Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1824Nuove macchine tessiliAgostino Melloni, medico originario di Pieve di Cento, fondatore nel 1799 di una tessitura di drappi e nel 1810 di una fabbrica di ombrelli di seta, tenta di innovare l'industria tessile locale, impiantando a Bologna una grande manifattura per prodotti di seta e dotandola di macchine, che migliorano il telaio francese “Jacquard”. Il suo metodo nella “licciatura” - operazione di tessitura fatta con un dispositivo, il liccio, che abbassa alternativamente i fili pari e dispari dell'ordito - può “gareggiare eziandio coi metodi esteri più rinomati”. Egli è comunque un'eccezione in un panorama di ristagno e decadenza del comparto bolognese della seta e della canapa, che ormai esporta solo prodotti grezzi. L'industria della seta occupava un tempo quasi i tre quarti della popolazione urbana. Nel 1824 restano solo 921 addetti: 78 uomini, 83 ragazzi e 760 donne. La crisi del settore ha indotto gli investitori a trasferire i loro capitali nella produzione agricola.dettagli
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1824Il Liceo musicale diventa Conservatorio stataleIl Liceo Filarmonico, istituito nell'ex convento di San Giacomo nel 1804 e Intitolato a padre Giovan Battista Martini, diventa Conservatorio statale. La nuova scuola musicale ha sei classi di insegnamento: contrappunto, pianoforte, canto, violino, violoncello e oboe. Nel 1828 il regolamento Albani demanderà a un Consiglio d'Arte, presieduto dal Principe dell'Accademia Filarmonica, la nomina dei nuovi insegnanti del Conservatorio e la verifica della preparazione degli allievi. Nel 1839 un nuovo regolamento porterà le materie a 12 e a 90 gli iscritti, con preferenza ai cittadini bolognesi. Sancirà inoltre l'obbligo di residenza per gli insegnanti e la necessità di un "consulente perpetuo onorario", che dal 1839 sarà Gioachino Rossini, tornato in quegli anni a vivere Bologna.dettagli
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1824Sistemazione delle parrocchieIl cardinale Oppizzoni rivede la sistemazione delle parrocchie rispetto ai provvedimenti del 1806 e 1816, restituendo agli ordini le chiese di S. Maria dei Servi, di S. Domenico e del SS. Salvatore. In sostituzione di queste, sono di nuovo destinate a funzione parrocchiale le chiese di S. Caterina in Strada Maggiore, dei SS. Vitale e Agricola e di S. Giovanni Battista dei Celestini. La chiesa e il convento di S. Caterina erano prima del giugno 1805 delle monache Vallombrosane, famose a Bologna per i loro “zuccherini”. Dopo la soppressione dell'ordine, il convento passò alle Putte dei Mendicanti. Nel 1833 vi troverà sede l'Istituto Santa Marta.dettagli
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1824Le congregazioni festive e dei mestieriNel 1824 è costituita la Congregazione dei cappellari e calzolari in San Donato, affancata da alcuni sacerdoti, tra i quali il giovane don Giuseppe Bedetti (1799-1889). Le congregazioni festive sono uno strumento in mano all'Arcivescovo per intervenire nel settore sociale. Accanto ad esse vi sono le congregazioni dei mestieri. Vi è quella di Santa Barbara per gli artificieri in Borgo San Pietro, quella del Crocifisso in S. Maria delle Laudi per i Macellai, quella di San Vincenzo della Mascarella per i muratori, gli imbianchini e i lanternari. La congregazione dei SS. Cosma e Damiano nelle Muratelle è per i barbieri e i parrucchieri, quella di San Vitale in S. Nicolò degli Albari per i servitori. Queste associazioni hanno tutte un santo protettore e un sacerdote come referente.dettagli
