Ritratti in dagherrotipo
Anche se solo in forma saltuaria è avviata a Bologna la produzione di ritratti in dagherrotipo, cioè secondo il procedimento fotografico messo a punto nel 1839 dal chimico e fisico francese Louis Daguerre (1787-1851).
In agosto opera in città Josephine Dubray, una signorina esperta delle invenzioni più recenti, che si dichiara disposta a dare lezioni ai dilettanti e a vendere una macchina completa per "Daguerotipi".
Nel mese di ottobre giunge da Parigi Claude Porraz, che esegue ritratti della famiglia senatoria degli Albergati e viene ospitato nel palazzo di via Saragozza.
Anch'egli è disponibile a insegnare "i processi pratici e teorici dell'Arte". Ha una esperienza di tre anni e ha frequentato Daguerre, i famosi ottici Chevalier e Marc Antoine Gaudin, inventore di un nuovo processo di sviluppo.
E' in grado, tra l'altro, di applicare il colore ai suoi ritratti, cosa che, però, alcuni giudicano un cedimento a gusti volgari.
Le immagini fotografiche ottenute con le tecniche di Daguerre e Niepce non sono riproducibili. Per impedire l'annerimento, le preziose lastre di rame sono di solito conservate sotto vetro, in cofanetti intarsiati.
- Bologna perlustrata dai fotografi: 1846-2000, a cura di Angela Tromellini, in: Archivio Fotografico Cineteca Bologna, Bologna, Centro stampa del Comune, 2002, p. 7
- Fotografia & fotografi a Bologna, 1839-1900, a cura di Giuseppina Benassati, Angela Tromellini, Casalecchio di Reno, Grafis, 1992, pp. 40-41
- Guia Lelli Mami, Da Parigi con dagherrotipo, in: “IBC”, 1 (2028), pp.
- Guia Lelli Mami, Josephine Dubray da Parigi a Cesena passando per Firenze, in: “Antologia Vieusseux, 68 (2017), pp.