Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1849Torna il Sant'UffizioIl cardinale Viale Prelà ripristina il tribunale del Sant'Uffizio, con sede nel convento di San Domenico. Secondo la voce popolare la mania di inquisizione arriva a tal punto che nei giorni di vigilia vengono mandati ispettori nelle case per controllare se bolle carne in pentola.dettagli
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1849Copertura del canale di SavenaViene tombato il tratto del canale di Savena che scorre lungo via Castiglione. Dopo l'ingresso in città, all'altezza di via Orfeo, la canaletta del Savena si dirama in due tronchi. Quello principale, lungo via Fiaccalcollo (poi via Rialto), è stato coperto nel 1840.dettagli
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6 gennaio 1849Amministrazione municipale e pro-legato si dimettonoLa Costituente romana è festeggiata a Bologna senza entusiasmo: il 2 gennaio col suono delle campane e il giorno successivo con 101 colpi di cannone. Pochi rispondono all'invito di illuminare le case e alcuni sono costretti a farlo dalle grida dei popolani in corteo. Il 6 gennaio il Senatore Gaetano Zucchini (1806-1882) e l'intera magistratura comunale rassegnano le dimissioni. La rappresentanza municipale è sostituita il 18 gennaio da una commissione di notabili presieduta da Carlo Rusconi (1812-1889), che in seguito sarà anche deputato e ministro degli Affari esteri della Repubblica romana. Si dimette anche il pro-legato conte Spada, sostituito da Carlo Berti Pichat (1799-1878), che assume l'incarico di Preside della Provincia. Condurrà con decisione la campagna elettorale per la nomina dei deputati alla Costituente.dettagli
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8 gennaio 1849La scomunica di Pio IXL'8 gennaio è pubblicato un Monitorio del Papa. Rivolgendosi ai suoi “amatissimi sudditi”, Pio IX proibisce a tutti di partecipare, alle riunioni per le elezioni dei rappresentanti all'Assemblea Costituente, prevista a Roma. Essa è considerata un "mostruoso atto di mascherata fellonia, illegale nella forma, empio nello scopo, abbominevole per l'assurdità della sua origine". La proibizione è sanzionata dalla Scomunica Maggiore. Si intendono inoltre “disgraziatamente” già scomunicati tutti coloro che hanno indetto la citata Assemblea e compiuto altri atti a danno della sovranità del Pontefice o coloro che in qualunque modo “hanno perturbata, violata ed usurpata” la sua autorità.dettagli
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8 gennaio 1849Bruciati giornali moderatiNella piazza del Teatro comunale i repubblicani bruciano copie del giornale moderato la “Gazzetta di Bologna” diretto da Carlo Monti. Insieme ad esso viene dato alle fiamme un altro giornale “dello stesso stampo, ma meno sfacciato e incoerente”, “l‘Unità“, che il 28 aprile cambierà il titolo in quello di “Vera Libertà”. Poco dopo anche all‘interno del teatro, “fra gli urli del popolo”, si leveranno invettive contro i giornali finiti al rogo.dettagli
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15 gennaio 1849Giuseppe Gabussi presidente della Commissione per la CostituenteIl bolognese Giuseppe Gabussi (1791-1862) è eletto Presidente della Commissione che deve sorvegliare e dirigere le assemblee elettorali per la Costituente. Avvocato e libraio, ha diretto il periodico "Il Precursore" e ha partecipato ai moti del 1831. Condannato ed esiliato nel 1833 per diffusione di opere vietate, è rientrato in patria dopo l'amnistia concessa da Pio IX nel 1846. A Roma è stato collaboratore del periodico "La Bilancia" e tra i maggiori fautori della Costituente, non avendo condiviso la generale euforia per l'inizio "liberale" del pontificato di Pio IX. Dopo la caduta della Repubblica Romana riparerà a Genova, dove morirà in povertà. Lascerà l'importante opera Memorie per servire alla storia della rivoluzione negli Stati romani.dettagli
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15 gennaio 1849Probabile intervento armato delle Potenze nello Stato PontificioDestano apprensione a Bologna le notizie date alla sua famiglia dall'avvocato Giuseppe Galletti (1798-1893), ministro del governo romano e generale dei carabinieri, secondo le quali le Potenze avrebbero concordato un intervento armato nello Stato Pontificio. I Napoletani invaderebbero Roma da sud, i Francesi occuperebbero Civitavecchia e gli Inglesi Ancona. Bologna e le Legazioni dovrebbero ricevere una “grata visita” dall'esercito austriaco.dettagli
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21 gennaio 1849Elezione dei Rappresentanti del Popolo alla CostituenteLa Commissione elettorale di Bologna, presieduta da Carlo Rusconi, annuncia per il 21 gennaio l'elezione dei rappresentanti all'Assemblea costituente romana. Essa è vista come nucleo della grande Assemblea Italiana, alla quale dovranno aggregarsi i deputati delle altre parti della nazione. La Commissione decreta inoltre che alla sera di questo “giorno immortale” il teatro comunale e gli edifici pubblici siano illuminati. L'avvio delle operazioni elettorali è annunciato con lo sparo dei cannoni e il suono delle campane. Gli elettori si recano ai loro collegi per deporre nell'urna le schede. I cinque collegi, ospitati in aule “ornate con semplice e severa eleganza”, sono presidiati da distaccamenti della Guardia civica in alta uniforme, mentre gli altri membri della Civica sono radunati nei loro quartieri, pronti a intervenire per mantenere la quiete pubblica. Nel collegio di S. Vitale sono ammessi a votare anche gli studenti dell'Università domiciliati a Bologna da meno di sei mesi. Alle sette di sera le urne vengono sigillate e portate in parata dai collegi al Municipio e poi custodite tutta la notte da ufficiali della Guardia civica e dai membri della Commissione elettorale. La votazione è prorogata fino all'una del 22 gennaio, dopodiché le Commissioni di collegio cominciano le operazioni di spoglio delle schede.Hanno votato 25mila dei 35mila aventi diritto. La proclamazione solenne degli eletti avverrà il 29 gennaio nell’aula magna del Liceo musicale, accompagnata anch’essa da colpi di cannone e suono di campane. Nella Legazione di Bologna, alla quale la Camera dei Deputati ha assegnato 24 deputati, saranno eletti diversi esponenti della locale massoneria: Quirico Filopanti, Carlo Berti Pichat, Rodolfo Audinot, Giovanni Ercolani, Ulisse Cassarini, Livio Zambeccari, Giuseppe Galletti, Carlo Bignami. Giuseppe Galletti (1798-1873) verrà nominato Presidente della Costituente romana e durante la difesa della capitale ricoprirà l'incarico di Capo di stato maggiore generale e comandante dei carabinieri.dettagli
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27 gennaio 1849Sventata la partenza della guarnigione svizzera per GaetaLa sera del 27 gennaio giunge da Gaeta un ordine imprecisato per la partenza della guarnigione svizzera stanziata a Bologna. Alcuni giorni prima è giunto in incognito a Bologna mons. Gaetano Bedini, inviato dal papa "per fomentare la contro-rivoluzione". Questi ha incontrato i comandanti degli Svizzeri per farli defezionare dalla causa liberale. Subito dopo il generale La Tour ha rassegnato le sue dimissioni al preside Berti-Pichat. La decisione di far partire gli Svizzeri incontra la più fiera opposizione da parte di molti cittadini, dei membri della Guardia Civica e dei volontari del Battaglione Zambeccari, decisi a chiudere le porte della città e sobillare il popolo. Il Preside Berti Pichat e alcuni notabili studiano il modo per convincere il generale Latour, mentre i circoli politici inviano suppliche alle truppe svizzere, affinché non si facciano strumento di una ormai probabile guerra civile. Quirico Filopanti avvisa del "complotto" i patrioti romagnoli, che reagiscono prontamente. A Faenza vengono suonate le campane a stormo. Alcuni ufficiali sono messi in stato d'arresto. I notabili bolognesi vedono nella presenza della milizia professionale degli Svizzeri, di provata esperienza militare, anche il modo migliore per scongiurare il pericolo dell'anarchia popolare. Le loro pressioni varranno a convincere il generale Latour, che il 28 gennaio sospenderà l'ordine di partenza e il giorno successivo comunicherà di avere accolto il “voto unanime” della popolazione, ricordando anche le recenti battaglie nel Veneto per la causa italiana. Nel frattempo mons. Bedini fuggirà da Bologna. Il 30 gennaio la guarnigione svizzera avrà la consegna di riprendere il consueto servizio di piazza. Il 20 aprile sarà pubblicata una enciclica di Pio IX “perchè non passarono, con la forza delle armi, alla sua causa in Bologna e Romagna”.dettagli
