La Casa Provinciale di Lavoro
Il cardinale Legato Giuseppe Spina istituisce, presso la soppressa Badia dei SS. Naborre e Felice, la Casa Provinciale di Lavoro, che eredita le funzioni della Casa d'Industria per Mendicanti fondata nel 1809 dal Governo napoleonico per impedire l'accattonaggio e dare un impiego ai disoccupati “senza colpa“.
Il servizio, parzialmente privatizzato, offre anche lavoro a domicilio, in gran parte a donne, che in questo modo possono dedicarsi alla famiglia. Esso consiste soprattutto nella filatura di lana, lino e canapa e nella produzione di manufatti che utilizzano queste fibre.
Le persone sono ammesse alla casa presentando un certificato di miserabilità rilasciato dal parroco e dietro il versamento di una "sigurtà", o cauzione, proporzionata al valore della materia prima loro consegnata.
La Casa di Lavoro è affiancata da una Casa di correzione e un Casa di beneficenza. Tutte sono gestite dalla “Illustrissima Magistratura Provinciale” e le spese sostenute dalla Provincia e dal Governo. La Casa di Lavoro verrà chiusa nel 1857 per ragioni economiche.
- La città della carità. Guida alle istituzioni assistenziali di Bologna dal XII al XX secolo, a cura di M. Carboni, M. Fornasari, M. Poli, Bologna, Costa, 1999, p. 89
- Guida per la citta di Bologna e suoi sobborghi, ed. nuovamente aumentata, Bologna, Tip. di S. Tommaso d'Aquino, 1844, p. 59
- Giovanni Massei, Sulla beneficenza e la istruzione pubblica in Bologna, Lucca, s.e., 1836, pp. 55-56
- Giovanni Massei, La scienza medica della povertà ossia La beneficenza illuminata, Firenze, coi tipi di M. Cellini e c., 1858, vol. 3., pp. 256-257