Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1821Chiusura del Teatro LegnaniChiude il teatro ricavato in Palazzo Legnani, con ingresso in via San Mamolo. Fu creato nel 1760 dal conte Giacomo Legnani, amante della musica e dell'arte drammatica, desideroso di favorire soprattutto le compagnie locali. Dotato di un palcoscenico di dimensioni piuttosto ridotte, Inizialmente ospitò spettacoli di marionette durante il carnevale, con accompagnamento musicale. Nei primi anni dell'800 operarono gruppi musicali e compagnie teatrali di dilettanti.dettagli
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1821Convenzione per le sepoltureAl termine di una annosa controversia sulla concessione delle aree di sepoltura, il Delegato Pontificio e la Municipalità di Bologna stipulano una convenzione, secondo la quale le aree monumentali della Certosa vengono concesse a pagamento e rimangono gratuite solo quelle per le inumazioni dei poveri. Presso le parrocchie e gli ospedali sono istituite camere mortuarie. Il trasporto del defunto avviene singolarmente, in cassa e su carro chiuso sormontato da una croce. Nella camera mortuaria di San Rocco alla salma è posta la medaglia con il numero di posizione nel cimitero. Il trasporto è effettuato dopo le ore 20 (per i non cattolici e per i morti degli ospedali dopo le 22). Sulle fosse è apposta una croce di piombo, mentre sulle le lapidi è prescritta l'iscrizione in latino. Nel 1821 viene chiuso il piccolo cimitero dei bambini nati morti, esistente presso Porta Saragozza: da questo momento essi saranno sepolti in Certosa.dettagli
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1821L'Oratorio degli scolariIl cardinale Spina, d'intesa con il cardinale Arcivescovo Oppizzoni, decide di destinare a Oratorio degli scolari l'ex chiesa gesuitica di Sant'Ignazio in via Borgo della Paglia (poi Via Belle Arti). L'intero edificio conventuale è stato ridotto a caserma nel 1796, mentre la chiesa di S. Ignazio è stata usata come dormitorio per le truppe. Dal 1805, una volta atterrati il tamburo e la cupola, è diventata l'aula magna dell'Università. Ripristinato l'edificio religioso, è previsto che un dotto “sermonicatore” tenga “discorsi sacri e morali, ad istruzione della gioventù studiosa”. A dirigere questa prestigiosa “stazione pastorale” nel cuore della zona universitaria è chiamato don Luigi Morandi, che nel periodo napoleonico è stato uno dei preti conciliatori tra la dottrina cristiana e la rivoluzione giacobina, ma è ritornato poi a una più rigorosa ortodossia. Come responsabile della Congregazione degli scolari, egli dovrà registrare la scarsa e svogliata partecipazione degli studenti e dei professori alle funzioni, fino alle vere e proprie contestazioni delle pratiche religiose, rese obbligatorie dalla riforma scolastica del 1824.dettagli
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1821Alessandro Franceschi, scultore funerarioAlessandro Franceschi (1789-1834), nativo di Montasico, promettente allievo all'Accademia di Giovanni Battista Frulli (1765-1837) e Giacomo De Maria (1762-1838), inizia ad operare come scultore funerario nel cimitero della Certosa, dopo alcuni anni di alunnato a Roma e Firenze. La collocazione, senza il consenso accademico, del monumento Arrighi, gli alienerà molte simpatie dei colleghi, ma la stima tornerà con i lavori successivi. Nella sua breve carriera, Franceschi lascerà una ventina di opere funerarie e alcune rare sculture nelle chiese bolognesi. L'iniziale maniera neoclassica - messa in pratica anche nel frontone di Villa Aldini dove lo scultore lavorò assieme a De Maria - evolverà in uno stile purista, ricco di raffinatezze esecutive, che gli varrà gli elogi del toscano Lorenzo Bartolini (1770-1850). Sarà considerato, assieme a Giovanni Putti (1771-1845) e a Cincinnato Baruzzi (1796-1878), il caso più interessante della scultura bolognese nella prima metà dell'800.dettagli
