Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1816Per il cardinale il carnevale è pericolosoUn editto del cardinale Oppizzoni ridimensiona il carnevale, considerato “pericoloso per le anime”. Le limitazioni riguardano soprattutto i sacerdoti, ai quali è proibito l'uso della maschera e la partecipazione a “festini pubblici”. Al popolo, invece, sono permessi i travestimenti, ma non le prese in giro della religione e dei preti. Nessuno può entrare mascherato in chiesa. In caso di incontro con un funerale, coloro che festeggiano devono deviare il loro percorso e allontanarsi. Le feste di carnevale saranno sospese dopo le rivolte del 1848-49. I carri riappariranno sul corso solo nel 1856.dettagli
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1816Riapre al culto la chiesa di Santa Maria della BaroncellaLa Congregazione dei Volontari di Maria riapre al culto la piccola chiesa di Santa Maria Labarum Coeli (Bandiera del Cielo), chiamata dal popolo La Baroncella, situata in via Fusari nei pressi del Palazzo comunale. Di origine antica, fu restaurata nel 1780 dall'architetto Angelo Venturoli, che aggiunse il campanile. Fu soppressa nel 1808. I Volontari mariani saranno attivi nel corso del secolo, partecipando alle cerimonie religiose e all'assistenza ai giovani. Durante le Decennali Eucaristiche organizzeranno fiaccolate con decine di congreganti.dettagli
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1816Gli Osservanti rientrano all'AnnunziataI frati Osservanti tornano ad abitare il convento dell'Annunziata. Il complesso religioso, risalente al XV secolo, fu utilizzato durante la peste del 1630 come lazzaretto e nel periodo napoleonico è divenuto carcere per i detenuti politici. I religiosi saranno nuovamente cacciati dal convento dopo il 1849, per breve periodo: gli Imperiali ne faranno un “luogo di soldatesche dal parlare barbaro e tracotante” (Beseghi). Con le soppressioni del 1866 il vasto complesso fuori porta San Mamolo sarà definitivamente destinato a usi militari. Nel 1870 diventerà caserma di artiglieria, con il magazzino e l'officina collocati nella chiesa. Sarà in parte restituito ai frati Minori nel 1944, in piena guerra mondiale.dettagli
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1816L'orfanotrofio dei Putti della Maddalena accorpato a quello di San BartolomeoDopo lo scioglimento della Congregazione di Carità l'orfanotrofio dei Putti della Maddalena - fondato nel XIV secolo in via Mascarella - ritorna autonomo. Nel 1816 viene accorpato per decreto del cardinale Oppizzoni all'orfanotrofio di San Bartolomeo di Reno, istituito nel 1485 come ospizio per i pellegrini dalla Confraternita di San Bartolomeo e passato alla cura degli orfani dopo la peste del 1527. I piccoli di San Bartolomeo sono volgarmente chiamati “i pott dla Piogia” (i putti della Pioggia), poichè il convitto sorge accanto al santuario della Madonna della Pioggia, in via Riva di Reno. Per statuto sono accolti tra i sette e i nove anni e dimessi dopo dieci anni di permanenza con una dote consistente. A seconda delle inclinazioni sono istruiti nelle materie classiche o avviati a una professione. L'orfanotrofio di San Bartolomeo sarà soppresso con Regio Decreto nel 1864. Nel 1937 il complesso sarà affidato ai padri Camilliani. Nella chiesa della Madonna della Pioggia sarà conservato, come reliquia, un abito da infermiere di San Camillo de Lellis (1550-1614), patrono dei malati e degli operatori di sanità.dettagli
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1816"Il turco in Italia" di Rossini al Teatro del CorsoNel cartellone d’autunno al Teatro del Corso figura il dramma giocoso in due atti per musica e cori Il Turco in Italia, composto da Gioachino Rossini su libretto di Felice Romani. E’ la prima rappresentazione a Bologna. La prima assoluta è avvenuta il 14 agosto 1814 al Teatro alla Scala di Milano, interpreti Francesca Maffei Festa (1778-1835) e Giovanni David (1790-1864). Inizia in città il “dilagare rossiniano” (Verti), dopo che sempre al Corso in estate è arrivato Il barbiere di Siviglia, reduce dal controverso debutto romano al Teatro Argentina. Nel 1817 l’opera Ciro in Babilonia sarà data addirittura in Palazzo d’Accursio, nell’appartamento del cardinale Legato Alessandro Lante, con l’aggiunta di una cavatina di mano del marchese Sampieri. Nello stesso anno saranno rappresentati la Cenerentola e la Pietra del paragone al Teatro Contavalli, mentre tornerà al comunale il Tancredi, prima opera seria di Rossini, dopo aver girato con successo i palcoscenici italiani ed europei.dettagli
