Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
-
1817Povertà di massa e criminalitàUna delle principali caratteristiche della città alla fine del periodo napoleonico è una grande povertà di massa. Tra il 1816 e il 1817 le persone bisognose sono il 44% della popolazione urbana, circa 30.000 unità. La precarietà del sistema produttivo, minato da una crisi strutturale senza precedenti, non consente di distinguere tra i disoccupati, gli operai, gli impiegati occasionali e la massa degli "oziosi e miserabili". Un problema connesso al pauperismo - e di esso ancora più inquietante - è l'alto tasso di criminalità. Un diffuso senso di insicurezza pervade la comunità bolognese. Per tutta la prima metà del secolo dominerà un sistema economico-sociale "povero e provinciale" (Monti), con tratti simili a quelli dell'ancien régime. Solo negli anni quaranta si affaccerà una nuova società borghese, con esempi innovativi in agricoltura e sul piano industriale.dettagli
-
1817L'Ospedale Sant'Orsola diviene autonomoL'Ospedale Sant'Orsola, fondato nel 1592 dall'Opera Mendicanti per gli incurabili, nel corso del Settecento ha ospitato ammalati non contagiosi e “pazzi, sia uomini, sia donne”. Nel 1799 ad esso è stato accorpato l'Ospedale di San Giobbe - che riceveva e curava dal 1494 gli ammalati di morbo gallico - e nel 1801 anche l'Ospedale dei lebbrosi di San Lazzaro. Nel 1814 gli sono stati assegnati i beni della Congregazione della Buona Morte (1606) e della Congregazione delle Dame (1660). Nel 1817 il Sant'Orsola si distacca dall'Opera Mendicanti. Funzionerà fino al 1869 come manicomio, quando diverrà sede delle cliniche universitarie.dettagli
-
1817Nuova gestione del Conservatorio del BaraccanoIn dicembre è ripristinato l'antico Conservatorio del Baraccano. Sciolta la Congregazione di Carità la sua amministrazione è tornata autonoma. L'antico ospizio per pellegrini posto su via Santo Stefano è diventato dal 1528 un conservatorio di “putte”, ovvero il più importante e selettivo collegio per fanciulle bisognose a Bologna. Ospita ragazze di bell'aspetto, “derelitte e poste nella terribile tentazione dell'abbandono e della miseria”, ma non poverissime, dotate comunque di una somma d'ingresso da parte delle famiglie. Esse ricevono un'istruzione elementare e imparano a svolgere lavori femminili, con i quali contribuiscono al loro mantenimento e accantonano una dote matrimoniale, frutto anche di offerte di benefattori. Dopo sette anni lasciano il collegio per maritarsi o prendere i voti. Nel prato antistante la chiesa del Baraccano durante il periodo napoleonico era innalzata la ghigliottina per i condannati provenienti dal carcere di San Giovanni in Monte. La chiesa sulle mura è santuario cittadino dal 1798. Nello stesso anno è stata soppressa la Compagnia spirituale, il cui oratorio non è stato invece più riaperto. Nel 1801 al Baraccano furono concentrate per breve tempo diciassette zitelle di Santa Marta. Vi ritornarono nel 1808 dopo l'istituzione della Congregazione di Carità. Nel 1812 tutte le zitelle furono riunite nel Conservatorio di Santa Marta in strada San Mamolo. Il Baraccano svuotato fu destinato a casa di educazione, progetto non attuato.dettagli
-
1817Abbattuto il campanile di San BarbazianoViene abbattuto il campanile di San Barbaziano. Il monastero dei Girolamini è stato espropriato nel 1797 da parte del governo repubblicano e nel 1799 è stato acquistato da Giuseppe Ghedini. La maestosa chiesa barocca (1608-1612), opera dell'architetto Pietro Fiorini (1539-1629), è stata chiusa nel 1806 e dal 1813 è diventata proprietà comunale. L'edificio ecclesiastico, ormai sconsacrato, conoscerà nel tempo un abbandono progressivo: sarà usato come magazzino di paglia fino al 1870, poi come magazzino militare e infine come autorimessa. La costruzione di un soppalco nella navata centrale provocherà estesi danni alla struttura architettonica e all'apparato decorativo.dettagli
