Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1846Serra Zanetti "con le mani in mano"Il pittore Gaetano Serra Zanetti (1809-1862) espone un suo autoritratto “colle mani in mano dinanzi a una tela posata sul cavalletto”. L'intenzione dell'artista è di rimproverare “al proprio paese che non dia movimento alle Arti”. La scarsità di lavoro per i pittori di storia e di figura bolognesi è dovuto al venir meno ormai cronico della committenza ecclesiastica e aristocratica e le cose cambieranno solo nella seconda metà dell'800, con l'affermazione di una nuova classe borghese e la fortuna di generi come il ritratto e il paesaggio. Nato a Sant'Agata Bolognese, ma residente da tempo ad Anzola, Serra Zanetti (o Serrazanetti) ha partecipato ai moti insurrezionali del 1831, aggregandosi alla spedizione dei volontari bolognesi in Romagna in aiuto agli insorti di Cesena. Nel 1838 ha vinto la medaglia d'oro al concorso di pittura dell'Accademia Pontificia con il quadro Ezzelino da Romano, tiranno della Marca trevigiana, vinto e fatto prigioniero nella battaglia presso Bergamo. Nel 1847 si arruolerà nuovamente nella Guardia civica concessa da Pio IX e parteciperà alla battaglia dell'8 agosto 1848. Per il suo impegno politico sarà in seguito discriminato e nel 1856 perderà la cattedra in Accademia. Insegnerà invece al Collegio Venturoli.dettagli
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31 gennaio 1846Il giornale "Il Povero"Il 31 gennaio comincia le pubblicazioni “Il Povero”, foglio settimanale stampato dalla tipografia Bortolotti al Sole e in vendita “per un baiocco”. E' composto di quattro pagine ed ha carattere letterario, artistico e politico. Promosso dal conte Carlo Pepoli e da un gruppo di giovani - tra gli altri Augusto Aglebert, Salvatore Muzzi, Ulisse Sartori - sensibili ai problemi delle classi popolari, sarà diretto dall'avv. Federico Venturini (1861-1915), patriota e amico di Ugo Bassi. Il giornale non vuole essere di fazione: "Noi non abbiamo nessun partito. Il nostro è quello dell'Umanità". Ha buoni collaboratori e tra essi alcuni patrioti, come Oreste Biancoli, Giuseppe Galletti, Livio Zambeccari, quest'ultimo personaggio emblematico della massoneria bolognese. L'ascesa al soglio pontificio di Pio IX ha acceso le speranze dei liberali anche riguardo alla stampa: sulle pagine del "Povero" si rintracciano spesso articoli vibranti, che inneggiano alla libertà e all'unità nazionale. L'interesse di fondo rimane comunque la questione sociale. All'inizio il giornale ha una marcata impostazione interclassista (Della Peruta) nell'affrontare la condizione del popolo: la povertà non è considerata spregevole se accompagnata da moralità, si esalta la dignità del lavoro, si auspica la creazione di casse di risparmio e società di mutuo soccorso e si condannano lo sciopero e l'accattonaggio. Col tempo si passa ad articoli che danno ai ricchi la responsabilità della miseria dei lavoratori e stigmatizzano le sperequazioni sociali, pur senza mai aderire ad una ideologia di tipo socialista.dettagli
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3 febbraio 1846Aperta la sala di lettura della biblioteca comunale dell'ArchiginnasioIl 3 febbraio è aperta al pubblico la sala di lettura della biblioteca comunale dell'Archiginnasio, collocata in posizione centrale rispetto ai depositi librari. E' arredata con tavoli e panche di legno, che nel 1870 saranno trasferiti nell'ex Aula Magna degli Artisti, più ampia dell'Aula V.dettagli
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24 febbraio 1846Il Vescovo Mastai soccorre un centurione feritoLa sera del 24 febbraio a Imola cinque giovani liberali, venendo dall’osteria dell’Angelo fuori porta Ilione, dove si sono fermati a bere e a gozzovigliare, si scontrano in vicolo Toschi con alcuni volontari pontifici armati “occultamente“ di armi da fuoco e da taglio. Si tratta di una delle tante risse che avvengono quasi ogni giorno nella città romagnola tra gli opposti partiti. Nella concitazione della lotta il centurione Domenico Zardi viene ferito seriamente con un trincetto e ripara nella cattedrale di San Cassiano, dove, in una delle cappelle, il cardinale Mastai Ferretti sta pregando. Il futuro Pio IX, aiutato dai suoi domestici, soccorre il povero disgraziato ormai morente: manda a chiamare un medico e intanto lo tiene tra le braccia e sulle ginocchia. Uno degli avversari, entrato anch‘esso tutto concitato in chiesa si rivolge così al prelato: "Mi faccia perquisire e mi troverà completamente disarmato, mentre costoro ci hanno aggrediti e provocati, essendo armati fino ai denti". Il Vescovo allora indica al ferito la baionetta che gli è stata trovata addosso, dicendogli: "Vedi sciagurato, che uso hai fatto dell'arma che il Governo ti ha data a tutela dell'ordine!". Il centurione sarà finalmente trasportato all‘ospedale dove morirà alcuni giorni dopo. L‘episodio verrà spesso citato per sottolineare l‘avversione di Pio IX per le fazioni settarie.dettagli
