioni e mortadelle". L'anno dopo pronuncerà l'invettiva più sarcastica, chiamandola "cloaca" e definendola una città "i cui figliuoli vivono d'Arguzia, di Frode e di Menzogna, Grandi coi piccoli, Picciolissimi e vili coi Grandi". Rossini morirà a Parigi il 13 novembre 1868.dettagli
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30 aprile 1855Concerti da cameraL'Accademia Filarmonica promuove una serie di concerti da camera, ai quali intervengono il Cardinale legato, il Senatore di Bologna e "la parte più fina e scelta della città". La consuetudine proseguirà con successo anche negli anni seguenti. Nei programmi, oltre ad Haydn, prevalgono le composizioni di Mozart, Beethoven e Schubert, definiti un po' retoricamente "il genio del dramma, l'armonista profondo e il bardo ispirato", interpretate da professori o dilettanti di valore, quali Verardi, Brunetti, Parisini, Aria, che si possono considerare i precursori del Quartetto bolognese. Non è facile, da parte del pubblico, la comprensione dei maestri tedeschi e nei programmi vi sono spesso concessioni ai gusti del tempo. Ai trii di Beethoven o ai quartetti di Mozart sono intervallate romanze e pezzi d'opera da Rossini, Mercadante, Donizetti. Si accentua, comunque, grazie a questi incontri, una visione più cosmopolita della musica.dettagli
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maggio 1855Bologna invia i suoi prodotti all'Esposizione Mondiale di ParigiSi inaugura a maggio a Parigi l'Esposizione Mondiale, analoga a quella del 1851 a Londra. Bologna vi invia alcuni prodotti delle proprie industrie. La Società Agraria presenta una collezione di legni indigeni, una cassetta con spighe di riso naturale e una di riso brillato. Il prof. Bianconi manda bottiglie di aceto balsamico di Modena, Giuseppe Oppi campioni di seta, il signor Trouvé gargioli e stoppe lavorate nel bolognese. Anche la canapa è rappresentata attraverso “mazzi di fusti” tagliati per la macerazione e canape lavorate. Il medico Giovannini, infine, invia alcuni strumenti chirurgici.dettagli
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28 maggio 1855Corse di "sedioli" alla MontagnolaIl 28 maggio, alle sei del pomeriggio, si tengono alla Montagnola grandi corse di "sedioli" (calessi) e di “cavalli a fantini”. Gli amatori dei cavalli accorrono da Modena, Padova e dalla Romagna. La notizia della replica delle corse, annunciata per la domenica successiva, viene aspramente criticata, alla luce della minaccia del colera.dettagli
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29 maggio 1855Il colera si diffondeL'epidemia di colera esplode a Bologna il 29 maggio: un ortolano di Massa Lombarda manifesta in pieno centro i sintomi della malattia. Ricoverato al Lazzaretto di S. Lodovico, muore pochi giorni dopo. Restano colpiti anche la donna che lo ospita in via del Pratello e i vicini di casa. La diffusione del colera in tutta la città e nel contado è rapidissima. Vi sono almeno tre focolai: nel centro cittadino, nella zona del canale di Reno e in quella del porto. Nel borgo di San Leonardo, invaso dall'epidemia, muoiono soprattutto donne. A metà giugno, con una trentina di ricoveri al lazzaretto, l'apparato sanitario entra in funzione 24 ore al giorno. Alla fine di giugno, a un mese dall‘inizio del contagio, i casi sono 134 e i morti 96. All'Ufficio Centrale Sanitario, situato nel Palazzo del Podestà, si affiancano quattro Uffici di Soccorso di Quartiere, già attivati nel 1836, ognuno con una farmacia annessa e personale incaricato per le visite, le disinfezioni e i ricoveri. Altri Uffici di Soccorso sono insediati in varie località della periferia: Arcoveggio, San Giuseppe, S. Egidio, San Ruffillo, Bertalia, Alemanni. Presso l'Oratorio dei Filippini