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30 gennaio 1849Ordine di cattura per il generale ZucchiUn decreto del governo romano del 30 gennaio pone in stato di accusa il generale Carlo Zucchi (1777-1863), reo di tradimento verso la Patria e responsabile di attentato contro la pubblica sicurezza. Con numerosi atti pubblici il militare ha tentato di provocare la diserzione e l'insubordinazione delle milizie e ha istigato alla guerra civile. E' quindi emanato l'ordine per il suo arresto e la sua traduzione a Roma davanti al tribunale competente. Militare di lunga carriera, già distintosi durante le guerre napoleoniche, Zucchi fu protagonista durante i moti risorgimentali. Nel 1831 fu prefetto militare nella Modena insorta contro il duca d'Este e a Bologna fu nominato comandante dell'esercito dal Governo Provvisorio. Dopo la resa d'Ancona fu fatto prigioniero e condannato al carcere a vita. Nel 1848 è stato liberato dalla fortezza di Palmanova ed è andato esule in Svizzera. Oramai su posizioni più moderate ha seguito Pio IX a Gaeta. Dopo la fine della repubblica si ritirerà a Reggio e a Torino. Ormai molto anziano, Vittorio Emanuele II gli riconoscerà il grado di Tenente Generale. Nelle sue memorie cercherà di liberarsi della fama di "traditore e rinnegato della causa italiana", affermando di aver voluto porsi come "intermediario tra popolo e pontefice".dettagli
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10 febbraio 1849Grave epidemia di vaioloLa Direzione Generale di Sanità dello Stato Pontificio concede il 10 febbraio una medaglia d'oro alla Società Medica bolognese per il suo impegno contro il vaiolo. L'epidemia si diffonde in città nel corso dell'anno. E' a volte preceduta dal colera e prosegue con esso. In qualche caso si vede "l'un morbo assalire i malati e i convalescenti dell'altro". La vaccinazione contro il vaiolo dimostra la sua efficacia: dei tremila colpiti, circa mille sono stati vaccinati in precedenza e nessuno di essi muore, mentre tra i contagiati non vaccinati si contano 498 decessi. Oltre che alla mancata vaccinazione, la diffusione delle malattie infettive appare sempre più connessa alla cattiva nutrizione, responsabile dell'indebolimento fisico.dettagli
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12 febbraio 1849Bologna in festa per la repubblicaL'Assemblea legislativa eletta a suffragio universale si riunisce il 6 febbraio a Roma nel Palazzo della Cancelleria. La mattina del 9 febbraio, sotto la presidenza di Giuseppe Galletti, decreta la decadenza del potere papale e proclama la Repubblica. Nei giorni seguenti si tengono a Bologna grandi festeggiamenti popolari. Vengono levati gli stemmi pontifici dagli edifici pubblici e quello che sovrastava l'ingresso del palazzo comunale è dato alle fiamme in Piazza Maggiore da alcuni “dell'infima plebe”. I nuovi stemmi della Repubblica hanno nel mezzo l'aquila “circondata da corona civica ed i fasci consolari, fra gli artigli”. Sulla benda che lega i fasci campeggia il motto “Legge e Forza”. Il 12 febbraio, per ordine del Preside Berti Pichat, la proclamazione della Repubblica è celebrata con 101 colpi di cannone. Al ponte delle Lame viene eretto l'Albero della Libertà, reminiscenza del periodo giacobino. La gente canta inni di gioia e balla fino a notte tarda. Anche nelle case di coloro che sono “poco amanti della libertà” le luci sono tenute accese, per paura di ricevere sassate dal “popolo basso”, che “con faci e bandiere” percorre le strade cittadine. La parte più moderata dell'opinione pubblica appare disorientata.dettagli
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18 febbraio 1849Gli Austriaci a FerraraGiunge a Bologna la notizia che gli Austriaci hanno passato il Po in più punti. Il 18° Reggimento, al comando del tenente maresciallo Haynau, ha occupato la Cittadella di Ferrara e minaccia di bombardare la città. La delegazione inviata dal Preside di Ferrara riceve una dichiarazione scritta del comandante austriaco, con le richieste di riparazione per la morte di tre soldati e per l'affronto ricevuto dal Console imperiale. Esse comprendono: la cessione delle porte di Ferrara, la consegna degli assassini dei soldati, l'atterramento delle barricate, il mantenimento della truppa per un periodo illimitato, l'innalzamento degli stemmi pontifici. Dopo aver ricevuto oltre 200.000 scudi in contanti, gli Austriaci lasciano la città, trascinandosi dietro sei ostaggi a garanzia dei patti stabiliti.dettagli
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25 febbraio 1849Prestito forzosoIl Presidente dell'Assemblea Costituente Giuseppe Galletti (1798-1873) dichiara che le casse pubbliche sono vuote per colpa della “dispotica” amministrazione pontificia che governava in precedenza e che ha dilapidato per proprio interesse le finanze statali. Ritiene quindi necessario, per la difesa della Repubblica, avviare un prestito forzoso “sulle famiglie di più elevata fortuna”. Si tratta di una imposta progressiva “in valori correnti o in oggetti d'oro e d'argento". A Bologna, per ovviare all'assoluta mancanza di liquidità, la polizia provinciale invia una circolare a tutti i commercianti e i bottegai iscritti alla Camera di Commercio, perché consegnino una parte dei loro incassi in moneta.dettagli
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12 marzo 1849I moderati vincono le elezioni comunaliMentre i maggiori esponenti repubblicani e democratici sono impegnati a Roma, nel Circolo Nazionale bolognese prevalgono nuovamente i moderati, che ottengono una larga maggioranza alle elezioni comunali del 12 e 18 marzo. Entrano in consiglio Minghetti, Ranuzzi, Tanari, Pizzardi e altri notabili conservatori. Antonio Zanolini (1791-1877) è eletto Senatore, cioè sindaco. Una parte dell'opinione pubblica bolognese non crede nella consistenza e nella capacità di durare della Repubblica, vista più che altro come una “affermazione di principio, ma transitoria e pericolosa” (Natali). Con il crescere della minaccia austriaca ai confini e l'attacco dell'esercito francese alla capitale, riprenderà però lo spirito indipendentistico che ha dominato in città nel '48.dettagli
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15 marzo 1849La morte del cardinale MezzofantiIl 15 marzo muore a Roma il cardinale Giuseppe Gaspare Mezzofanti (1774-1849), bolognese, considerato il più grande poliglotta di tutti i tempi. Di umili origini, ex allievo delle Scuole Pie, era dotato di una memoria prodigiosa e di una sorprendente capacità di apprendimento delle lingue. Nel 1797 ottenne, a soli 23 anni, la cattedra di ebraico all'Università e fu ordinato sacerdote. Lord Byron, che lo incontrò a Bologna, lo definì un mostro nelle lingue, che avrebbe potuto fare da interprete universale all'epoca della torre di Babele, mentre Stendhal affermò che, nonostante fosse tanto sapiente, non era "affatto uno sciocco". Piuttosto dissacrante fu, invece, il giudizio della contessa Potocka, che lo descrisse come un Tartufo dall'aria melliflua e traboccante di falsa modestia. Nel 1806 rifiutò l'invito di Napoleone a stabilirsi a Parigi, diniego peraltro ripetuto anche a papa Pio VII nel 1814. Nel 1831, invece, divenuto amico di papa Gregorio XVI, accettò di andare a Roma e mettersi al servizio della Congregazione per la Propaganda della Fede. Nel 1833 ricevette l'incarico di dirigere la Biblioteca Vaticana. Mezzofanti era in grado di scrivere e parlare perfettamente 38 lingue, tra le quali ebraico, arabo, turco, persiano, cinese, greco antico e moderno e possedeva - con minor sicurezza - 78 tra lingue e dialetti del mondo.dettagli
