Gioachino Rossini si stabilisce a Bologna
Dopo venti anni di trionfi in tutta l'Europa, Gioachino Rossini decide di stabilirsi definitivamente a Bologna, dove da tempo risiede la sua famiglia. A lasciare Parigi lo spingono il sentore di una prossima rivoluzione, le esortazioni del padre Vivazza, che è andato a trovarlo dopo la morte della moglie Anna, il desiderio di porre fine ad una vita randagia e faticosa.
Grande è anche per lui il rammarico di non potersi godere le modeste fortune accumulate con il lavoro: "quello che mi dispiace" scriveva nel 1927 al cognato "è che tutte le nostre belle cose che abbiamo a Bologna le goda li sorci".
II maestro torna a Bologna in settembre, minato dalla depressione. E' al culmine del successo, "sino al giorno d'oggi è stato sempre a godersi tutte le belle città del mondo", ma decide il distacco dal "vasto sito" parigino per il piccolo paese, per una "tranquilla dimora" all'ombra delle due torri.
Nel capoluogo emiliano Rossini viene coinvolto "nel turbine della vita mondana" e diviene "l'idolo della bella società" (Calore). I bolognesi faranno a gara ad ospitarlo in fastosi ricevimenti. Grande privilegio sarà considerato sentirlo suonare nelle serate tra conoscenti.
La sua casa diventerà, d'altra parte, un punto di riferimento della vita musicale. Cantanti e musicisti vi andranno in pellegrinaggio per avere dal Maestro giudizi sulle loro qualità e raccomandazioni per la loro carriera.
- Marina Calore, Bologna a teatro. L'Ottocento, Bologna, Guidicini e Rosa, 1982, p. 42
- Francesco Vatielli, Rossini a Bologna. Parte seconda, in: “L'Archiginnasio”, 13 (1918), pp. 48-49