-
9 gennaio 1817Editti sui facchiniI facchini girano in bande per la città e chiedono con insistenza pane e vino. Sono molto temuti dalle autorità per la loro indipendenza e la loro forza fisica. Il cardinale legato emana un editto che vieta gli “attruppamenti” e minaccia venti bastonate per chi elemosina. Un editto successivo obbligherà i facchini ad iscriversi su un registro depositato presso i commissariati di polizia e imporrà loro di portare un contrassegno ben visibile sul petto, che sarà diverso per ogni quartiere. Dovranno collocarsi, in attesa dei clienti, nei posteggi (o trebbi) consentiti e "al tramontar del sole di ciascun giorno dovranno ritirarsi disuniti dai posteggi e non ritornarvi che all'alba della mattina susseguente". Molti facchini saranno trattati come mendicanti e rinchiusi nella Casa di Ricovero o convocati nella Casa d'Industria istituita nel 1809 dal governo napoleonico allo scopo di ridurre l'accattonaggio. Qui produrranno su richiesta manufatti di vario genere, destinati alle carceri e ad altri luoghi pii, oppure venduti sulla base di tariffe stabilite dalla direzione. I provvedimenti repressivi messi in campo non otterranno grandi risultati. La Casa di Lavoro rimarrà in attività, con vari mutamenti gestionali, fino al 1820.dettagli
-
12 gennaio 1817La scomparsa del prof. Uttini, decano di medicinaIl dottor Gaetano Gaspare Uttini (1837-1817), professore universitario di Anatomia e studioso di filosofia, muore all'età di 80 anni per una infezione batterica. Molto religioso, fu tra i docenti giubilati per non aver giurato alla repubblica. Venne reintegrato nel novembre del 1800 alla cattedra di Patologia e divenne Rettore dell'Alma Mater nel 1802. Il suo nome è legato alle fortunate campagne di vaccinazione contro il vaiolo effettuate in provincia nei primi anni del secolo. Dopo la morte, il nipote farà erigere in suo onore una tomba monumentale, commissionata a Giovanni Putti (1771-1847), valente scultore e accademico clementino, autore di molti altri monumenti alla Certosa, oltre che di importanti commissioni a Milano (nel Duomo e all'Arco della Pace).dettagli
-
28 gennaio 1817Rivolta degli operai della Casa d'Industriail 28 gennaio numerosi operai poveri ricoverati nella Pia Casa d'Industria escono dall'istituto e prendono d'assalto alcuni forni, dai quali rubano il pane. La sommossa è soffocata con energia dall'autorità pontificia e il giorno dopo otto rivoltosi sono “in via amministrativa assegnati alle galere”. Trascinati in catene su un carro per le vie della città, vengono infine inviati ad Ancona sotto scorta.dettagli
-
19 febbraio 1817Promozione della coltura della patataIl 19 febbraio il cardinale Oppizzoni indirizza una circolare ai parroci del contado bolognese, invitandoli a promuovere la coltura delle patate in tutta la provincia. L'Arcivescovo intende in questo modo proteggere la popolazione dalle frequenti carestie e dare una fonte di sostentamento ai più indigenti. Nel 1816, poco dopo il ritorno del governo pontificio, la provincia è stata colpita da una grave crisi cerealicola, che ha provocato una forte denutrizione negli strati popolari, con numerose vittime. In questo periodo sono solo otto i proprietari terrieri che nella provincia si dedicano alla coltivazione della patata. Oppizzoni ha incaricato Giovanni Francesco Contri, successore di Filippo Re alla guida dell'Orto Agrario di Bologna, di studiare i risultati ottenuti da quei proprietari. In seguito stamperà a sue spese e farà diffondere nelle parrocchie l'opuscolo del professore, dal titolo Istruzione agli agricoltori della provincia di Bologna sul coltivamento e sugli usi de' pomi di