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25 marzo 1849A Imola arrestati i membri della "Squadrazza"Nella notte tra il 24 e il 25 marzo a Imola il preside della provincia di Ravenna conte Francesco Lederchi fa eseguire "una discreta retata di accoltellatori detti comunemente della Squadrazza". L'operazione è affidata alla Guardia Nazionale di Ravenna, coadiuvata da una ventina di carabinieri "accordati straordinariamente" dal generale Galletti. Vengono arrestate sedici persone, accusate di turbare l'ordine pubblico in città e di diffondere pericolosamente l'anarchia. Associando patriottismo e criminalità, eseguono agguati e ferimenti anche in pieno giorno. Tra esse vi è il possidente Ercole Conti, che la magistratura imolese fa subito rilasciare, intercedendo per lui presso il preside Lederchi. In un proclama affisso il giorno successivo si dichiara che "gli arresti eseguiti in Imola siano ovunque un incoraggiamento ai probi cittadini i quali, fidando ormai nella forza dell'unione e nell'appoggio del Governo, non debbono lasciarsi incutere terrore dall'audacia di pochi tristi". Il 1° settembre a Bologna verrà fucilato il falegname Sante Contoli, membro della Squadrazza di Imola e riconosciuto colpevole di vari omicidi. Altri malviventi della "famigerata banda, che col colore politico cercava di coprire le sue malefatte", verranno giudicati dopo la restaurazione del governo pontificio e fucilati il 17 settembre del 1950.dettagli
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29 marzo 1849Il Triumvirato della Repubblica romanaDopo la sconfitta piemontese a Novara, un decreto dell'Assemblea costituente, presieduta da Giuseppe Galletti, istituisce un triumvirato per il governo della Repubblica romana. Il Comitato Esecutivo viene sciolto e nominati i triumviri "in nome di Dio e del Popolo". Sono Giuseppe Mazzini (1805-1872), eletto a Ferrara e Roma, Aurelio Saffi (1819-1890), eletto a Forlì e Carlo Armellini (1777-1863), deputato romano. Lo stesso giorno l'Assemblea Nazionale francese approva un ordine del giorno in cui dichiara di appoggiare il governo nell'occupazione "parziale e temporanea di un punto qualsiasi dell'Italia", per garantire l'integrità del Piemonte e tutelare al meglio gli interessi e l'onore della Francia.dettagli
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19 aprile 1849False voci sul prezzo del saleUn decreto dei triumviri del 13 aprile abolisce l'appalto del sale e ne diminuisce il prezzo. A Bologna false voci “sparse ad arte” affermano che il ribasso è valido per soli tre giorni. Questo provoca una grave agitazione tra i cittadini e ancora di più tra gli abitanti del contado. Una folla di popolo si accalca attorno agli spacci di sali e tabacchi e molti nella calca rimangono contusi. Per riportare l'ordine devono intervenire i carabinieri. Il 21 aprile i circoli cittadini pubblicano manifesti in cui assicurano i contadini che il governo repubblicano vuole favorire le classi povere e saprà mantenere a lungo la “benefica misura”.dettagli
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22 aprile 1849Istituite scuole di schermaIl generale Giuseppe Avezzana (1797-1879), ministro della guerra della Repubblica Romana, considera che “gli esercizi ginnastici arrecano un utile indiscutibile alla robustezza del corpo”. Pertanto istituisce - nelle città di Roma, Ancona e Bologna - tre scuole normali di scherma “alla sciabola, spadone e lancia”. Nella scuola di Bologna sono previsti un maestro e un sottomaestro. Ogni compagnia dell'armata repubblicana deve mandare alla scuola un "individuo apprendista" scelto tra i soldati "più vigorosi e intelligenti". Possono accedere liberamente anche gli ufficiali che vogliono esercitarsi nel maneggio delle varie armi. Le scuole di scherma sono presiedute da un Ufficiale superiore.dettagli
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27 aprile 1849Giulia Bovio Paolucci direttrice delle ambulanzeNella capitale assediata vengono creati diversi ospedali e ambulanze per i feriti, gestiti da alcune donne accorse alla difesa della Repubblica. Tra esse Giulia Bovio Paolucci (1816-1880), bolognese, pronipote di papa Benedetto XIV, a Roma assieme al marito conte Vittorio Paolucci de' Calboli, discendente da un'antica famiglia nobile forlivese e già Comandante di Piazza a Bologna. Il 27 aprile un Comitato centrale, presieduto da Padre Gavazzi e diretto da Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871), Enrichetta Di Lorenzo Pisacane (1820-1871) e dalla stessa marchesa Paolucci, diffonde un appello a stampa Alle donne romane, in cui è annunciata la costituzione di una Associazione per l'assistenza ai feriti. "Si è pensato di comporre una Associazione di Donne allo scopo di assistere i Feriti, e di fornirli di filacce e di biancherie necessarie. Le Donne Romane accorreranno, non v’ha dubbio, con sollecitudine a questo appello fatto in nome della patria carità". In tante si renderanno disponibili. Trecento di esse saranno selezionate e inizieranno subito il loro compito. Il primo intervento sarà l'approvigionamento di materiale sanitario di primo soccorso, attraverso una "questua pubblica" tra la popolazione romana. Saranno quindi decine i feriti e i moribondi assistiti amorevolmente dalle volontarie nei punti di medicazione e negli ospedali di Roma. Tra essi anche il poeta Goffredo Mameli (1827-1849), autore dell'Inno nazionale italiano. L'opera umanitaria delle donne durante l'assedio di Roma sarà denigrata dal generale francese Oudinot. Il giornale dei Borboni chiamerà le volontarie "meretrici infami". Lo stesso Pio IX in una enciclica pubblicata dopo la fine della Repubblica denuncerà come molti feriti siano morti senza conforto religioso, costretti “ad esalare lo spirito fra lusinghe di sfacciata meretrice”.dettagli
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29 aprile 1849Sospese le pubblicazioni del giornale neoguelfo "Unità"Nonostante le rimostranze del direttore Luigi Frati (1815-1902) e dei curatori Feletti e Fangarezzi, il giornale neoguelfo "Unità", di tendenza liberale e moderata, è costretto a cessare le pubblicazioni. Dal 1° maggio esso sarà sostituito in edicola dal periodico "La Vera Libertà".dettagli
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29 aprile 1849Una parte delle milizie di stanza a Bologna accorrono alla difesa di RomaIl 28 aprile a Roma è proclamato lo stato d'assedio. Il 29 aprile i reggimenti di stanza a Bologna fedeli alla Repubblica partono per la capitale. Della divisione comandata dal colonnello Mezzacapo fanno parte un battaglione di Guardie Nazionali, uno comandato dal colonnello Luigi Pianciani (1810-1890), uno del 4° di linea, i dragoni e una batteria di artiglieria. Il battaglione delle Guardie, detta la Legione bolognese o IV Legione, forte di 550 uomini, è agli ordini del tenente colonnello Carlo Berti Pichat (1799-1878) e del maggiore Camillo Zanetti (1818-1879). Il 16 maggio, assieme a queste truppe, giunge a Roma anche il Reggimento dell'Unione, detto 9° di linea, guidato dal tenente colonnello Tommaso Rossi di Palata Pepoli e forte di 1.400 uomini, tra i quali 350 reduci del Battaglione del Basso Reno. A Roma sono già da tempo i lancieri di Angelo Masini, giunti il 27 aprile con Garibaldi, mentre il battaglione di Pietro Pietramellara vi tornerà a metà maggio dopo una breve prigionia presso i francesi a Civitavecchia. Restano a difendere il capoluogo emiliano il battaglione universitario e alcune compagnie di dragoni, carabinieri e finanzieri. Il grosso è comunque formato dalla Guardia Nazionale e da squadre di popolani armati. In città non rimangono più di sei pezzi d'artiglieria, comprese due piccole unità chiamate “i cannoncini della Madonna”, perché servono ogni anno a festeggiare la discesa della Beata Vergine di San Luca. Il 1° maggio il consiglio comunale, dopo un lungo e difficile dibattito, vota una protesta contro l'intervento francese e in opposizione al potere temporale del Papa. I comuni romagnoli, nei giorni successivi, faranno altrettanto.dettagli
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30 aprile 1849Il battaglione Cacciatori dell'Alto Reno ad AnconaIl 27 aprile Livio Zambeccari (1892-1862), patriota protagonista di moti rivoluzionari in Italia e in America Latina, arriva ad Ancona come comandante della piazza minacciata dall'arrivo degli Austriaci. All'esigua guarnigione, composta di tre soli battaglioni di Guardia Nazionale e di pochi artiglieri e carabinieri, si aggiunge il 30 aprile il battaglione Cacciatori dell'Alto Reno, composto in gran parte di bolognesi. Questi tenteranno di accorrere il 14 maggio in aiuto alla città felsinea assediata, ma a seguito della sua capitolazione torneranno sui loro passi e il 23 maggio rientreranno ad Ancona. La città marchigiana resisterà eroicamente fino al 21 giugno all'attacco austriaco.dettagli
