Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1836La scuola Minarelli si trasferisce in Palazzo Pepoli NuovoLa scuola elementare privata di Camillo Minarelli (1781-1854), ospitata nell'ex convento di S. Margherita, si trasferisce nel Palazzo Pepoli Nuovo in via Castiglione. Il maestro è stato “assolto da ogni censura” nell'agosto 1833, dopo essere stato allontanato dall'insegnamento nelle Scuole Pie. Nel 1831 era stato accusato di essere “uno dei principali motori della rivolta” nelle scuole e di aver composto poesie “in lode dei ribelli”, ma un suo ampio memoriale, in cui dichiarava di avere sempre mantenuto gli scolari “nella più perfetta sottomissione e tranquillità”, aveva convinto l'Arcivescovo Oppizzoni e la Commissione di Polizia. La sua scuola diventerà una delle più prestigiose a Bologna e da essa usciranno allievi che diverranno famosi, quali Rodolfo Audinot e Francesco Rizzoli. Soprannominato il “Nestore dei maestri”, Minarelli sarà il primo a Bologna ad insegnare stenografia.dettagli
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1836Cessa il Commissariato straordinarioE' abolita la carica di Commissario straordinario e ritorna il sistema dei legati ecclesiastici in ogni provincia, in vigore prima del 1831. La ferrea autorità dei cardinali Albani, Brignole, Spinola, Lucciardi e Macchi, che si sono succeduti nella carica, è valsa a imporre nuovamente il rispetto della legalità del turbolento territorio delle Legazioni. Qui si è intrapresa un'azione capillare di controllo sociale, affidata anche ai reparti speciali dei Volontari e dei Centurioni, formati da fanatici Sanfedisti. Bologna, in particolare, è tornata - almeno apparentemente - tranquilla e ligia al governo e per quasi dieci anni sembrerà dimenticare le sue apirazioni di progresso e libertà.dettagli
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1836L'espansione delle risaie non si fermaLe risaie continuano ad estendersi nel territorio bolognese, nonostante sia tuttora in vigore la Notificazione Frosini (1816), che ne limita notevolmente la possibilità di impianto, soprattutto a breve distanza dai centri abitati. Secondo un memoriale al Papa di undici parroci della zona di Minerbio, le risaie, “che dovevano cessare dopo lo stabilito triennio di permissione”, sono ancora in gran parte esistenti. Quelle soppresse dopo il raccolto del 1816 “sono in non poca parte rimesse con pretesti di colmate e di bonificazione” e ogni giorno vengono estese a danno “della pubblica salute, della morale e della religione”. Non cesseranno, negli anni successivi, le denunce contro gli “insaziabili speculatori”, che riducono fertili campi in risaie malsane e paludose e che, con dispendiosi lavori idraulici, annegano campagne, atterrano case, alberi, vigne. La coltivazione del riso trova condizioni favorevoli, oltre che nella natura valliva della zona, anche nella disponibilità di operai sottoccupati. Dalla montagna e dalle aree a coltura asciutta provengono braccianti e lavoratori occasionali. A metà dell'Ottocento l'area risicola registra un incremento medio di popolazione del 40%. La elevata redditività delle risaie porta i proprietari ad aumentare la coltura, “avvalendosi di mano d'opera sempre più a basso costo e giungendo ad assumere non solamente uomini robusti, ma donne e persino fanciulli di 8-10 anni” (Samoggia). Nella bassa pianura bolognese - come in quella ferrarese e ravennate - l'espansione delle risaie è anche in relazione con la diffusione della malaria. L'allagamento di estesi territori esercita “una influenza malefica sui lavoratori”. Nelle parole del farmacista di Selva Malvezzi (1857) si legge un tragico bilancio umano: le colture umide riducono “alla misera condizione di braccianti tanti buoni e industriosi coloni per gettarli poi, stretti dalla fame, in mezzo a quelle fangose terre, a quel clima divenuto pestifero, a quelle acque corrotte, a quelle esalazioni fetenti e perniciosissime”. Mentre le opere di bonifica nella provincia bolognese progrediranno lentamente, le aree a risaia, dopo la rapida diffusione nel periodo napoleonico, continueranno ad ampliarsi, ai margini delle valli, almeno fino al 1880. La precaria situazione dei lavoratori agricoli sarà alla base degli scioperi e delle lunghe lotte sindacali nella seconda metà del XIX secolo e all'inizio di quello successivo, come del radicamento del socialismo nei comuni della Bassa.dettagli
