Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1825La “cavallerizza” diventa un giardinoDivenuti proprietari di Palazzo Dondini, nella saliciata di San Francesco, i Rusconi atterrano l'antica “cavallerizza”, un vasto locale coperto adibito a maneggio pubblico, affacciato alla piazza e ormai pericolante. Eretto all'inizio del Seicento da un gruppo di gentiluomini, l'edificio fu rinnovato nel 1734 ad opera del Dotti. Nel 1806 fu “decorato e illuminato all'uso di Parigi” e denominato anfiteatro, per accogliere il circo equestre Tournaire, il primo venuto in Italia. Oltre che per l'equitazione, la cavallerizza fu anche utilizzata per mostre di animali esotici, per “serragli di belve vive” come quelli di Advinent e Faimali e addirittura per esibizioni musicali. Al suo posto verrà eretto un giardino alberato.dettagli
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1825Il Teatro della Nosadella per le marionetteFrancesco Albertazzi costruisce, “nel vasto ambiente della chiesa” di Santa Maria Egiziaca delle monache Francescane Terziarie Penitenti - risalente al XVIII secolo e soppressa nel 1810 - un “pubblico teatrino” per le marionette. Le marionette sono una forma di spettacolo molto in voga a Bologna nell'800. In città sono attive altre sale ad esso dedicate: in via Mascarella, in via dei Giudei, nell'ex convento di Santa Maria degli Angeli. Diversamente dal più povero e plebeo teatro dei burattini, quello delle marionette è complesso e organizzato, con un vasto repertorio e “un'ampia dotazione scenica” (Mazzi). Viene portato in giro per il paese da vere e proprie compagnie teatrali, con orchestrine e cantanti. Il grande merito degli spettacoli di marionette è quello di far conoscere a un pubblico con poche risorse economiche le vicende e i personaggi del più aulico teatro dell'opera, contribuendo alla diffusione di una vasta cultura musicale anche tra le classi inferiori e nei luoghi più periferici. Capace di 300 posti, quasi sempre occupati, il teatrino di terza classe della Nosadella nel corso dell'800 ospiterà oltre alle marionette altri spettacoli popolari, come le “tragedie con ballo eroico” di Onofrio Samoggia, le “narcisate” di Paolo Diamanti, la “marionetta in persona” Persuttino inventata da Leonardo Scorzoni. Dopo la metà del secolo la passione per le marionette andrà scemando e il locale rimarrà per diversi anni inutilizzato. Nel 1858 sarà acquistato dal parroco di San Gregorio e trasformato in laboratorio artigianale. Rinascerà nel 1876 come teatro di varietà con il pomposo nome di Teatro Nazionale.dettagli
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23 gennaio 1825Spettacoli di carnevaleDurante il carnevale tutti i teatri e alcuni palazzi bolognesi sono impegnati in spettacoli e feste. Al Teatro Comunale è rappresentata un'opera seria, l'Andronico di Francesco Saverio Mercadante (1795-1870); al Teatro del Corso opera la Compagnia Belloni e Meraviglia. Al Teatro Contavalli si tengono le recite di beneficenza degli Accademici Filodrammatici, oramai al termine della loro parabola - in quest'anno si registrano defezioni e scissioni, che porteranno presto allo scioglimento di questa benemerita compagnia - mentre al Teatro Felicini sono in scena gli Accademici Sinevergeti. Spettacoli di marionette con ballo sono dati nel teatrino di San Gregorio in via del Poggiale, in quello della Nosadella appena inaugurato e nella Sala di via Imperiale. In casa Volpi al Ponte delle Lame e nella Casa Brunetti in via San Vitale recitano Accademici Dilettanti. Tra il 23 gennaio e il 9 febbraio si danno in Palazzo Pepoli dodici feste da ballo e dal 10 al 15 febbraio vi sono veglioni con maschera al Comunale.dettagli