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30 aprile 1849I Francesi respinti da Garibaldi a Porta San PancrazioLa mattina del 30 aprile le truppe francesi del generale Oudinot - un contingente di circa 7.000 uomini sbarcato il 26 a Civitavecchia - assaltano a Roma le porte Cavalleggieri e Angelica, prossime al Vaticano, e occupano alcune abitazioni nel parco di villa Pamphili. Nei prati della villa avviene lo scontro più cruento. Un battaglione francese del 20. di linea si spinge verso Porta San Pancrazio e subisce il contrattacco guidato all'arma bianca da Garibaldi. Viene circondato dal battaglione Universitario e dalla Guardia Nazionale, comandata dal colonnello Galletti, ed è costretto alla resa. I prigionieri sono condotti dentro Roma. Ritirandosi, i Francesi abbandonano due cannoni sulla strada di Porta Angelica e lasciano sul terreno circa cento uomini tra morti e feriti. Il “glorioso avvenimento” è paragonato a Bologna a quello dell'8 agosto 1848. Secondo il Preside Oreste Biancoli, Roma e Bologna, “gloriose sorelle”, provano all'Europa ciò che il popolo italiano sa fare per la propria libertà.dettagli
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1 maggio 1849Il Consiglio comunale protesta per l'invasione franceseIl Consiglio comunale di Bologna, riunito in seduta straordinaria, invia all'Assemblea costituente francese e al generale Oudinot un indirizzo contro l'ingresso delle truppe transalpine nel territorio della Repubblica romana. Secondo il documento, redatto da Rodolfo Audinot (1814-1874) e votato a maggioranza (36 sì, 19 no, 14 astenuti), la spedizione francese viola il diritto dei popoli alla scelta democratica del proprio governo. E' allo stesso tempo condannato il potere clericale, definito un "ostacolo alla nazionalità e all'incivilimento". All'appello bolognese si aggregano anche alcuni comuni romagnoli. Il 28 aprile - sempre contro l’invasione francese - è stato pubblicato a Bologna un manifesto del colonnello Mezzacapo, comandante del corpo di operazione sul Po.dettagli
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6 maggio 1849Si festeggia l'8 Agosto e intanto gli Austriaci si avvicinanoIl 4 maggio i cinque battaglioni della Guardia Nazionale non mobilizzata sfilano nella Piazza d'Armi, assieme all'artiglieria civica e al Battaglione Universitario. L'oratore Rodolfo Audinot sostiene con calore la necessità dell'unione fra Roma e Bologna. “I valorosi fatti di Roma” sono festeggiati, nei giorni seguenti, con l'illuminazione di edifici pubblici e privati. Per ricordare l'8 Agosto, il Circolo Popolare fa innalzare in Piazza Maggiore un Albero della Libertà “di elegante forma e fattura”, simbolo repubblicano che evoca la Rivoluzione Francese. E' opera di Giacomo Minarelli, “meccanico e architetto bolognese”. Il Senatore Antonio Zanolini (1791-1877), a nome del Municipio, premia con una medaglia d'argento i combattenti della gloriosa giornata. Durante la cerimonia la Guardia Nazionale sfila in Piazza Maggiore assieme alle altre truppe, salutata “dagli evviva e dagli applausi della folla numerosa”, mentre dal colle di San Michele in Bosco risuonano 101 colpi di cannone a salve. Gli Austriaci, intanto, dopo una seconda, breve occupazione di Ferrara, muovono verso Bologna. Il 7 maggio il preside Oreste Biancoli (1806-1886) nomina una Commissione di Difesa, composta dai comandanti dei corpi militari stanziati in città e dal Generale della Guardia Nazionale.dettagli
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7 maggio 1849Gli Austriaci attaccano. Bologna si difende valorosamenteGli Austriaci avanzano dal 7 maggio verso Bologna da Ferrara e da Modena. Il comandante supremo Tenente Maresciallo von Wimpffen, dal quartier generale di Castelfranco, pubblica un manifesto in cui dichiara che, per ordine di Radetzky, è venuto a riportare, assieme al Commissario Straordinario delle Legazioni, il governo legittimo del Papa e a ristabilire l'ordine turbato da “una fazione perversa”. Spera che il contegno pacifico della popolazione gli consenta di evitare “misure di rigore”. L'8 maggio una parte della colonna, proveniente da Modena, prosegue dritta fino a Borgo Panigale, un'altra parte devia verso Crespellano all'altezza del ponte del torrente Samoggia, con l'intento di occupare le colline bolognesi dal rione Saragozza. Nei pressi di Lavino e nel bosco di San Luca i soldati austriaci sono oggetto di imboscate con morti e feriti. Comincia allora un furioso rastrellamento: la truppa saccheggia le case nella zona della Certosa e uccide “a man bassa”, per rappresaglia, parecchie persone innocenti. Oltrepassato il Meloncello, gli Austriaci pongono il loro quartiere generale a Villa Spada, all'imbocco della valle del Ravone, e puntano a presidiare i luoghi alti sulle colline. In breve i viottoli che conducono all'Osservanza e a San Michele in Bosco diventano, grazie al lavoro dei genieri, larghe strade adatte al transito di carri e cannoni. Vengono occupati tutti i casini sulle colline: i soldati irrompono “come tanti cani arrabiati”, devastano gli interni, allagano le cantine. Nella villa del Prof. Cincinnato Baruzzi (1796-1878) all'Osservanza sono abbattute le statue di marmo. Ovunque gli Imperiali prendono ostaggi e dichiarano di voler “moschetare tutti briganti”. Durante la notte in città si è preparata una specie di difesa della città: sono state occupate militarmente le porte verso le quali avanzavano i nemici; sono state innalzate barricate in alcuni varchi e su diverse strade; sull'altura della Montagnola sono stati piazzati pochi pezzi d'artiglieria. Le mura attorno a Porta Galliera sono presidiate da gente armata. Un battaglione di Guardie Nazionali e uno squadrone di Carabinieri a cavallo sono tenuti in riserva, pronti ad accorrere sui luoghi dell'attacco nemico. Durante la giornata dell'8 maggio infuriano i combattimenti a Porta Galliera, Porta San Felice e Porta Saragozza. Dalla zona della Montagnola la truppa austriaca deve arretrare lasciando sul terreno morti e feriti. Durante un incauto contrattacco sono uccisi alcuni carabinieri e il colonnello Cesare Boldrini (1785-1849), ex soldato di Napoleone e combattente nella prima guerra di indipendenza. La colonna austriaca proveniente da Castelfranco occupa le case fuori Porta San Felice, soprattutto nella località della Cavalleria (così chiamata per la presenza di molti stallatici). I tirolesi battono le mura con i loro cannoni, i difensori rispondono dalle chiese di San Rocco e della Grada. Si combatte con accanimento fino a tarda sera. Le proposte di resa vengono rigettate sdegnosamente dai bolognesi. Verso il tramonto il Preside Oreste Biancoli (1806-1866) si dimette, ritenendo impossibile la difesa della città. Viene nominata una Commissione di Governo presieduta dal prof. Antonio Alessandrini (1786-1861). Una deputazione con il prof. Alberi e il conte Aldrovandi, inviata al quartier generale austriaco, ottiene la sospensione delle ostilità fino a mezzogiorno del giorno successivo. Per tutta la notte le campane suonano a stormo e le finestre delle case restano illuminate a rischiarare le vie, per ordine del Municipio. Intanto alla chiusa di Casalecchio gli Austriaci riescono a deviare le acque del canale di Reno e a impedire il macinato delle granaglie nei mulini situati all'interno delle mura cittadine.dettagli
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8 maggio 1849La morte del colonnello BoldriniGli Austriaci si ritirano da Porta Galliera e lasciano apparentemente abbandonati sulla strada tre pezzi di artiglieria. La popolazione spinge i soldati del presidio a impadronirsi di queste armi pesanti, gridando: "Una sortita! Una sortita!". Il colonnello Cesare Boldrini (1785-1849), pur consapevole che si tratta probabilmente di una trappola, asseconda il volere popolare e tenta un assalto assieme ad alcune decine carabinieri. Appena usciti, i militi sono accolti dal fuoco di fucileria degli assedianti: gravemente ferito, Boldrini è trasportato nel cortile del palazzo municipale, dove muore poco dopo. Rimangono uccisi anche l'aiutante capitano maggiore Marco Aurelio Marliani (1805-1849), ex carbonaro e compositore - a Bologna è andato in scena il suo Gusmano il Buono ossia l'Assedio di Tarifa - il maresciallo Pavoni e altri quindici soldati. L'eroico colonnello, "uomo leale e sicuro", era un veterano delle guerre napoleoniche: nel 1805 si arruolò a Milano nelle Guardie d'Onore del viceré Eugenio Beauharnais. L'anno seguente fu nominato sottotenente del Reggimento dei Cacciatori Reali a Cavallo e partecipò alle campagne dell'Imperatore. Dopo la caduta di Bonaparte, aprì a Brescia una scuola di equitazione.dettagli