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12 gennaio 1816Furto in San Domenico. La delinquenza dilagaNella chiesa di San Domenico il 12 gennaio vengono rubati gli ex voto della Madonna del Rosario. Nelle settimane successive si ripetono in città furti e atti di violenza. Il cibo scarseggia a Bologna e aumenta il numero di coloro che chiedono l'elemosina per le strade. Cresce la delinquenza organizzata.dettagli
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14 gennaio 1816Capolavori in mostra nella chiesa dello Spirito SantoNella chiesa sconsacrata dello Spirito Santo, “magnificamente apparata” per l'occasione, è allestita una eccezionale mostra di arte antica. Sono esposti diciotto capolavori trafugati nel giugno del 1796 dai Francesi dalle chiese cittadine e ritornati a Bologna dopo la caduta di Napoleone grazie all'opera diplomatica di Antonio Canova. A celebri tavole di Perugino, Parmigianino, Raffaello si affiancano alcuni dei quadri più importanti della scuola bolognese, rappresentata soprattutto dai Carracci, da Guercino e da Guido Reni. L'esposizione rappresenta “un importante momento di aggregazione” della cittadinanza bolognese attorno al proprio patrimonio artistico, un'omaggio ad opere di grande valore, che andranno a costituire il nucleo principale della Pinacoteca Nazionale.dettagli
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28 gennaio 1816Proteste contro gli arresti degli studentiIl 28 gennaio gruppi di studenti universitari in rivolta chiedono la liberazione dei compagni arrestati nel Teatro comunale per insolenze nei confronti di alcuni soldati. Verranno liberati grazie alla mediazione dei Reggenti.dettagli
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1 febbraio 1816Il canale di Reno gelatoPer il freddo molto intenso, in febbraio gela il canale di Reno.dettagli
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16 febbraio 1816Provvedimenti "stante la carestia"La carestia che imperversa in Emilia è causa di speculazioni e tumulti. A Rimini e a Forlì la popolazione si ribella contro il caroviveri. A Parma il governo ducale istituisce un segnale per i mendicanti autorizzati e arresta i vagabondi. Un editto del Delegato pontificio sancisce a Bologna l’obbligo di denunciare le quantità di grano, frumento, riso, farine detenute, pena una multa di 5 lire a corba. Viene inoltre istituita una commissione speciale straordinaria, che giudica senza appello e con procedimento sommario i delitti comuni, i tumulti e “i delitti di monopolio”. Il 13 marzo verrà emesso in città il divieto di “questuare sotto qualunque pretesto” dopo l'Ave Maria, pena l'arresto e il carcere. I gendarmi saranno incaricati di espellere da Bologna tutti gli accattoni “appartenenti a Esteri Dominj”.dettagli
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20 febbraio 1816La prima del "Barbiere di Siviglia" è un fiasco clamorosoAl teatro di Torre Argentina in Roma debutta il 20 febbraio l'opera buffa Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, proposta con il titolo Almaviva, ossia l'inutile precauzione e composta in soli venti giorni su libretto di Cesare Sterbini. Con il baritono bolognese Luigi Zamboni nel ruolo di Figaro, il tenore Manuel Garcia, padre di Maria Malibran, come Almaviva, e la soprano bolognese Geltrude Righetti Giorgi (1793-1862) nel ruolo di Rosina, la prima rappresentazione è un fiasco clamoroso. “Risate, urli e fischi penetrantissimi” sono rivolti al compositore pesarese, che ha osato sfidare il grande Paisiello. Viene criticata inoltre la prestazione scenica della florida primadonna, fischiata praticamente dalla prima nota. Un gatto, che passeggia sul palcoscenico, forse introdotto ad arte dagli avversari di Rossini, provoca miagolii da parte del pubblico. Uno dei cantanti inciampa e si ferisce in malo modo. Il compositore, che per contratto accompagna al cembalo l'orchestra, è criticato per il suo vestito sgargiante color nocciola. Se ne va da teatro apparentemente indifferente ai fischi, ma alla replica, che sarà invece un trionfo, non sarà presente. La prima bolognese del Barbiere - che sarà anche la prima in assoluto con il titolo definitivo - sarà proposta al teatro Contavalli il 10 agosto 1816 e riporterà un grande successo. Lo stesso teatro ospiterà nell'autunno dell'anno successivo la prima bolognese della Cenerentola, ossia la bontà in trionfo, dramma giocoso in due atti, su libretto di Giacomo Ferretti, messo in scena in gennaio al San Carlo di Napoli, dove non ha avuto grande accoglienza. La Righetti Giorgi entrerà in polemica con Stendhal per un suo articolo critico verso Rossini apparso sulla "Gazzetta di Milano", al quale risponderà con il suo scritto Cenni di una donna già cantante (1823).dettagli