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1836La ditta di ferri chirurgici Fratelli LolliniGiovanni Battista Ercolani, giovane studente in medicina, ordina una cassetta di ferri chirurgici a due artigiani fabbricanti di lancette alle prime armi, Pietro e Paolo Lollini. Il futuro luminare della scienza si dirà sempre "orgoglioso di essere intimo dei fratelli Lollini". Di famiglia poverissima, essi hanno iniziato la loro attività grazie a Marco Minghetti, presso il quale la sorella era a servizio. Diverranno proprietari di una delle aziende italiane più famose nella fabbricazione dei ferri chirurgici, che acquisirà nel tempo grande prestigio, fino a divenire fornitrice della Real Casa. Nel 1862 i Lollini vinceranno il primo premio all'Esposizione universale di Londra. Nel 1867, al ritorno dalla Esposizione di Parigi, dove la ditta ha riportato la medaglia d'oro, Paolo sarà accolto alla stazione dal sindaco Pepoli e dagli operai in festa. Purtroppo il dissesto finanziario della ditta lo porterà, l'anno seguente, al suicidio. Nel 1882 l'impresa, nuovamente in grave difficoltà, riceverà un sostanzioso aiuto dalla Loggia massonica "Rizzoli". Nel 1896 i Lollini impianteranno un piccolo reparto di "ortopedia meccanica" presso il nuovo Istituto ortopedico Rizzoli. Sotto l'impulso di Alessandro Codivilla e Augusto Lollini, figlio di Pietro, deriveranno da esso le prestigiose Officine Ortopediche Rizzoli. Nel 1915 Augusto Lollini si trasferirà a Milano per dirigere l'Officina nazionale di protesi per i mutilati di guerra.dettagli
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1836Domenico Ferri scenografo a ParigiDomenico Ferri (1795-1874) dipinge a Parigi una Veduta della Cattedrale di Caen, seguendo il filone di gusto "neogotico". Il quadro sarà donato dall'autore al Comune di Bologna e collocato nella residenza del Consiglio e della magistratura comunale, per finire, poi, alle Collezioni comunali d'arte. Originario di Salva Malvezzi, Ferri è considerato, assieme a Basoli, il più celebre scenografo bolognese dell'800. Agli inizi degli anni Trenta si è affermato a Parigi al Théatre Italien e ha collaborato alla messinscena delle opere di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi. Nel 1847 sarà autore, assieme all'allievo Luigi Verardi, della decorazione del soffitto e del sipario del Covent Garden di Londra. Lavorerà anche a Mosca al Cremlino. Dal 1854 passerà al servizio dei Savoia, curando decorazioni e restauri al Castello di Moncalieri, a Palazzo Carignano, al Palazzo Reale e al Valentino. Come artista della corte sabauda nel 1860 seguirà a Bologna l'adattamento degli appartamenti reali nella “suburbana villa di San Michele in Bosco”.dettagli
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1836La villa PanglossianaViene posta in vendita la Villa Panglossiana, situata a Montechiaro, sulle colline del Sasso, a una quindicina di chilometri da Bologna. Fa parte di un piccolo borgo extraurbano, con botteghe artigiane. Fu fatta costruire all'inizio dell'800 dal prof. Gaetano Conti (1773-1834), docente di medicina legale all'Università di Bologna, con l'intento di accogliere i migliori rappresentanti dell'arte e della cultura bolognese del periodo. Il nome richiama Pangloss, il precettore del Candide di Voltaire, di cui il professore assunse anche il motto: “Tout pour le mieux”. L'edificio, su tre piani, è dotato di loggia passante, secondo la migliore tradizione delle villeggiature bolognesi. Un'insegna sulla porta recita “Mihi et amicis”. E' attorniato da un parco romantico, con un tempietto dedicato a Pangloss, rovine gotiche e una grotta. Un piccolo, ingegnoso cannone, attivato dal sole, spara un colpo di cannone a mezzogiorno. Ritrovo di buongustai, la Panglossiana era citata nel Code des gourmands, che in Francia faceva testo. Gli ospiti lasciavano ricordi scritti, pensieri, disegni. I pittori a volte ricambiavano l'accoglienza affrescando le pareti. Tra i frequentatori illustri vi sono Luigi Cherubini (1760-1842), che a Bologna fu studente, il conte Carlo Pepoli, amico di Leopardi, il cardinale e celebre poliglotta Giuseppe Mezzofanti, il prof. Francesco Rizzoli, padre dell'ortopedia moderna.dettagli
