Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1818La fabbrica Gulli di cappelli di pagliaL'impresa G. Gulli impianta nel 1818 a Bologna una fabbrica, con 65 operai, per la fabbricazione dei cappelli di paglia. La lavorazione della treccia è nella provincia largamente diffusa a domicilio.dettagli
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1818Metà dei bolognesi sono "meschini, oziosi e vagabondi"Nel Diario ecclesiastico dell'anno 1818 è riportata una classificazione della popolazione bolognese, riferita al 1816: sono enumerati 1805 nobili, 2975 possidenti, 7941 “mediocri”, 19.327 operai e 32.783 bisognosi. Solo il 20% dei cittadini hanno di che vivere agiatamente o decorosamente e il 30% sono proletari con un reddito modestissimo. Il restante 50% è composto di “meschini, oziosi, vagabondi e questuanti”, che vivono sotto la soglia della povertà e lottano quotidianamente per la sopravvivenza. In seguito alle "frequenti scosse dé diversi governi provvisori", alle tasse esose e a quasi tre anni di carestia, molte famiglie, prima benestanti, "sono state gettate in una ristretta mediocrità".dettagli
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1818I dipinti della Pinacoteca nelle incisioni di Francesco RosaspinaFrancesco Rosaspina (1762-1841) inizia ad eseguire incisioni aventi per soggetto i dipinti della Pinacoteca. Lo aiutano il fratello Giuseppe e i suoi migliori allievi, Giulio Tomba (1780-1841), Giuseppe Asioli (1783-1845) e Gaetano Guadagnini (1800-1860). Ogni anno verranno stampate sei incisioni, riunite in fascicolo. L'impresa avrà termine nel 1829, con la pubblicazione di 72 stampe di buona qualità in dodici fascicoli. Essa avrà il merito di divulgare in Europa la raccolta bolognese, legata soprattutto alla locale scuola barocca.dettagli
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1818Viaggio di studio in Europa di Giovanni AldiniIl fisico bolognese Giovanni Aldini compie tra il 1818 e il 1819 un viaggio di studio in Europa, visitando numerose industrie e istituzioni scientifiche e tecniche. Riporta interessanti impressioni e testimonianze sulle trasformazioni introdotte dalla rivoluzione industriale nella vita economica e sociale dei paesi più avanzati. A Londra trova con sorpresa strade e teatri illuminati con il gas, in Scozia manifatture tessili meccanizzate e mosse da macchine a vapore. Incontra scienziati che svolgono ricerche finalizzate alla produzione in centri come la Royal Institution, finanziata dagli stessi imprenditori. Conosce i corsi per artigiani della Anderson's Institution, un sistema di istruzione popolare e pratica fondato a Glasgow nel 1796 da John Anderson (1726-1796). Queste esperienze gli fanno comprendere l'importanza dell'istruzione tecnica per la crescita industriale ed economica della nazione. Gli sembra molto efficace il metodo della diffusione di conoscenze tecniche attraverso l'esibizione di modelli di macchine. Al ritorno in Italia comincerà con l'aiuto di valenti artigiani la costruzione di un nuovo e completo "gabinetto" per le scienze applicate. La morte gli impedirà di ultimare il progetto, ma lascerà comunque in eredità al Comune di Bologna una preziosa raccolta di oltre cinquecento oggetti e modelli.dettagli
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1818Vietato recitare AlfieriLe Autorità vietano la recita pubblica di alcune opere teatrali di Vittorio Alfieri (1749-1803), autore prediletto dai bolognesi. I giovani declamano allora le sue tragedie in privato. E' un modo per continuare ad occuparsi di politica, dopo le restrizioni seguite alla Restaurazione. Secondo il Rangone l'esercizio della recita riesce a volte molto bene: "in alcune radunanze si sentono degli eccellenti declamatori".dettagli