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9 maggio 1849Cannoni austriaci contro la cittàA mezzogiorno del 9 maggio ricomincia il bombardamento della città. I cannoni austriaci tuonano “vivamente”. Dalla posizione della Zucca i nemici battono sulla Montagnola. Bombe e razzi piovono in abbondanza sulle case. Scoppia qualche incendio. Da via del Piombo un "cannonaccio", ben mascherato e protetto, colpisce la postazione austriaca di villa Aldini. Nel pomeriggio i Tedeschi scendono dall'Osservanza e occupano San Michele in Bosco e l'Annunziata, fuori Porta San Mamolo, ma vengono sloggiati da questi due punti dai colpi di un cannone nazionale piazzato in via Paglietta. Verso le sei pomeridiane il Preside Oreste Biancoli (1806-1886) annuncia le proprie dimissioni: la città non può più difendersi contro forze così soverchianti. Il municipio tenta di esporre la bandiera bianca, ma il popolo, indignato, abbatte a fucilate “l'inalberato segnale”. Alla sera cessano le ostilità e i popolani vanno a far festa in Piazza Maggiore, attorno all'albero della libertà. La Commissione di difesa emette varie disposizioni: l'apertura di caffè, osterie, forni e pastai almeno fino alle 10 di sera; il rinvio a tempo indeterminato dei traslochi di abitazione, che a Bologna, secondo tradizione, si svolgono l'8 maggio; una dilazione del pagamento delle cambiali per favorire il commercio. L'arcivescovo Oppizzoni rimanda "a tempo opportuno" la discesa annuale in città della sacra immagine della Beata Vergine di San Luca (il "triste maggio del 1849" rimarrà l'unico "viaggio" mancato della adorata Madonna). Si cerca di distribuire con equità e in modo ordinato le paghe dei popolani in armi e di quelli che operano alle barricate, attraverso la nomina di capisquadra: per evitare paghe doppie o triple questi sono gli unici a poter ritirare, presso il Teatro Comunale, somme di denaro e polvere da sparo, sulla base di note approvate da Ufficiali incaricati. Presso il Liceo musicale, invece, opera una commissione che distribuisce sussidi alle famiglie dei combattenti feriti o uccisi. Nei giorni successivi mortai, bombarde, lanciarazzi Congreve tempestano la città: la “sinfonia” dei cannoni austriaci comincia sempre a mezzogiorno in punto, preceduta da segnalazioni fatte con fumogeni, e dura circa tre ore. “Palle, granate, racchette” cadono sulle case, sfondano i tetti, rovinano i cornicioni e fanno a pezzi i vetri e i mobili. La gente si rifugia nelle cantine e si adopera per lo spegnimento degli incendi. La sera del 12 maggio un proclama del comandante austriaco Wimpfen intima ancora una volta la resa della città, annunciando l'arrivo a Bologna di un contingente militare dotato di artiglieria da assedio. La commissione governativa rifiuta l'ultimatum.dettagli
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13 maggio 1849Sfortunata sortita incontro ai volontari romagnoliSi attende per il pomeriggio del 13 maggio l'arrivo a Bologna di un grosso contingente di volontari romagnoli a rinforzo delle difese della città. Gli accorrenti trascinano tre grossi cannoni e hanno concordato che un corpo franco vada loro incontro, per evitare sorprese da parte degli Austriaci. Ma questo è proprio ciò che avviene: gli Imperiali, venendo per traverso dalla campagna, spezzano con un intenso attacco di fucileria la colonna dei Bolognesi fuori Porta Maggiore: una parte è costretta a retrocedere e a ritirarsi malconcia in città, un'altra è spinta verso i Romagnoli, che ritardano all'appuntamento. L'incontro avviene aldilà dell'Idice e a quel punto i piani di rientro a Bologna saltano: gli Austriaci hanno piazzato una batteria di cannoni al Pontevecchio, lungo la via Emilia, per impedire l'avanzata e tutti. Sia gli accorrenti romagnoli che i giovani bolognesi “con lo schioppo in spalla”, sono costretti a ripiegare verso Imola. Alcuni sostengono che la sortita incontro ai volontari romagnoli sia stata in realtà un pretesto per consentire la fuga da Bologna verso Ancona o Roma di una parte della milizia e di tanti emigrati e “compromessi”. Da questo momento la città è completamente circondata. Ogni comunicazione è interrotta, non si ricevono più notizie dall'esterno.dettagli
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14 maggio 1849Le bombe su San Salvatore terrorizzano i bolognesiIl 14 maggio arriva a Bologna il contingente del generale Gorzkowsky, con artiglieria di grosso calibro. Passato il ponte sul Reno, si divide in due colonne, una delle quali si ferma al Ghisello, tra le vie Sant'Isaia e Saragozza, mentre l'altra procede lungo il muro della Certosa fino al Meloncello. Alcuni pezzi, con buona scorta, vengono inviati all'Osservanza e a San Michele in Bosco a rinforzare le batterie già presenti. Un grosso mortaio, servito da cacciatori tirolesi, è piazzato nel prato di San Giuseppe, con la bocca rivolta alla città. Alla sera, cinque o sei bombe di grosso calibro cadono, “con un fracasso orribile”, nella zona di San Salvatore, provocando danni ingenti: le profonde buche lasciate dai proiettili, le inferriate divelte, i pavimenti sfondati, creano un'enorme impressione tra i cittadini bolognesi. Si decide di inviare una delegazione a Borgo Panigale, presso il comando austriaco, per concordare la capitolazione della città. Intanto il generale von Wimpffen fa guastare la conduttura di San Michele in Bosco, che porta acqua al Nettuno. Nella notte gli Austriaci piazzano altri cannoni e obici intorno alla città, alla Fossa Cavallina, a Casaralta, alle Otto Colonne, a San Paolo di Ravone. Bologna è circondata da una “cerchia di ferro”, che nessuno è più in grado di spezzare e che impedisce ogni soccorso.dettagli
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17 maggio 1849Le truppe imperiali entrano a BolognaUna delegazione, che comprende la Commissione di governo, i capi della Guardia Nazionale e l'anziano arcivescovo Oppizzoni, firma il 16 maggio la resa della città davanti al conte Gorzkowski, regio generale di Cavalleria e futuro - odiato - governatore della città. Le condizioni da lui dettate comprendono la consegna immediata delle porte San Felice, Galliera e Castiglione, il disarmo generale e la raccolta dell'artiglieria nel Palazzo Pubblico. In cambio i bolognesi ottengono che nessuno venga punito, anche se ha impugnato le armi contro gli Imperiali. Nonostante l'accordo, il cannone tuona ancora nel pomeriggio, prima dell'occupazione austriaca delle tre porte e della Montagnola. Il 17 maggio verso mezzogiorno le truppe imperiali entrano in città senza trovare resistenza e pongono bivacco sulla parte alta del giardino della Montagnola. Bologna è "tranquilla, ma silenziosa e mesta". Un distaccamento austriaco sostituisce la guardia svizzera alla "gran guardia" del Palazzo municipale. Sulla torre Asinelli sventola la bandiera bianca. Il bilancio dell'assedio di Bologna è di 58 morti e altri periranno a seguito delle ferite riportate. Tra i difensori si sono distinti il marchese Luigi Tanari, comandante di un battaglione della Guardia civica, e il maggiore Augusto Aglebert.dettagli
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18 maggio 1849Dichiarato lo stato d'assedioIl 18 maggio una notificazione del Governatore civile e militare generale Gorzkowski ordina la consegna delle armi di ogni tipo entro 48 ore, vieta gli assembramenti e le riunioni, prescrive la chiusura delle porte urbane prima di sera e quella dei locali pubblici entro mezzanotte. La stampa è soggetta a censura militare. Vengono vietate le uniformi e i distintivi, tranne la coccarda pontificia, sono sciolti i corpi franchi e i circoli politici ed è messa fuori servizio la Guardia Nazionale. Il 20 maggio alle 17 entra a Bologna il generale Gorzkowsky, governatore civile e militare, con due battaglioni di granatieri e due squadroni di cavalleria. Attraversa la città e poi ritorna al suo quartier generale a Villa Spada. Il 21 maggio si insedia il Commissario Straordinario Mons. Gaetano Bedini, incaricato di restaurare il potere papale nelle Quattro Legazioni. Il 23 maggio l’ambasciatore austriaco Hesterhazy consegna a Pio IX, per conto del Feldmaresciallo Radetzky, le chiavi della città. Bologna diviene sede di un Governo civile e militare austriaco, che amministra la giustizia e controlla tutti gli aspetti della vita cittadina. I patrioti parleranno di governo “austro-papale”. Lo stato d'assedio sarà mantenuto fino al 1857. Durante l' "oscuro" decennio di occupazione militare gli Austriaci saranno osteggiati dalla popolazione bolognese. A loro volta si macchieranno di molte atrocità, non solo nei confronti dei combattenti, ma anche dei civili: saranno 186 i condannati a morte fucilati a Bologna e oltre 90 nel resto delle Legazioni.dettagli