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1824Il gabinetto di lettura LanfranchiniGiuseppe Lanfranchini, “libraio in Bologna”, apre un gabinetto di lettura incentrato, a differenza delle esperienze precedenti, sui libri più che sui periodici. Mette infatti a disposizione letture amene e volumi istruttivi, che per il loro costo “non si potrebbero da tutti acquistare”. La proposta incontra il sospetto dell'autorità pontificia, in generale molto diffidente nei confronti dei gabinetti di lettura. Lanfranchini tenterà di tutelarsi, destinando il prestito dei libri proibiti solo ai lettori muniti di speciale licenza o limitandoli alla lettura in sede. Promuoverà soprattutto la cosiddetta “buona lettura”, con un occhio attento anche ai libri per le donne e al pubblico femminile.dettagli
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1824Il palazzo del maestro RossiniIn strada Maggiore è completata la ristrutturazione di palazzo Poggi Bonetti, ora di proprietà di Gioachino Rossini. Il maestro di Pesaro l'ha scelto come residenza in città per sé e per i suoi genitori. Il progetto è di Francesco Santini (1763 – 1840), che qui si cimenta anche come pittore, decorando la volta delle scale. Sulla facciata campeggia un epigramma di Cicerone, tratto dal De Officiis: “Non domo dominus, sed domino domus”. Rossini ha seguito i lavori con attenzione, affrontando anche un contenzioso con il Comune - sul quale è intervenuto persino il cardinale Legato Folicardi - per la chiusura di un pezzo di portico. Nel salotto arredato con cura, vera e propria piccola mostra d'arte, il maestro riceve il venerdì i concittadini, che accorrono “ad attestargli stima e cordialità”. In queste riunioni egli suona e canta “vari pezzi in lingue diverse”, compreso il dialetto bolognese. Spesso, cedendo alle richieste dei convitati, anche la signora Rossini, la mai dimenticata primadonna Isabella Colbran, si unisce al marito in “graziosissimi duetti”. Dopo la morte del padre, il compositore si trasferirà poco lontano, nei palazzo del tenore Domenico Donzelli, uno dei più belli di Bologna, antica residenza di Ermes Bentivoglio, . La casa da lui restaurata andrà al banchiere Paolo Bignami, marito di Maddalena Marliani, che un tempo “arse divina di immortale amore” il giovane poeta Ugo Foscolo.dettagli
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gennaio 1824I Filodrammaturgi al Teatro LoupEmilio Loup (1781-1858) commerciante svizzero residente a Bologna, incline al mecenatismo, allestisce un nuovo teatro, trasformando il teatrino gentilizio situato al piano nobile del palazzo Ghisilieri, in piazza Calderini, da lui acquistato all'inizio dell'800. E' dato in gestione alla Compagnia dei Filodrammaturgi, “benemerita società” di attori dilettanti, diretta da Giuseppe Antonio Ungarelli e impegnata a far progredire la “difficile arte della teatrale declamazione”. Durante il carnevale del 1824 vi recitano diciotto attori, tra i quali Alamanno Leonesi e Maria Castagnari. La sala, di forma “quadrilunga, di Palchetti e Ringhiere adorna” è affrescata "con ogni leggiadria dell'arte" dai pittori Badiali e Zaccherini, mentre le scene sono di Ferri, Martinelli e Berti. Il sipario dipinto da Napoleone Angiolini (1797-1871), docente all'Accademia, rappresenta Il giuramento di Guglielmo Tell per liberare la patria. Fedele alla lezione dei Gandolfi, l'artista otterrà altre importanti commesse pubbliche, ad esempio il restauro della villa legatizia di San Michele in Bosco. Tra le sue opere vi sarà anche il sipario del Teatro comunale con L'Apoteosi di Felsina.dettagli
