Centenario della traslazione del capo di San Petronio
Dal 26 al 28 maggio si svolgono le solenni commemorazioni per il centenario del trasferimento del capo di San Petronio, protettore della città, nella basilica a lui dedicata.
Il Sacro Capo è custodito in un tabernacolo donato dalla Società delle Arti, una "vaga Macchina tutta di argento di lapis lazuli elegantemente fornita", opera di Francesco Giardoni Romano.
La cappella in cui la reliquia è conservata - la seconda a sinistra della basilica dedicata al santo vescovo - venne ornata ornata sontuosamente in stile barocco sotto la guida dell'architetto Alfonso Torreggiani (1682-1764).
Fu fatta costruire da Pompeo Aldrovandi (1668-1752), potente cardinale di famiglia patrizia bolognese, già arcivescovo di Cesarea e patriarca di Gerusalemme.
Durante le celebrazioni il suo nome non viene citato, con grande dispiacere degli eredi. E' ricordato solo il ruolo di papa Benedetto XIV (1675-1758).
La festa è celebrata dai panegirici di tre canonici. La domenica al vespro si svolge una processione alla quale partecipano i Cappuccini, i Minori Osservanti e tutto il clero.
Alla messa solenne del lunedì intervengono il legato Spinola, l'arcivescovo Oppizzoni e il senatore Guidotti. Nel complesso la festa è giudicata "ben poca cosa ... a riguardo di un così munifico Santo in così illustre città" (Monari).
All'esterno della cappella, su via dell'Archiginnasio, viene collocata una lapide che ricorda l'evento con la legenda: Pone lapidem / Felsinae Thesaurus.
Nel 2000 accanto al Sacro Capo saranno trasferiti anche i resti del corpo del santo, custoditi per secoli nella basilica di Santo Stefano.
- Giovambattista Melloni, Atti, o memorie degli uomini illustri in santita nati, o morti in Bologna, Bologna, per Lelio dalla Volpe impressore dell'Instituto delle Scienze, 1773-1788, vol. 1., p. 574
- Alberto Menarini, Athos Vianelli, Bologna per la strada. Leggende e curiosità, Bologna, Tamari, 1973, p. 88
- Cesare Monari, Storia di Bologna divisa in libri otto, Bologna, Antonio Chierici, 1862, pp. 800-801