in via Galliera e presso la Società di San Vincenzo sono attivate strutture di soccorso per le famiglie povere: medici e confratelli portano nelle case degli ammalati medicine e conforto religioso. Il numero dei contagiati sale comunque rapidamente, raggiungendo i 160 al giorno. Viene quindi decisa l'apertura di un altro lazzaretto, in una parte del Ricovero dell'Opera Mendicanti. Il responsabile dott. Gaetano Scandellari, coraggiosamente, vi si chiude dentro, per uscirne solo in autunno, a morbo cessato. Altri ricoveri sono presso l'Ospedale Sant'Orsola per i colerosi malati di mente e in via San Felice, accanto alla chiesa di Santa Maria della Carità, per i carcerati. Un altro lazzaretto è in via delle Lame. L'ospedale degli Abbandonati è utilizzato per i soldati austriaci infettati. In seguito ospiterà oltre cento bambini, rimasti orfani per il terribile morbo. Nel territorio bolognese sono colpite oltre 20.000 persone: in città ne muoiono oltre 3.500 e quasi 12.000 in provincia. Bologna assume una veste spettrale, con cadaveri insepolti per le strade (ad esempio nella parrocchia di San Ruffillo) e cittadini che fuggono nella campagna. Le scuole rimangono chiuse e i negozi vuoti. Nel ricordo di Giuseppe Bosi "ogni casa era in pianto; lettighe di morti, e di morienti percorrevano continuamente le vie quasi deserte; taceva, per non atterrire di più, ogni lugubre tocco dé sacri bronzi, intantoché quel silenzio istesso più eloquente del suono, alto divulgava a' superstiti, che i moribondi eran tanti, e il morire sì spesso che tregua non v'era; e muto nunzio di morte nel fondo più secreto del cuore, anziché scemare, aumentava la costernazione e lo squallore. In breve, infieriva il Cholera". Nonostante tutto però, contro il parere della Commissione Sanitaria, si tengono affollate funzioni religiose. L'8 luglio oltre 4.000 persone accompagnano “coi ceri accesi” la Beata Vergine di Borgo San Pietro nella basilica di San Petronio. Numerosi casi di colera si hanno anche tra i soldati austriaci di stanza in città (270 ricoveri e 94 morti). Tra le cause principali della notevole morbilità e mortalità di questa epidemia è da sottolineare l'inquinamento delle fonti di approvvigionamento idrico. A Bologna non esiste un sistema fognario efficiente, vi sono canalette che ricevono acque nere dalle abitazioni - ma anche dalle lavorazioni industriali - molto pericolose per la propagazione delle malattie infettive. Vi è inoltre l' “indecenza” del Canale di Reno, che scorre attraverso Bologna e le cui acque sudicie sono utilizzate per lavare panni e pezzuole, fare bagni, innaffiare le strade e persino per preparazioni alimentari, quali la diluizione del mosto e del vino.dettagli
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31 maggio 1855Spettacolo con scimmie e altri animali al teatro del CorsoAlla fine di maggio, nonostante il colera minacci la città, gli spettacoli teatrali sono molto frequentati. Particolare successo ha quello del teatro del Corso, dove il signor Casanova di Torino presenta “scene ridicole”, messe in atto da scimmie, cani, cavalli e capre ammaestrati “con rara pazienza”. Grande meraviglia è suscitata dal Circo Olimpico, in cui alcune scimmie danno prova di destrezza, facendo giochi di precisione e montando piccoli cavalli.dettagli
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giugno 1855Retata di prostitute per la Decennale di S. Maria MaddalenaIn occasione dell'Apparato della parrocchia di S. Maria Maddalena in via S. Donato, il parroco mons. Monari ottiene dal Direttore di Polizia di far carcerare, nel giorno della festa, per rispetto del “pubblico pudore”, tutte le donne "di mala vita", che abitano in gran numero nel quartiere. Alla grande retata delle prostitute partecipano più di cento gendarmi. Questa zona della città sale spesso agli onori della cronaca: la strada più malfanata è il Borgo della Paglia (poi via Belle Arti).dettagli