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1824Un parafulmine sulla torre AsinelliSulla torre Asinelli è installato, a cura del prof. Francesco Orioli (1783-1856) e dell'ingegnere comunale Filippo Miserocchi, un impianto parafulmine, voluto dal Senatore Cesare Alessandro Scarselli, dopo che essa, anche in anni recenti (1813, 1822) è stata colpita e danneggiata dai fulmini. I condotti metallici sulla torre ispireranno alcune considerazioni di Leopardi sulle invenzioni del suo tempo, appuntate nello Zibaldone durante il suo soggiorno bolognese del 1826. Volendo stampare un opuscolo sui parafulmini, Orioli deve fare una dichiarazione che con questo strumento non intende “garantire l'uomo dai castighi del cielo”. Nonostante la sua stretta osservanza religiosa, il professore non avrà sempre facili rapporti con le gerarchie ecclesiastiche: sarà anche accusato di eresia presso il Sant'Uffizio dal cardinale Oppizzoni, per alcuni suoi giudizi sul miracolo di San Gennaro. Protagonista della "rivoluzione municipale" del 1831, arrestato nel mare di Ancona dal comandante Bandiera, con l'occupazione austriaca sarà costretto a riparare in Francia, dove sarà compagno di Marco Minghetti e Pellegrino Rossi. Nel 1848 sarà deputato al Parlamento romano. Potrà tornare a Bologna mel 1846 dopo l'amnistia voluta da Pio IX e riprenderà l'insegnamento di storia e archeologia.dettagli
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1824Anna Maria Pepoli Sampieri maestra di galateo femminileIn occasione del matrimonio della figlia Camilla con il cavaliere Beccadelli Grimaldi, la marchesa Anna Maria Pepoli (1783-1844) dà alle stampe una raccolta di Sentenze e detti memorabili d'antichi e di moderni autori. Si tratta di un insieme di istruzioni di comportamento per la giovane sposa, riunite in modo da avere “assai piacevole ricreamento dalle domestiche cure”. Il grande successo del libro la incoraggerà a dare alle stampe, nel 1838, i tre volumi de La donna saggia e amabile, scritti con il dichiarato pretesto di “occupare con qualche profitto il tempo” rimasto dopo il matrimonio della figlia. Ogni volume è dedicato al comportamento della donna in uno dei suoi ruoli fondamentali: come reggitrice della casa, educatrice dei figli e conversatrice nei salotti. Il ruolo che la marchesa riconosce come principale è quello di madre. Essa dovrà essere in grado di trasmettere alle figlie i precetti, che permetteranno loro di affrontare con successo ogni circostanza della vita.dettagli
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1824Giovanni Cingari direttore della Biblioteca MunicipaleDopo la morte del prof. Pietro Landi, secondo direttore della Biblioteca Municipale, viene nominato Giovanni Cingari, dal 1814 sovrintendente della Biblioteca Magnani. Quest'ultima, frutto della donazione al Comune dell'abate Antonio Magnani (1743-1811), letterato e bibliotecario dell'Istituto delle Scienze - e ricca di oltre 25.000 volumi - è collocata accanto alla Municipale nel convento di San Domenico, ma mantiene separato il patrimonio librario. Cingari avrà la direzione delle due biblioteche fino alla morte, nel 1829, sancendo di fatto la loro unione, che diverrà effettiva e definitiva solo dopo il trasloco in Archiginnasio nel 1837-38.dettagli
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15 gennaio 1824Cade un meteorite a RenazzoLa sera del 15 gennaio sul cielo di Renazzo, al confine tra le provincie di Bologna e Ferrara, appare un bolide luminoso di colore azzurro. Cadendo a forte velocità si frantuma, con una serie di boati, simili a cannonate. Alcuni pezzi vengono recuperati nei pressi della chiesa del paese, uno dei quali del peso di circa 5 kg. Sul posto si recherà due settimane dopo il prof. Camillo Ranzani dell'Università di Bologna, con lo scopo di raccogliere più frammenti possibile. Uno dei reperti sarà analizzato nel 1827 in Francia presso l'Academie des Sciences e poi finirà nella collezione mineralogica del prof .Luigi Bombicci. Il meteorite di Renazzo risulterà composto soprattutto di silicio e perossido di ferro e, in quantità minore, di magnesio e nichel. Diversi frammenti finiranno col tempo all'estero, frutto di scambi tra vari musei del mondo. Nel 2023, a seguito di una accurata ricerca storico-scientifica condotta da Thomas Mazzi, sarà ritrovato il punto esatto di impatto (44°46’01’N, 11°17’46’E) e si conosceranno altri importanti dettagli sui frammenti principali. La scoperta avrà risonanza nell’ambiente dei meteoriti e sarà validata dalla Meteoritical Society (organismo di riferimento mondiale per la catalogazione dei meteoriti). (Con la collaborazione del sig. Thomas Mazzi)dettagli