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1 febbraio 1825Grande concorso di pubblico per la "Francesca da Rimini" di PellicoNel teatrino di San Saverio - il futuro Brunetti - in via Cartolerie Vecchie si recita con marionette una riduzione del dramma Francesca da Rimini di Silvio Pellico (1789-1854), seguito dal ballo Il Ratto delle Sabine. Il pubblico accorre numeroso, attratto dal nome dello scrittore e patriota piemontese, attualmente imprigionato in Moravia. Vi sono persone di tutti i ceti, nonostante il locale sia veramente “indecorosissimo”, dedicato normalmente a modesti spettacoli popolari.dettagli
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13 marzo 1825L'enciclica "Quo graviora mala" contro massoneria e carboneriaL'enciclica di papa Leone XII Quo graviora mala rinnova la condanna della massoneria e della carboneria. Nel 1821 Pio VII aveva definito le società segrete “cancro e peste mortale della società”. Il Pontefice auspica una mobilitazione del popolo e della nobiltà per sopprimere e estirpare il settarismo.dettagli
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22 marzo 1825La manifattura di lana PasquiniPer reggere la concorrenza dei tessuti tedeschi, introdotti clandestinamente dalla Germania, la ditta Luigi Pasquini quondam Giuseppe, manifattura di discreta entità (150-200 addetti), che riunisce in fabbrica tutte le fasi di lavorazione della lana, inizia nel 1825 ad importare macchine dalla Francia. Insieme ad esse ospita “esperti lavoranti” transalpini, in grado di perfezionare i suoi prodotti fino a renderli simili a quelli “che provengono dalle fabbriche di Esteri Stati”. Il 22 marzo l’opificio è visitato dal cardinale legato principe Albani, che assiste al funzionamento delle nuove macchine appena installate. Fondata nel 1823, la fabbrica di panni Pasquini è situata presso il canale Cavaticcio, in un'antico edificio di via del Porto, che, tra il 1586 e il 1773, ha ospitato l'Accademia degli Ardenti, detta anche Collegio del Porto. Nonostante gli sforzi, le industrie laniere locali, come quella dei fratelli Pasquini o quella di Giovanni Maria Matteuzzi, durante il dominio pontificio soffriranno duramente i bassi prezzi praticati dalla concorrenza straniera. Ad eccezione della ditta Fabbri, le manifatture di lana e affini del bolognese falliranno tutte nel primo ventennio post-unitario, anche per la fragilità della domanda interna.dettagli
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23 marzo 1825Atterrata la torre della MagioneViene atterrata l'antica torre della Magione, nei pressi di Porta Maggiore. L'edificio, pertinente alla residenza bolognese dei Cavalieri Templari, fu oggetto nel XV secolo di un'ardita operazione di traslazione da parte dell'architetto Aristotele Fioravanti (1415-1486). La chiesa e la canonica di S. Maria del Tempio furono chiuse il 16 agosto 1808 dopo il trasferimento della parrocchia e acquistate dal notaio Luigi Aldini, segretario dell'Agenzia dei Beni Nazionali. Questi fece abbattere il campanile all'angolo di vicolo Malgrado, alla ricerca di un ipotetico tesoro. In occasione della demolizione venne pubblicato un ironico Dialogo fra la torre Asinelli e la torre della Magione a cura di Girolamo Bianconi (1772-1847), l'autore della famosa Guida del Forestiere per la città di Bologna e i suoi sobborghi.dettagli
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7 aprile 1825Pubblicata anonima sul "Caffè di Petronio" una traduzione di LeopardiLa Batracomiomachia di Omero, nella traduzione di Giacomo Leopardi, è pubblicata anonima, a dispense, sulle pagine del “Caffè di Petronio”, rivista letteraria bolognese redatta da Pietro Brighenti (1775-1848). Appare in tre numeri: 7 aprile, 14 e 21 maggio. Nel primo anno del periodico è pubblicata anche l'ode leopardiana Alla mia donna.dettagli