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giugno 1855Un numero impressionante di furtiTra il 1° gennaio e tutto il mese di giugno si hanno nel comune di Bologna oltre 800 furti, 80 grassazioni e 20 "invasioni di case".dettagli
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13 giugno 1855Concessione della Borsa di CommercioNella udienza del 13 giugno il Papa concede, su istanza della primaria Camera di Commercio di Bologna, il permesso di istituire in quella città una Borsa di Commercio. Essa verrà attuata sulla base del Regolamento provvisorio di Commercio del 1° giugno 1821. La Borsa aprirà effettivamente il 15 aprile 1856.dettagli
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28 giugno 1855La Banca delle Quattro LegazioniE' approvata la convenzione tra la Banca Centrale dello Stato Pontificio e la Società promotrice di una nuova banca, con sede a Bologna in Palazzo Marescalchi (via delle Asse, poi via IV Novembre). Dal 1° luglio la Banca Pontificia per le quattro Legazioni è autorizzata a costituirsi con propri capitali, non maggiori di 200.000 scudi. L'operazione è in gran parte merito del marchese Carlo Bevilacqua, membro della Consulta di Stato per le Finanze. Tra i membri fondatori vi sono il march. Vincenzo Amorini, il duca di Galliera, il conte Carlo Marsili, Marco Minghetti, il marchese Luigi Pizzardi. La banca non agirà mai per l'utilità collettiva: la grande maggioranza dei prestiti saranno concessi ad aziende e fabbriche di proprietà dei fondatori e degli amministratori dell'istituto. Essa sarà usata in modo spregiudicato da possidenti impegnati ad "armonizzare" produzione agricola e attività industriale, sulla base della centralità del contratto di mezzadria nelle campagne e dello sviluppo di industrie "naturali" in città. La Banca delle Quattro Legazioni avrà comunque vita piuttosto breve: nel 1861 si fonderà con la Banca Nazionale Sarda.dettagli
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8 luglio 1855La Beata Vergine del Soccorso trasportata in S. PetronioNonostante il parere contrario della Commissione Sanitaria, che vorrebbe impedire le adunanze nel pieno dell'epidemia di colera, il Commissario Pontificio e il Governatore militare austriaco danno il permesso per la processione, che conduce l'immagine della B.V. Del Soccorso dal Borgo S. Pietro alla basilica di S. Petronio. La Sacra immagine rimane per undici giorni esposta all'adorazione dei fedeli e viene invocata affinché liberi la città dal colera. Tante altre madonne e crocifissi presenti ad ogni angolo della città sono addobbate e illuminate, e alla sera il popolo “si sfoga in preghiere e in canti”, sfidando il pericolo del “fatale morbo”.dettagli
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16 luglio 1855Rubata una Madonna di Guido ReniNella chiesa dei SS. Bartolomeo e Gaetano viene rubato un dipinto raffigurante la Madonna del Suffragio, opera di Guido Reni (1575-1642), conosciuta come "Mater amabilis", con il bambino dormiente. I due ladri si sono nascosti nel campanile e hanno potuto agire indisturbati durante la notte. Il quadro sarà ritrovato qualche tempo dopo a Londra dal pittore Ceccoli e dallo scultore Bezzi e restituito alla città nel 1860 grazie alle offerte di alcuni benefattori. Il 1° febbraio 1860, dopo una breve sosta in Municipio e nella basilica di San Petronio, la sacra immagine sarà trasferita in processione e "con grande pompa" nella parrocchia di San Bartolomeo. Un secondo furto sacrilego della Madonna avrà luogo nel 1992. In quell'occasione l'ovale del Reni sarà prontamente recuperato.dettagli