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1818La scuola di paesaggio e le "stanze paese"Presso l'Accademia di Belle Arti è istituita una Scuola di paesaggio, tenuta da Luigi Busatti. Nonostante la grande fortuna del genere, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, essa rimarrà ai margini. I “dipinti grotteschi”, così come le “stampe incorniciate”, sono considerati una pratica inferiore rispetto alla pittura di figura e di storia, di cui peraltro si lamenta da qualche tempo la mancanza. Infatti, dopo la partenza per Roma di Pelagio Palagi (1775-1860), non vi è a Bologna nessun pittore “degno di stare a fronte dei trapassati per le serie Pitture a fresco, ed all'oglio”. Qui le scuole di pittura e scultura sono deserte, mentre vanno di moda i decoratori, come Antonio Basoli (1774-1843) e Felice Giani (1758-1823): "in nissun'altra città si ritrova un numero maggiore di buoni Pittori di Ornati, di Paesi e di quanto altro può contribuire ad una capricciosa decorazione" (Rossi). All'Accademia sono frequentate soprattutto le classi di ornato e di architettura. La pittura di paesaggio si esprime con successo nelle "stanze paese", che continuano la tradizione decorativa barocca delle ville e dei palazzi senatori. E' un tipo di veduta lontana da riferimenti topografici e storici, intrisa di componenti letterarie, espressione di un'arcadia in cui si integrano mirabilmente architettura, pittura e scultura. Tra i migliori esempi: la "boschereccia" di Palazzo Hercolani, dipinta intorno al 1810 da Rodolfo Fantuzzi (1781-1832) e le stanze paese del suo maestro Vincenzo Martinelli (1737-1807) negli appartamenti del Legato del Palazzo comunale e a Palazzo Aldini. Le decorazioni di Giacomo Savini (1768-1842) in Palazzo Davia Garagnani (1834) e quelle di Ottavio Campedelli (1792-1862) a Villa S. Martino (1859) sono gli ultimi esempi di questo fortunato genere.dettagli
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1818Un dramma dedicato al brigante BaschieriLa comica compagnia di Antonio Raftopulo mette in scena all'Arena del Sole un dramma storico intitolato Peschiera. Il nome non è riferito alla cittadina veneta sulle rive del lago di Garda, ma è quello alterato di Prospero Baschieri, il brigante più famoso dell'epoca napoleonica, protagonista di numerose scorribande nei comuni della Bassa bolognese e persino di un tentato assalto alla città. La compagnia Raftopulo è nota per i suoi spettacoli di grande truculenza. Primattore assoluto, nei ruoli di padre nobile e tiranno, è il veneto Nicola Vedova, ex ufficiale di marina, che si considera non senza irriverenza “el più gran tirano dopo Dio”. E' adorato dal popolo per la sua “figura aitante”, la sua memoria prodigiosa e la sua voce possente e suscita entusiasmo in tutti i teatri italiani. Naturalmente è lui a ricoprire il ruolo del brigante Baschieri, alias Peschiera.dettagli
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1818Si chiede il riordino della Biblioteca MartinianaIl un discorso pubblicato nel 1818 il professor Francesco Tognetti manifesta il desiderio comune "di vedere riordinate le scuole, incoraggiate le Accademie" e soprattutto realizzato il proposito "di ridurre a comodo pubblico, degli studenti e amatori" la ricca biblioteca Martiniana del Liceo musicale. Dalla sua formazione nel 1804 la biblioteca è affidata a un semplice custode, che funge da archivista. Secondo Tognetti non c'è da meravigliarsi che, con questo ordinamento, qualcuno si lamenti "o pel disordine della collocazione delle opere o per non essere si' famoso Archivio in condizione di tornare utile al pubblico".dettagli
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8 gennaio 1818"Ciro in Babilonia" al Teatro del Corso con Luigia AntiAl Teatro del Corso va in scena “Ciro in Babilonia”, dramma in due atti di soggetto biblico di Gioachino Rossini. L‘opera ha debuttato nella Quaresima del 1812 a Ferrara ed è stata ben accolta in varie città italiane, nonostante lo stesso compositore la consideri uno dei suoi “fiaschi”. A Bologna, oltre a Rosmunda Pisaroni e Nicola Tacchinardi, tra gli interpreti principali vi è il soprano Luigia Anti (1794-1837), originaria di Cento e allieva “del bravo maestro Marchesi”. La cantante fu notata fin dall’esordio nel 1811 per la sua "voce forte e armoniosa specialmente nelle corde acute" e soprattutto per la perfetta intonazione. Francesco Sampieri ha scritto per lei la cantata Fille, Licori e Clori, rappresentata nel 1814. In questi anni mostra continui progressi, avviandosi a diventare una delle prime donne sulla piazza. Dopo aver calcato con successo i palcoscenici italiani, nel 1823 sarà protagonista al Teatro Italiano di Mosca. Morirà a Bologna nel 1837.dettagli