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10 marzo 1846L'Officina del Gas e l'illuminazione del centro cittadinoNella seduta del 10 marzo il consiglio comunale decide di riformare la pubblica illuminazione, applicando il metodo della illuminazione a gas. L'operazione è affidata il 22 giugno successivo dal Senatore Guidotti-Magnani alla società anglo-francese Goldsmith e Grafton, rappresentata e diretta dal signor Saint-Cyr, la stessa che avrà l'incarico di dar luce a Roma. Il primo impianto per la produzione del gas illuminante sarà inaugurato il 2 ottobre 1847. L’officina è costruita su un’area di quattromila metri quadrati fuori porta Zamboni, all’angolo con via San Donato. Le zone illuminate sono quella del centro cittadino - a sud della via Emilia - e quella del Teatro Comunale. Nelle vie "dei principali teatri", dove la vita continua fino nel cuore della notte, i 175 lampioni a olio esistenti sono sostituiti da 235 fiamme a gas. La prima fase dell’esercizio è assai difficile, soprattutto per le inadempienze della società appaltatrice. E' denunciato “il grave inconveniente di una meschina luce”, dovuta all'eccessiva distanza tra i lampioni. A causa della discontinua erogazione del gas e dell’ostruzione dei beccucci in alcuni lampioni si dovrà provvedere a una sorgente sussidiaria di luce, collocando dentro alla lanterna a gas anche un fanale a olio di vecchio tipo. Per avere una illuminazione appena sufficiente i cittadini bolognesi dovranno attendere il nuovo contratto del 1862 con la Compagnia Ginevrina dell'Industria del Gas, quando essa sarà estesa a tutto il centro urbano. L'inaugurazione della rete del gas per l'illuminazione provoca inediti inconvenienti: le officine e i residui di lavorazione emanano cattivo odore, vi è il pericolo di scoppi e incendi, di esalazioni di ammoniaca, mentre sono possibili perdite dalle tubature. Probabili cause di malattie tra gli operai sono inoltre il calore e la luce sviluppati dal gas. L'eccessivo calore promuove "una pletora vascolare e la respirazione stessa si altera": gonfiori, congestioni e mal di testa non tardano a venire.dettagli
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11 aprile 1846L'Opera Pia MonteventiPer testamento del prof. don Giovanni Battista Monteventi, consegnato il 10 maggio 1843 aperto e pubblicato l'11 aprile 1846, è istituita un'opera pia "per l'assistenza e educazione di povere fanciulle". Nel 1868 l'eredità Monteventi risulterà assegnata alle suore Dorotee, che terranno un educandato e una scuola popolare "nel locale del Fondatore".dettagli
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22 aprile 1846Il conte Bianchetti ritorna dall'esilioIl 22 aprile fa ritorno in patria, dopo 15 anni di esilio a Ginevra, l'anziano conte Cesare Bianchetti (1775-1849), che fece parte nel 1831 del Governo provvisorio delle Provincie Unite, fu Ministro degli Esteri e "firmò l'atto della detronizzazione del Santo Padre". La concessione del Pontefice è limitata ad un anno. Bianchetti è stato capitano degli Ussari e dei Dragoni nel triennio giacobino, Podestà di Bologna nel 1811 e collaboratore del Viceré Eugenio. Durante la restaurazione è stato, assieme all'Agucchi, uno dei capi carismatici della massoneria bolognese. Nel 1848, dopo il combattimento dell'8 agosto, sarà eletto Prolegato. Durante il successivo assedio austriaco si offrirà al nemico come ostaggio per salvare la città.dettagli
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maggio 1846Prime fotografie di BolognaPiazza Maggiore e Piazza del Nettuno sono fotografate nel maggio 1846 da un colto viaggiatore inglese, il reverendo Richard Calvert Jones (1804-1877), legato all'entourage di William Henry Fox Talbot (1800-1877), uno degli inventori del procedimento fotografico. I quattro negativi in carta cerata, impressionati da Calvert Jones durante il suo breve soggiorno bolognese, sono le prime immagini fotografiche di Bologna. Tra le prime foto giunte a Bologna vi sono quelle di tipo naturalistico inviate tra il 1839 e il 1840 da Fox Talbot al prof. Antonio Bertoloni (1775-1869), docente dell'Università e fondatore dell'Orto botanico bolognese. L'Album di disegni fotogenici del Bertoloni, raro incunabolo della fotografia europea, è ora conservato al Metropolitan Museum di New York. L'esercizio della dagherrotipia è stato invece introdotto in città dagli operatori itineranti parigini Giuseppina Dubray e Claude Porraz, abili nell'eseguire ritratti fotografici di aristocratici signori. Già nel 1843 Nicod Laplanche ha esposto all'Accademia sei dagherrotipi. Nel 1851 lo svizzero Béguin eseguirà ritratti e vedute della città.dettagli