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11 agosto 1855Proibito il commercio di meloni e cocomeriDi fronte al dilagare del cholera morbus, l'11 agosto la Commissione provinciale di sanità emette un'ordinanza che proibisce il commercio dei meloni e dei cocomeri e ordina la distruzione di tutte le piantagioni del territorio. Alle piante cucurbitacee si attribuiscono, infatti, i sintomi di dissenteria con cui il colera si manifesta. Il provvedimento è attuato in modo inflessibile, nonostante costituisca un grave danno per i contadini. Nei poderi dell'opera pia dei Poveri Vergognosi, ad esempio, verranno distrutte 73 mila buche di meloni e cocomeri. Seguirà, da parte di molti affittuari, una richiesta di sussidio all'autorità della Legazione. Al 31 agosto i casi di colera accertati nella legazione di Bologna saranno 4.586 con 3.191 morti. Due mesi dopo, il 30 ottobre, i casi saranno 18.137, i morti 10.911, 3.507 dei quali nella sola città.dettagli
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ottobre 1855Gas di cattiva qualitàL'illuminazione a gas scade molto a Bologna con la gestione della nuova Società di Giuseppe Prosperini e Luigi Ballarini, considerati “intriganti speculatori”. Il gas fornito è puzzolente e poco illuminante. I negozianti protestano e il Municipio nomina una commissione per accertamenti. Pare che i “bricconi” fabbrichino gas con legna e animali morti. Essi si discolpano accusando una fabbrica viennese, che ha fornito apparecchi non funzionanti. Oltre che proprietario dell'Officina del Gas, a Bologna Prosperini è anche fornitore di abbigliamento per l'esercito austriaco e papalino.dettagli
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ottobre 1855Una taglia sulla testa del brigante LazzarinoDopo l'aggressione avvenuta contro mons. Ginnasi di Imola, il Papa invia un capitano dei Dragoni presso il Commissario bolognese, per aiutarlo a catturare il pericoloso brigante Lazzarino.Questi ha ereditato la guida della banda del Passatore e da alcuni anni minaccia la provincia di Bologna e le Romagne.Sulla testa di Giuseppe Afflitti, detto Lazzarino (o Lazzarini, 1820-1857) è posta una taglia di 3.000 scudi, destinati a chi lo prenderà “vivo o morto”, mentre molti soldati, anche Austriaci, sono sguinzagliati alla caccia per le campagne.Il fuorilegge sarà catturato nel gennaio 1857 assieme ad alcuni compagni e fucilato il 6 maggio seguente. Prima di morire si dimostrerà pentito e chiederà perdono al popolo dei suoi misfatti.dettagli
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4 ottobre 1855Senza il PalioLa Festa di San Petronio è celebrata, nell'anno del colera, senza particolare solennità. Non si tiene il consueto Palio o corsa dei "barbari" - nome popolare dei veloci cavalli berberi che vi partecipano - sul classico percorso, che attraversa tutto il centro di Bologna, tra il Ponte della Carità in San Felice e Porta Maggiore. E' l'unica corsa di cavalli cittadina scampata ai divieti del periodo napoleonico, appena meno rinomata del Palio di San Bartolomeo, che si correva il 24 agosto, lo stesso giorno della Festa della Porchetta. La rinuncia al Palio del Patrono, un tempo importantissimo e con la posta più alta - dieci bolognini d'oro - non è una grave perdita per i tanti che ora lo considerano una usanza "barbara", nel vero senso della parola. Dal 1858, comunque, le gare di cavalli al galoppo saranno trasferite ai Prati di Caprara.dettagli