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1836Ampliamenti delle strade fuori delle muraTra il 1836 e il 1848 il Municipio spende quasi 15.000 scudi per adattamenti e ampliamenti delle strade esterne lungo le mura della città, al fine di creare "un pubblico passeggio a viali arborati con sedili".dettagli
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19 gennaio 1836Il conservatore Lambruschini sostituisce BernettiIl cardinale Luigi Lambruschini (1776-1854) è nominato il 19 gennaio Segretario di Stato, in sostituzione del cardinale Bernetti, fautore di un moderato riformismo e non gradito al cancelliere Metternich. Seguirà papa Gregorio XVI nella sua politica rigidamente conservatrice e antiliberale. Si dimetterà alla morte del Papa nel 1846 e, nel conclave successivo, sarà uno degli avversari del cardinale Mastai Ferretti.dettagli
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marzo 1836Il "Guglielmo Tell" di Rossini alla Società del CasinoNella Quaresima del 1836 presso la Società del Casino, situata nel palazzo Bolognini Amorini Salina, viene eseguito, per la prima volta a Bologna, in forma di concerto, il Guglielmo Tell, ultima opera di Gioachino Rossini. Tra gli interpreti vi sono il baritono Paolino Ferretti, il tenore Gaetano Nerozzi, Vincenzo Lucantoni e la contessa Lazise. L'opera è ancora vietata dalla censura nei teatri dello Stato Pontificio, a causa del libretto tratto dal dramma omonimo di Friedrich Schiller, sospettato di inneggiare alla libertà del popolo italiano.dettagli
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12 marzo 1836Il mago BoscoAl Teatro del Corso ha luogo la prima Accademia di Magia Egiziaca e Giuochi di Prestigio, proposta al “colto Pubblico” e all' “inclita Guarnigione” austriaca di Bologna dal celebre prestidigitatore Bartolomeo Bosco. Di origine torinese, è conosciuto nelle corti europee per la sua agilità di mano “nel far comparire e sparire, nel tramutare, sotto gli occhi degli spettatori, gli oggetti più voluminosi, senza che la vista umana possa avvedersene”. I Francesi lo chiamano Nostradamo o Cagliostro redivivo e dappertutto è considerato una delle rarità italiane viventi, una sorta di Paganini della magia. La sua accademia prevede tre intrattenimenti diversi: Turando l'incantatore, la Miscellanea delle Fate e la Fata Morgana, ognuno con giochi nuovi, a parte quello delle Palle invisibili, che è ripetuto in apertura in tutti e tre. Questa specie di gioco dei bussolotti rivisitato è, infatti, il più straordinario degli "incantesimi" di Bosco: vi si avvicendano “pallottole a vari colori e di grandezza diversa”, che, nelle sue mani, diventano “visibili e invisibili colla maggior grazia e sicurezza del mondo”. Per lo spettacolo del 12 marzo il teatro è “pieno a ribocco”, tanto che alcune centinaia di persone dovranno tornare alle repliche. Il mago Bosco avrà sempre grande successo. Passerà alla storia lo spettacolo della sua finta fucilazione, dalla quale il mago sarà solito emergere, illeso, in una nuvola di fumo.dettagli
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1 maggio 1836La "Sonnambula" di Bellini con la Tacchinardi PersianiIl 1° maggio, al Teatro Comunale, si tiene l'ultima recita della Sonnambula di Bellini. La sala è piena e gli applausi per la grande soprano Fanny Tacchinardi Persiani (1807-1867) scrosciano “immensi e continuati” durante tutta l'opera e particolarmente nel rondò finale, più volte replicato. La diva deve uscire otto volte sul proscenio per ricevere le ovazioni del pubblico. Già dalla prima recita, avvenuta il 17 aprile, ha destato, nel ruolo di Amina, “un entusiasmo indicibile”, incantando gli spettatori con la sua voce “scorrevole, elastica, sonora, intonata, estesissima”. La carriera della Tacchinardi passerà di successo in successo, particolarmente apprezzata nelle opere di Donizetti. Nel 1854 tornerà a Bologna, cantando nella Lucia di Lammermoor e nel Barbiere di Siviglia. Sposa del compositore Giuseppe Antonio Persiani (1799-1869), terminerà la carriera a Parigi, dove insegnerà anche canto.dettagli
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10 maggio 1836Una pericolosa varietà di ideeUna informativa inviata il 10 maggio dal direttore della polizia al cardinale Vincenzo Macchi, commissario straordinario pontificio per le Legazioni, mostra grande preoccupazione per ciò che avviene nella Società del Casino di Bologna, il club aristocratico divenuto, dopo la riforma del 1823, il ritrovo della classe dirigente locale. Nelle sale di Palazzo Amorini è espressa una pericolosa varietà di posizioni politiche. Coloro che si sono compromessi nei moti del 1831 continuano, in molti casi, a figurare negli elenchi dei soci. Nel gabinetto letterario hanno influenza alcuni giovani, seguaci delle dottrine di Saint-Simon e attenti a problematiche come la mendicità e la disoccupazione, primi bagliori della questione sociale.dettagli