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17 maggio 1825Muore padre Stanislao MatteiIn una modesta stanza in via Nosadella si spegne a 75 anni il padre francescano Stanislao Mattei (1750-1825), insigne musicista, conosciuto per la sua vasta cultura musicale. Fu allievo di padre Giovanni Battista Martini (1706-1784) e erede della sua cospicua biblioteca musicale. Apprezzato da grandi compositori europei, come Meyerbeer e Mayer, il suo nome è legato alla riforma della musica sacra. Venne considerato “il più sapiente compositore nello stile fugato”. Fu Maestro di Cappella in San Francesco e in San Petronio, membro - e più volte principe - dell'Accademia Filarmonica, che nel 1799 lo acclamò come socio d'onore, "senza sottoporlo all'obbligo dell'esperimento". Insegnante di contrappunto al Liceo Musicale, ebbe come allievi, tra gli altri, Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti. Nel 1800 scrisse un volume su 122 maestri di cappella della famiglia francescana. La sua biblioteca andrà ad arricchire le collezioni del Liceo musicale e del convento di San Francesco.dettagli
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10 giugno 1825Vietato bagnarsi nei canaliUna notificazione del governo vieta i bagni di giorno nei canali cittadini e del circondario. Alcune persone, “nel bollore dell'attuale estiva stagione”, si permettono di immergersi senza i dovuti riguardi. Il divieto sarà ripetuto il 4 luglio. Durante l’estate nel canale di Reno, che per lunghi tratti scorre scoperto in città, si svolgono (e si svolgeranno ancora nel secolo successivo) “pittoresche e rumorose esibizioni natatorie” (Lucchini). I giovani si tuffano dalle spallette dei ponti, a volte nudi, attirando i commenti e i motti salaci delle lavandaie che lavorano sulla sponda del canale. All’arrivo dei gendarmi scompaiono “come inghiottiti dal panorama circostante”.dettagli
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27 giugno 1825Un anfiteatro di legno per le lezioni di medicina e chirurgiaCon rogito del 27 giugno il cardinale Arcivescovo Oppizzoni acquista una casa attigua all'Ospedale Azzolini, che ospita dal 1808 le lezioni e le operazioni di Clinica chirurgica e di Clinica medica. Questo edificio sarà in parte inglobato nell'Ospedale, soprattutto per ampliare la sala destinata alle operazioni chirurgiche, con annesso un anfiteatro di legno. Per l'esecuzione delle operazioni è destinata una ricca dotazione di ferri e strumenti chirurgici donati nel 1742 da papa Benedetto XIV. Essa viene all'occorrenza incrementata a spese del Governo.dettagli
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12 luglio 1825Breve soggiorno di Giacomo Leopardi a BolognaDiretto a Milano, Giacomo Leopardi fa sosta a Bologna dal 17 al 27 luglio, ospite del suo compagno di viaggio Padre Luigi Poni nel convento di S. Francesco. Il soggiorno è per lui particolarmente piacevole. A Bologna è presente Pietro Giordani (1774-1848), ex segretario dell'Accademia di Belle Arti e già ospite a Recanati della famiglia Leopardi. Grazie a lui - e all'editore Pietro Brighenti (1775-1850) - Giacomo fa alcune conoscenze importanti, come il conte Antonio Papadopoli, "giovane signore veneziano", che gli offre un posto di assistente per gli studi. E' accolto con favore nei salotti letterari cittadini: presso il marchese Massimiliano Angelelli (1775-1853), uomo di vasta cultura umanistica e "incomparabile" traduttore di Sofocle, nelle "stanze" della contessa Malvezzi e di Anna Pepoli Sampieri, presso il conte Marchetti. Nelle sue lettere descriverà Bologna come una città "quietissima, allegrissima, ospitale", "piena di letterati