Cannoni austriaci contro la città
A mezzogiorno del 9 maggio ricomincia il bombardamento della città. I cannoni austriaci tuonano “vivamente”. Dalla posizione della Zucca i nemici battono sulla Montagnola. Bombe e razzi piovono in abbondanza sulle case. Scoppia qualche incendio.
Da via del Piombo un "cannonaccio", ben mascherato e protetto, colpisce la postazione austriaca di villa Aldini. Nel pomeriggio i Tedeschi scendono dall'Osservanza e occupano San Michele in Bosco e l'Annunziata, fuori Porta San Mamolo, ma vengono sloggiati da questi due punti dai colpi di un cannone nazionale piazzato in via Paglietta.
Verso le sei pomeridiane il Preside Oreste Biancoli (1806-1886) annuncia le proprie dimissioni: la città non può più difendersi contro forze così soverchianti.
Il municipio tenta di esporre la bandiera bianca, ma il popolo, indignato, abbatte a fucilate “l'inalberato segnale”. Alla sera cessano le ostilità e i popolani vanno a far festa in Piazza Maggiore, attorno all'albero della libertà.
La Commissione di difesa emette varie disposizioni: l'apertura di caffè, osterie, forni e pastai almeno fino alle 10 di sera; il rinvio a tempo indeterminato dei traslochi di abitazione, che a Bologna, secondo tradizione, si svolgono l'8 maggio; una dilazione del pagamento delle cambiali per favorire il commercio.
L'arcivescovo Oppizzoni rimanda "a tempo opportuno" la discesa annuale in città della sacra immagine della Beata Vergine di San Luca (il "triste maggio del 1849" rimarrà l'unico "viaggio" mancato della adorata Madonna).
Si cerca di distribuire con equità e in modo ordinato le paghe dei popolani in armi e di quelli che operano alle barricate, attraverso la nomina di capisquadra: per evitare paghe doppie o triple questi sono gli unici a poter ritirare, presso il Teatro Comunale, somme di denaro e polvere da sparo, sulla base di note approvate da Ufficiali incaricati.
Presso il Liceo musicale, invece, opera una commissione che distribuisce sussidi alle famiglie dei combattenti feriti o uccisi.
Nei giorni successivi mortai, bombarde, lanciarazzi Congreve tempestano la città: la “sinfonia” dei cannoni austriaci comincia sempre a mezzogiorno in punto, preceduta da segnalazioni fatte con fumogeni, e dura circa tre ore.
“Palle, granate, racchette” cadono sulle case, sfondano i tetti, rovinano i cornicioni e fanno a pezzi i vetri e i mobili. La gente si rifugia nelle cantine e si adopera per lo spegnimento degli incendi.
La sera del 12 maggio un proclama del comandante austriaco Wimpfen intima ancora una volta la resa della città, annunciando l'arrivo a Bologna di un contingente militare dotato di artiglieria da assedio. La commissione governativa rifiuta l'ultimatum.
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