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1821Il Conservatorio di San GioacchinoCon un decreto dell'arcivescovo Oppizzoni, nel 1821 il Ritiro Calini è eretto in Conservatorio di San Gioacchino. Questo luogo pio ha avuto come iniziale animatore il fratello di padre Cesare Calini, fondatore del Conservatorio della S.S. Annunziata. Girolamo Calini, assieme a Maria Berselli, cominciò negli ultimi anni del '700 a raccogliere dalla strada ragazze orfane e abbandonate, dando loro ospitalità in un'abitazione di sua proprietà in Mirasole. Dopo la morte dei fondatori, il Ritiro Calini, dotato di numerosi lasciti, fu portato avanti da don Giacomo Cacciari. Nel 1837 il conservatorio, divenuto Istituto delle Zitelle dei SS. Anna e Gioacchino, sarà trasferito nell'antico ospizio dei Certosini in Sant'Isaia. Una deliberazione del Consiglio comunale del 14 maggio 1861 riunirà questo istituto e quello della SS. Annunziata in un unico locale situato nei pressi della Montagnola. Lo stabile in Sant'Isaia diverrà sede delle Scuole Normali Femminili, per la formazione delle maestre. L'unione dei due conservatori sarà approvata nel 1862 dalla Deputazione Provinciale e confermata dai RR. Decreti del 28 agosto e del 5 ottobre 1864.dettagli
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1821L'Università dei ServitoriLa Congregazione di San Vitale o Università dei Servitori pubblica i propri statuti, nuovamente riformati. Si tratta della prima società di mutuo soccorso bolognese e si pone come organo di rappresentanza dei servitori cittadini. Fu ordinata sotto la protezione di San Vitale Martire nel 1697, all'epoca del cardinale Boncompagni. Ha sede presso la parrocchia di San Nicolò degli Albari. Il suo scopo principale è "il soccorso spirituale e corporale dei confratelli, aggregati reciprocamente in vita e in morte". Sono ammessi, oltre ai servitori veri e propri, anche i segretari, i ragionieri o impiegati e gli agenti di casa. I soci infermi ricevono un "meschinissimo" sussidio. Fino alla quinta riforma del 1855 la Congregazione manterrà l'antica divisione in Stretta, contenente 63 confratelli - tutti servitori in cappa nera e livrea - e in Larga, estesa a ogni classe di servitori.dettagli
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1 gennaio 1821Il Cavamento PalataIl 1° gennaio 1821 inizia ufficialmente la sua attività la Congregazione Consorziale del Circondario Cavamento Palata, organo per il governo idraulico del territorio compreso tra la sinistra Reno, il torrente Samoggia e il Panaro. Il collettore delle acque Cavamento Palata, costruito dai Bentivoglio a metà del '400, prende il nome dal territorio di Palata Pepoli, attraversato nel suo ultimo tratto. All'inizio il canale sboccava liberamente in Panaro. Nel 1811 è stata costruita una chiavica a portoni per difendere il territorio dalle piene del Reno. La Congregazione sarà operativa fino al 1929. In quell'anno le sue funzioni saranno trasferite al nuovo Consorzio di Bonifica Cavamento Palata.dettagli
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23 gennaio 1821La "Nuova Dottrina Medica Italiana" di Giacomo TommasiniIl dott. Giacomo Tommasini (1768-1846), dal 1815 docente di Clinica medica all'Università di Bologna, inaugura assieme al prof. Rasori un tentativo di rinnovamento della scienza medica attraverso la dottrina dell'eccitabilità e del controstimolo, teoria che susciterà grandi discussioni e polemiche in Italia e all'estero. Per il professore parmense - le cui idee prendono spunto dalla dottrina sensistica di Locke e Condillac - "la vita è un moto o un eccitamento forzato" che i corpi organici subiscono da "esteriori potenze": gli eccitamenti esterni sono chiamati "stimoli". "Eccitabilità" è la capacità di ricevere stimoli, mentre i "controstimoli" sono i mezzi con cui il medico può accrescere "l'eccitamento difettivo" o diminuire quello "trasmodante", esagerato, in modo da raggiungere un eccitamento medio, che costituisce lo stato di salute. La dottrina vitalistica è presentata da Tommasini il 23 gennaio 1821 alla Società medico-chirurgica di Londra con una relazione dal titolo De congruentia et discrepantia inter anglicam et italicam medendi rationem. Essa riporta le sue correzioni alla originaria teoria della eccitabilità del medico scozzese John Brown (1735-1788), già espresse nell'opuscolo Della Nuova Dottrina Medica Italiana, edito a Bologna nel 1817. La dottrina della vita del Tommasini sarà duramente contestata dal medico cesenate Maurizio Bufalini (1787-1875), già allievo e supplente di Antonio Testa a Bologna e, in seguito, grande clinico all'Università di Firenze. Le idee del professore parmense, amico di Leopardi, avranno comunque una notevole valenza politica. Ad esempio egli subordinerà i progressi dell'arte medica al contatto reciproco degli studiosi, alla libertà a loro concessa “di discutere, confrontarsi, scrivere, pubblicare, viaggiare, riunirsi in un'Italia ancora politicamente frammentata” (Veglia).dettagli