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28 maggio 1836Ferdinando II re di Napoli di passaggio a BolognaIl 28 maggio Ferdinando II di Borbone conte di Napoli e re delle Due Sicilie (1810-1859) giunge a Bologna proveniente da Roma e prende alloggio all‘Albergo di San Marco. Dopo aver ricevuto gli ossequi del Commissario straordinario delle Legazioni card. Macchi, dell‘Arcivescovo card. Oppizzoni e del pro-legato Vannicelli, visita “le cose notevoli” e “i principali stabilimenti scientifici“ della città. Il giorno seguente assiste in divisa da colonnello a una parata di truppe austriache e pontificie nella seliciata di San Francesco. Al termine parte per Modena dove sarà ospite del Duca Francesco IV.dettagli
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26 luglio 1836Festa memorabile in onore di Rossini a Villa SampieriNella villa di Anna e Francesco Antonio Sampieri a Casalecchio si tiene una festa memorabile “in onore del Maestro Cavalier Rossini”. Il celebre flautista Theophilus Bucher (1802-1871) esegue un’aria dalla Donna del lago, opera dello stesso marchese, ben noto, oltre che come direttore artistico della Società del Casino, anche come compositore e musicista. Lo spettacolo si svolge sul laghetto della villa, dove “quindici belle e aggraziate dame vestite di bianco” cantano fra festoni colorati. Viene eseguito anche un inno a Rossini.dettagli
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28 luglio 1836La "Norma" con Giuditta Grisi al ComunaleIl 28 luglio va in scena al Teatro comunale la Norma, tragedia lirica del maestro Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani. Il ruolo principale è affidato al mezzosoprano Giuditta Grisi (1805-1840), cantante specializzata soprattutto nei personaggi rossiniani, ma si distinguono anche Ernestina Grisi (Adalgisa), Lorenzo Bonfigli (Pollione) e Carlo Porto Ottolini (Oroveso). L'orchestra del Comunale è diretta dal primo violino Nicola De Giovanni. Lo spettacolo ha successo. Giuditta Grisi, "applauditissima in tutti i pezzi", è apprezzata per il suo "bel metodo di canto". Il decennio caratterizzato dalle opere di Bellini (La sonnambula, Norma) e Donizetti (Parisina, Belisario, Lucia di Lammermoor) è anche a Bologna "un inno alla stagione migliore del belcanto" (Verti). Al comunale si esibiranno i migliori interpreti: dalla Fanny Tacchinardi Persiani a Giorgio Ronconi e Napoleone Moriani. Giuseppina Strepponi canterà nel 1837 in Marin Faliero, nel 1839 Erminia Frezzolini sarà Anna Bolena.dettagli
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agosto 1836La "Zaira" di Voltaire con Lombardi al teatro del CorsoIn agosto Francesco Lombardi (1792–1845) è protagonista, nella parte di Orosmane, della Zaira di Voltaire al teatro del Corso, in una recita di beneficenza a favore di una famiglia indigente. Lo accompagnano la brava Internari e l'“infaticabile” Domeniconi. Il Lombardi, attore tragico molto promettente, con un'anima “tutta fuoco, tutta entusiasmo”, dotato di quell'estro che identifica il vero artista, ha lasciato prematuramente le scene, ha rinunciato ai suoi trionfi e si è ritirato a Bologna tra “le dovizie e gli agi” in casa dei principi Hercolani. Dal suo rifugio emerge saltuariamente, come in questo caso, mosso da spirito filantropico e l'antico smalto non sembra perduto. “Simili artisti – è il commento di un critico che ha assistito allo spettacolo – anche dopo molti anni di quiete e di ozio, si ricordano che furono esimii, e che il sono tuttora, né si smentiscono mai: anzi pare che all'uscire dal lor letargo diventino più valorosi”.dettagli