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maggio 1846Morte violenta dell'attore LombardiNel maggio 1846 la cronaca riporta la fine violenta dell'attore Francesco Lombardi (1792-1846) “vittima d’un domestico che l’ha mortalmente ferito in più parti mediante coltello da cucina”. Nato a Bergamo da un nobile bolognese, Lombardi ha calcato le scene fin dalla più tenera età e a sedici anni è entrato nella celebre Compagnia di Antonio Goldoni, capocomico e attore tragico. Era “tanta la sua energia, tanto il suo fuoco”, che un giorno al Teatro Reale di Milano, durante una recita dell'Antigone di Alfieri, si era pugnalato da solo al fianco, riportando una grave ferita. Nel 1825, al culmine della carriera, richiesto da tutti i capocomici e impresari italiani, ammirato anche all'estero, ha deciso di lasciare le scene per amore di Maria Laura Malvezzi (1780-1865), Donna Marì, animatrice di uno dei salotti meglio frequentati di Bologna. Dopo il matrimonio con la nobildonna, celebrato nel 1829, ha vissuto ritirato nel grande palazzo Hercolani (Ercolani) in Strada Maggiore o nella residenza di campagna di Castel Guelfo, tornando alla recitazione solo in particolari occasioni. Nel marzo 1831, per il convegno a Bologna dei Deputati delle Provincie Unite, interpretò il ruolo di Paolo nella Francesca da Rimini di Pellico. Nel settembre 1832 fu presente al Teatro del Corso per una recita di beneficenza assieme alla compagnia Domeniconi-Pelzet. La luttuosa vicenda della sua uccisione, molto nota nel bel mondo bolognese, sarà raccontata nel dramma Poesia e realtà di Gioacchino Napoleone Pepoli (1825-1881), assiduo del salotto di Donna Marì, politico in carriera, ma anche appassionato drammaturgo. La Principessa Maria morirà nel 1865, all'età di 85 anni, con la fama di donna affabile e impegnata. Nella sua sala di conversazione, decorata nel 1818 da Antonio Basoli, accoglieva il venerdì gli uomini e le donne più in vista della città. Anche Stendhal fu suo ospite più volte. Antonio Fiacchi la ricorderà come una “gentildonna di vecchio stampo, amante dell'arte e degli artisti”. Sarà nota anche per la sua dedizione alla causa giacobina e poi a quella dell'Unità italiana. Nelle cerimonie di gala usava portare al collo una catena d'oro con il ritratto di Napoleone.dettagli
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6 maggio 1846L'imperatrice di Russia di passaggio a BolognaIl 6 maggio alle 14 giunge da Firenze l'imperatrice di Russia Aleksandra Fedorovna (Carlotta di Prussia, 1798-1860). Dal 23 ottobre 1845 ha soggiornato a Palermo, assieme alla figlia Olga Nikolaevna (1822-1892), per curare la salute malferma. Dopo circa cinque mesi, ormai completamente risanata, ha intrapreso il viaggio di ritorno verso San Pietroburgo. Dal 17 marzo al 21 aprile è stata a Napoli. La zarina è attesa alla Pensione Svizzera (Albergo Brun) dal principe ereditario del Wurttemberg, futuro sposo di Olga. Riceve gli omaggi del card. Legato Luigi Vannicelli Casoni e dei Duchi di Modena e di Lucca venuti a Bologna appositamente per lei. In giornata nella carrozza del marchese Francesco Albergati Capacelli visita le "cose notevoli" della città e riparte il giorno seguente per Venezia.dettagli
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11 giugno 1846Supplica dei bolognesi al cardinale Sforza1.753 cittadini bolognesi firmano una supplica scritta da Gioacchino Napoleone Pepoli, Giovanni Marchetti, Marco Minghetti e Luigi Tanari e indirizzata al camerlengo Tommaso Riario Sforza (1782-1857) e ai cardinali impegnati in conclave per l'elezione del Papa. Vi sono descritti “con dignità e moderazione i gravi mali che hanno sofferti fin qui i sudditi delle Legazioni”. Al futuro Pontefice vengono richieste concessioni costituzionali, considerate “ormai troppo necessarie a queste popolazioni”. Si chiede che i Consigli provinciali possano esporre al Governo i desideri e i bisogni degli abitanti delle Legazioni. Il memorandum - al quale si associano anche cittadini di Ravenna, Imola e Ferrara - è consegnato a mano e arriva dopo la nomina del nuovo Papa. La fumata bianca per il cardinale Mastai Ferretti arriva dopo soli due giorni di conclave, al contrario di quanto è avvenuto per il Papa precedente.dettagli