nazionali, e tutti di buon cuore, e prevenuti per me molto favorevolmente". E al fratello Carlo dirà: "Mi sono fermato nove giorni e sono stato accolto con carezze ed onori ch'io era tanto lontano d'aspettarmi, quanto sono dal meritare". Positivo è anche il giudizio complessivo: "Bologna è buona, credilo a me che con infinita meraviglia, ho dovuto convenire che la bontà di cuore vi si trova effettivamente, anzi vi è comunissima". Al giovane conte è prospettata la possibilità di un impiego a Bologna come segretario dell'Accademia di Belle Arti, incarico ricoperto in passato dall'amico e mentore Giordani. Una ipotesi che poi purtroppo sfumerà, lasciandogli l'amaro in bocca. Definirà quello bolognese un "governo gotico le cui promesse più solenni vagliono meno che quelle di un amante ubbriaco".dettagli
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31 luglio 1825Ripristinati i Collegi dell'Università PontificiaTra le disposizioni della Bolla papale Quod Divina Sapienza (28 agosto 1824) c'è il ripristino dei Collegi soppressi in epoca napoleonica. Sono il Collegio di Sacra Teologia, di Medicina, di Filosofia, il Collegio Legale e quello Filologico. Hanno il compito di "far gl'Esami dé Professori", conferire le Lauree e i Gradi, premiare gli studenti a fine anno. Con l'Arcicancelliere e con il Rettore costituiscono il Magistrato Supremo dell'Università. I Collegiati sono tutti di nomina papale. Il Collegio Medico-Chirurgico, considerato "uno dei corpi scientifici più accreditati d'Europa", prevede un organico di 18 membri, 12 medici e sei chirurghi. I nuovi Statuti, compilati il 15 aprile 1825, saranno approvati dalla Sacra Congregazione degli Studi nell'aprile 1936. Sia il Collegio Filosofico che quello di Sacra Teologia hanno 12 membri. Quello più anziano porta il titolo di Decano, l'ultimo nominato svolge le funzioni di Segretario. Gli statuti di entrambi i Collegi saranno compilati nell'aprile del 1827 e approvati nel 1836. Il Collegio Legale, anch'esso composto di 12 membri, sostituisce quelli di Gius Canonico, o Pontificio, e di Gius Civile, o Cesareo, un tempo presieduti dall'Arcidiacono della Metropolitana. Gli statuti saranno compilati il 19 marzo 1827 ed approvati dalla Sacra Congregazione degli Studi il 4 gennaio 1836. Per volere del Papa, il 31 luglio 1825 sarà istituito anche un quinto Collegio, quello Filologico, da tempo richiesto dai professori di materie umanistiche. Sarà abilitato a esaminare studenti, a conferire il magistero in lingue, archeologia e eloquenza, a valutare i concorrenti alle cattedre universitarie di materie umanistiche. I suoi statuti verranno compilati il 20 dicembre 1826 e approvati il 15 marzo 1836. Avrà tra i suoi componenti "egregi letterati, e parecchi d'italico nome".dettagli
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24 agosto 1825Il Conservatorio di Santa ElisabettaNel 1819 Luigia Locatelli, vedova Gnudi, lascia al cardinale Oppizzoni un ex convento di terziarie francescane di sua proprietà, situato presso la cappella di Santa Elisabetta regina d'Ungheria. Queste suore, chiamate Pizzochere e dedite all'educazione, furono traslocate nel 1805 nel monastero del Corpus Domini e poi soppresse nel 1810. Nel loro locale in via Nosadella fu aperto un collegio per ragazze all'uso francese, conosciuto come Collegio Giuseppino, in onore della imperatrice Giuseppina, moglie di Napoleone. Nel 1825 l'Arcivescovo vi apre un ospizio per ragazze e donne abbandonate, “così povere da correre il rischio di fuorviare per inesorabile bisogno”. Inizialmente è diretto e amministrato dalla Curia arcivescovile. L'istituto accoglie gratuitamente una cinquantina di ragazze “derelitte o orfane”, che qui vengono "alimentate, istruite nella religione e né lavori femminili", per potere un giorno guadagnarsi da vivere onestamente. Nel 1864 il Conservatorio passerà sotto l'amministrazione dei Pii Istituti educativi e nel 1890 andrà a costituire, assieme alle Scuole della Provvidenza, l'Istituto Margherita di Savoia.dettagli