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8 febbraio 1821Gli Imperiali verso NapoliInizia il passaggio per Bologna delle truppe imperiali dirette a Napoli, dove il re Ferdinando I ha sconfessato la costituzione dapprima concessa e ha chiesto l'intervento della Santa Alleanza. L'armata del generale Frimont e le batterie in assetto di guerra formano una lunga colonna di 15.000 uomini, impegnati in tappe di trasferimento di venti-trenta chilometri al giorno. Il giorno 8 febbraio 9.000 soldati Austriaci - tremila cavalieri e seimila fanti - entrano in città da Porta San Felice. Hanno al seguito "una grande quantità di carri con legni asse ed ancore per gettare sollecitamente i ponti, poi munizioni, viveri, medicinali". I fanti hanno divise abbastanza logore e scarpe rattoppate. Avanzano adagio al suono dei tamburi compagnie composite di boemi, croati, ungheresi e slavi. I soldati in sosta sono ospitati alla Badia, mentre l'ex convento di San Gervasio è utilizzato per i trasporti. I portici di San Luca e della Certosa sono trasformati in stalle per i cavalli, mentre il prato di San Francesco e la Montagnola diventano grandi bivacchi. Intanto i cittadini si affrettano a nascondere le cose più appetibili: ad esempio i cavalli vengono inviati a Viadagola per sottrarli alle requisizioni. Gli ufficiali sono ospitati nelle case private, spesso malvolentieri e con grave disagio. Le caserme di San Domenico e del Corpus Domini servono per i reparti stanziati in città. E' istituito infatti un presidio militare austriaco con il compito di tenere i collegamenti, curare i rapporti col potere civile e reprimere eventuali cospirazioni. Alcune chiese sconsacrate, come San Tommaso, San Barbaziano e lo Spirito Santo saranno adibite a magazzini militari, così come l'ex Ospedale degli Abbandonati. Altri spazi per usi militari saranno il prato dell'Annunziata per le manovre della cavalleria e il prato dei Crociali, fuori porta San Felice, per le esercitazione della fanteria. Per sette anni Bologna sarà un importante posto tappa per l'esercito imperiale. I battaglioni austriaci, provenienti da Padova o da Mantova, convergeranno sulla città per dirigersi poi in Toscana per la strada di Filigare, attraverso Loiano e Barberino. Il presidio del posto tappa sarà smantellato solo nel 1827.dettagli
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22 febbraio 1821Le scene teatrali di Antonio BasoliIl volume Collezione di scene teatrali pubblicato da Antonio Basoli (1774-1843) documenta la sua opera come scenografo. Dedicato al conte Cesare Bianchetti, pro-presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti, contiene cento tavole "incise ed ombreggiate a modo di acquarello" dai fratelli Luigi e Francesco Basoli, da Gaetano Sandri e da altri allievi. Un indice accurato documenta il soggetto delle varie scene. Vi è inoltre indicata la destinazione: il Teatro dell'Unione di Sant'Arcangelo di Romagna, il Teatro di Corfù, il Comunale di Ferrara, il Teatro del Corso, il Contavalli, il Marsigli di Bologna. Per il Comunale di Bologna sono riprodotte tutte le scene delle Opere, dalla Semiramide riconosciuta di Meyerbeer all'Aureliano in Palmira di Rossini (entrambe del 1820). Tra le tavole ve ne sono 22 "inventate e disegnate dall'Autore in diverse epoche", comprese alcune scene pensate per le Tragedie di Sofocle, di recente tradotte dal marchese Angelelli.dettagli
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28 febbraio 1821I poveri Abbandonati trasferiti al RicoveroGli Abbandonati dell'ex ospedale di San Salvatore - dal 1808 ospitati in un locale separato dell'ospedale S.Orsola - sono trasferiti al Ricovero di Mendicità in San Gregorio, fuori Porta San Vitale. I due enti verranno fusi, dando origine al Pio Ospedale degli Abbandonati, Ricovero ed Uniti.dettagli
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7 marzo 1821Angelo Venturoli lascia le sue sostanze per la fondazione di un collegio artisticoIl 7 marzo muore l'architetto Angelo Venturoli (1749-1821). Dopo un giovanile soggiorno di lavoro in Veneto, è ritornato a Bologna con la mente piena “delle stupendissime palladiane idee”, alle quali è poi rimasto sempre fedele. Nel periodo napoleonico è stato l'architetto di gran lunga più impiegato e apprezzato in città, con oltre 150 incarichi, tra i quali la chiesa di San Giuliano e della Baroncella, il Palazzo Hercolani, la facciata di Palazzo Vassè Pietramellara, numerose ville nella periferia e nei dintorni, tra le quali la grande villa Malvezzi Campeggi a Bagnarola di Budrio e il Casino Regoli (poi Villa Revedin) sul Poggio Belvedere. Il 20 maggio 1820 ha nominato il marchese Antonio Bolognini Amorini, il conte Luigi Salina e il signor Carlo Savini esecutori delle sue ultime volontà, lasciando loro il compito di fondare "un Collegio d'educazione, a comodo d'istruire giovani studenti di Belle Arti". L'istituto, che porterà il suo nome, sarà aperto nel 1825 in via Centotrecento n. 4, nei locali dell'ex Collegio Illirico Ungarico, risalente al XVI secolo. L'antico refettorio ospita affreschi con Storie di Croazia e Ungheria del pittore bolognese Gioacchino Pizzoli (1651-1731).dettagli