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19 maggio 1849I "birichinelli" di GaribaldiIn aprile una sessantina di ragazzi del popolo "mal vestiti, mal calzati e senza mezzi" formano a Bologna un contingente, che si propone di andare a combattere per Garibaldi. A questo scopo attraversano a piedi la Romagna e l'Umbria e si presentano al comitato di arruolamento di Rieti, dove vengono respinti perchè troppo giovani. Si appellano allora direttamente al generale, che, "per sentimento di umanità", li accetta tra le sue truppe, nella 5a Centuria della Legione italiana. Il 19 maggio i "birichinelli bolognesi" salveranno la vita a Garibaldi, investito dai suoi e gettato a terra durante un inseguimento della cavalleria napoletana. Nell'assedio di Velletri i ragazzi bolognesi si dimostreranno "più arditi degli altri soldati", facendo credere ai superstiziosi soldati borbonici di cadere ed essere resuscitati dal Demonio.dettagli
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3 giugno 1849Angelo Masini muore combattendo a RomaIl patriota bolognese Angelo Masini (1815-1849), da tutti chiamato Masina (o Masejna) muore a Roma al Casino dei Quattro Venti (o Villa Corsini), nei pressi di Villa Pamphili, combattendo contro i Francesi nella Legione italiana di Garibaldi. Il Casino, "solidissimo e circondato da giardino intersecato da folti boschetti", era sulla linea del principale attacco portato dal generale Vaillant verso il Gianicolo e dominava le mura occidentali attorno a porta San Pancrazio. La sua conquista era dunque vitale e qui i garibaldini e i bersaglieri italiani hanno attaccato con accanimento, conquistando e perdendo più volte la posizione. Alla fine della giornata le truppe di Garibaldi hanno subito perdite gravissime, contando tra le vittime anche il giovane poeta Goffredo Mameli (1827-1849), autore dell’inno nazionale italiano. Il Casino, oramai ridotto a un rudere, è rimasto ai Francesi. Di famiglia benestante, ma da sempre “soldato della libertà”, Angelo Masini ha partecipato nel 1831 al moto che portò al Governo delle Provincie Unite, riparando quindi in Spagna per combattere i Sanfedisti. Allo scoppio della Prima Guerra di Indipendenza si è arruolato con i Cacciatori dell'Alto Reno di Livio Zambeccari. In seguito, con proprie sostanze, ha promosso il corpo dei Volontari della Morte (o Volontari democratici), con il quale è accorso accanto a Garibaldi a difesa della Repubblica Romana. Per il suo eroismo il generale l'ha promosso colonnello. Pochi giorni prima della morte gli ha scritto in un biglietto: “Io vi amo e vi stimo doppiamente, come amico dell’anima, poichè lo meritate personalmente come campione della nostra santa causa”. Masini ha incarnato la figura tipica del capitano di ventura risorgimentale, che combatte e mette in gioco la propria vita non per denaro, ma per ideali di giustizia e libertà. Carducci lo paragonerà all'eroe greco Patroclo.dettagli
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5 giugno 1849Il Maresciallo Radetzky a BolognaAccompagnato dal suo stato maggiore, il Maresciallo Radetzky, governatore del Lombardo-Veneto, giunge il 5 giugno al quartiere generale austriaco di Villa Spada.Il giorno dopo visita i principali monumenti della città ed è invitato ad un banchetto assieme a mons. Gaetano Bedini, Commissario straordinario del Papa.Il mattino del 7 giugno “l'Eroe dell'Armata d'Italia” lascia Bologna. Alla sera giunge a Firenze e prende alloggio alla locanda dell’Arno.dettagli
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16 giugno 1849Una deputazione del Municipio va dal PapaSu richiesta del Commissario pontificio Bedini, desideroso che Bologna ripari le offese recate al “Principe della bontà”, una deputazione del Consiglio comunale si reca a Gaeta dal Papa per presentargli la sudditanza della città e per pregarlo di conservare le guarentigie costituzionali già concesse. Gli porta inoltre il desiderio “vivissimo” dei bolognesi di ospitarlo finché la situazione nella capitale non sia ristabilita. Alla missione partecipano l'avv. Antonio Zanolini, l'ex Senatore Gaetano Zucchini e il conte Carlo Marsili. La “versatilità” del Municipio bolognese, che pochi giorni prima aveva ufficialmente protestato contro l'ingresso dei Francesi nel territorio della Repubblica romana, è criticata da molti.dettagli
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21 giugno 1849Resa di AnconaDopo venticinque giorni di assedio Ancona si arrende. Gli Austriaci l'hanno bombardata pesantemente, utilizzando tutte le bocche da fuoco a disposizione e terrorizzando la popolazione con nuove armi micidiali. Il feldmaresciallo Wimpffen concede ai difensori l'onore delle armi. E' lasciata loro la scelta della smobilitazione e molti ne approfittano per accorrere in aiuto alla Repubblica romana. La bandiera dei Cacciatori dell'Alto Reno, diventato primo battaglione dell'8° Reggimento di Linea, viene strappata dagli ufficiali austriaci e distribuita ai soldati. Oltre al colonnello Livio Zambeccari (1802-1862), nominato comandante di piazza, molti bolognesi hanno militato nell'Alto Reno. Tra essi il capitano Pietro Inviti e il capitano Raffeale Stagni, Carlo Alessandrini, premiato con la medaglia d'argento e il chirurgo Rinaldo Andreini, eletto deputato alla Costituente romana. Il maggiore Luigi Cocchi (1808-1884) di Budrio, "soldato della patria all'alba della libertà" ed eroe della difesa di Venezia, ha avuto durante l'assedio il comando dei forti. Dopo la caduta di Ancona andrà in esilio in Corsica per alcuni anni.dettagli
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30 giugno 1849Termina la difesa di RomaDopo la battaglia del Gianicolo, i Francesi si fortificano attorno alle ville Doria Pamphili e Corsini (o casino dei Quattro Venti), mentre i difensori romani rimangono solo al Vascello, ultima posizione fuori le mura davanti a Porta San Pancrazio. Memore della sconfitta del 30 aprile, il generale Oudinot non attacca direttamente la città, ma preferisce bombardarla dalle posizioni rialzate appena raggiunte. Ordina intanto di costruire trincee verso il rione Testaccio. Per qualche giorno si hanno solo sortite di disturbo e scontri casuali, ma il giorno 12 il Presidente della Costituente Galletti riceve un ultimatum, che minaccia un intensificarsi dei bombardamenti sull'Urbe. L'Assemblea lo respinge, appellandosi a un precedente accordo tra Mazzini e de Lesseps. Il 13 giugno le batterie francesi aprono il fuoco, battendo soprattutto le zone del Vascello e di San Pietro in Montorio. Nei giorni seguenti molti tratti delle mura vengono colpiti e danneggiati, mentre avanza la costruzione di trincee. Nella notte tra il 21 e il 22 giugno i Francesi conquistano un tratto dei bastioni centrali. Villa Savorelli, quartier generale di Garibaldi in posizione dominante sul Gianicolo, è in gran parte distrutta dalle bombe nemiche. L’eroe dei due mondi trasferisce il comando a Villa Spada e decide di limitare l’area della difesa. Nella notte tra il 29 e il 30 giugno inizia l'ultima battaglia. Davanti ai ruderi di Villa Savorelli la batteria della Montagnola si difende strenuamente. Gli artiglieri vengono tutti uccisi dopo una lotta accanita all’arma bianca. Durante l'assalto francese al caposaldo di Villa Spada, dove ripiegano i difensori del Vascello, muore il colonnello dei bersaglieri e capo di Stato Maggiore Luciano Manara (1825-1849). Gli scontri continuano cruenti fino alla sera del 30 giugno, provocando oltre cinquecento vittime tra i difensori. Sotto la minaccia dell'estensione dei combattimenti nella città, il giorno seguente Mazzini e Garibaldi accettano la resa della Repubblica.dettagli