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31 agosto 1825La sentenza Rivarola. Condannati oltre cinquecento carbonariIl cardinale Agostino Rivarola (1758-1842), al quale papa Leone XII ha affidato la lotta contro la carboneria, istruisce a Ravenna una indagine, che il 31 agosto 1825 porta alla condanna a pene varie di 514 persone, apparteneti a società che mirano "allo sconvolgimento dell'Ordine sociale, e d'ogni buona Istituzione, per sagrificar tutto all'ambizione, alla vendetta, alle rapine, allo spoglio, all'immoralità d'ogni specie". Più di un centinaio di cospiratori sono destinati ai lavori forzati, altri al “precetto politico” e ben sette alla pena capitale. La maggior parte degli accusati sono condannati senza un vero processo e senza sapere cosa è stato loro contestato. I processi di Rivarola dimostrano che importanti gruppi carbonari hanno il loro centro d'azione a Bologna, oltre che in varie città e paesi della Romagna. Tra i condannati vi è Luigi Zuboli, affiliato alla carboneria e alla massoneria, che ha cooperato per la diffusione della prima e la riforma della seconda e ha fatto sì che a Bologna si riaprissero i templi massonici. Ha tenuto corrispondenza con le principali vendite carbonare della Romagna ed è intervenuto a riunioni e congressi con altri settari a Bologna e a Forlì. Durante i moti napoletani ha eccitato alla rivolta i carbonari romagnoli, promettendo l'appoggio di quelli bolognesi, dei quali si spacciava per capo. E' condannato a morte per alto tradimento e numerosi altri delitti. Sono invece condannati a vent'anni di galera Carlo Balboni di Faenza, il conte Gaetano Benati, reggente di una vendita carbonara a Bologna e indiziato del ferimento di Giacomo Greppi, direttore di polizia. Severe condanne toccheranno ad altri affiliati. Ai sette condannati a morte della sentenza Rivarola sarà commutata la pena a 25 anni di reclusione. Papa Leone XII, che avrebbe preferito il capestro, dovrà cedere al Governo Austriaco, che, pur avendo apprezzato l'inquisizione pontificia, non concederà il "macello". La carboneria proverà nel 1826 a colpire il cardinale Rivarola con un attentato nella pineta di Ravenna. Per questo tentativo andato a vuoto, cinque persone saranno processate e condannate a morte il 13 maggio 1828. Saranno i primi martiri risorgimentali, giustiziati per motivi strettamente politici. Per anni nella pineta di Ravenna si canterà un adattamento della Carmagnola giacobina: Noi danziam la CarmagnolaAccidenti a RivarolaViva li suon, viva li suonAccidenti ai papalon.dettagli
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7 settembre 1825La "macchina aerobatica" di Francesco OrlandiIl 7 settembre, alle due pomeridiane, la “macchina aerobatica” dell'aviatore bolognese Francesco Orlandi, un pallone ad idrogeno e aria calda, costruito secondo il metodo Zambeccari, si libra dalla Piazza d'Armi di Bologna, affollata fin dal mattino. Il pallone, "formato con 35 striscie a forma di fusi di serico drappo", rimane per una buona mezz'ora alla vista degli spettatori, poi scompare tra le nuvole, lasciando i bolognesi in grande apprensione. Verso sera giungerà la notizia che la macchina, pur in avaria, è atterrata felicemente in un campo tra Lugo e Massalombarda. Infine Orlandi si presenterà a sera tardi al Teatro del Corso a dissipare definitivamente “le voci di disastro” intercorse. L'ascensione era già stata annunciata per il 30 agosto, ma un vento fortissimo aveva costretto al rinvio. A dire il vero l'aeronauta sarebbe partito comunque, ma il Cardinal Legato gliel'aveva impedito. La carriera di Orlandi continuerà felicemente fino al 1849, con ascensioni in varie città italiane. A Bologna volerà ancora più volte. Nel 1840, per finanziare il suo successivo tentativo di volo, organizzerà una grande tombola in Piazza Maggiore .dettagli