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10 marzo 1821Una "foresta marciante"Dal 10 al 19 marzo transita per Bologna il grosso delle truppe imperiali dirette a Napoli. E' un esercito composto di molte etnie: Tedeschi, Croati, Magiari, Rumeni. I bolognesi li chiamano “slapazoch” e “zimson”. Le cronache del tempo ricordano, oltre al “nauseante tanfo di sego” che li accompagna, i canti melanconici dei soldati Boemi e dei Tedeschi. La canzone di Andreas Hofer Hoch das Vaterland! e quella del Principe Eugenio di Savoia, vincitore dei Turchi: Prinz Eugen, der edle Ritter!. Testimoniano delle “bankheraus” (bancate), cioè i 25-50 colpi di bastone inflitti ai soldati che compiono furti nelle campagne, ma anche l'eccessivo consumo di legna non pagata degli ufficiali austriaci e l'ospitalità forzata ai soldati nelle case private, appena più accetta per gli Ungheresi e i Tirolesi, che simpatizzano per la causa italiana. Ma soprattutto rimarrà impressa la suggestiva “Feldzeichen”, una usanza di battaglia, che consiste nell'ornare i copricapi dei soldati di ramoscelli di bosso, di mirto o di quercia. Il transito dell'esercito imperiale appare, così, ai bolognesi come lo "spettacolo magico" di una "foresta marciante" (Rossi).dettagli
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12 marzo 1821L'aeronauta Atenodoro Mingarelli e la propulsione orizzontaleGiovanni Maria Atenodoro Mingarelli, aeronauta originario di Grizzana, partecipa con alcuni opuscoli ad un concorso bandito dall'Accademia reale di Londra. Il premio di 20.000 sterline è destinato all'invenzione di un metodo di propulsione orizzontale per gli areostati. Nel primo opuscolo inviato, dal titolo Direzione orizzontale degli aerostati, Mingarelli propone un velivolo "stabilmente sostenuto dal gas idrogeno": il gas che gli dà moto verticale e il vapore lo spinge orizzontalmente. Il secondo libretto, pubblicato dalla tipografia bolognese di Jacopo Marsigli, ha per titolo Costruzione degli areostati contenente la descrizione della macchina del MIngarelli e tutto ciò che questo si era riservato di spiegare alla Regia Accademia di Londra. L'autore rivela che il suo sistema di propulsione a reazione è nato osservando lo sparo del cannone: "La polvere di cannone, modificata con senno nella sua spinta, è il mezzo sicuro, e per avventura unico, di dar moto orizzontalmente ai globi aerostatici". Nell'ultimo contributo, dal titolo Gli areostati a vapore, pubblicato anch'esso presso Marsigli, il volatore grizzanese sostiene la propulsione generata da un getto di vapore ad alta pressione su una macchina più leggera dell'aria. Scienziato e appassionato di volo, nato a Grizzana nel 1771, Atenodoro Mingarelli sarà anche sindaco di Tavernola negli anni Trenta dell'800.dettagli
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15 marzo 1821L'Arena del Gioco del PalloneSu progetto dell'architetto Giuseppe Tubertini (1759-1831) viene edificata, sul lato orientale della Montagnola, un'arena per il Gioco del Pallone. L'idea non è nuova. Pochi anni prima l'arch. Ercole Gasparini aveva proposto una struttura simile sul lato meridionale della piazza d'Armi (o piazza del Mercato), arricchita però da un grande edificio porticato in stile neoclassico, con funzioni varie legate all'intrattenimento: botteghe, caffé, sale bigliardo, appartamenti per ospiti illustri, ecc. Per la nuova arena il Comune ha messo a disposizione il terreno e l'edificio è stato costruito grazie al pubblico azionariato: sono state emesse 5.000 "voci" (azioni) da 2,60 scudi, pagabili in 13 mesi. Lo Sferisterio si innalza sull'area della chiesa di San Giovanni Decollato, fondata nel 1350 dalla Compagnia della Morte e sconsacrata nel 1808. Una volta decisa la sua demolizione, i materiali da costruzione sono stati utilizzati per il muro di sostegno della Montagnola e, appunto, per la nuova arena sportiva. L'edificio del Giuoco del Pallone, modello nel suo genere, è costituito da un lungo muro per il rimbalzo della palla, con all'esterno una