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31 marzo 1816Per la strada Porrettana scelto il progetto di MartinettiPer aiutare i poveri in un anno veramente “calamitoso” e per non lasciare "senza occupazione e guadagno" molti reduci bolognesi della grande armata napoleonica, il governo promuove la costruzione della strada per i Bagni di Porretta lungo il corso del Reno. Un progetto di questa strada era stato approvato e incominciato dal Senato nel 1796, ma seguendo la direzione collinare per Lagune e Montepastore, senz'altro meno dispendiosa. Il 29 settembre 1804 anche gli ingegneri bolognesi Bartolomeo Barilli e Andrea Stagni avevano proposto due linee di crinale: una a est, per San Martino, Grizzana, Tavernola, Savignano; e una a ovest, per Lagune, Tolè e Bombiana. Viene ora invece ripreso il percorso più centrale - disegnato durante il Regno d'Italia dall'ing. arch. Giovanni Battista Martinetti (1764-1830) - che attraversa Vergato, il centro abitato più importante nella media Valle del Reno, capoluogo di distretto e storica sede dei Capitani della Montagna. Esso era stato in un primo tempo accantonato, perché economicamente molto più oneroso, per i tanti ponti e muraglioni necessari. Circa 1.800 abitanti della montagna sono messi all'opera e in due anni sono pronti circa i due terzi della strada. I timori di iniziare i lavori, ma di non riuscire poi a completarli, saranno purtroppo confermati. Martinetti dovrà lasciare la direzione dei cantieri nel 1819 per trasferirsi a Roma e subentreranno difficoltà economiche e tecniche, come il taglio della Rupe di Sasso, i ponti sul Reno, le opere di rinforzo necessarie a limitare le frane e gli smottamenti del terreno. Per il tratto bolognese la strada Porrettana sarà finita, dopo interminabili lungaggini e rinvii, solo nel 1843. Il tratto pistoiese, chiamato Leopolda, sarà costruito privatamente, come percorso a pedaggio, tra il 1842 e il 1847. Una volta completata l'opera porterà un "vigoroso e colossale vantaggio" alle Terme Porrettane e tutta la vallata del Reno diventerà "ubertosa, ricca e ridente di buona agricoltura e di operose officine" (Santagata).dettagli
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10 maggio 1816Fusione dei conservatori di Santa Croce e di San GiuseppeIl cardinale arcivescovo Oppizzoni sanziona la fusione dei conservatori di Santa Croce e di San Giuseppe, decretata dal Governo già nel 1808. Il primo istituto fu fondato nel 1583 dal terziario francescano Bonifazio delle Balle, nobile bolognese, per proteggere fanciulle povere esposte ai “pericoli del mal costume”. Nel 1600 le Figlie di Santa Croce furono trasferite da via delle Lame in via San Mamolo, in un locale che poteva ospitarne fino a quaranta. Le ragazze rimanevano nel collegio fino a 21 anni e quindi venivano maritate o collocate in convento. Nel 1606 il conservatorio fu eletto luogo pio dal cardinale Paleotti. Il primo vestito delle putte di Santa Croce era di colore rosso con una croce bianca sul petto. Dopo il 1796 adottarono una uniforme di colore indeterminato, "confezionato modestamente secondo la moda del giorno". Il conservatorio di San Giuseppe fu invece fondato nel 1628 da un padre gesuita. Anch'esso ospitava fanciulle povere bolognesi di aspetto grazioso e bisognose di custodia. Esse furono traslocate una prima volta nel conservatorio di Santa Croce il 17 dicembre 1801 e di nuovo nel 1808 per ordine della Congregazione di Carità. Il loro locale d'origine venne occupato nel 1809 da "varie educande e pensioniste" provenienti dal convento delle terziarie francescane della Nosadella.dettagli
