La mozione Ranuzzi
Sulla base di una mozione di Annibale Ranuzzi (1810-1866), il Consiglio comunale presieduto dall'avvocato Antonio Zanolini (1791-1877), ormai prossimo alla fine dopo il ritorno del potere pontificio, formula il voto che le libertà e le franchigie un tempo concesse spontaneamente dalla Santa Sede possano essere conservate.
L'atto è considerato dal Commissario Bedini e dal Governo Austriaco una “arbitraria e illegale manifestazione politica”:
il Consiglio viene immediatamente sciolto e i 18 consiglieri che lo hanno votato vengono multati di 2.000 scudi, mentre il Senatore Zanolini - uomo peraltro ben voluto dal Pontefice - e il conte Ranuzzi sono costretti per otto giorni agli arresti domiciliari.
- Aldo Berselli, La situazione politica a Bologna e nelle Legazioni dal 1849 al 1856, in: Il 1859-60 a Bologna, Bologna, Edizioni Calderini, 1961, p. 63 (data cit.: 17 luglio)
- Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, vol. 2., pp. 175-176
- Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, 1801-1900, giorno per giorno illustrata, continuata da Antonio Monti, Milano, Vallardi, 1900-1942, vol. 2: 1826-1849, pp. 1684, 1693-1694
- Umberto Marcelli, Le vicende politiche dalla Restaurazione alle annessioni, in: Storia della Emilia Romagna, a cura di Aldo Berselli, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3., p. 94
- Giovanni Natali, Bologna e le Legazioni durante la Repubblica romana del 1849, in: Il 1859-60 a Bologna, Bologna, Edizioni Calderini, 1961, pp. 58-59
- Gida Rossi, Bologna nella storia nell'arte e nel costume, Sala Bolognese, Forni, 1980, pp. 625-626
- Carlo Tivaroni, Storia critica del Risorgimento italiano. L'Italia degli italiani, vol. 1., 1849-1859, Torino, Roux Frassati & Co, 1895, p. 165