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3 febbraio 1824Riaperto il convento di San DomenicoI padri Domenicani ricostituiscono la loro comunità e rientrano nel loro antico convento. Il complesso era stato secolarizzato il 6 giugno 1798 e diviso in tre blocchi. Il chiostro grande era diventato una caserma, la biblioteca e il chiostro dei Morti adattati a biblioteca comunale, il chiostro dell'infermeria e le sedi delle confraternite trasformati in abitazioni civili. I Domenicani non recuperano tutto: restano le caserme, il lato sulla strada divenuto sede della biblioteca - e poi delle scuole pubbliche - e il cortile su via Vascelli, che il principe Baciocchi atterrerà, per allargare la piazza davanti al suo palazzo.dettagli
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25 febbraio 1824"La locanda dei vagabondi" di Paer al Teatro ComunaleAl Teatro Comunale "in balie delle incertezze di un'avversa fortuna" va finalmente in scena una "graziosa" opera: La locanda dei vagabondi, dramma giocoso di Ferdinando Paer (1771-1839) su libretto di Antonio Brambilla. Essa è resa più divertente e popolare "coll'innesto di robbe straniere". Viene ad esempio inserita un'aria di Giovanni Tadolini, ben cantata dalla signora M. Simonetti. Tra i cantanti si distingue anche il Buffo Ceccarini, bravo a "mantenere l'allegria nei spettatori". Il canto e le movenze della signora Galeazzi avrebbero invece più risalto in un teatro più piccolo.dettagli
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2 marzo 1824Il principe Baciocchi apre il suo palazzoPer il carnevale del 1824 Felice Baciocchi (1762-1841), principe di Lucca e Piombino, da poco vedovo di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone ed ex granduchessa di Toscana, apre per la prima volta il suo grande palazzo, acquistato nel 1822 dalla famiglia Ranuzzi e "abbellito con quanto le arti tutte somministrano di più pregevole all'occhio". Alcuni dei migliori artisti neoclassici sono stati chiamati a decorarlo e ad "accomodare le stanze" con ornati e bassorilievi. Tra essi Felice Giani (1775-1823), autore di "possenti e brillanti eroi della mitologia", incapsulati in "mandorle preziosissime" (Borgogelli), Antonio Basoli (1774-1843), Luigi Cini (1766-1844), Giovan Battista Sangiorgi (1784-1877), decoratore del salone del ballo, l'ambiente più ammirato del palazzo, e Gaetano Bertolani (1758-1856). I lavori sono diretti dall'architetto Filippo Antolini (1787-1858), che, tra l'altro, per ampliare la visuale del palazzo, fa abbattere la chiesa di S. Bartolomeo delle Vigne. Il ricevimento d'esordio svela la ricchezza e la generosità degli arredi, che si addicono veramente a un principe: nulla si è risparmiato per rendere il palazzo "veramente magnifico". Tra le dotazioni vi è una grande biblioteca con oltre 7.000 volumi, alcuni dei quali particolarmente rari e molti in lingua francese: si tratta di una collezione dovuta soprattutto alla passione bibliografica del principe Felice. Nel corso del 1824 palazzo Baciocchi sarà al centro di feste e ricevimenti grandiosi, in occasione del matrimonio della figlia Elisa Napoleona. Rispettoso dell'ospitalità accordatagli da papa Pio VII, nonostante il legame con la famiglia di Bonaparte il principe non farà mai apertamente politica. Lui e il suo palazzo diventeranno il simbolo della nobiltà ripristinata, "fatta più di ricchezza ostentata e distribuita che di certezza di illustri natali". (Varni) Pur rimanendo “l'anfitrione cordiale, il principe benefico, l'amico affettuoso di molti”, negli ultimi anni la tragica morte del figlio Federico rallenterà la sua mondanità.dettagli