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luglio 1849Si dimette la Commissione amministrativa del Monte di PietàViste inutili i reclami per "provvedimenti e sussidi" a favore del Sacro Monte di Pietà la Commissione che regge l'istituto si dimette. Formata da dodici Dignitari nominati dall'Arcivescovo, la Commissione amministrativa era subentrata alla Congregazione di Carità dopo la restaurazione del governo pontificio. Ne facevano parte un Canonico della Metropolitana, il padre Guardiano della SS. Annunziata - in onore del Beato Bernardino da Feltre, fondatore di vari Monti di Pietà - un avvocato e un appartenente a famiglia senatoria. Vi erano inoltre quattro nobili e quattro cittadini. Alla Commissione dimissionaria subentrerà fino al luglio 1854 una Deputazione di quattro persone, sempre scelte dall'Arcivescovo. In seguito, sulla base di un accordo dell'Oppizzoni con le amministrazioni provinciale e municipale, verrà nuovamente nominata una Commissione composta di dieci membri.dettagli
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2 luglio 1849Partecipazione dei bolognesi alla Repubblica RomanaL'Assemblea Romana vota la capitolazione della Repubblica, dopo averne votato la Costituzione, letta al popolo dal Presidente Galletti. Mazzini e Garibaldi prendono la via dell'esilio. Il 2 luglio a mezzogiorno i Francesi entrano nella capitale, occupando Trastevere, il Pincio e Piazza del Popolo. Tra i bolognesi che hanno partecipato all'esperienza della Repubblica vi sono, tra gli altri: Augusto Aglebert (1810-1882), già protagonista dei moti del 1831 e futuro ispettore della biblioteca dell'Archiginnasio; Antonio Alessandrini (1786-1861), medico e patriota, docente di Anatomia comparata nella pontificia università, a Roma Presidente dell'Urbe; Rodolfo Audinot (1814-1874), deputato della Costituente Romana e futuro parlamentare italiano; Oreste Regnoli (1816-1896), avvocato, poi ministro di Grazia e Giustizia nel Governo provvisorio delle Romagne e professore di diritto civile nell'Università di Bologna. Sono stati accanto a Garibaldi il padre barnabita Ugo Bassi (1801-1849), predicatore dell'unità italiana, cappellano militare, arrestato durante la fuga verso la Romagna e fucilato a Bologna l'8 agosto 1849; Lodovico Berti (1818-1897), deputato della Costituente Romana e quindi assessore comunale e parlamentare del Regno; Carlo Berti Pichat (1800-1878), agronomo, difensore di Roma e Venezia, poi assessore anziano e Sindaco pro tempore a Bologna; Paolo Bovi Campeggi (1814-1874), ingegnere, combattente a Roma con il grado di tenente e qui gravemente ferito ad una mano da un colpo di cannone, poi in esilio col Generale a Tangeri e in America e assieme a lui alla spedizione dei Mille. Hanno avuto ruoli importanti Giambattista Ercolani (1817-1883), docente universitario, membro della Costituente Romana e futuro Rettore dell'Università; Quirico Filopanti (1812-1894), segretario della Costituente Romana, esule a Londra, in seguito deputato della Sinistra, consigliere comunale e Presidente della Società Operaia; Giuseppe Galletti (1798-1873), Presidente della Repubblica Romana e poi deputato del Regno. Ferventi patrioti sono stati Giuseppe Petroni (1812-1888), repubblicano mazziniano, futuro Gran Maestro della Massoneria, condannato a morte dal Governo Pontificio, in carcere fino al 1870; Carlo Rusconi (1819-1889), traduttore di Byron e Shakespeare, eletto alla Costituente Romana; Federico Venturini (1813-1873), avvocato, difensore di Roma; Livio Zambeccari (1802-1862), carbonaro e massone, seguace di Garibaldi, deputato alla Costituente Romana e futuro fondatore della Società Operaia.dettagli
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5 luglio 1849Muore Pietro Pietramellara, difensore di RomaIl marchese Pietro Pietramellara Vassè (1804-1849), di antica e nobile famiglia, muore in seguito alle ferite riportate il 5 giugno durante la battaglia di San Pancrazio, uno degli ultimi combattimenti a difesa di Roma repubblicana. Di famiglia patrizia bolognese, ha partecipato nel 1843 al moto insurrezionale di Savigno. Rientrato a Bologna dopo alcuni anni di esilio in Francia, ha contribuito alla creazione della Guardia Civica, giungendo al grado di colonnello. Nel 1848-49 ha potuto dimostrare tutto il suo valore a capo del battaglione di volontari fucilieri con ferma militare da lui stesso formato, combattendo in Veneto e a difesa di Roma. Qui, con il grado di maggiore, ha assunto il comando del Battaglione Bersaglieri romani e lottato eroicamente a Villa Doria Pamphili. La morte lo ha raggiunto quando nell'Urbe è ormai cessata ogni resistenza e i Francesi si sono impadroniti della città. Il 6 luglio il suo funerale in SS. Vincenzo e Anastasio a Trevi è disturbato da un drappello di soldati transalpini, che fanno sgomberare la chiesa con la baionetta innestata e strappano dal feretro la sciarpa tricolore.dettagli
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21 luglio 1849Il "triumvirato rosso"Il 21 luglio da Gaeta Pio IX nomina una commissione di tre cardinali, il cosiddetto “triumvirato rosso”, di cui fa parte il card. Luigi Vannicelli Casoni (1801-1877), tristemente noto ai bolognesi. Essa è incaricata di ripristinare integralmente il governo papale. La commissione dichiara come suoi principali obiettivi quelli di far rispettare la religione e la morale cattolica, base della convivenza sociale, di fare in modo che la giustizia abbia corso regolare e che l'amministrazione pubblica ritrovi quell'assetto che è stato manomesso "dai demagoghi senza senno e senza nome". Molto importante sarà l'ordinanza del 2 agosto, che annullerà tutte le leggi posteriori al 16 novembre 1848, azzererà le magistrature e istituirà un Consiglio di Censura per indagare sulla condotta degli impiegati pubblici. Saranno inoltre ristabiliti, secondo un modello che ricalca i famigerati anni gregoriani, il Tribunale dell'Inquisizione, quello del Vicariato e la vecchia polizia pontificia.dettagli
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27 luglio 1849La mozione RanuzziSulla base di una mozione di Annibale Ranuzzi (1810-1866), il Consiglio comunale presieduto dall'avvocato Antonio Zanolini (1791-1877), ormai prossimo alla fine dopo il ritorno del potere pontificio, formula il voto che le libertà e le franchigie un tempo concesse spontaneamente dalla Santa Sede possano essere conservate. L'atto è considerato dal Commissario Bedini e dal Governo Austriaco una “arbitraria e illegale manifestazione politica”: il Consiglio viene immediatamente sciolto e i 18 consiglieri che lo hanno votato vengono multati di 2.000 scudi, mentre il Senatore Zanolini - uomo peraltro ben voluto dal Pontefice - e il conte Ranuzzi sono costretti per otto giorni agli arresti domiciliari.dettagli
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2 agosto 1849La “Trafila Romagnola” di GaribaldiLasciata Roma la sera del 2 luglio, dopo la caduta della repubblica, con quasi 5.000 volontari decisi a continuare la lotta, il generale Garibaldi inizia un viaggio avventuroso attraverso l’Italia, inseguito da vari eserciti nemici. La durezza della marcia e l’ostilità delle popolazioni inducono molti ad abbandonare. A San Marino i superstiti, ridotti a poco più di mille, sono definitivamente accerchiati dalle truppe austriache. Garibaldi decide allora di sciogliere il corpo dei volontari e di raggiungere Venezia, ultima oasi di libertà, clandestinamente, con pochi compagni. Tra essi la moglie Anita, in stato di gravidanza e ammalata, Ugo Bassi, Angelo Brunetti detto Ciceruacchio e il fido Maggior Leggero (Luigi Cogliolo della Maddalena). Il 2 agosto inizia l’avventuroso e tragico viaggio conosciuto come la Trafila Romagnola di Garibaldi. Per tredici giorni il generale e i suoi saranno presi in consegna dalla rete clandestina dei patrioti repubblicani della Romagna, nel tentativo, dapprima di raggiungere la Serenissima, quindi di rompere l’accerchiamento nemico e salvarsi oltre gli Appennini. La gara di solidarietà per Garibaldi si snoderà dalle valli padane alle balze di Modigliana, attraverso le provincie di Ravenna e Forlì. Dopo la cattura e l’uccisione di gran parte dei compagni, la morte di Anita il 4 agosto a Mandriole nella cascina del marchese Guiccioli e una sosta tra il 6 e il 7 agosto in un capanno tra il canale Corsini e lo scolo Pirotolo a pochi chilometri da Ravenna, il generale e Leggero riusciranno solo nella notte tra il 15 e 16 agosto a varcare il confine dello Stato Pontificio. Nella Romagna toscana saranno aiutati dal prete-patriota don Giovanni Verità, figlio di un notaio filo-napoleonico, che organizzerà la fuga attraverso gli Appennini fino alle Filigare. La sera del 21 agosto prenderà Garibaldi in consegna di nascosto al Monte Trebbo, adducendo come scusa per la sua sortita in piena notte una “caccia alle starne”. Il 2 settembre una imbarcazione caricherà i fuggiaschi nei pressi di Follonica per sbarcarli in salvo a Porto Venere, vicino a La Spezia, città del Regno di Sardegna.dettagli