terra. Le prime notizie del prezioso tubero a Bologna risalgono al 1657. Allora venne coltivata per scopi scientifici nell'Orto botanico dell'Università, situato all'interno del Palazzo comunale. La coltura per scopi alimentari fu promossa nel ‘700, presso il governo bolognese, dall'agronomo e proprietario Pietro Maria Bignami. Nel suo trattato egli sostenne che la patata era buona per l'alimentazione, era adatta per fare frittelle e tagliatelle e soprattutto per un ottimo pane, confezionato "con metà di farina di frumento". La diffusione della coltivazione della patata incontrò, tuttavia, l'opposizione dei contadini bolognesi, in genere ostili alle novità. Alcuni temevano la limitazione dei pascoli, altri la sostituzione del frumento con i "pomi di terra". Contro questi pregiudizi si porrà l'opuscolo del Contri, come già il saggio del prof. Re Sulla coltivazione e su gli usi del pomo di terra e specialmente come valga a migliorare i terreni (1816).dettagli
-
20 febbraio 1817Distribuzione di minestre ai poveriUn avviso del marchese Cospi, facente funzione di Senatore, annuncia che dal 21 febbraio la distribuzione delle minestre ai poveri sarà limitata a tre luoghi: l'Ospedale Militare dell'Abbadia, l'Ospizio degli Esposti accanto alla chiesa di Santa Caterina dé Vigri e l'Orfanotrofio di Santa Caterina in Strada Maggiore.dettagli
-
8 marzo 1817Epidemia di tifo petecchialeUn'epidemia di tifo petecchiale miete numerose vittime in città. I primi casi vengono rilevati in primavera nelle carceri, ma il morbo è ormai endemico nel territorio comunale. La diffusione del bacillo del tifo (salmonella thyphi) è favorita dalla mancanza di servizi igienici nelle abitazioni, dalla precaria situazione delle falde e dei pozzi d'acqua potabile, dalle filtrazioni degli scoli. L'8 marzo è istituito un lazzaretto all'Abbadia, ex monastero dei SS. Naborre e Felice, in grado di ricevere circa seicento ammalati. Medici vestiti di tela cerata nera, con grandi baveri, sono inviati nelle case per gli accertamenti e le disinfezioni. Essi possono disporre l'isolamento degli ammalati, facendo mettere nelle camere di degenza “recipienti col fuoco con sopra dei pignatti con entro dell'Aceto con delle palle di Cinepro e altre erbe”. L'ingresso per l'assistenza è permesso ad una sola persona. Vengono anche fatte fumigazioni con sali di manganese. I cadaveri sono portati via e seppelliti senza cerimonie in chiesa e senza esequie. In maggio e giugno il tifo ha lo sviluppo maggiore, per declinare notevolmente in agosto. Si ammalano quasi 4.000 persone e oltre 3.000 muoiono. La tabella delle sepolture della Certosa registra per quest'anno un numero doppio di persone seppellite rispetto agli anni "ordinari". Si contano numerosi decessi tra i medici e i sacerdoti che si sono prodigati per i soccorsi.dettagli
-
18 marzo 1817Gli accattoni ricoverati in via CentotrecentoDal 18 marzo gli accattoni vengono ricoverati nei locali dell'ex Collegio Illirico Ungarico in via Centotrecento. In seguito vi saranno ospitati i “discoli”, ragazzi vagabondi, bisognosi di "correzione". Il 7 settembre 1822, essendo diventato "troppo ristretto il locale", gli ospiti saranno trasferiti nell'ex convento dell'Abbadia (SS. Naborre e Felice). L'edificio diventerà poco dopo la sede del Collegio artistico Venturoli.dettagli
-
