Regolamento delle Scuole Pie
Un nuovo Regolamento, voluto dall'Arcivescovo card. Oppizzoni, rivede tutti gli aspetti della vita scolastica. L'amministrazione delle scuole è affidata a una Commissione, che sostituisce l'antica Congregazione laica. Essa è composta di dodici membri, dei quali solo quattro ecclesiastici.
E' stabilito che le Scuole Pie devono servire per i bambini poveri, ma sono comunque esclusi i figli degli accattoni e di coloro che esercitano mestieri "vili". I bambini agiati sono ammessi, a pagamento, solo se non impediscono l'ingresso dei bisognosi.
I maestri devono “assuefare” gli scolari all'uso della lingua italiana al posto del dialetto e inculcare precetti di educazione civica. E' vietato l'uso di sferze e percosse. Sono permesse solo “mortificazioni” e penitenze “discrete”. Più delle punizioni, però, devono essere i premi a invogliare allo studio.
La modifica più sostanziale è la distinzione delle classi in inferiori (scuole elementari) e superiori (scuole medie). Le prime sono gratuite per tutti, le seconde a pagamento per gli agiati e gratuite per i bambini poveri meritevoli e predisposti.
Le scuole centrali prevedono 10 classi di aritmetica, 2 di calligrafia, 1 di disegno, 1 di canto e 3 di latino; quelle cantonali corrispondono alle scuole dei Quattro Quartieri, fondate nel 1830 dal canonico Sebastiano Capelli.
- Giuseppe Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, rist. anast., Sala Bolognese, A.Forni, 1975, vol. 4., pp. 390-391
- Maria Domenica D'Elia, Diritto all'istruzione e scuola pubblica, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 289-290 (data cit.: 1838)
- Rodolfo Fantini, L'istruzione popolare a Bologna fino al 1860, Bologna, Zanichelli, 1971, pp. 34-35
- Gianfranco Tortorelli, ll torchio e le torri. Editoria e cultura a Bologna dall'Unità al secondo dopoguerra, Bologna, Pendragon, 2006, pp. 164-165