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17 febbraio 1818Da carbonari a massoniSi riuniscono in congresso a Bologna i deputati delle “vendite carbonare” di Romagna. L'obiettivo principale della carboneria romagnola, diffusa anche tra i ceti più bassi della popolazione e presente fin dalla venuta di Gioacchino Murat, è la secessione delle Legazioni dallo Stato Pontificio e la loro unione con il Granducato di Toscana o il Regno Lombardo-Veneto. Poiché però in Toscana la carboneria è odiata - mentre è stimata e attiva la massoneria - e in Lombardia la carboneria è inesistente, il congresso delibera la trasformazione dei carbonari in massoni e delle vendite in templi. Ciò potrebbe significare la rinuncia della lotta armata, per una azione politica e più elitaria. Alle adunanze generali di Lugo e Bologna segue un periodo di incertezza e di sfiducia. I massoni bolognesi appaiono animati da spirito municipale e vogliono fare “causa a parte”. La società dei Guelfi, radicata nel ceto senatoriale e nobiliare, ha “pretese filosofiche” e appare a molti un ostacolo all'espansione della carboneria. Il principe Hercolani, l'unico dotato del prestigio necessario a tenere il bando della matassa cospirativa, appare al nobile faentino Giacomo Lederchi “dubbioso ed incerto, di null'altro essendo egli animato che degli interessi della famiglia Bonaparte”. Ciononostante il reggente della “vendita” bolognese Luigi Zuboli (o Zubboli) cercherà, senza però conseguire grandi risultati, la collaborazione e l'appoggio del partito degli “illustri”, ritenuti necessari per la riuscita della sua azione. I liberali bolognesi sembrano “tenere ancora la bilancia alquanto inclinata nel sistema aspettativo”. Secondo Lederchi vogliono “cogliere il frutto senza il pericolo”. Oltre alla Guelfia, sono presenti a Bologna e in Romagna altre società segrete di dubbia consistenza, come il Latinismo, la Spilla Nera (Epingle noire) - raccolta attorno a Cecilia Monti, moglie del generale francese D'Arnaud - gli Adelfi, i Templari. In una missione nel capoluogo emiliano, il forlivese Piero Maroncelli (1795-1846), che sarà compagno di Silvio Pellico allo Spielberg, incontra l'“antico amico” Zuboli. Questi gli assicura di volersi liberare dei compagni inutili, “piuttosto bambocci che uomini”, e di voler riaprire la massoneria in città, accordandosi con i fratelli conti Alessandro e Fabio Agucchi, conte Cesare Bianchetti e avvocato Giuseppe Gambari, antichi sodali di Pellegrino Rossi e di Murat. Dopo l'apertura del tempio massonico bolognese, la maggior parte dei carbonari vi aderiscono e le società minori si sciolgono. Zuboli conta di far dipendere, in un primo tempo, la nuova massoneria dal Grande Oriente di Francia, per giungere poi a un Grande Oriente d'Italia. Si sforza inoltre di creare una organizzazione più stabile tra gli studenti, molto favorevoli a un movimento cospirativo, fondando una Loggia degli Imberbi. La nuova massoneria si impegna a raccogliere il consenso generale dei popoli delle Romagne a sottrarsi al dominio papale. Il mezzo scelto per ottenere questo scopo è “una general rivolta contro il legittimo governo”, che deve fornire il pretesto per l'intervento austriaco.dettagli
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20 febbraio 1818Carbonari ricercatiNella notte, su ordine di Roma, la polizia di Bologna perquisisce senza esito le abitazioni dell'ex direttore delle poste Marchesini e del corriere pontificio Vanduzzi. Presso costoro alloggiano un francese di nome Carcasson e l'ex corriere Pellegrino Poli, entrambi "sospettati di mene carbonare".dettagli
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2 maggio 1818Rossini compone a BolognaGioachino Rossini (1792-1868) soggiorna a Bologna e vi inizia a comporre, “avvolto da dolcezze e da delizie affettive di ogni genere” (Emiliani), alcune opere previste per Lisbona e Napoli: Adina ovvero il Califfo di Bagdad, Ermione, Ricciardo e Zoraide. Prepara inoltre il debutto della Gazza ladra al Teatro Nuovo di Pesaro, sua città natale, che avverrà con "furore" il 10 giugno, seguito da ben 24 repliche. Il giovane compositore è accompagnato dalla cantante Isabella Colbran (1784-1845), sua futura moglie, che ha raggiunto il padre Juan nella bella villa di Castenaso, appartenuta un tempo al Collegio di Spagna. Il 2 maggio la giovane soprano, dotata di grandi mezzi canori e considerata "perno utilissimo" dei teatri napoletani, conclude con l'impresario Domenico Barbaja un ricco contratto poliennale. Nella primavera del 1818 è in città anche Niccolò Paganini (1782-1840), reduce dai trionfi alla Scala di Milano, per un colloquio con il castrato Girolamo Crescentini, già protagonista delle scene napoletane (insegnò anche alla Colbran) e ora a maestro di canto tra i più richiesti a Bologna. Il suo incontro con Rossini è tra i più affabili. Tra i due nasce un'amicizia destinata a durare nel tempo. Il maestro pesarese considererà sempre Paganini "il più grande dei violinisti".dettagli