sequenza di colonne in quindici campate e un alto cornicione. Un certo numero di finestrelle servono per "dar sfogo all'impeto dei venti contro il Gran Muro". Le tribune di testata sono coperte da un tetto sostenuto da colonne doriche e difese da una rete "che protegge dalle percosse del pallone i fanciulli, le donne e i timorosi". Sul lato della "rimessa" - opposto a quello della "battuta" - sono ricavati appositi spazi per le Autorità e per la Polizia. Sul muro saranno collocati, nel tempo, i busti di tre celebri giocatori: Massimo (Domenico Marini di Sacile), Antonio Maestrelli e Giovanni Domenico Bossotto di Scurzolengo. Lungo il campo di gioco è presente un ampio parterre a gradoni. L'ingresso in tribuna costa 15 baiocchi. Lo sferisterio è inaugurato il 15 marzo 1821 sotto la pioggia, con la prima partita di pallone al bracciale tra le squadre di Massimo e di Galeassi. Sul più bello uno scroscio di pioggia disperde gli spettatori, che il giorno seguente saranno ripagati "ad usura" per lo spettacolo perduto. In occasione della solenne apertura è composta una Canzone: Ora a novel decoroDegli ampi tuoi giardiniA cui già onore divinile Muse tributarVasto recinto ammirasiD'alte colonne e muraChe i pregi di naturaColl'arte superò.In questa Arena nobileil forte atleta, e proderiscuote onori e lodedal popol spettator. I bolognesi sono tra i più assidui e competenti spettatori del gioco del pallone. Si gioca quasi tutti i pomeriggi da aprile a ottobre. Dal 1830 le partite saranno accompagnate da spettacoli d'arte varia: esposizioni di animali esotici, prestigiatori, cavallerizzi, bande, giostre, alberi della cuccagna. Nel 1838 nell'arena del pallone sarà allestita una parodia dell'opera seria con ballo, La distruzione dei masnadieri, in parte in dialetto. Dopo l'Unità il singolare scienziato Quirico Filopanti vi terrà le sue popolari lezioni di astronomia. Nel '900 ospiterà per un certo periodo il Circo Togni - dopo che un incendio avrà distrutto le sue attrezzature - e fino al 1964 sarà utilizzata come padiglione della fiera campionaria.dettagli
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17 marzo 1821Il ritorno degli Austriaci è una festaL'armata imperiale transita nuovamente da Bologna, al ritorno dalla spedizione nel regno napoletano. I bolognesi applaudono l'ingresso in città il 17 marzo delle truppe del generale Frimont, vivendo con curiosità, come ad una sfilata di carnevale, il passaggio dei vari corpi militari al suono delle bande musicali e con quanto è loro “conveniente e necessario”. Il 30 aprile arrivano circa 8.000 uomini, una buona parte dei quali vengono acquartierati in città. Un contingente di Austriaci vi rimarrà fino al febbraio 1822. I cittadini bolognesi diserteranno le frequenti riviste "in grande pompa" degli occupanti, mentre assisteranno con compassione al passaggio dei carbonari arrestati in Romagna. Alcuni di essi saranno condannati a morte dal Tribunale di Venezia, altri vedranno commutata la loro pena all'ultimo momento, "per grazia sovrana", in dieci o venti anni di carcere duro. Con il nuovo corso reazionario inaugurato da Leone XII e dai cardinali zelanti Bologna vivrà un periodo di silenzio e apatia, contrassegnato dalla repressione di ogni opposizione e dalle persecuzioni contro le società segrete.dettagli
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28 marzo 1821Attentato al Direttore della Polizia pontificiaLa sera del 28 marzo Giacomo Greppi (1771-1836), direttore della Polizia pontificia e accanito persecutore dei carbonari, subisce un attentato. I sospetti si appuntano su alcuni liberali, quali Giuseppe Bortolotti, Domenico Bottini e Giuseppe Aguccini, che vengono subito arrestati. Ma l'autore del ferimento è probabilmente il lavandaio Giuseppe Zini, detto “Severnino”, sentito da più persone minacciare il poliziotto, accusato di essere una “spia del Generale tedesco”. Laureato in legge, in gioventù Greppi è stato tra gli agitatori giacobini più in vista, spesso compagno di avventure di Giuseppe Gioannetti (1768-1843) e costruttore del primo Albero della Libertà. Il suo voltafaccia gli è valso un disprezzo senza eguali. Secondo Francesco Rangone egli è “disistimato da ognuno e abbandonato a se stesso”. Dopo l'attentato, tornerà ad esercitare la professione di avvocato e nel 1828 risulterà iscritto nel collegio legale dell'Università.dettagli