aprile 1817Primo soggiorno di Lord ByronIn aprile Lord Byron (1788-1824), di passaggio dal suo esilio dorato di Venezia verso Roma, si ferma a Ferrara e visita la cella di Torquato Tasso, traendone ispirazione per il poemetto The Lament of Tasso, che sviluppa subito dopo a Bologna. Qui sosta brevemente, passeggiando sotto i portici e visitando il Museo d'Anatomia presso l'Istituto delle Scienze. Già nel corso di questo primo soggiorno incontra forse il poliglotta Giuseppe Mezzofanti, conosciuto anche da Stendhal e da Shelley. Considerato una sorta di Napoleone delle lettere, Byron è ben noto e apprezzato nei salotti bolognesi. Durante una visita in città, nel gennaio 1817, Stendhal ricorda di aver assistito con grande piacere alla lettura pubblica del suo poema Parisina, dal quale nel 1833 sarà tratta un'opera di Gaetano Donizetti. In una lettera alla sorella, Byron definirà Bologna città celebre per i suoi “poeti, cardinali, pittori ... e salsicce”.dettagli
-
12 aprile 1817Favorevole impressione di Stendhal su BolognaDi ritorno a Bologna il 12 aprile, Stendhal riporta l'impressione di arrivare in un paese civile, ha le stesse sensazioni che prova “tornando dalle provincie a Parigi”. Lo scrittore francese soggiorna a Bologna a più riprese tra il 1811 e il 1835. Rimane colpito dal livello notevole dell'alta società locale, dallo spirito delle donne, che ridono sempre e valutano un uomo “in meno di tre minuti”. Le italiane – e in particolare le bolognesi – gli appaiono particolarmente civettuole: sono “le donne più donne dell'universo, non uomini dai piedi piccoli” come le parigine. Lo scrittore sottolinea anche la libertà di espressione presente nei salotti bolognesi: essa è “grande quanto a Londra”, ma qui la conversazione è anche piena di brio e certi discorsi licenziosi scandalizzerebbero gli aristocratici inglesi. Le impressioni favorevoli di Stendhal sono confermate dalla maggioranza degli stranieri ospiti della buona società bolognese.dettagli
-
8 maggio 1817Le suore di S. Maria Egiziaca in Borgo dell'OroL'arcivescovo Oppizzoni concede in perpetuo in affitto alle suore di S. Maria Egiziaca i locali dell'ex orfanotrofio di San Giuseppe in Borgo dell'Oro. L'8 maggio sedici di esse entrano nel nuovo convento. Prima del 1810 le suore Penitenti di S. Maria Egiziaca vestivano abito "cenerino" e avevano chiesa e convento in via Nosadella. Nel 1820, con il permesso del Papa, si uniranno in società religiosa, vestendosi con abito nero e riformeranno l'antica regola francescana adattandola al nuovo istituto. Il 31 ottobre di quell'anno i loro precedenti possessi saranno venduti a privati. Nel 1825 dal vasto locale della chiesa della Nosadella verrà ricavato un teatrino per le marionette, mentre la nuova chiesa in Borgo dell'Oro - costruita "quasi nella stessa situazione" di un precedente oratorio dedicato a S. Paolo - sarà ampliata e "ornata di decente facciata" (Guidicini).dettagli
-
9 maggio 1817Una pescheria nel Mercato di MezzoNel Mercato di Mezzo è inaugurata il 9 maggio una grande pescheria di proprietà di Giacomo Rizzi, detto Ciavanini (o Ciavanino). Egli ha acquistato e fatto ristrutturare a proprie spese la macelleria di Porta Ravegnana, il "vaso grande delle Beccherie" lungo più di 50 metri. Il nuovo locale, comunicante anche con via Caprarie, è stato progettato dall'arch. Giuseppe Tubertini (1759-1831). E' dotato di 24 botteghe con condotti d'acqua derivati dal canale Fiaccalcollo. Sul luogo delle precedenti vendite di pesce, all'interno del cosiddetto Quadrilatero dietro Piazza Maggiore, rimarrà l'antica facciata tripartita da paraste di macigno e il toponimo Pescherie Vecchie.dettagli
-
29 maggio 1817Muore Clotilde Tambroni “istruttrice” di lettere grecheA 59 anni muore Clotilde Tambroni (1758-1817), illustre docente universitaria. Imparò le lingue antiche da bambina dal dotto grecista Emanuele Aponte, che aveva affittato una stanza nella casa della sua famiglia. La sua capacità di comporre versi le valse l’accoglimento in alcune prestigiose accademie cittadine. Dal 23 novembre 1793 ricoprì - lei donna e senza laurea - la cattedra di Lingua greca all’Università di Bologna, che tenne fino al 1798. In quell’anno emigrò in Spagna assieme all’Aponte, essendo contraria a giurare per la Repubblica Cisalpina. Lì venne subito accolta nella Reale Accademia Spagnola. Fu proprio Napoleone a volerla di nuovo in patria e Clotilde potè ricoprire l’insegnamento di greco nella nuova Università, fino all’abolizione di questa cattedra nel 1808. Trascorse appartata i suoi ultimi anni. Fu erudita e studiosa di fama: il filologo Gaspard Villoison, professore all’Università di Parigi, affermava che ci fossero solo tre persone al mondo capaci di scrivere come Clotilde Tambroni “ed al più quindici che sappiano capirla”.dettagli