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13 giugno 1818Negati all'Arena del Sole gli spettacoli notturniLa Direzione degli Spettacoli nega il 13 giugno ad Antonio Bonini, proprietario dell'Arena del Sole, il permesso di dare rappresentazioni notturne, nonostante il parere favorevole della Polizia. Questa ha posto come sole condizioni che il teatro venga coperto da una tenda e che sia adeguatamente illuminato. Il diniego dell'autorità teatrale è motivato da ragioni sanitarie: "l'aria umida nuoce alle persone". Di recente la città è stata colpita da carestia e malattie e l'arena è stata chiusa per gran parte dell'estate 1817, a causa di una grave epidemia di tifo petecchiale. In passato il teatro ha ospitato delle feste da ballo serali, che sono state però vietate, "non concorrendo alle medesime che persone di bassa condizione" ed essendo frequenti i disordini.dettagli
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27 giugno 1818Paganini ripeteNiccolò Paganini (1782-1840), il grande virtuoso del violino, è di ritorno a Bologna, “fortemente sconcertato in ordine alla sua salute”. Vi risiederà per otto mesi, curato da due celebri medici, i professori Giacomo Tommasini e Vincenzo Valorani. Il 27 giugno tiene un concerto al Teatro del Corso, eseguendo tre pezzi. Il cronista della "Gazzetta di Bologna" scriverà: "in tutti portò il Pubblico ad un vero entusiasmo per cui in mezzo alle più vive acclamazioni, fu per più e più volte richiamato sulla scena". Il 2 luglio, dopo la sua trionfale esibizione, è raggiunto in camerino da Gioachino Rossini, che lo invita a pranzo nella villa di campagna di Castenaso. Assieme suoneranno poi - l'uno al cembalo, l'altro al violino - in casa del banchiere Penalver. La sera del 14 luglio, di nuovo in gran forma, Paganini eseguirà al teatro del Corso i pezzi migliori del suo repertorio solistico, mandando il pubblico in visibilio. Smentendo una sua frase proverbiale - "Paganini non ripete" - concederà più volte il bis. Una quarta accademia al Corso sarà aggiunta il 21 luglio per soddisfare gli ammiratori e per questa gli sarà corrisposto un compenso di sette luigi d'oro. Durante il suo lungo soggiorno in città, Paganini verrà aggregato all'Accademia Filarmonica, essendo Principe Stanislao Mattei. Con una "piccola corona di amici" formerà un quartetto che suonerà spesso la musica di Beethoven, sua personale passione.dettagli
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13 luglio 1818Una foca in piazza NettunoNell'estate del 1818 un articolo della Gazzetta di Bologna riferisce che in Piazza del Nettuno viene esposta una foca. La povera bestia, una novità assoluta in città, suscita grande curiosità e soddisfazione negli spettatori. Il 13 luglio questo “Mostro Marino chiamato Focca, ossia Tigre marina” dà alla luce un cucciolo di 30 libbre, che sopravviverà poche ore e sarà fatto imbalsamare dal proprietario. Spettacoli con serragli domestici, funamboli, camere ottiche, marionette a filo e burattini sono abbastanza frequenti nelle strade del centro. Il governo pontificio, volendo limitare il più possibile gli assembramenti di popolo, concederà ai conduttori ambulanti di operare solo in apposite "sale da esposizione", che sorgeranno numerose nel Mercato di Mezzo e nei rioni intorno a Piazza Maggiore.dettagli
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14 luglio 1818Il cardinale Giuseppe Spina è il nuovo LegatoIl 14 luglio muore il cardinale Legato Alessandro Lante (1762-1818). Il 28 successivo arriva a Bologna il nuovo Legato, cardinale Giuseppe Spina (1756-1828), proveniente da Forlì. Originario di Sarzana, sacerdote dal 1796, mons. Spina è stato stretto collaboratore, confidente e amico di papa Pio VI e lo ha seguito negli anni di prigionia nel sud della Francia, riportando a Roma le sue spoglie dopo la morte. Il successore Pio VII lo ha creato cardinale nel 1801 e Arcivescovo metropolita di Genova nel 1802. Abile diplomatico, con la fama di "filofrancese", ha favorito la liberazione di Pio VII, anch'egli prigioniero a Savona. Tra le iniziative del card. Spina a Bologna, dove si distinguerà come valente organizzazione della pubblica assistenza, c'è l'istituzione del Discolato o Casa Provinciale di Correzione, per il contenimento della mendicità e della piccola criminalità.dettagli