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26 settembre 1825Regolamento delle scuole maschili e femminiliIl nuovo Regolamento sulle scuole, emanato dalla Congregazione degli studi, lascia i Vescovi arbitri della organizzazione delle scuole femminili. Le uniche materie considerate obbligatorie per questo tipo di scuole, tenute per lo più da suore e pie donne - e di cui lo Stato non si è mai curato - sono il catechismo e i lavori donneschi. Per poter insegnare anche la lettura e la scrittura, occorre avere una speciale approvazione. Nonostante tutto le maestre sono molto numerose: dal 1825 al 1859 saranno approvate 900 licenze per la città e circa 100 per la campagna. La maggior parte delle scuole maschili nasce dopo la riforma voluta da papa Leone XII, che impone l'obbligo di almeno un plesso in ogni comune. L'applicazione di questa disposizione andrà però molto a rilento e nel 1831 solo la metà dei 58 comuni della provincia di Bologna avranno scuole elementari pubbliche.dettagli
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29 settembre 1825Giacomo Leopardi a Bologna per un lungo soggiornoDopo una prima breve sosta in luglio, Giacomo Leopardi è di ritorno a Bologna, dove soggiornerà dal 29 settembre fino al 3 novembre 1826. Il poeta prende alloggio a pensione presso la famiglia del tenore Aliprandi, in una casa contigua al teatro del Corso. A pochi passi dal suo domicilio abita l'impresario ed editore Pietro Brighenti (1775-1846) e vi è la sede della Società del Casino, ritrovo dei letterati bolognesi. Durante il soggiorno a Bologna Leopardi frequenterà pochi amici: oltre a Brighenti e alla figlia Marianna, il giovane conte Antonio Papadopoli, il medico Giacomo Tommasini e sua moglie Antonietta Ferroni, mente raffinata e autrice di Pensieri di argomento morale e letterario (1829). Avrà comunque modo di entrare in contatto con gli esponenti del cenacolo classicista attivo in città, quali Massimiliano Angelelli (1775-1853), letterato e musicofilo, amico di Rossini e insigne traduttore di Sofocle e il ravennate Paolo Costa (1771-1836), “maestro di letteratura e filosofia”, appartenente al gruppo romagnolo-marchigiano del “Giornale Arcadico”. Conoscerà Vincenzo Valorani (1786-1852), medico e poeta, Dionigi Strocchi (1762-1850), educato come Vincenzo Monti nel seminario di Faenza, dove il latino era il solo “pane quotidiano”, traduttore di Callimaco e Virgilio, esponente principe della scuola classica romagnola. Incontrerà Filippo Schiassi (1763-1844) professore di archeologia e numismatica all'Università, autore del Lexicon epigraphicum Morcellianum, e Giovanni Marchetti (1790-1852) di Senigallia, cultore di Dante e traduttore di Orazio e Anacreonte. Il Brighenti, avvocato, stampatore e insieme spia per gli Austriaci, pubblicherà, nella sua Stamperia delle Muse, oltre ad opere di Giordani e Monti e i Versi di Leopardi, le Rime e Prose di Marchetti e le volgarizzazioni di Anacreonte del Costa e farà uscire due giornali d'informazione culturale: “L'Abbreviatore” - trenta numeri nel 1820 - e “Il Caffè di Petronio”, nel 1825-26.dettagli