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aprile 1821Il ballo "Acbar Gran Mogol" al ComunaleIn aprile al Teatro Comunale è messo in scena il ballo tragico in cinque atti Acbar Gran Mogol di Gaetano Gioia. Le scene sono di Domenico Ferri (1795-1878), apprezzato scenografo delle opere di Rossini date a Bologna tra il 1825 e il 1829. Il pittore sarà chiamato dal maestro a Parigi nel 1850 e, nella capitale francese, rinnoverà i fasti degli scenografi italiani del Sei-Settecento.dettagli
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18 maggio 1821La Madonna della Vittoria all'AnnunziataLa tavola della Madonna della Vittoria, opera trecentesca di Simone dei Crocefissi, è trasportata dalla Certosa alla chiesa dell'Annunziata, dove rimarrà fino al 1866, per poi passare alla chiesa del SS. Salvatore. Qui viene collocata in una cappella decorata da Luigi Samoggia e Alessandro Guardassoni, con sculture di Giulio Cesare Conventi. La sacra icona era venerata nella chiesa benedettina sul colle dell'Osservanza, conosciuta come la Madonna del Monte, che fu distrutta per l'erezione della Villa Aldini. In ricordo della vittoria di Annibale Bentivoglio sulle truppe del capitano visconteo Luigi dal Verme a San Giorgio di Piano nel 1443 - da cui il nome del quadro - per tre secoli il 14 agosto si è svolta ogni anno una grandiosa cavalcata alla Madonna del Monte, tradizione abbandonata a metà del Settecento. “Avanti marciava la Società delle arti, seguita da compagnie e congregazioni religiose e dal clero secolare a piedi. A cavallo salivano 40 cavalleggieri, il paggio del podestà, i donzelli e i mazzieri degli Anziani, i camerieri del gonfaloniere e del legato, i 16 tribuni della plebe, con mazzieri, notai, cappellani, cavalieri, porta stendardi ... Mercanti e venditori seguivano con banchetti e carabattole. Si vendeva cera, corone, ventarole, si banchettava con meloni, frittelle, mortadelle, trippa ...” Il 10 febbraio 1806 la Madonna è stata collocata nella chiesa dell'Osservanza e il 17 settembre 1812 trasferita di notte nella chiesa della Certosa, dove erano concentrate varie immagini della Beata Vergine provenienti dalle chiese soppresse di Bologna. Alcune di esse sono state murate nel cosiddetto Chiostro delle Madonne.dettagli
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21 maggio 1821"Maria Stuarda regina di Scozia" al Teatro ComunaleIl 29 maggio al Teatro Comunale è rappresentatato per la prima volta il dramma serio in due atti Maria Stuarda regina di Scozia, composto da Saverio Mercadante (1795-1870). Il libretto di Gaetano Rossi (1774-1855), poeta addetto della Fenice di Venezia, è tratto dalla tragedia Maria Stuart di Friedrich Schiller (1759-1805). Nel ruolo di Maria canta il soprano Elisabetta Feron (1797-1853), "soavissima" prima donna, descritta dal Capozzi come "la bella inglese ... che alle cantatrici italiche nulla invidia fuorché la patria". Il contralto Carolina Bassi è il conte Olfredo, Giuseppe Passanti il principe Ormondo. Maria Gioia Tamburini è Carlo, Primate di Scozia. Segue il ballo di mezzo carattere in tre atti Il pellegrino, ossia L'ingegno supera l'età, composto e diretto da Gaetano Gioia. Le scene "tutte nuove" dell'opera e del ballo sono di Mauro Berti e Domenico Ferri (1795-1878). Rispetto ad altri lavori del maestro Mercadante, lo spettacolo inaugurato a Bologna avrà "poca fortuna" (Florimo).dettagli
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28 maggio 1821Ispezione dei teatri. Chiuso il Marsigli, restaurato il CorsoLa Deputazione agli Spettacoli, guidata dal conte Carlo Marescalchi, ordina una minuziosa ispezione tecnica dei teatri Marsigli, Contavalli e del Corso. L' Ingegnere capo ispettore Pancaldi scrive, nella sua relazione, che nel teatro Marsigli "tutto è pericolo, tutto ispira un giusto timore, la ristrettezza di lui, la qualità combustibile del materiale che lo compone, il cedimento della soffitta, lo stato del tetto, la decenza". Il Legato ne ordina la chiusura, dichiarandolo "non esercibile finché non sia restaurato colla debita solidità". Non vengono fatti rilievi al teatro Contavalli, da poco costruito, mentre per il Corso sono messi in evidenza "tanti piccoli malanni dovuti all'incuria e all'usura". Critiche sono rivolte alla tinteggiatura delle pareti, al pavimento, al cattivo stato delle decorazioni, alle misure di sicurezza, all'impianto di illuminazione del boccascena. I restauri saranno eseguiti nell'estate del 1822 e nel settembre successivo il teatro di via Santo Stefano potrà riaprire, "dopo essere stato assai elegantemente ed eruditamente ridipinto" a cura di Filippo Pedrini e Floriano Puglioli, coordinati da Francesco Santini.dettagli