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22 ottobre 1855Riaprono i teatri. Successo del "Trovatore" al ComunaleCessata l'epidemia di colera, a Bologna si riaprono i teatri: al Corso recita la compagnia Robotti, con il grande Gaetano Vestri, al Contavalli agiscono attori dilettanti, al Nosadella si balla. Il 22 ottobre debutta al Teatro Comunale Il Trovatore di Giuseppe Verdi, seguito da Violetta (così è ribattezzata La Traviata per volere della Censura). Alla riapertura il teatro presenta alcune migliorie: è allargato il boccascena, gli scranni dell'orchestra e della platea sono disposti a ovale, è stato collocato un orologio sul frontone del palcoscenico. Le pareti mostrano nuove pitture del prof. Badiali. Per il periodico "Teatri, arte e letteratura", la prima rappresentazione del Trovatore ha "un felicissimo esito", impreziosita dalla notevole esibizione dei cantanti, tra i quali il tenore Beaucardé (Manrico) e la soprano Albertini (Eleonora), considerata alla pari di dive quali la Malibran o la Frezzolini. Solo "la musica ha una tinta un pò monotona", per quanto adatta al soggetto del librettista. Il Trovatore e Violetta saranno comunque opere accolte con entusiasmo dal pubblico e di entrambe si terranno in quest'anno più di trenta recite.dettagli
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3 novembre 1855Esposizione parziale Agraria-IndustrialeL'Esposizione Generale Agraria-Industriale viene rimandata al 1856 a causa del colera. Dal 3 al 17 novembre 1855 si tiene nelle sale dell'Accademia Pontificia di Belle Arti, sotto la presidenza di Marco Minghetti, una Esposizione parziale. Gli oggetti presentati, benché non molti di numero, sono “distinti di pregio” e vengono accolti dal pubblico con molto favore. Francesco Lollini, ad esempio, presenta una bilancia “esatta ed elegante”, Luigi Franceschini una scopetta di pelo di capra, Luigi Moretti e Ferdinando Pasciuti espongono alcuni strumenti musicali. Giuseppe Maiani mostra canestri con fiori e farfalle e un tempietto gotico fatti di zucchero “con molto e vario artificio e graziosità”. E' lodato, inoltre, per essere stato il primo a Bologna a fabbricare “confetti fini di ogni genere”. I fratelli Pietro e Paolo Lollini presentano un “Armamentario Chirurgico” con 323 strumenti “belli e buoni”. La macchina per torcere fili di Sebastiano Zavaglia porta alcune importanti novità rispetto a quelle già presenti. Il prof. Bertoloni, infine, fa conoscere una specie di baco da seta proveniente dalle Indie Orientali, da lui introdotto nelle campagne bolognesi.dettagli
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25 novembre 1855Si festeggia la fine dell'epidemia di coleraIl 25 novembre, con la celebrazione di un solenne Te Deum in San Petronio, è festeggiata la fine dell'epidemia di colera, che durante l'estate ha flagellato la città. A settembre i casi di contagio hanno cominciato a diminuire e in novembre il morbo è praticamente scomparso. L'ultimo caso è stato dichiarato il 21 novembre. Complessivamente il colera ha colpito 19.450 persone nella provincia di Bologna e quasi 12.000 di esse sono decedute. Tra i focolai presenti in città, quelli di via Pietralata e di via del Porto hanno avuto una diffusione esplosiva, avendo soprattutto l'acqua come tramite del contagio. Lo sviluppo epidemico ha avuto un chiaro rapporto con lo stato del sottosuolo della zona più interessata, un'area intensamente abitata, attraversata da canali, ricca di attività produttive legate al ciclo dell'acqua. Le acque “potabili” all'esterno della zona centrale servita dalla fontana del Nettuno sono da tempo inquinate per infiltrazione dai pozzi neri e dalle chiaviche. Ha notevolmente inciso sulla diffusione del morbo anche la forte mobilità delle persone nella zona manifatturiera e lungo l'idrovia del Navile. La possibilità di arginare il contagio è stata inoltre fortemente condizionata dal ritardo del suo riconoscimento, a partire dai casi avvenuti già nell'inverno del 1854.dettagli