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3 ottobre 1825Successo per l'opera "Elisabetta regina d'Inghilterra" di RossiniIl 3 ottobre al Teatro Comunale è in scena l'opera Elisabetta Regina d'Inghilterra, musica di Gioachino Rossini, assieme al ballo eroico-tragico Ezzelino, composto e diretto da Giacomo Serafini. Se la musica non è da tutti gradita, i cantanti tuttavia ottengono un generale successo. In particolare sorprende e incanta, con la sua voce "robusta e melodiosa", il soprano francese Henriette Méric-Lalande (1798-1867), capace di adattare il suo canto ai vari affetti: "Appassionata se ama, fiera se si sdegna, terribile se minaccia, soave, ed affettuosa se perdona, inspira negli entusiasmati uditori le diverse passioni che esprime". Molto applaudita sono anche il mezzosoprano Maria Teresa Cecconi, Accademica filarmonica, che si presta ad eseguire una parte di tenore, e Domenico Reina, che si fa apprezzare nel suo pezzo di introduzione e nei duetti con la Lalande e la Cecconi. Il ballo di Serafini è "assai bene condotto, ragionato e grandioso", con la prima ballerina Teresa Olivieri che "raduna in sé quanto può desiderarsi in una eccellente impareggiabile danzatrice". Le scene dell'opera e del ballo sono di Domenico Ferri (1795-1878). Quella del terzo atto presenta "uno de' più maestosi quadri che si possono vedere".dettagli
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6 ottobre 1825A Bologna sono quasi tutti liberaliSecondo un rapporto confidenziale della polizia austriaca i bolognesi sono quasi tutti liberali e nemici giurati del Papa. Il legato card. Spina, che non è propriamente benvoluto dal Pontefice, li tratta "con disinvoltura e molto prudenzial cautela". Consente quella "libertà di discorrere e novellare" che altrove i legati non concedono. Per via di questa politica l'azione dell'Inquisizione a Bologna non è molto efficace. L'opinione politica in città è divisa tra il partito austriaco e quello napoleonico: "Non si fa che rammemorare continuamente, con la più viva tenerezza, Maria Luigia duchessa di Parma, trovandosi per ogni dove il suo ritratto, con quelli della sua famiglia". Gli uomini in vista nel periodo napoleonico vivono ritirati in campagna e "non fanno che desiderare cambiamento di governo", sperando però che il vantaggio non vada al duca di Modena, che invece è da tutti odiato. La polizia sorveglia, ma con discrezione. A Bologna la religione cattolica è poco amata: "i frati e i preti hanno pochi manipoli da mietere".dettagli
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18 ottobre 1825La "Semiramide" di Rossini è "un vero furore"Il 18 ottobre al Teatro Comunale va in scena la prima bolognese della Semiramide, melodramma tragico di Gioachino Rossini, che ha debuttato a Venezia nel 1823. Le cronache teatrali registrano uno straordinario successo. L'opera fa “un vero furore, un vero fanatismo, una vera irruzione”. Grandi lodi vanno, oltre che alla musica, alla primadonna Henriette Méric-Lalande (1798-1867) e ai cantanti Raniero Remorini e Teresa Cecconi. “Musica squisita, attori di primo rango, perfetta esecuzione, decorazioni magnifiche, tutto si è prestato nell'aspetto più favorevole al pubblico ammiratore“. Tratta da una tragedia di Voltaire, Semiramide è stata composta soprattutto nella villa di Rossini a Castenaso, dove il maestro è stato raggiunto dal librettista Gaetano Rossi. Quest'ultimo ne ha scritto a Meyerbeer come "una magnificenza, un affresco veramente imponente". Dal 1820 Rossini ha conquistato il pubblico bolognese, che segue anno per anno con entusiasmo le sue opere maggiori, inscenate a più riprese nei teatri cittadini: Cenerentola, La Gazza ladra, Mosè, Il Barbiere di Siviglia, Il Turco in Italia. La sua musica sembra tendere "ad una specie di gioia fisica del suono, al piacere e alla golosità dell'orecchio" (Rognoni).dettagli