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17 aprile 1824La rivista "Teatri, Arti e Letteratura"Gaetano Fiori, curioso tipo di galantuomo, “bestia di scrittore che non ha eguali nella repubblica letteraria” (Bottrigari), baritono e agente teatrale, pubblica dal 17 aprile una rivista settimanale dal titolo “Cenni storici intorno alle lettere, invenzioni, arti, al commercio ed agli spettacoli teatrali”, destinata a lunga vita e grande successo, per la varietà delle notizie e il tono frivolo e mondano dei suoi articoli. Si può dire sia tra i primi giornali femminili in Italia. La dedica del giornale è infatti "alle signore italiane. A voi gentilissime che siete tanta e sì cara parte del bel nostro paese". Col tempo scomparirà la parte commerciale e aumenterà vistosamente lo spazio dell'informazione teatrale e letteraria. Dal 2 gennaio 1836 la rivista cambierà titolo in "Teatri, Arti e Letteratura", divenendo una delle prime pubblicazioni a carattere quasi esclusivamente teatrale, con prestigiosi contributi e una grande diffusione. Grande ammiratore di Rossini, che la voce pubblica designa tra i collaboratori segreti della rivista, Fiori non mancherà mai di parlare del "sommo" maestro pesarese in termini iperbolici. Le pubblicazioni dureranno per quasi 40 anni e cesseranno solo con la morte dell’editore, nel 1863.dettagli
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12 maggio 1824Scompare la chiesa di S. Lorenzo DiaconoLa chiesa parrocchiale di S. Lorenzo Diacono (S. Lorenzo di Porta Stiera o Stieri), soppressa nel 1806 e profanata, viene venduta a Camillo di Giovanni Francesco Salaroli e trasformata in abitazione civile. Era famosa perchè all'interno vi fu tumulato il corpo di un gigante, un soldato fiammingo al seguito dell'Imperatore Carlo V alto 2 metri e 66 centimetri, che, nonostante il fisico così imponente, si ammalò di peste e morì. Venne immortalato in un dipinto di Nicolò dell'Abate. In occasione della "mortalega" del 1527, venne anche elevata come ex voto la vicina chiesa del Ponte delle Lame. All'interno vi fu trasportata l'immagine miracolosa della Madonna dei Santi Giovanni Battista e Sebastiano “strappata” da un muro vicino.dettagli
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27 maggio 1824Ripristino di alcune congregazioni religioseVincenzo Garofoli riunisce i residui complessi monastici esistenti dei Canonici regolari del SS. Salvatore e dei Canonici Lateranensi, che vengono articolati in quattro province. A Bologna i monaci riprendono il 24 maggio ad abitare una piccola parte del loro antico convento, requisito fin dal giugno 1796 e divenuto dapprima sede della Giunta di Contribuzione, in seguito dell'Agenzia dei Beni Nazionali. Nello stesso anno sono ricostituiti i Domenicani, ma devono insediarsi nei pressi della sede originaria. Dei 125 frati presenti al momento della soppressione dell'ordine ne sono rimasti solo nove. Nel 1825 riotterranno l'officiatura della loro chiesa, ma perderanno il controllo del Santuario di San Luca, detenuto da cinque secoli, a favore di sacerdoti secolari. Nel 1828 sarà celebrato in San Domenico il Capitolo provinciale e solo dal 1840 saranno iniziati i restauri della chiesa contenente l'arca del fondatore. Dal 13 giugno 1824 i francescani conventuali occuperanno il complesso di San Giorgio in Poggiale. Potranno infatti riavere il loro “bel San Francesco” solo alla fine dell'800. Il convento di San Giorgio è appartenuto fino al 1797 ai Padri Serviti, poi diventato sede della Municipalità e del Giudice di Pace del cantone di S. Maria Maggiore. La chiesa annessa è rimasta aperta anche dopo la soppressione della parrocchia nel 1806.dettagli