-
23 giugno 1817La congiura di MacerataLe “vendite” carbonare di Fermo e Macerata conducono con il Centro Guelfo di Bologna, visto in funzione di Supremo Consiglio centrale carbonaro, una serie di trattative per una insurrezione nello stato Pontificio. Esse si intensificano all'inizio del 1817, anche per la grave malattia che ha colpito l'anziano papa Pio VII. Paolo Monti, Gran Maestro della vendita di Fermo, e Michele Mallio, funzionario della Prefettura di Ancona, mettono a punto e inviano a Bologna presso il Principe Hercolani un piano di rivolta. Esso prevede la liberazione e l'indipendenza delle Marche e delle Romagne e l'instaurazione di un regime costituzionale che abolisca l'imposta sul macinato e riduca del cinquanta per cento i prezzi dei prodotti di prima necessità. E' prevista la partenza del moto da Macerata, dove i carbonari hanno il compito di aiutare i rivoltosi confluenti dalla provincia e di impadronirsi assieme della piazza, disarmare il locale presidio e arrestare i reazionari, concedendo alla plebe affamata facoltà di saccheggio. Nonostante il consiglio del Centro Guelfo di far partire l'azione solo dopo il manifestarsi di una chiara volontà di ribellione da parte del popolo, i congiurati marchigiani decidono di attuare il moto nella notte tra il 23 e il 24 giugno. Esso fallisce in partenza, anche per la profonda infiltrazione tra i carbonari di spie della polizia pontificia. Seguirà una dura repressione, con centinaia di arresti, 13 condanne a morte e 12 ergastoli.dettagli
-
22 agosto 1817L'Ospedale di San Giuseppe e l'Ospizio dei Preti PoveriL'Ospizio di San Giuseppe e l'Ospizio dei Poveri Preti rimangono uniti anche dopo la soppressione della Congregazione di Carità, alla quale furono accorpati nel 1808. La fusione è sancita il 22 agosto 1817 da un decreto del cardinale Oppizzoni, che affida al primo istituto il compito di ricoverare - con le sostanze del secondo - i "poveri vecchi sacerdoti bisognosi". L'Ospedale di San Giuseppe fu fondato da Antonio Bondi nel 1642 per il ricovero e il mantenimento di vecchi non malati di oltre settanta anni. L'Ospizio dei SS. Vitale e Pompeo venne istituito nel 1622 grazie al testamento di Pompeo di Bernardo Vitali "per alloggiare preti pellegrini, nutrirli per una sol notte, ed ospitare per mantenere poveri sacerdoti nazionali". Aveva sede nella Nosadella "in faccia alla chiesa pé poveri". Nel periodo della Restaurazione il governo pontificio deciderà di ripristinare l'Ospizio dei preti poveri "parendo indecoroso, che quegli, che passò la vita all'altare, negli esercizi della cristiana pietà e nell'amore dei prossimi, divenuto per vecchiezza ed infermità inetto all'esercizio dei divini uffici, dovesse miseramente mendicare la vita e campare di elemosina". (Bosi) Ma solo nel novembre 1849 alcuni "degnissimi sacerdoti" - i mons. Trombetti, Termanini e Lucchesini - si uniranno per raccogliere i fondi necessari, contando sulla generosità dei preti agiati. L'ospizio sarà approvato dal card. Oppizzoni il 12 marzo 1850 e il 18 maggio successivo potrà ricoverare "il primo miserabile sacerdote ottuagenario". I pensionati dei vecchi settuagenari e dei preti poveri avranno a lungo lo stesso destino amministrativo: saranno guidati dall'Arcivescovo fino al 1859 e poi passeranno alla rinnovata Congregazione di Carità. Con il decreto 28 agosto 1864 saranno aggregati al Ricovero di Mendicità. Dal 1867 l'Ospizio dei Poveri Preti (poi Casa del clero), con sede nei locali dell'antica Arciconfraternita della Neve, sarà di nuovo autonomo e da allora verrà governato da una Commissione speciale.dettagli