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23 novembre 1825Progetto di un secondo canale navigabileIl 23 novembre vengono convocate in Palazzo Pubblico dalle autorità le persone interessate al progetto di “scolo generale dell'acqua” per la provincia di Bologna e alla riduzione di questo scolo in canale navigabile fino al mare. Come già avvenuto in precedenza, anche questo progetto non avrà esito.dettagli
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21 dicembre 1825Ripristinati gli AddobbiUn decreto del cardinale Arcivescovo Oppizzoni ripristina l'usanza delle Processioni generali, che coinvolgono ogni dieci anni, a turno, le parrocchie cittadine, secondo un regolare calendario. La Festa degli Addobbi, collegata alle decennali eucaristiche in occasione del Corpus Domini, trasformava un tempo i portici di Bologna in autentiche gallerie d'arte: era infatti usanza esporre i quadri presenti nei palazzi privati interessati dalle processioni. Era importante anche per i rinnovi e i restauri nelle chiese e nelle facciate delle case. Un'abitudine che, però, nel tempo si era perduta, a favore di apparati più effimeri e coperture delle porte e dei muri con “panaroni di damasco”, tappeti e lenzuoli. L'usanza dei “bei ristauri”, al posto degli Addobbi “con dei stracci”, sarà ripresa nel corso dell'Ottocento. I primi Addobbi, dopo il ripristino, si svolgono nell'estate del 1826 nelle parrocchie di Santa Maria Maggiore in via Galliera e di San Giuliano in via Santo Stefano. Su quest'ultima festa vi è il ricordo di Giacomo Leopardi, che la descrive come “una cosa bella e degna di essere veduta, specialmente la sera, quando tutta una lunga contrada, illuminata a giorno, con lumiere di cristallo e specchi, apparata superbamente, ornata di quadri, piena di centinaia di sedie tutte occupate da persone vestite signorilmente, par trasformata in una vera sala di conversazione“. La ripresa degli Addobbi avviene a Bologna anche grazie all'opera di Luigi Pistorini (1761-1842), medico valente e direttore della Deputazione sanitaria nell'epoca napoleonica, responsabile dell'avvio di importanti opere pubbliche destinate a migliorare la situazione igienica e il decoro della città. Tra esse il cimitero della Certosa, l'Ospedale Maggiore (con l'unione degli antichi hospitali della Vita e della Morte), il pubblico macello dei bovini e il pubblico scannatoio dei suini.dettagli
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31 dicembre 1825Il Collegio Venturoli inizia l'attivitàIl 31 dicembre sono ammessi i primi alunni del collegio artistico fondato nel 1822 grazie al benefico lascito dell'architetto Angelo Venturoli. Essi sono stati scelti dopo un concorso bandito nelle scuole elementari della città. L'istituto accoglie giovani bisognosi, che desiderano dedicarsi all'attività artistica. Ne cura, inoltre, la formazione scolastica. All'ingresso assegna loro un stanza e un corredo di vestiario, che al termine degli studi rimarrà loro in regalo. La giornata degli alunni è suddivisa rigorosamente in tre parti: otto ore dedicate allo studio, otto alla ricreazione e otto al riposo. I più grandi frequentano l'Accademia, ma hanno anche insegnanti all'interno dell'istituto. La buona preparazione offerta dal Collegio Venturoli farà sì che da esso usciranno alcuni tra gli artisti bolognesi di maggiore levatura, quali Tito Azzolini, Raffaele Faccioli, Luigi Busi e Luigi Serra. Nel 1857, grazie al lascito del facoltoso mercante Luigi Angiolini, sarà istituito un Pensionato che permetterà agli allievi più promettenti di recarsi per quattro anni "in una delle Capitali più adatte a perfezionarli nella carriera artistica". Sarà questa una proficua occasione di apertura dell'ambiente artistico bolognese ad altri centri di cultura italiani.dettagli