Il processo di Ferrara
Nell'estate del 1852 circa quaranta persone vengono arrestate "per titolo di cospirazione diretta a rovesciare il governo per via di scritti incendiari diffusi e di comitati rivoluzionari istituiti".
Dei dodici accusati processati a Ferrara, dieci sono condannati a morte dopo una lunga istruttoria, perché rei confessi.
Le confessioni sono estorte con torture fisiche e morali: fame, ferri, bastonate "sulla panca". I prigionieri sono costretti a firmare verbali in tedesco, con parole mai dette o di cui si è alterato "grandemente" il significato.
La sentenza viene eseguita il 15 marzo per Giacomo Succi, Domenico Malagutti e Luigi Parmeggiani. Per gli altri sette la pena è commutata dal governatore Radetsky nei lavori forzati.
Fino all'ultimo i condannati hanno chiesto aiuto al governo pontificio, al comandante francese a Roma, al console inglese a Ferrara, ma non hanno avuto alcuna risposta.
Fra i documenti del processo sarà trovata una lettera del commissario straordinario pontificio di Bologna mons. Grassellini (1796-1875), con la pretesa di far pagare alle famiglie dei patrioti le spese della fucilazione e della sepoltura.
Alcuni degli accusati prosciolti nel processo ferrarese, come Anna Grassetti Zanardi e Gaetano Gollinelli, saranno coinvolti nel processo istruito a Bologna dall'uditorato austriaco.
- Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patrioti del tempo. 1831-1857, con documenti inediti, per cura di Alfredo Comandini, Bologna, Zanichelli, 1899, pp. 281-282
- Raffaele De Cesare, Roma e lo Stato del Papa. Dal ritorno di Pio IX al 20 settembre, Roma, Forzani, 1907, vol. 1., 1850-1860, pp. 173-175
- Carlo Tivaroni, Storia critica del Risorgimento italiano. L'Italia degli italiani, vol. 1., 1849-1859, Torino, Roux Frassati & Co, 1895, pp. 181-184