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30 giugno 1824La chiesa di Santa Caterina di Strada MaggioreUna Sanzione Arcivescovile del 30 giugno 1824 stabilisce la cessione in perpetuo alla Parrocchia della chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore, che finora faceva parte del Conservatorio di Santa Marta ed era quindi di proprietà dell'Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Il sacro edificio fu costruito nel 1605 sopra una chiesetta più antica, risalente al 1144 e dedicata a Santa Maria Doppletta del Torrilione, officiata dai monaci Vallombrosani di Monte Armato. Nel 1526 accanto ad essa venne edificato, per opera di suor Barbara Orsi, un convento di monache Vallombrosane, che fu abitato, dopo la loro soppressione nel 1799, dalle Putte dei Mendicanti di San Gregorio e dalla Compagnia dei Raminghi. La chiesa di Santa Caterina ha avuto funzione parrocchiale fino all'arrivo dei Francesi. Venne chiusa nel 1805. Sarà riaperta al culto il 25 novembre 1827, giorno di commemorazione della santa patrona. Nel 1832 il portico su Strada Maggiore, aggiunto da Pietro Fiorini nel XVII secolo, sarà restaurato dall'architetto E. Gasparini. Nel corso dell'800 sulla facciata saranno collocate statue di Roncagli, Putti e Franceschi, mentre il campanile sarà innalzato dall'Antolini nel 1842.dettagli
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1 luglio 1824Massima temperaturaIl 1° luglio l'Osservatorio dell'Università di Bologna registra la massima temperatura del trentennio 1814-1843. Il termometro segna 38,87° Celsius. Anche nel pomeriggio del 17 luglio si arriverà ai 30 gradi Réaumur (37° Celsius). Livelli simili non sono mai stati raggiunti dal 1782. La temperatura minima per lo stesso periodo si avrà il 12 gennaio 1830 con -16,87 gradi.dettagli
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agosto 1824Le "Canzoni" di Giacomo LeopardiNell'agosto del 1824 escono per i tipi del Nobili le Canzoni di Giacomo Leopardi (1798-1837). Si tratta della prima edizione collettiva dei suoi versi, pubblicati a Bologna grazie all'amico Pietro Brighenti (1775-1848), che, oltre a trovare lo stampatore, è riuscito ad evitare la censura pontificia. Del libro vengono stampate cinquecento copie e cinquanta di esse vanno al poeta. Le altre sono messe in commercio a partire dal mese di ottobre. Questa edizione bolognese comprende dieci canzoni, composte tra il 1818 e il 1823: All'Italia, Sopra il monumento di Dante, Ad Angelo Mai, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel pallone, Bruto Minore, Alla primavera o delle favole antiche, Ultimo canto di Saffo, Inno ai patriarchi o de' principii del genere umano, Alla sua donna. Tre di esse erano state pubblicate in precedenza: All'Italia e Sopra il Monumento di Dante a Roma nel 1818, la Canzone ad Angelo Mai a Bologna, presso Marsigli, nel 1920. La collaborazione con Brighenti, agente teatrale e letterario, sempre alla ricerca di affari, avrà per il poeta recanatese un altro esito importante: la pubblicazione nel 1826, presso la sua Stamperia delle Muse, dei Versi, che raccolgono in volume gli Idilli composti tra il 1819 e il 1820 (L'infinito, Alla luna, La sera del dì di festa, Il sogno, ecc.). Le Canzoni - tappa saliente verso la definitiva edizione dei Canti (1835), la massima raccolta poetica italiana del XIX secolo - procureranno a Leopardi parecchi problemi con la censura dello Stato pontificio e di altri paesi. Quando nel 1826 egli sarà in predicato per un posto all'Accademia di Belle Arti di Bologna, le opinioni sfavorevoli verso il governo pontificio espresse nei suoi componimenti ne impediranno l’assunzione. Al suo posto verrà eletto il letterato e bibliofilo Francesco Tognetti, autorevole membro della Società del Casino.dettagli