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18 giugno 1846Illuminazione per l'elezione di Pio IXIl 1° giugno muore papa Gregorio XVI, considerato dai liberali un simbolo della reazione e dell'oscurantismo. I funerali si tengono il 12 giugno e subito dopo inizia il Conclave nel Palazzo del Quirinale. Questa volta la decisione dei cardinali è molto rapida: il 16 giugno, dopo soli due giorni di riunione, è eletto al soglio pontificio mons. Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878), già vescovo di Imola, con il nome di Pio IX. La notizia dell'elezione arriva a Bologna il 18 giugno ed è accolta con favore. Alla sera viene improvvisata una illuminazione generale. Il nuovo papa è considerato un innovatore, vicino alle posizioni dei liberali. A Imola ha avuto frequenti contatti con ambienti aristocratici orientati alle riforme. Ha conosciuto vecchi rivoluzionari del 1831 come Giovanni Vicini e Odoardo Pirazzoli. Il conte Giuseppe Pasolini lo ha accolto nella sua villa di Montericco, avviandolo alla lettura di opere come Le speranze d'Italia di Balbo o Il Primato di Gioberti. Secondo Aurelio Saffi con lui diventa possibile "rompere la prigionia degli spiriti e mutar le sorti d'Italia". Vi sono concrete speranze di una amnistia generale per i condannati politici.dettagli
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28 giugno 1846A Bologna si festeggia l'incoronazione di Pio IXDomenica 28 giugno è il giorno prescelto per festeggiare a Bologna l'incoronazione del nuovo Papa. Alla mattina vengono sparate salve d'artiglieria e le campane di tutte le chiese suonano a festa. La basilica di San Petronio ospita la cerimonia ufficiale con le autorità. Dopo la Messa solenne, è cantato il Te Deum. Nel pomeriggio si tiene la corsa del palio dei berberi - da Porta San Felice a Porta Maggiore - e alla sera gli edifici pubblici sono illuminati.dettagli
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16 luglio 1846L'Editto del PerdonoPio IX promulga l'Editto del Perdono, larga amnistia per gli oppositori politici “sinceramente pentiti”. Il provvedimento è generale, per tutte le colpe e tutti i colpevoli di “qualche macchinazione contro lo Stato” e suscita entusiasmo e speranze intorno alla figura del “Papa Liberale”. La notizia dell'amnistia giunge a Bologna il 17 luglio e provoca subito manifestazioni di giubilo, “grandi illuminazioni e uno strepito grande per tutta la città”. Sono 394 gli oppositori liberati dal carcere e 477 quelli che possono rientrare dall'esilio. Tra i bolognesi più noti vi sono Livio Zambeccari, Pietro Pietramellara, Sebastiano Tanari e il giuresconsulto Antonio Silvani. Pellegrino Rossi, diventato ambasciatore francese a Roma, testimonia delle reazioni nella capitale, dove "una folla immensa, lagrimante, commossa" riceve la benedizione del nuovo Pontefice. Gli amnistiati dovranno giurare sul loro onore "di non abusare in alcun modo né tempo dell'atto della sovrana clemenza" e di mostrarsi in futuro sudditi buoni e leali. Alcuni dei fuoriusciti, quali Carlo Pepoli e Terenzio Mamiani, rifiuteranno il giuramento, ma otterranno comunque il perdono.dettagli
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21 luglio 1846Magnifica luminaria per il “Sommo Editto”Il 21 luglio il “Sommo Editto” è esposto nei luoghi pubblici della città. Accanto al testo, affisso alle colonne, la gente appoggia fiori e ghirlande e tutti i negozi espongono il ritratto di Pio IX. Con il permesso delle autorità, alcuni giovani issano lo stendardo pontificio sulla torre Asinelli con le parole “Viva Pio IX“, mentre le campane delle torri comunali suonano a festa. Alla sera la città è splendidamente illuminata: i lampadari distribuiti simmetricamente fanno sì che nelle strade centrali la luce notturna sia più viva che di giorno. Nel Mercato di Mezzo, nei Vetturini, nelle vie Orefici e Clavature lo sfarzo è “sontuoso e stragrande”, così come sotto il portico della Dogana Vecchia e del Pavaglione. Nella Piazza Maggiore strapiena di gente e in Piazza della Pace risuonano musiche militari. Vengono acclamati il card. legato Vannicelli Casoni e l‘Arcivescovo Oppizzoni. Dappertutto sono appesi ritratti di Pio IX, ovunque versi e poesie inneggiano al nuovo Papa. Centinaia di popolani percorrono le strade “con bianchi stendardi e con torce al vento”, gridando il nome del Pontefice. In un punto le logge, i balconiLussureggian di drappi lucentiE di grazie già cantici e suoniScioglie il popol di Pace al Dator.Un sol grido alzar tutti gaudenti:A Pio Nono sia gloria ed onor (C. Masini) Due lapidi col testo dell’amnistia sono murate sul palazzo Rossini e all’angolo tra via Santo Stefano e Strada Maggiore, su quella che sarà chiamata la Colonna Pia.dettagli