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6 agosto 1849Notificazione della Commissione GovernativaUna Notificazione della Commissione governativa di Stato nominata da Pio IX annulla tutte le leggi emanate dopo il 16 novembre 1848. Vengono ripristinati i tribunali pontifici e richiamati tutti gli impiegati che non hanno aderito al “governo intruso”, mentre sono licenziati quelli nominati dopo il 16 novembre. I consigli comunali vengono sciolti e i presidi devono nominare commissioni provvisorie. Al contrario di ciò che è già stato stabilito dal Commissario Bedini a Bologna, è sospeso il rinnovo delle ipoteche.dettagli
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8 agosto 1849Cattura e fucilazione di Ugo Bassi e Antonio LivraghiInfuocato predicatore della causa italiana, il padre barnabita Ugo Bassi (1801-1849) partecipa con Garibaldi alla difesa della Repubblica Romana. Il 3 luglio lascia con il generale e con altri patrioti la capitale e si dirige verso Venezia, assediata dagli Austriaci. Assieme al capitano Giovanni Livraghi (1813-1849), patriota garibaldino, è sorpreso dai carabinieri pontifici nelle valli di Comacchio. I due sono falsamente accusati di resistenza "con armi alla mano". Vengono portati prima a Ravenna e poi a Bologna, dove sono rinchiusi nella torretta di Villa Spada, fuori porta Saragozza, sede del comando austriaco. Il governatore Gorzkowski ne ordina la fucilazione senza processo. La sentenza viene eseguita, poco lontano dall'arco del Meloncello, la mattina dell'8 agosto, nel primo anniversario della cacciata degli Austriaci da Bologna. Nei giorni successivi alla fucilazione il “luogo del martirio” di Ugo Bassi è meta di un continuo pellegrinaggio. I ciuffi d'erba intrisi del suo sangue sono venerati come le reliquie di un "santo del popolo". Una scritta recita: “Moschettato da chi tradì Italia e Pio”. La fossa è coperta di fiori e sui muri delle case in città compaiono piccoli manifesti che lo inneggiano e che la polizia austriaca e papalina si affretta a strappare.dettagli
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21 agosto 1849Capitolazione di VeneziaDopo una lunga resistenza, bombardata e assediata per mare e per terra e sfinita dalla fame e dal colera, Venezia è costretta alla capitolazione. Il feldmaresciallo austriaco Radetzky intima la resa senza condizioni, concedendo la partenza a tutti coloro che vogliono lasciare la città e l'aministia ai soldati e agli ufficiali che hanno preso parte alla difesa. Quello diretto da Daniele Manin (1804-1857) e Niccolò Tommaseo (1802-1874) è stato il più duraturo tra i governi democratici italiani nati dalle ribellioni del 1848. Tra le vittime bolognesi dell'ultimo periodo vi sono Francesco Pigozzi, rimasto gravemente ferito durante la sortita di Mestre, e il litografo Angelo Manservisi, uno dei reduci del moto di Savigno del 1843.dettagli
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2 settembre 1849Il colera in cittàIl cholera morbus si avvicina a Bologna, favorito dal forte caldo. Il primo caso temuto, il 2 settembre, un reduce volontario deceduto alla Locanda dell'Aquila Nera, è in realtà un falso allarme.Ma verso la fine del mese, dopo che a Malalbergo, paese insalubre, "posto fra le valli e le risaie", si è avuto il primo caso "incontrovertibile" in provincia, si registrano diversi ammalati al Lazzaretto degli Abbandonati, riservato alle truppe imperiali.Il contagio è attribuito alla presenza di un reggimento di Croati proveniente da Venezia, dove il morbo infuria (nella città lagunare si conteranno 4.000 morti). Questo non fa che alimentare nel popolo sentimenti anti-austriaci.Nel 1849 il colera contagia a Bologna 147 persone, con 106 morti, 63 dei quali sono vecchi e malati cronici dell'Ospedale Provinciale e Ricovero Uniti, l'antico ospizio dei Mendicanti fuori porta Maggiore.L'ultimo decesso ufficiale si avrà il 31 ottobre. In questo periodo di generale instabilità sociale, le autorità faranno di tutto per far calare l'allerta.dettagli
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3 settembre 1849L'epurazione dei maestriLa Sacra congregazione degli studi ordina che sia istituito in ogni diocesi dello Stato pontificio un Consiglio di Censura per controllare l'attività dei professori universitari e dei maestri delle scuole pubbliche e private, allo scopo di tener lontani i giovani "da perniciosi esempi e dalle fallaci dottrine dei maestri perversi". A Bologna si riunisce una commissione presieduta dall'arcivescovo Oppizzoni e composta di tre ecclesiastici e due laici. Essa fornirà alla Sacra congregazione degli studi un elenco di 36 maestri censurabili per ragioni politiche: otto di essi saranno espulsi e gli altri sospesi o ammoniti. Tra gli espulsi vi è il maestro Gaetano Ghedini, "democratico puro, se non rosso, color di rosa".dettagli
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18 settembre 1849Un'amnistia che non perdonaLa Commissione governativa di Stato pubblica l'amnistia concessa da Pio IX dopo la caduta della Repubblica Romana. Dal perdono del Pontefice sono tuttavia esclusi i membri del Governo provvisorio, dell'Assemblea Costituente, i capi militari, coloro che hanno già goduto in precedenza del beneficio dell'amnistia, i responsabili di delitti comuni. Inooltre per gli impiegati e i militari compromessi non è assicurata la permanenza al lavoro. Alcuni giudicano che, in realtà, con questo atto di clemenza “non si perdona ad alcuno”.dettagli
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ottobre 1849Chiusa l'UniversitàIn ottobre viene chiusa l'Università. Molti dei migliori professori vengono licenziati. Tra essi Quirico Filopanti, fervente garibaldino e Silvestro Gherardi (1802-1879), deputato della Costituente. Vengono allontanati anche luminari come Antonio Alessandrini (1786-1861), professore di Anatomia comparata e Veterinaria, e docenti che non hanno giurato alla Repubblica, come i professori Martinelli e Pizzoli. Altri, come il titolare di Storia Antonio Montanari, vedranno censurati i loro testi. “La reazione sacerdotale – annota un cronista – prosegue senza freno e senza pudore nella via intrapresa”. Le Università di Bologna e Roma restano, come nel 1831, solo come sedi di esame e i corsi sono organizzati nelle singole città. Questa situazione, che durerà fino al 1853, porterà a un notevole calo del livello degli studi.dettagli
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1 novembre 1849Muore Giambattista MagistriniIl 1° novembre muore a Bologna uno dei luminari delle scienze matematiche, il prof. Giambattista Magistrini (1777-1849), novarese, dal 1804 titolare della cattedra di Calcolo sublime all'Università. Considerato “dottissimo fra i più dotti d'Italia”, degno erede di Scipione dal Ferro, Cardano e Bombelli, era segretario perpetuo dell'Accademia delle Scienze, socio dell'Accademia Nazionale e iscritto ai principali sodalizi scientifici italiani e stranieri. Lascia pubblicazioni sul calcolo delle differenze finite, sulla teoria delle ombre, sulle macchine aerostatiche e sulle equazioni fondamentali dell'idrodinamica.dettagli
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30 novembre 1849Rapine alle carrozze postaliLe Legazioni sono infestate in questo periodo da bande di malfattori. Nonostante molte condanne inflitte, anche capitali, assassini e ladri continuano a scorazzare "specialmente nel Bolognese e in Romagna". Durante il 1949 nel tratto romagnolo della via Emilia avvengono numerose rapine alle vetture postali. In settembre una banda di “malandrini” ha svaligiato alcune ville a Quaderna e rapinato una diligenza sulla strada per la Toscana. Il 30 novembre una carrozza postale è assalita alle porte di Bologna, in località Due Madonne.dettagli