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13 maggio 1816I contadini distruggono le risaieI contadini delle zone di Anzola e Castelfranco si radunano al suono della campana a martello, si sollevano in massa e distruggono le risaie attorno ai torrenti Samoggia e Lavino, disfando gli argini, i condotti e le chiaviche. Il governo ordina la cessazione dei tumulti e viene inviato un distaccamento di soldati, che con alcuni colpi in aria disperde i rivoltosi. 37 di essi sono arrestati e tradotti in carcere. Gli abitanti del contado sono convinti che la risaia sia nociva alla loro salute. Nel Bolognese, durante il periodo napoleonico e a seguito di imponenti speculazioni sulle proprietà terriere delle corporazioni soppresse, la coltura del riso si è estesa da 5.000 a 28.000 tornature, invadendo anche zone in precedenza asciutte. Con l'introduzione delle risaie sono aumentate notevolmente malattie tipiche delle zone umide, come lo scorbuto e le febbri malariche, ed è apparso il morbo della pellagra, prima sconosciuto. In molte aree è anche stato sconvolto l'assetto sociale tradizionale, con la diminuzione della conduzione mezzadrile e l'estensione del bracciantato. Una Notificazione, che verrà emanata il 10 agosto dalla Commissione speciale per le risaie della Provincia di Bologna, ordinerà l'abolizione di quelle artificiali e disporrà una distanza di sicurezza dai luoghi di abitazione di quelle consentite. Comunque il malcontento dei contadini della Bassa non cesserà e porterà a nuove azioni di protesta. Nel maggio 1817, ad esempio, saranno distrutte diverse risaie nella zona di Sala Bolognese, con il successivo intervento della truppa e l'arresto e la condanna di numerosi rivoltosi. Anche le risaie dell'ex consigliere di Napoleone Antonio Aldini subiranno notevoli danni.dettagli
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18 maggio 1816Il "serraglio" di Domenico ChiesaAl Maneggio pubblico della Cavallerizza, nella seliciata di San Francesco, Domenico Chiesa presenta un “serraglio” di quarantacinque animali feroci o rari: tra essi una “jena del paese degli Ottentotti”, un orso canadese, un istrice, un mandrillo, un pellicano di Cipro. E come curiosità vi sono anche “due corpi umani inseparabili”. Nei primi anni del secolo la Cavallerizza sarà usata più volte per spettacoli con cavalli, esercizi di equitazione, ballo sopra i cavalli, corse al gran galoppo. Ospiterà, inoltre, serragli di belve vive di varie specie. Madame Tournaire, direttrice del Circo imperiale di Pietroburgo, presenterà, ad esempio, un "meraviglioso rinoceronte maschio delle sponde del Malabar", un elefante, un leone addomesticato, tre jene e ancora serpenti, orsi, lupi, struzzi e altre strane specie di uccelli.dettagli
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25 maggio 1816Ripristinate quattro parrocchieIl 25 maggio sono riaperte alcune chiese parrocchiali e i parroci titolari ne prendono subito possesso: sono quelle di S. Maria Maggiore, S. Maria della Mascarella e S. Maria della Pietà dei Mendicanti. Per rientrare in S. Giuseppe di Strada Castiglione il parroco dovrà invece attenderne il restauro.dettagli
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29 maggio 1816Muoiono Carlo Caprara e Ferdinando MarescalchiAmmalato “di una quantità di piaghe maligne” il 29 maggio muore il conte Carlo Montecuccoli Caprara (1755-1816), “magnifico, splendido, generoso e di cuore eccellente”. E' stato uno dei più stretti collaboratori di Napoleone, da lui nominato Grande Scudiero e insignito della Croce di Ferro e della Legion d'Onore. Il 19 giugno, nell'anniversario dell'ingresso dei Francesi, la salma è trasportata da Milano a Bologna e alla Certosa viene celebrato un Ufficio solenne. Il 28 giugno, invece, si svolge in San Salvatore il funerale “magnifico” di Ferdinando Marescalchi (1754-1816). L'ex ministro degli Esteri del Regno d'Italia è morto il 22 giugno a Modena di tifo. Il terribile morbo flagella in questo periodo le provincie emiliane.dettagli