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22 luglio 1846Adelaide Ristori al teatro del CorsoLa sera del 22 giugno al teatro del Corso la grande attrice Adelaide Ristori (1822-1906), definita “stella dell'Arte comica”, recita per beneficenza il dramma Il Proscritto, assieme ai Filodrammatici Concordi: i proventi della serata vanno agli esiliati poveri, che stanno per ritornare a Bologna dopo l'Editto del Perdono di Pio IX. Il teatro è gremito in ogni ordine di pubblico elegante. Interviene anche il cardinale Legato Vannicelli e il popolo, dimenticando il suo “equivoco carattere”, tenta di trascinare a braccia la sua carrozza. La Ristori, che ha debuttato a Bologna per il carnevale del 1845 con la compagnia Landozzi-Gattinelli, tornerà a recitare in ottobre al Teatro Contavalli nella Francesca da Rimini del Pellico, a favore dei poveri amnistiati. “Bella assai di volto e della persona”, destinata a rinnovare “il primiero, già da tempo perduto, splendore” delle scene italiane (Bottrigari), l'attrice friulana non disdegnerà di misurarsi ancora una volta a scopo benefico con i Concordi, apprezzata accademia di “soci recitanti”.dettagli
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23 luglio 1846Inno a Pio IX su musica di RossiniCinquecento tra strumentisti e cantori, ritti sulla scalinata di San Petronio, eseguono l'inno sacro dal titolo Grido di esultazione riconoscente al sommo pontefice Pio IX, composto su musiche di Gioachino Rossini. L'opera vale per il contenuto liberale. Per la parte musicale, il maestro pesarese adatta un coro composto in precedenza, a sua volta copiato dalle arie dell'opera lirica La Donna del Lago del 1819. L'esecuzione non è pari all'aspettativa, “per la vastità del luogo” e perché la piazza, stracolma di gente, si è “fatta inarmonica”, ma è comunque di grande effetto e riceve applausi entusiasti. Alla sera vi sono dimostrazioni popolari di giubilo sotto la residenza del Legato e dell‘Arcivescovo. Il 26 giugno si terrà in San Petronio un solenne Te Deum per l‘amnistia. In piazza un coro di giovani canterà un nuovo inno per Pio IX composto dal maestro Gaetano Magazzari.dettagli
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25 luglio 1846Recita straordinaria per gli "indigenti" graziatiSi tiene al Teatro Comunale una recita straordinaria a favore “di quegli indigenti che per la grazia sovrana ritorneranno fra poco in seno delle loro famiglie”. La Comica Compagnia Balduini e Rosa mette in scena la commedia La Figlia dell'Avvocato. L'attore Cesare Fabbri, tra un atto e l'altro, declama i cori delle tragedie di Manzoni Il Conte di Carmagnola e Adelchi.dettagli
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1 agosto 1846La deludente politica del cardinale GizziIl 1° agosto il cardinale Pasquale Gizzi (1787-1849), considerato un saggio amministratore e un sostenitore del progresso sociale, è nominato Segretario di Stato al posto del cardinale Lambruschini, decaduto alla morte di Gregorio XVI. Le speranze popolari per un rapido varo di riforme capaci di far fronte alla grave crisi economica e sociale in corso andranno però deluse. La circolare emanata da Gizzi il 24 agosto, da un lato promette miglioramenti, dall'altra esclude chiaramente l'introduzione di principi di stampo liberale: il Papa si dichiara contrario ad adottare "certe teorie inapplicabili". In settembre Marco Minghetti risponderà al documento del Segretario di Stato suggerendo rimedi urgenti, tra i quali la creazione di pattuglie cittadine per la sorveglianza notturna della città e per la prevenzione di delitti e furti. A pochi mesi dall'elezione di Pio IX, il Legato Vannicelli Casoni (1801-1877) ammetterà l'incapacità del governo di comprendere i bisogni dei suoi sudditi.dettagli
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agosto 1846Uno strano esperimento di Quirico FilopantiIn un caffè bolognese il prof. Quirico Filopanti (1812-1894) promuove, con la complicità degli avventori, una serie di esperimenti per conoscere “quale spazio occupi un dato numero di uomini” che stiano in piedi - e quindi la “capacità” - delle maggiori piazze e chiese di Roma e Bologna. L'intento è quello di fare un calcolo il più possibile vicino al vero del numero delle persone intervenute alle feste delle due principali città dello Stato Pontificio per l'amnistia concessa da Pio IX ai prigionieri politici. Filopanti è uno scienziato bizzarro, molto conosciuto a Bologna. Oltre che insegnare all'Università, tiene pubbliche conferenze filosofico-religiose e altre di argomento astronomico all'Arena del Pallone, con l'aiuto di un grande planisfero. Frequenta inoltre, di notte, il cimitero della Certosa, facendo studi scientifici sui fuochi fatui.dettagli