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giugno 1821Bologna è tranquilla. Il Legato si accorda con i liberaliNel corso dei moti carbonari di Napoli e del Piemonte, ispirati soprattutto dal ceto militare, la polizia pontificia è in apprensione per le Romagne, che sembrano pronte ad insorgere. Si dice che esistano piani per la formazione di corpi militari di volontari. Di uno di questi dovrebbe prendere il comando il marchese Alessandro Guidotti (1790-1848), ex ufficiale napoleonico, che viene attentamente sorvegliato e costretto per qualche tempo a lasciare Bologna. Nell'estate del 1821 in molte città e paesi della Romagna l'ordine è compromesso. Preoccupa il continuo incitamento alla rivolta da parte dei cospiratori delle Legazioni: un "tal Zoli pittore" è segnalato come corrispondente con le vendite napoletane. A Bologna, dove "anche i sassi sono imbevuti delle idee nuove", sono presenti "molte sette, e molto ardite", ma in città non avvengono tumulti di sorta. Il fermento "si limita ai conciliaboli piuttosto inconcludenti delle riunione segrete dei carbonari o alle molto meno segrete conversazioni da salotto". Qui è ancora dominante il mito napoleonico e si guarda alla Francia, non a Napoli o Torino, per un possibile rivolgimento politico. Le poche unità militari presenti non esprimono, tranne alcune eccezioni, idee liberali. Per Francesco Rangone “Bologna è tranquilla” e “non sembra disposta a nulla”, pare aver perso “l'antica energia”. Ha successo l'azione accorta del Legato Spina, che entra in contatto con i capi liberali moderati, quali i conti Bianchetti e Agucchi e il principe Hercolani, che si dimostrano pronti ad offrire "zelantemente" la loro collaborazione. Un agente del principe Hercolani, Carlo Roberti, è inviato in Romagna, a Faenza e Forlì, per dissuadere i carbonari dal "fare pazzie" e la stessa azione moderatrice compie il Cadorino, antico massone benvisto e stimato dai carbonari. A Bologna il prof. Francesco Orioli, considerato "una delle stelle polari degli allievi dell'Università", si adopera a trattenere gli studenti da manifestazioni di ostilità. In sostanza il Legato riesce “a conficcare un cuneo nell'organizzazione settaria”, a staccare “i più temperati dagli esaltati”, separando i seguaci di Zuboli da quelli di Hercolani e convincendo questi ultimi a temporeggiare. Al ritorno a Bologna dell'armata imperiale del generale Frimont, dopo la repressione dei moti di Napoli, i cittadini l'accolgono in festa e si mostrano entusiasti delle esibizioni delle bande militari.dettagli
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13 luglio 1821Le reazioni in città dopo gli arresti dei carbonari in RomagnaLa polizia pontificia, con l'appoggio di quella austriaca, compie numerosi arresti di carbonari in Romagna, tra Faenza, Forlì e Cesena. Gli arrestati - tra i quali il marchese Merlini e i conti Mangelli e Ugolini di Forlì - vengono condotti sotto scorta a Bologna. Il primo gruppo giunge in città il 13 luglio e l'evento produce - secondo un rapporto poliziesco - "una sensazione che non si può descrivere". Alla soddisfazione per gli arresti da parte dei "buoni e tranquilli cittadini" fa riscontro il timore dei carbonari, che si vedono già rinchiusi nelle carceri di Venezia "a far compagnia agli altri immensi riformatori del genere umano".dettagli
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13 settembre 1821Il Papa scomunica la CarboneriaCon la bolla apostolica Ecclesiam a Jesu Christo, fatta leggere nelle chiese, papa Pio VII scomunica la Carboneria, la società segreta di ispirazione liberale che dal 1817 ha ordito diversi complotti nello Stato Pontificio. A Bologna, “città tranquilla”, che non necessita, a parere degli osservatori, di simili letture “poco calcolate”, alcuni parroci, ai quali è stato dato l'ordine di dare massima diffusione al documento papale, si rifiutano di esporre le loro vite a eventuali rappresaglie. Pio VII mira soprattutto a tenere sotto controllo le Legazioni, parte eccentrica dello Stato Pontificio, e ad impedire eventuali interventi dell'Austria, che prendano a pretesto disordini e congiure provocati dai carbonari. Dal 1823, sotto il papato reazionario di Leone XII Della Genga, le persecuzioni nelle Romagne saranno sempre più assillanti, ma centinaia di condanne al carcere e all'esilio non saranno sufficienti a stroncare le sette e reprimere lo spirito liberale.dettagli
