Lo Statuto Costituzionale Pontificio
Dopo i moti del 1848, Pio IX concede ai suoi sudditi lo Statuto Fondamentale pel Governo Temporale degli Stati della Chiesa, cioè la Costituzione tanto attesa dai liberali.
Sono affermati i più salienti principi liberali: il testo prevede, infatti, l'indipendenza dell'ordine giudiziario dal potere politico, l'abolizione dei tribunali speciali, la rinuncia alla censura preventiva sulla stampa (art. 11), l'inviolabilità del diritto di proprietà e il riconoscimento della proprietà letteraria.
L'amministrazione dei comuni passa ai laici. Delle antiche prerogative assolutistiche rimangono solo la dichiarazione del cattolicesimo come religione di stato e il diritto di censura preventiva per le opere contrarie alla religione.
Il provvedimento di Pio IX segue quelli degli altri regnanti italiani: dopo Ferdinando II di Borbone (11 febbraio), anche Leopoldo II di Toscana ha approvato, il 17 febbraio, la carta costituzionale, mentre il 4 marzo Carlo Alberto ha firmato lo statuto per il Regno di Sardegna.
La costituzione concessa dal Papa è accolta a Bologna con favore. Lo stesso cardinale Oppizzoni interviene pubblicamente per esprimere il proprio entusiasmo.
Il nuovo statuto decadrà di fatto, se non formalmente, dopo la prima guerra di Indipendenza e l'esperienza rivoluzionaria della Repubblica Romana.
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