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5 agosto 1846Sfregiato l'Editto sulla "colonna pia"Una “prezzolata mano” danneggia il testo dell'aministia concessa da papa Pio IX ai prigionieri e agli esiliati politici, che era appeso a una colonna della Casa Figallo, all'angolo tra Strada Maggiore e via Castiglione nei pressi della Torre Asinelli. Il giorno successivo una nuova stampa dell'Editto del Perdono, assieme al ritratto e allo stemma di Pio IX, sarà di nuovo affissa in pompa magna sulla stessa colonna. In seguito il foglio sarà sostituito con una lapide di marmo, collocata a spese di molti cittadini. La cosiddetta “colonna pia” diventerà l'epicentro delle manifestazioni popolari a favore del Papa. Anche il padre barnabita Ugo Bassi terrà nel 1848 davanti ad essa alcune delle sue prediche infuocate. Un'altra lapide con l'atto d'amnistia di Pio IX verrà murata da Enea Bignami "nell'ultimo pilasto a levante dell'ornamentale palazzo Rossini" in Strada Maggiore. Entrambe le lapidi verranno improvvisamente rimosse - con rammarico di molti - dopo la caduta del governo pontificio.dettagli
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16 agosto 1846Seconde nozze per Gioachino RossiniIl 16 agosto nella cappella della villa del marchese Annibale Banzi fuori porta Santo Stefano, chiamata la "Rocca d'Amore dei Boccadiferro", Gioachino Rossini, vedovo di Isabella Colbran, sposa in seconde nozze Olympe Pélissier, dilettante di musica e sua fervente ammiratrice, conosciuta durante il suo soggiorno a Parigi. Dopo aver contratto nel 1829 una malattia venerea, diagnosticata nel 1832 come gonorrea cronica, il maestro è caduto in una grave depressione psicologica, anche per la ferrea dieta impostagli dai medici. Sarà grazie alla sua incrollabile devozione se potrà avere una "vecchiaia sopportabile". Alcuni critici imputeranno alla Pélissier, austrofila e di idee antiliberali, una pessima influenza sul maestro sul piano politico e giudicheranno il suo disamore per Bologna - ritenuta città troppo provinciale - uno dei motivi della scelta dei coniugi Rossini di abbandonare per sempre la città.dettagli
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14 settembre 1846Bertoloni al congresso degli scienziatiDal 14 al 19 settembre si tiene a Genova l'Ottavo Congresso degli Scienziati Italiani. Tra gli oltre mille partecipanti vi sono, per la prima volta, anche alcuni studiosi provenienti dallo Stato Pontificio, autorizzati da Pio IX, da poco asceso al soglio papale. Tra essi vi è il prof. Antonio Bertoloni (1775-1869), professore di Botanica all'Università e direttore dell'Orto Botanico bolognese, particolarmente felice di allacciare contatti con colleghi italiani e stranieri. Egli è a Bologna lo studioso con il più gran numero di relazioni internazionali: corrisponde e scambia sementi con 49 botanici europei. E' in fecondi rapporti anche con William Henry Fox Talbot, pioniere della fotografia.dettagli
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15 settembre 1846Arruolamento di spieIn una circolare del cardinale Legato Vannicelli Casoni ai governatori delle provincie si prega di arruolare un corpo di spionaggio ben pagato per operazioni segrete di repressione di “ladri e mal viventi”. E' inoltre istituito un corpo di “Piantoni”, cinquanta guardie notturne - scelte secondo alcuni tra persone “di dubbia fede e di corrotti costumi” - che hanno il compito di perlustrare di notte le vie della città. In questo periodo sono infatti frequenti i furti e le rapine. In ottobre il Legato renderà inappellabili le sentenze dei tribunali di primo grado, aumenterà le pene e ne chiederà l'immediata applicazione.dettagli
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20 settembre 1846Prime corse di cavalli "a sedioli" in MontagnolaIl 20 settembre, alle quattro e mezza pomeridiane, sull'anello del giardino della Montagnola, ridotto “ad elegante forma di Circo Equestre“, si svolgono le corse di cavalli al trotto “a sedioli”, cioè con speciali carretti a due ruote. Per il cronista del giornale la “Farfalla“ si tratta di “un nuovo genere di spettacolo“, al quale partecipa una “immensa folla di Bolognesi e di Stranieri“. Per la prima volta viene pubblicato un programma ufficiale. Vi prendono parte nove cavalli provenienti da varie regioni, divisi in tre batterie. Alcuni non vengono indicati per nome, ma solo con i caratteri della loro razza. Ogni vincitore delle gare “di sperimento“ ottiene una "elegante bandiera" con iscrizione tessuta in oro e partecipa alla gara finale “di primato”. I premi prevedono 80 scudi al vincitore, 50 al secondo e 30 al terzo. Si replica il 27 settembre e il successo è "brillantissimo": nonostante l'alto prezzo dei biglietti, si registra un notevole incasso. Le corse alla Montagnola diventeranno consuete negli anni seguenti. Vi sarà l'accesso libero ai prati per il popolo e l'erezione di tribune e palchi per coloro che desiderano posti riservati. Dietro il pagamento di un biglietto, sarà anche possibile accedere all'interno del recinto, che delimita il terreno per le corse con le carrozze e a cavallo. La pista della Montagnola, tuttavia, risulterà col tempo limitata - solo 560 m - e la sua forma circolare senza paraboliche non permetterà di sfruttare le qualità dei cavalli più veloci, soprattutto quelli importati. Nel 1888 sarà inaugurata una pista regolamentare fuori porta San Felice, a cura dei fratelli Zappoli.dettagli