-
30 agosto 1817La biblioteca municipale apre al pubblicoIl 30 agosto apre al pubblico la biblioteca comunitativa, alla quale è aggregato il fondo dell'abate Magnani. E' collocata in una parte dell'ex convento di San Domenico.dettagli
-
17 settembre 1817La "Cenerentola" di Rossini al Teatro ContavalliLe rappresentazioni d'autunno del Teatro Contavalli comprendono La grotta di Trifonio - con musica di Antonio Salieri e testo dell'abate Giovanni Battista Casti - e la Cenerentola ossia La Bontà in trionfo melodramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini. L'opera del maestro di Pesaro, rappresentata per la prima volta il 25 gennaio al Teatro Valle di Roma, è al debutto a Bologna. Protagonista femminile è il contralto Geltrude Righetti Giorgi (1793-1862), la prima Rosina del Barbiere di Siviglia. Maestro al cembalo e direttore dei cori è Andrea Mancini, primo violino Giovanni Bollo.dettagli
-
ottobre 1817I Guelfi e la Costituzione LatinaCostantino Munari (1772-1837), ex giacobino ed ex deputato del Basso Po, è incaricato di redigere un progetto di fusione tra la società segreta della Guelfia e la Carboneria. Il testo da lui preparato prende il nome di Costituzione Latina. La Carboneria ed il Guelfismo verrebbero uniti in una sola società, "in cui la Carboneria è il corpo e il Guelfismo l'anima e la mente". La Costituzione è approvata dal Consiglio Guelfo centrale nel corso di una riunione segreta tenuta in ottobre a Bologna nel Palazzo Hercolani. La Società dei Guelfi è considerata la più temibile e pericolosa dalle varie polizie. E' diffusa in tutte le città dello stato pontificio. In ogni città vi è un Consiglio di sei membri e solo il Presidente conosce l'alfabeto cifrato utilizzato per le comunicazioni. Uno studente particolarmente dotato viene incaricato di dirigere i giovani universitari e un Amico è inviato tra la plebe. Questi due membri non sono iniziati ai misteri dell'ordine. Ogni Consiglio ha un nome. Quello del Centro Guelfo di Bologna è Virtù. Esso è l'erede delle associazioni segrete fiorite negli anni napoleonici: la Massoneria ufficiale, il Circolo costituzionale, la Loggia illuministica introdotta dal conte Alessandro Savioli. Si rifà inoltre al centro direttivo dei Raggi, una società segreta che cospirava per l'indipendenza e l'unità d'Italia e si "irradiava" nelle Marche, in Lombardia e Piemonte. Su di essa avevano puntato le potenze straniere interessate alla caduta di Napoleone, soprattutto l'Inghilterra. Significativamente, la Guelfia prende il nome da un grado massonico scozzese. Lo scopo dei Guelfi è la liberazione e l'indipendenza d'Italia. Il catechismo della società parla dell'Italia come della Madre, “una donna dalle trecce nere, dalle grosse poma, la più bella dell'universo, avente per manto il mare e per scettro altissimi monti, e per dote, oltre la bellezza, la sapienza, come un tempo la fortezza”. Sofferente per le ferite inferte dai suoi vicini e dai suoi figli degenerati, si cerca per lei “il rimedio” e se ne auspica “il guarimento”. Nelle adunanze, secondo l'uso delle accademie massoniche, sono proposti temi filosofici e politici. Esse avvengono nel palazzo dei principi Hercolani (o Ercolani) in strada Maggiore e tra i suoi membri si distinguono nobili e funzionari del passato regime. Il principe Astorre Enrico Hercolani (1779-1829), che in passato ha comandato la Guardia Nazionale a Bologna, ha stretti rapporti anche con Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone. Il suo segretario, Francesco Guerzi, introdusse clandestinamente in Emilia e Lombardia i proclami indipendentisti di Gioacchino Murat e, tra il 1831 e il 1848, animerà, assieme a Livio Zambeccari e Ugo Bassi, la Loggia "Concordia". Il Legato Spina esprime al Consalvi una certa preoccupazione, definendo Bologna "la bussola di tutte le operazioni". L'Austria, invece, conosce l'attività dei Guelfi dal 1814, ma non gli dà molto peso. Benchè diffusa in buona parte delle Marche, in Romagna e nel Polesine, la Guelfia è vista come una società di propaganda politica più che di preparazione ad un'azione rivoluzionaria immediata. I suoi adepti appaiono "evanescenti" e non pericolosi. Parlano di indipendenza d'Italia, ma operano con molta lentezza, finendo per favorire il mantenimento dello status quo. Sono “una casta separata”, che fa la corte al Cardinale Legato. I Guelfi disapprovano i tentativi carbonari nello Stato Pontificio. Nelle Marche cercano di tenere a freno la carboneria meridionale ivi importata da Murat. Quest'ultima si è diffusa tra gli strati più bassi della popolazione, tradizionalmente su posizioni radicali, e fra i ceti artigianali che chiedono "riforme, libertà di commercio, unità dei pesi e delle misure, ritenendo però impossibile ottenerle da un governo ecclesiastico". I settari delle Marche e di Romagna rimproverano alla Guelfia "l'inazione e il perder tempo con disquisizioni filosofiche", ma il fallimento del "moto inconsulto" di Macerata, scoppiato dopo la morte del Papa nel giugno 1817, le ridà prestigio e la Costituzione Latina la conferma come "società dirigente dei carbonari". Il tentativo di dialogo tra le società segrete, promosso da Hercolani attraverso il Latinismo, sarà comunque destinato a fallire e ognuno andrà per la sua strada. Nel frattempo, dopo l'elezione di papa Leone XII aumenterà la repressione nei territori pontifici e soprattutto in Romagna si moltiplicheranno attentati, arresti e processi ai carbonari.dettagli
-
12 ottobre 1817La nuova chiesa di Santa Caterina di SaragozzaIl 12 ottobre l'Arcivescovo Oppizzoni inaugura solennemente la nuova chiesa di Santa Caterina di Saragozza. Il rifacimento dell'edificio dalle fondamenta, su progetto di Vincenzo Brighenti (1765-1833), è stato promosso dal parroco mons. Giovanni Battista Battistini, a spese proprie e “in unione alla casa Albergati e ai parrocchiani tutti”. Nel 1824 è anche innalzato un nuovo campanile, sempre su disegno del Brighenti, sul quale sono montate quattro armoniose campane e un orologio, che suona le ore e i quarti. Il pittore Fausto Muzzi dipinge il quadro dell'altare maggiore, con il Martirio di Santa Caterina, e Onofrio Zanotti (1787-1861) cura le decorazioni interne. Nel 1864 la decorazione della chiesa sarà completamente rifatta da Alessandro Guardassoni (1819-1888), assieme a Raffaele Tibaldi e Michele Mastellari. Tra gli artisti più rappresentativi dell'800 bolognese, Guardassoni lavorerà senza alcun compenso, come “segno della sua fede” e a ricordo della sua parrocchia natale.dettagli
-
23 ottobre 1817Il Consorzio idraulico del Canale di CentoIn base al motu proprio di papa Pio VII del 23 ottobre 1817 è costituito il consorzio idraulico di scolo del Canale di Cento. Ha giurisdizione su un territorio compreso tra le provincie di Ferrara e Bologna. Con il D.P.R. del 29 settembre 1962, n. 2371, sarà classificato come Consorzio di Bonifica VI Circondario "Canale di Cento". Il Canale di Cento è un collettore di bonifica che ha origine nei pressi di S. Giovanni in Persiceto e attraversa per 44 km la parte occidentale del comprensorio di Cento fino al Po di Volano. Raccoglie le acque di scolo da circa 15.000 ettari di terreni posti nei comuni di S. Giovanni in Persiceto, Cento, Bondeno e altri comuni ferraresi. Sempre nel 1817 i comuni di Molinella e Baricella entrano a far parte della Congregazione consorziale Nuovo Scolo, che deriva dalla antica Congregazione dei Lavorieri (in epoca napoleonica Società degli Interessati). Esso opera soprattutto in territorio ferrarese, nel comprensorio tra Poatello e Reno. A partire dal 1929 sarà riconosciuto come consorzio di bonifica.dettagli