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28 agosto 1824La bolla "Quod divina sapienza" e la riapertura dell'UniversitàLa bolla Quod divina sapienza, emanata da papa Leone XII, riorganizza le scuole dello Stato Pontificio. Ripristina la Sacra Congregazione degli studi, fondata da Sisto V nel 1587, una sorta di Ministero dell'Istruzione, che ha il compito di vigilare su tutte le scuole. Assegna una grande autorità ai vescovi - rispetto ai consigli comunali - in materia scolastica. Rende obbligatori i concorsi nelle scuole pubbliche e la licenza per i maestri delle private. Specifica le punizioni, togliendo i castighi arbitrari. Impone condizioni igieniche nelle aule. Definisce le materie di studio per ogni tipo di scuola. La bolla fissa inoltre a 30 il limite degli alunni per ogni classe, imponendo un “sottomaestro” se il numero è superiore. A Bologna alcune classi arrivano ad avere 180-190 scolari e devono spesso ricorrere al “mutuo insegnamento”. I maestri delle scuole private supplicheranno l'Arcivescovo di accogliere nelle Scuole Pie solo i poveri e di costringere gli altri a frequentare quelle a pagamento. La Costituzione papale prevede in tutto lo stato pontificio solo due Università primarie, che conferiscono la laurea: Roma e Bologna. A Bologna l'Alma Mater riapre ufficialmente il 5 novembre sotto il nome di Pontificia Università. I professori giurano fedeltà in ginocchio (ma non tutti osservano pienamente questo precetto). L'Arcivescovo Oppizzoni è nominato Arcicancelliere. Sono ricostituiti i Collegi di nomina papale con facoltà di laureare e conferire i gradi. La vita degli studenti è sottoposta a minuziosi doveri e obblighi religiosi: messe solenni e funzioni quotidiane, seppure facoltative. Il Papa nomina un Rettore - non necessariamente un professore, piuttosto un prelato - che deve curare la disciplina e vigila affinché gli insegnamenti siano conformi ai precetti della religione. Ad esso è restituita la giurisdizione criminale nei delitti commessi entro l'Università. All'interno dell'ateneo è istituita una congregatio spiritualis. E' aumentato il numero delle cattedre e sono arricchiti i gabinetti scientifici. Vengono però anche soppressi alcuni insegnamenti avviati in età napoleonica, giudicati pericolosi o inopportuni. Fra le cattedre eliminate vi è quella di Economa pubblica, che però Luigi Valeriani riuscirà a tenere fino alla morte, nel 1828. Rimangono distinte le lauree in Medicina e in Chirurgia. Quest'ultima, condiderata di rango inferiore, è ridotta a tre anni, con una nuova suddivisione degli insegnamenti. Una norma consente ai professori delle Cliniche di prelevare dagli ospedali della città gli ammalati ritenuti utili all'insegnamento.dettagli
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2 ottobre 1824L'opera "Margherita d'Anjou" di Meyerbeer al Teatro ComunaleIl 2 ottobre è rappresentato al Teatro Comunale il melodramma semiserio in due atti Margherita D'Anjou, con musiche del compositore tedesco Giacomo Meyerbeer (1791-1864) e libretto di Felice Romani. L'opera ha debuttato in Italia alla Scala di Milano nel 1820. Protagonista nel ruolo di Isaura è il celebrato soprano inglese Fanny Corri-Paltoni (1801-1861). Diversamente da altre città italiane, all’inizio Bologna accoglie Meyerbeer - musicista amato e raccomandato da Rossini - con una certa diffidenza. Il successo delle sue opere arriverà piuttosto tardi, poco prima della morte nel 1864.dettagli
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5 ottobre 1824Riforma delle congregazioni governativeSecondo il Motu Proprio del luglio 1616 è prevista, presso ognuna delle 17 delegazioni dello Stato Pontificio, una congregazione governativa, con funzione consultiva e di nomina statale. A Bologna e nelle Legazioni essa è formata da quattro membri, due per la città e due per il territorio provinciale. Il Motu Proprio del 5 ottobre 1824 ne modifica la composizione, portando a tre il numero dei membri: un gonfaloniere e due anziani. Nella Municipalità è sancita la ereditarietà della carica di consigliere, esclusa nel Motu Proprio del 1816. La composizione del Consiglio comunale vede metà dei seggi assegnati ai patrizi e metà ai "cittadini". La prima nomina è riservata al sovrano. Queste novità amministrative fanno parte del programma dei cardinali "zelanti": il rafforzamento della piccola nobiltà e dei ceti alto-borghesi serve a contrastare, soprattutto nella Romagna e nelle Marche, la crescita delle istanze liberali. Un ulteriore provvedimento del 21 dicembre 1827 abolirà di fatto le Congregazioni: a rappresentare le comunità locali rimarrà solo il Comune.dettagli