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29 settembre 1846Festa a San Michele in BoscoPer la festa di San Michele una grande folla si reca alla Villa Legatizia di San Michele in Bosco, dove viene inaugurato un grande ritratto di papa Pio IX con epigrafe apologetica.dettagli
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novembre 1846Missione dei liberali moderati in VaticanoAgli iniziali entusiasmi seguiti all'elezione di Pio IX e ai suoi primi provvedimenti "liberali", negli animi dei cittadini bolognesi non tardano a subentrare delusioni e malumori, soprattutto per la politica di rigore del Legato cardinale Vannicelli Casoni (1801-1877). Egli gode di pessima fama: per molti continua a comportarsi come se fosse nel periodo gregoriano, inviando la polizia a reprimere le manifestazioni pubbliche a favore del nuovo Papa. Sono questa volta i moderati a prendere l'iniziativa di esporre al Pontefice le necessità urgenti delle Legazioni: una missione formata da Marco Minghetti, Luigi Pizzardi e Luigi Tanari, accompagnato dal suo precettore Gabriello Rossi, parte in novembre per Roma. Particolare successo otterrà Minghetti, che conquisterà la stima del Pontefice e inizierà nell'occasione la sua luminosa carriera politica. I bolognesi attribuiranno alla missione dei "girondini" l'allontanamento di Vannicelli e la sua sostituzione con il cardinale Luigi Amat (1796-1878), nominato il 21 dicembre nuovo Legato. Quest’ultimo è noto per le sue simpatie alla causa dell'unità nazionale ed è apprezzato dai liberali. Il 30 dicembre riceve accoglienze entusiastiche a Ravenna, nel corso del suo viaggio verso Bologna.dettagli
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3 novembre 1846Concessione delle pattuglie cittadineIl 3 novembre, mentre al Teatro Comunale è in corso la prima della Sonnambula di Bellini, giunge la notizia che il Papa ha concesso l'istituzione di una guardia civica per la tutela dell'ordine pubblico. Subito in teatro si levano gli evviva all'indirizzo di Pio IX e gli spettatori sventolano fazzoletti bianchi, che, assieme alle cortine color giallo dei palchi, vengono a formare i colori della bandiera pontificia. A coronamento della festa, è chiesta a gran voce la replica dell'Inno alla Clemenza, eseguito alcune sere prima da un coro di dilettanti a scopo di beneficenza. Le pattuglie cittadine sono organizzate a Bologna prima che altrove e la formazione avviene con grande disciplina, tanto che la città viene definita "modello d'Italia". Fanno parte della guardia uomini tra i 21 e i 60 anni, in gran parte possidenti, negozianti, professionisti. Sono esclusi i domestici, gli operai avventizi e in generale le persone di malaffare. I pattuglianti sono vestiti in borghese e senza particolari distintivi. Sono armati con pistole, fucili, bastoni animati, sciabole. Qualora il Capo Pattuglia lo ritenga conveniente portano una bandoliera. Rispetto alla Guardia Civica del 1831 questa ha compiti molto limitati, che si riducono alla perlustrazione notturna di strade e a modesti servizi di polizia interna.dettagli
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7 novembre 1846Deliberata la costruzione di una rete ferroviaria nello Stato PontificioUna notificazione del Segretario di Stato card. Pasquale Gizzi del 7 novembre autorizza la costruzione di una articolata rete ferroviaria nello Stato della Chiesa. Secondo le indicazioni dell'apposita commissione nominata in agosto dal Papa - composta dai prelati Roberti, Marini, Antonelli e Grassellini e dal duca Mario Massimo - sono previste quattro linee "di principale importanza". Partendo tutte da Roma esse conducono a Ceprano, nei pressi del confine napoletano, a Porto d’Anzio e a Civitavecchia. La linea più articolata collega la capitale ad Ancona attraverso "i luoghi più popolosi dell'Umbria", quindi prosegue per Bologna seguendo il tracciato delle vie Flaminia e Emilia. E' previsto un premio - una medaglia d’oro del valore di mille scudi - a chi saprà indicare "il passaggio più facile e meno costoso" tra l’Umbria e le Marche. Il progetto della rete ferroviaria pontificia dovrà essere presto accantonato per il rapido mutare dei tempi, tra sconvolgimenti politici e "tempeste di guerra".dettagli