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20 settembre 1836Il colera e le Commissioni Provinciali di SanitàUna grave epidemia di colera, iniziata nel luglio 1835, colpisce soprattutto il Regno delle Due Sicilie, dove muoiono circa 160.000 persone. La sanità pubblica in genere può far poco, perché il cholera morbus è praticamente sconosciuto in Italia. Il 20 settembre nello Stato pontificio le Commissioni Provinciali di Sanità, situate nei capoluoghi, sono rese permanenti e vengono affiancate da Deputazioni comunali e parrocchiali. Il loro obiettivo è "vegliare alla tutela della salute continentale" e rimuovere le cause che possono alterarla. A Bologna vengono anche adottate alcune misure preventive: è migliorata la nettezza urbana tramite "spazzature metodiche", è chiuso l'acquedotto di Fiaccacollo, sono costruite chiaviche di spurgo e altre vengono tombate, è attuata una maggiore vigilanza "nella vendita delle carni, delle bevande, ed in generale di tutti i commestibili". Le deputazioni sanitarie allestiscono depositi di medicinali e costituiscono riserve di polvere per i suffumigi atti a disinfestare gli ambienti, composta di ossido di manganese, sale, acido solforico e cloruro di calce. Si sparge la voce che, in vari luoghi della città e del contado, "le porte delle case, catenacci, cantonate" sono unte e si teme che "stante i mali contagiosi ... dette ontioni" siano opera di "persone empie".dettagli
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3 ottobre 1836La “Parisina” di Donizetti al Teatro ComunaleLa giovane soprano bolognese Rita Gabussi è protagonista dell’opera Parisina di Gaetano Donizetti, che va in scena il 3 ottobre al Teatro Comunale. Lo spettacolo risulta “veramente regio”: le parole di F. Romani sono piene di “poesia, passione, verità”, la musica di Donizetti è “grave, elaborata, profonda”. Benché le note dell’opera, scritte per la primadonna Carolina Unger, non siano le più adatte per la Gabussi, ella “tanto spiega la forza del suo alto sentire in una ragionata e nobilissima azione”, da riuscire a strappare applausi convinti. Un generale successo ottiene anche il ballo in cinque atti, diretto da Paolo Samengo. Da lunghi anni Bologna non ne ricorda uno così bello. Grande entusiasmo suscita il grande “passo a tre” eseguito dai ballerini Castelli e Rosatti e soprattutto dalla “inarrivabile” danzatrice e mimo Brugnoli-Samengo, tanto “leggiadra, vaga e graziosa”. Anche l’edificio del teatro offre una piacevole novità: una magnifica sala di conversazione, ricca di bei dipinti e mobili eleganti e illuminata da un “vaghissimo” lampadario. Figlia del patriota Giuseppe, Rita Gabussi (1815-1891), si dedicherà con successo soprattutto al repertorio di Rossini e Donizetti, affrontando le parti già interpretate dalla Unger e da Maria Malibran. Sposerà il tenore Achille de Bassini.dettagli
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2 novembre 1836La Società per gli Asili infantiliSi costituisce a Bologna una Società di lavoro in favore delle scuole infantili. Il suo scopo è dimostrare, secondo le idee del sacerdote Ferrante Aporti (1791-1858), i vantaggi di un'associazione di donne che lavorano assieme a favore di bambini poveri raccolti negli asili. E' la prima associazione femminile costituita a scopo benefico con un proprio statuto e regolamento. La raccolta di denaro per la causa è promossa tramite una pubblicazione dal titolo “Il Buon Mattino”, che comprende anche scritti di Silvio Pellico e dell'abate Raffaello Lambruschini. Essa è accompagnata da una lettera firmata da un gruppo di donne, di cui fanno parte Rosa Minghetti, Maddalena Mignani - una delle Grazie del Foscolo - e Brigida Fava Ghisiglieri, madre di Luigi Tanari. Una delle prime iniziative concrete del comitato sarà l'apertura sperimentale, il 2 novembre 1836, di una sala-asilo nella casa del dott. Andrea Bovi, in via del Fico. Qui saranno ammessi dieci bambini e il compito della beneficenza sarà "di pulirli da ogni sozzura, di vestirli da capo a pié, di sostentarli", oltre che trovar loro bottega, istruirli e avviarli alle pratiche religiose. Nel febbraio del 1837 si conteranno già 900 sottoscrittori - 150 scudi mensili - per il primo impianto degli asili. L'iniziativa del Bovi metterà in serio imbarazzo l'Arcivescovo Oppizzoni. Il 2 agosto 1837 la Suprema Congregazione del Sant'Uffizio invierà una circolare che fermerà le scuole attivate "secondo i metodi delle così dette sale d'asilo" e il Prefetto intimerà la chiusura della sala Bovi.dettagli
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30 novembre 1836Gli Austriaci lasciano la città alle truppe pontificieLe truppe austriache passano le consegne a quelle pontificie e lasciano Bologna.dettagli