L'Officina del Gas e l'illuminazione del centro cittadino
Nella seduta del 10 marzo il consiglio comunale decide di riformare la pubblica illuminazione, applicando il metodo della illuminazione a gas.
L'operazione è affidata il 22 giugno successivo dal Senatore Guidotti-Magnani alla società anglo-francese Goldsmith e Grafton, rappresentata e diretta dal signor Saint-Cyr, la stessa che avrà l'incarico di dar luce a Roma.
Il primo impianto per la produzione del gas illuminante sarà inaugurato il 2 ottobre 1847. L’officina è costruita su un’area di quattromila metri quadrati fuori porta Zamboni, all’angolo con via San Donato.
Le zone illuminate sono quella del centro cittadino - a sud della via Emilia - e quella del Teatro Comunale. Nelle vie "dei principali teatri", dove la vita continua fino nel cuore della notte, i 175 lampioni a olio esistenti sono sostituiti da 235 fiamme a gas.
La prima fase dell’esercizio è assai difficile, soprattutto per le inadempienze della società appaltatrice. E' denunciato “il grave inconveniente di una meschina luce”, dovuta all'eccessiva distanza tra i lampioni.
A causa della discontinua erogazione del gas e dell’ostruzione dei beccucci in alcuni lampioni si dovrà provvedere a una sorgente sussidiaria di luce, collocando dentro alla lanterna a gas anche un fanale a olio di vecchio tipo.
Per avere una illuminazione appena sufficiente i cittadini bolognesi dovranno attendere il nuovo contratto del 1862 con la Compagnia Ginevrina dell'Industria del Gas, quando essa sarà estesa a tutto il centro urbano.
L'inaugurazione della rete del gas per l'illuminazione provoca inediti inconvenienti: le officine e i residui di lavorazione emanano cattivo odore, vi è il pericolo di scoppi e incendi, di esalazioni di ammoniaca, mentre sono possibili perdite dalle tubature.
Probabili cause di malattie tra gli operai sono inoltre il calore e la luce sviluppati dal gas. L'eccessivo calore promuove "una pletora vascolare e la respirazione stessa si altera": gonfiori, congestioni e mal di testa non tardano a venire.
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