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25 novembre 1824Rossini nominato direttore del Théatre Italien di ParigiIl 25 novembre Gioachino Rossini è nominato direttore del Théatre Italien di Parigi, assieme a Carlo Severini e al marchese Alexandre Aguado. Il contratto lo lega al conte d'Artois, successore di Luigi XVIII, e prevede l'iscrizione nelle liste civili e una pensione annua. Il pesarese accetta la carica offertagli dal visconte de La Rochefoucault, a patto che il precedente direttore, Ferdinando Paer, che pure non gli risparmia feroci critiche, non venga licenziato. E' conosciuto e amato a Parigi grazie a lui, che ha fatto rappresentare molte sue opere. Nella capitale francese Rossini allestirà le prime di Le siège de Corinthe (1826), Moise et Pharaon (1827), Le comte Ory (1828) e del Guillaume Tell (1829), suo capolavoro nel genere serio. Rimarrà stabilmente a Parigi con Isabella Colbran dal 1825 al 1829. Gli spettacoli parigini, di eccezionale qualità, segneranno il suo trionfo e l'apertura dei Francesi all'ascolto dell'opera italiana: nel solo 1825 si conteranno 142 rappresentazioni, tra opere buffe e serie. Anche a Bologna, in questi anni, saranno proposte con successo numerose opere di Rossini. Il 9 gennaio 1826 il compositore pesarese sarà nominato maestro onorario dell'Accademia Filarmonica.dettagli
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28 novembre 1824Gli studenti protestano contro l'obbligo delle pratiche religiosePapa Leone XII rende obbligatorie per i professori e gli studenti dell'Università le Congregazioni spirituali festive. Alla domenica devono assistere alla santa messa, alla predica e agli esercizi spirituali La protesta degli studenti si esprime l'ultima domenica di novembre con lo scoppio di un grosso petardo nella volta della chiesa dell'Ateneo, mentre è in corso una funzione religiosa. Il Reggente tenta di limitare la portata del fatto, sostenendo che l'incidente è dovuto alla "rilasciatezza del costume", generata dalla troppa libertà e dal "traviamento dei trascorsi tempi". Le contestazioni sono rivolte in particolare contro i professori Ranzani e Mezzofanti, i fautori più zelanti delle pratiche religiose festive.dettagli
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16 dicembre 1824L'Accademia Filodrammatica si divide in dueL'Accademia Filodrammatica (o dei Filodrammaturgi) è sorta nel 1820 con l'intento di mettere in scena esempi raffinati di teatro classico, ad esempio l'Edipo Re e l'Antigone di Sofocle. E' animata dal marchese Massimiliano Angelelli (1775-1853), che è anche il traduttore delle tragedie. Nel 1824 essa si divide in due compagnie: da un lato i Filodrammatici, puristi del teatro classico, dall'altra i Concordi, più aperti alle nuove esigenze del pubblico. Questi ultimi iniziano a recitare al Teatro Contavalli, guidati inizialmente da Giuseppe Torri, mettendo in scena commedie di Goldoni, Molière, Albergati. Il 16 dicembre 1824 ottengono la protezione del nuovo Cardinale Legato mons. Albani, per cui il Teatro Contavalli potrà rimanere aperto anche il venerdì - giorno di chiusura per tutti gli altri teatri - offrendo recite di beneficenza. Durante il carnevale del 1825 i Concordi si esibiranno a favore di "povere famiglie vergognose" e del Ricovero di Mendicità.dettagli