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11 ottobre 1818Ripristino di ordini religiosiVengono ripristinati alcuni ordini religiosi soppressi in epoca napoleonica. L'11 ottobre i Cappuccini si insediano nell'ex convento servita di Valdipietra fuori Porta Saragozza e a Castel San Pietro. Il loro romitorio fuori Porta San Mamolo, conosciuto come Monte Calvario, è acquistato dal cardinale Oppizzoni e trasformato in “casa villereccia” in stile neoclassico (in seguito Villa Revedin). Il 19 ottobre i frati dell'Osservanza indossano nuovamente l'abito e si insediano prima a San Lazzaro di Savena poi a Bologna in via del Cestello. Il 24 novembre si ha la vestizione delle monache Carmelitane Scalze in Sant'Omobono.dettagli
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novembre 1818Il tifo petecchiale nelle campagne di San VitaleTra il novembre 1818 e il febbraio 1819 il tifo petecchiale riappare tra i cascinali di San Vitale. Il morbo è presente nei paesi della pianura e della montagne della provincia di Bologna fin dal 1817, ma sembrava ormai quasi estinto. La causa della nuova epidemia sembra essere la permanenza di due accattoni malati in una stalla della zona. Poco dopo dieci persone della famiglia che li ospitavano e altre tre persone convenute in quella casa giacevano inferme.dettagli
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6 novembre 1818Pietro Vimercati al Teatro del CorsoAl Teatro del Corso si esibisce con successo il milanese Pietro Vimercati (1779-1850), professore di violino, concertista di cetra spagnola e virtuoso di fama internazionale di mandola inglese. E' considerato il Paganini del mandolino, con il quale è solito eseguire "grandi variazioni". Egli l’ha perfezionato “di guisa da renderlo atto ad eseguire intero ogni pezzo di musica scritta per violino”. Al Corso ha debuttato a Bologna nel maggio 1807 e nell'autunno di quell'anno - già considerato "troppo noto" - ha replicato all'Accademia Polimniaca assieme da Maria Brizzi Giorgi. Tornerà di nuovo a Bologna nel 1829 e nella primavera del 1832, assieme a una commedia.dettagli
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9 novembre 1818Per Shelley Bologna al chiaro di luna sembra scossa da un terremotoDurante il suo viaggio in Italia il poeta inglese Percy Bysshe Shelley (1792-1822) fa una breve sosta a Bologna, che descrive in una lettera a Thomas Love Peacock, datata 9 novembre 1818. Accompagnato da una guida vede una gran quantità di cose: chiese, palazzi, statue, fontane, dipinti. Al termine del giro paragona il suo cervello all'album di un architetto o a un negozio di stampe. A palazzo Marescalchi apprezza alcuni dipinti di Correggio. Nella Pinacoteca dell'Accademia ammira le opere di Guido Reni e della scuola bolognese. Si sofferma sulla Santa Cecilia di Raffaello, in cui vede una unità e una perfezione impossibili da comunicare. La passeggiata serale lo gratifica in modo particolare. L'effetto dei portici al chiaro di luna è per lui "sorprendentemente interessante". Vede le due torri come brutti edifici in mattone che pendono in direzioni diverse. Con l'illusione della luce lunare gli sembra che la città sia scossa da un terremoto ("rocked by an earthquake"). Shelley sarà ancora di passaggio a Bologna il 6 agosto 1821. Arriverà al mattino da Ravenna in considerevole ritardo rispetto al previsto a causa di un rovinoso incidente stradale, ma per fortuna in buona salute.dettagli
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24 novembre 1818Le Carmelitane Scalze nel convento di S. OmobonoIl card. arcivescovo Oppizzoni acquista personalmente l'edificio dell'ex convento delle suore Servite di S. Omobono o di S. Maria della Pace, soppresse nel 1799, e lo cede alle Carmelitane scalze. Le monache vi si rinchiudono il 24 novembre 1818, prendendo la regola di S. Agostino. Provvedono anche alla riapertura della chiesetta di S. Omobono, costruita agli inizi del '700 su disegno di Giuseppe Antonio Torri (1658-1713) e sconsacrata dal 1808. Nel 1933 una parte del convento verrà abitata dai Padri Carmelitani Scalzi. La chiesa sarà intitolata a S. Maria del Carmine e ai SS. Giuseppe e Teresa, sotto la parrocchia di San Giuliano.dettagli