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1 ottobre 1821Tentativo aeronautico del calzolaio SpigaE' previsto per il 1° ottobre dal prato di S. Antonio, presso Porta San Mamolo, un volo in pallone del calzolaio Isidoro Spiga. Il tentativo è però vanificato da una fuga di idrogeno dall'involucro. Il pubblico, esasperato dall'attesa, dopo aver a lungo imprecato, abbate lo steccato dell'arena all'uopo allestita e lacera furiosamente il pallone. Il prato di S. Antonio (poi via Castelfidardo), situato nella parte meridionale del grande convento del Corpus Domini, era usato nel XVIII secolo come maneggio dei cavalli. Vi si teneva nei mesi di maggio e giugno una fiera di merci e bestiame. Dal 1809 nel luogo sono eseguite sentenze capitali.dettagli
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26 novembre 1821Disordini all'UniversitàDopo due anni di calma, gli studenti dell'Università sono di nuovo in stato di agitazione. Disordini sono denunciati il 26 novembre e si ripetono nel mese successivo, durante le feste natalizie. Sul fuoco della ribellione soffia, con i suoi rapporti, l'avv. Greppi, “sempre attivo ai danni dei suoi concittadini” (Rangone). L'ex giacobino, divenuto “sbirro” papalino, vuole forse mettersi in mostra per diventare Direttore di Polizia nel Ducato di Modena e da tempo fa pressioni presso il Papa per la chiusura dell'Ateneo bolognese.dettagli
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10 dicembre 1821Rapporti tra carbonari bolognesi e romagnoliLa polizia pontificia tiene d'occhio l'ex militare faentino Carlo Balboni, reduce dalla Toscana, ospite per motivi di salute in casa del conte Gaetano Benati, conosciuto come appartenente alle sette fino dal 1816 e, nell'estate 1820, uno dei proseliti più vicini al capo-cospiratore Luigi Zuboli. Secondo gli inquirenti "tutti i soggetti sono di una tempra" e sono attaccati "dai medesimi mali", sono, cioè, sospetti di appartenere alla carboneria e di tramare assieme alle Vendite di Romagna. Nella casa di Benati avvengono frequenti incontri di "tristi soggetti", tra i quali l'ex capitano dell'Armata italiana Giovanni Lorenzini, condannato nel 1818 per "meditata cospirazione contro il governo". Sono assidui anche i librai Masi e Guidotti, lo studente Leandro Zamboni, impiegato come Zuboli alla fornitura carceraria e affiliato alla sua lega, il capitano Bortolotti, i dottori Parmeggiani e Crescimbeni, conosciuti come settari, la modista Covelli, il cui negozio è considerato "la fucina di tutte le massime antipolitiche". La polizia tenterà di infiltrarsi nel gruppo, pagando alcuni informatori, e cercherà di intercettare la corrispondenza con la Romagna, affidata a due vetturali sospetti. Addosso a uno di essi, Antonio Venturi detto "Pretino", fermato a Castel San Pietro il 10 dicembre, saranno trovate lettere compromettenti di Benati a Zuboli, che porteranno all'arresto del primo. Da questo momento l'autorità pontificia avrà certezza delle mene dei carbonari di Bologna con quelli di Romagna.dettagli
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20 dicembre 1821Un progetto di Costituzione nella buca della PostaNella buca della Posta è rinvenuto un foglio con un progetto di costituzione - forse la cosiddetta Costituzione latina - diretto “a chi vorrà leggere”. In precedenza era stato trovato un biglietto affisso a un muro nei pressi di Strada Maggiore, che annunciava la pubblicazione di una simile costituzione. Lo stile e il contenuto del testo indicano che il progetto sia opera di Marcello Gioannetti (1798-1875), nipote dell'ex Arcivescovo Andrea Gioannetti. La polizia pontificia non appare preoccupata: il soggetto è considerato solo “un uomo esaltato di fantasia e fisicamente patito nella testa”.dettagli
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24 dicembre 1821Uragano su BolognaNella notte tra il 24 e il 25 dicembre in varie parti d’Italia e d’Europa scoppia un grande uragano “con tuoni e lampi”, accompagnato da un abbassamento straordinario delle temperature anche in località molto distanti tra loro. Nel porto di Genova onde gigantesche sorpassano i ponti e si inoltrano con veemenza nella città, atterrando porte e provocando gravi danni alle merci ricoverare nei magazzini. Su Bologna il vento impetuoso di scirocco rovescia numerosi camini e atterra alcuni muri. Nella campagna attorno alla città si registrano danni a fabbricati e moltissimi alberi “svelti dalle loro radici”. Straripano inoltre alcuni torrenti. Fortunatamente non vi sono vittime. Il 25 sulla costa Adriatica sono avvertite forti scosse ondulatorie, che però non apportano gravi danni.dettagli