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23 novembre 1846Beffa patriottica dell'attore GattinelliIl 23 novembre al Teatro del Corso l'attore Gaetano Gattinelli (1806-1884) ha in programma, per la sua serata di beneficio, La famiglia di Cristiano VII di Danimarca, una commedia di Eugène Scribe già rappresentata a Bologna nel 1839. Il testo non sembra porre molti problemi alla censura, ma l'attore, nell'interpretare uno dei ministri del re, pronuncia una battuta, che sembra chiaramente alludere alle Guardie Svizzere presenti in città, parlando di soldati "venuti qui sozzi e mal nutriti per rivestirsi e satollarsi a nostre spese". Le proteste del colonnello degli Svizzeri presso il legato Vannicelli, considerato dal popolo "venduto" agli occupanti Austriaci, provocano la sospensione delle repliche dello spettacolo, ma la sera successiva il pubblico inscena a teatro una rumorosa protesta, con la polizia che fa sgombrare la sala, mentre un gruppo di studenti rovescia panche e sgabelli. Alcuni spettatori saranno arrestati e la Compagnia Reale Sarda sarà costretta a lasciare Bologna in gran fretta. Gli accertamenti della polizia chiariranno che la frase incriminata non era nel testo originale di Scribe. Le responsabilità di questa beffa sono probabilmente dello stesso Gattinelli, patriota di simpatie mazziniane, già allievo di Francesco Lombardi e successore di Luigi Vestri nella Compagnia Reale Sarda. L'attore, originario di Lugo, rampollo di una famiglia sulle scene per diverse generazioni, tornerà spesso a Bologna, sempre accolto con entusiasmo. Con la sua bravura contribuirà, ad esempio, al successo dei drammi di Gioacchino Napoleone Pepoli. Non nasconderà mai la sua concezione della recitazione come mezzo per diffondere ideali patriottici.dettagli
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dicembre 1846Società per la ferrovia Bologna-PorrettaUna Società di quindici possidenti bolognesi chiede, tramite il Legato, al governo pontificio il permesso di iniziare gli studi per una linea ferroviaria da Bologna alla Toscana, "grandemente invocata dal bisogno delle popolazioni, e dallo interesse dello Stato". Lo studio è affidato al prussiano Pohlmayer e al bolognese Brunelli e il risultato è consegnato all'inizio di dicembre. Il 30 gennaio 1847 la Società presenterà alla Segreteria di Stato il progetto definitivo, comprendente la Relazione economica, un Rapporto tecnico e una bozza di Statuto.dettagli
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5 dicembre 1846Falò "liberali" sull'AppenninoEsponenti liberali e democratici in esilio come Terenzio Mamiani (1799-1885) e il Comitato di Parigi (Manin, Pepe e altri) organizzano nella notte del 5 dicembre, centenario della cacciata degli Austriaci da Genova, l'accensione di grandi fuochi sulle cime dell'Appennino, dalla Liguria all'Umbria. Anche a Bologna si vedono numerosi fuochi sui punti più alti delle colline. In Toscana e a Modena molti giovani, autori di questa “dignitosa espressione” di unione del popolo italiano, verranno arrestati.dettagli
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25 dicembre 1846Muore la pittrice Anna MignaniLa pittrice Anna Mignani (1786-1846) muore in povertà e dimenticata. Allieva di Jacopo Calvi, detto "il Sordino", che le riconobbe "ingegno e disposizione adattata a fare un’ottima riuscita", nel 1810 espose la sua prima opera: una grande pala d’altare raffigurante San Francesco. Il successo e la reputazione crebbero negli anni seguenti, tanto che nel 1824 venne aggregata come accademica d’onore all’Accademia di Belle Arti. Intanto portò a termine numerose commissioni per opere sacre e profane in città e in provincia. Tra esse un San Giovanni Battista in ovato nella chiesa della Certosa, una copia dell'Assunta del Guercino per palazzo Tanari e una del Transito di San Giuseppe del Franceschini per la chiesa di San Giuliano. Inoltre un San Mauro Abate per la chiesa dei Celestini, una pala con San Gioacchino e Anna, la Beata Vergine e il Salvatore per la chiesa di San Paolo, una Madonna della Ghiaia per la chiesa di San Nicolò e un quadro con Santa Filomena per la basilica di Santa Maria Maggiore. Tra i tanti ritratti, fece quello di re Ferdinando VII per il Collegio di Spagna. Fu purtroppo sempre molto poco pagata, perché, come scrisse il segretario dell‘Accademia Cesare Masini, “l’opinione del pubblico è sempre minore pei lavori di mano femminina”. Dopo la morte del marito Giambattista Grilli Rossi, professore di retorica, dovette chiedere un sussidio di sopravvivenza: “appena ebbe tre scudi il mese per bontà e grazia del Prefetto degli Studi e dell'Arcicancelliere dell'Università” e un piccolo aiuto dal prof. Valeriani. La mancanza di commissioni la costrinse a cambiare abitudini di vita: fu scelta dal parroco di Sant'Isaia come maestra delle educande Salesiane e alcuni "distinti signori" della città la chiamarono ad insegnare il disegno alle loro figlie.dettagli