-
23 ottobre 1817La Sacra Congregazione delle Acque e i Circondari di scoloNel 1817 papa Pio VII promuove un riordino delle opere pubbliche, emanando il Regolamento dei Lavori Pubblici di Acque e strade, che conferma la suddivisione napoleonica del territorio delle legazioni pontificie in circondari di scolo. La Sacra Congregazione delle Acque mantiene la competenza sui fiumi che interessano più circondari, mentre in ogni circondario una apposita congregazione consorziale. Composta da possidenti interessati, questa si occupa dei corsi d'acqua minori e della manutenzione e miglioramento dei canali di scolo. Sono istituiti sei circondari di scolo nella provincia di Ferrara, sette in quella di Bologna e sei nella Romagna. I circondari bolognesi sono: I Cavamento Palata (confine ovest - Samoggia); II Dosolo (Samoggia - Reno); III Riolo e Calcarata (Reno - Navile); IV del Canale della Botte (Navile - Idice vecchio); V Scolo sinistra Idice (Idice abbandonato - Cassa Idice Quaderna); VI Scolo destra Idice (Idice vivo - Quaderna); VI Garda-Menata (Quaderna - Sillaro).dettagli
-
novembre 1817Un uomo mascheratoNel mese di novembre si aggira di notte a Bologna un uomo mascherato, che incute timore ai cittadini. Si susseguono in questo periodo, con insolita frequenza, furti, rapine e atti di violenza, in città e nel contado.dettagli
-
17 dicembre 1817Muore Giovanni Battista GuglielminiCon Giovanni Battista Guglielmini (1763-1817) scompare uno dei primi scienziati ad aver fornito prove della rotazione terrestre. La sua formazione avvenne nel seminario bolognese e quindi all'Alma Mater sotto la guida di Sebastiano Canterzani (1734-1818). Dal 1790 svolse a Bologna, con la collaborazione dell'Accademia delle Scienze, un importante esperimento, facendo cadere una sfera di piombo dalla torre della Specola di Palazzo Poggi e ripetendo poi la prova dalla Torre degli Asinelli. La leggera deviazione verso est del punto di caduta della sfera provava la rotazione della terra sul proprio asse da ovest verso est. I risultati dell'esperimento, che anticipa di 50 anni quello di Foucault nel Pantheon di Parigi, furono pubblicati nel 1792 nell'opuscolo De diurno Terrae Motu. Le ricerche di stampo galileiano di Guglielmini provocarono reazioni contrarie da parte dei consevatori legati alla tradizione aristotelica, limitando la diffusione delle sue teorie, ma non impedendo una buona carriera. Negli anni seguenti fu professore di matematica e di astronomia all'Università e nel 1814-15 ricoprì la carica di Rettore.dettagli
-
27 dicembre 1817Il "Don Giovanni" di Mozart al teatro del CorsoIl 27 dicembre debutta al teatro del Corso l'opera Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Tra gli interpreti, nel ruolo di Donna Anna, il soprano Teresa Bertinotti Radicati (1776-1854), “meravigliosa e perfetta cantante” celebrata in tutta Europa e “incomparabile attrice” dalla voce robusta. La stampa, pur elogiando i cantanti, giudica il lavoro del compositore austriaco monotono e anacronistico. In questo periodo Bologna assiste alla rapida e incontrastata affermazione della musica di Rossini e i capolavori di Mozart, come di altri maestri “tedeschi”, tarderanno ad essere compresi e apprezzati a dovere. La Bertinotti Radicati si conferma comunque sua fedele interprete, dopo il trionfo nelle Nozze di Figaro a Parigi, in cui ha offerto un bis in lingua francese.dettagli