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giugno 1816La tipografia Gamberini e ParmeggianiLuigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani, persone di particolare fiducia dell'autorità ecclesiastica, rilevano la vecchia tipografia nel palazzo dell'Arcivescovado, la ingrandiscono e stampano con i loro nomi. Dal 1817 oltre alle stampe a carattere religioso e pertinenti al governo ecclesiastico pubblicano ottimi libri, come la Villa Sampieri in Casalecchio (1818) o la famosa edizione in tre volumi della Divina Commedia curata da Filippo Macchiavelli (1819), ristampata nel 1826 con molte aggiunte. Da segnalare inoltre la Oratio de laudibus Marcelli Malpighii di Antonio Bertoloni e la Vita del pittore Dionisio Calvaert di Antonio Bolognini Amorini. Nel corso del secolo diventerà peculiare la produzione legata alla medicina, alle scienze naturali, alla fisica. Per molti anni la tipografia pubblicherà le Memorie della R. Accademia delle Scienze.dettagli
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30 giugno 1816L'anno della fameNella provincia bolognese, come in tante altre, il 1816 è “l'an d'la fam”, l'anno della fame. Il prezzo del grano si mantiene fino all'estate successiva sui 6 scudi la corba, più del triplo del prezzo medio. La penuria di cibo incoraggia i malviventi nelle campagne e spinge folle di questuanti in città. Il Governo, da alcuni definito “pietosamente timoroso”, tenta di arginare i disagi con distribuzioni di minestre in cambio “di piccola moneta” e impiegando i poveri in lavori di dubbia utilità. A Bologna, ad esempio, si promuovono sterri attorno alle mura. I continui disordini costringono comunque le autorità a vietare la questua almeno di notte. I raccolti stagionali sono estremamente scarsi e vengono inoltre distrutti da continue piogge, che infradiciano i terreni, e da gelate e nevicate anomale. La penuria di cibo provoca in città "un lagno generale, un malessere in tutti, uno spolpamento di membra", che rendono gli animi inquieti. Essa colpisce particolarmente i paesi dell'Appennino, dove si registrano molti “morti di languore”. In inverno intere famiglie di montanari si trasferiscono in città e si rifugiano sotto i portici di San Luca e degli Alemanni, che diventano un grande bivacco per disperati: "sono innumerevoli questi sventurati, i quali, indeboliti dai digiuni e dai cibi cattivi, cadono ammalati di tifo appestando la città". In una notificazione del 17 dicembre il cardinale Oppizzoni testimonia di imbattersi ogni giorno per le strade in “una folla di mendici che straziano il cuore con i loro pianti e lamenti”. Immenso appare il numero degli accattoni “e vecchi e giovani e donne e fanciulli”, che gridano per la fame. E' per tutti motivo di pietà vedere "smunti visi percorrere le strade, e a guisa di vagabondi, senza asilo, senza mezzi, senza salute, chiedere con debole voce pane e pietà". I rapporti tra governanti e governati si inaspriscono sempre più: tumulti e torbidi sono all'ordine del giorno. Oltre un secolo dopo si scoprirà che la tremenda carestia, che ha coinvolto tutto l'emisfero settentrionale nel 1816-17, ha solo in parte cause endemiche. E' stata anche provocata dall'esplosione del vulcano indonesiano Tambora: le sue ceneri depositate negli strati alti dell'atmosfera hanno oscurato il sole, determinando importanti mutamenti climatici.dettagli
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6 luglio 1816Riordinamento amministrativo dello Stato PontificioI decreti sulla riforma catastale e il riordinamento amministrativo, emessi il 6 luglio da Pio VII con il Motu proprio Quando per ammirabile disposizione ed elaborati dal Segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi, concludono ufficialmente il periodo di amministrazione provvisoria seguito alla caduta di Napoleone. Lo Stato Pontificio è suddiviso in diciassette delegazioni apostoliche. Le quattro romagnole - Bologna, Ravenna, Forlì e Ferrara - prendono il nome di Legazioni e sono governate da un cardinale legato. Tutte le alte cariche sono riservate ad ecclesiastici: amministrazione, giustizia, polizia ed esercito. Solo i governatori delle città più grandi sono scelti tra i nobili o i possidenti. A capo dell'Amministrazione comunale è posto un consiglio di 48 Savi, 24 nobili dell'antico Senato e 24 cittadini. Tra essi sono nominati sei conservatori e un Senatore come presidente. Il primo Senatore a Bologna sarà Cesare Alessandro Scarselli (1783-1834), già Podestà nel 1810, che entrerà in carica il 1° giugno 1817. Il Motu proprio di Pio VII sfrutta “le conseguenze del ventennio francese a vantaggio del potere centrale”, cancellando completamente le antiche autonomie municipali e ignorando, per Bologna, gli antichi patti di Niccolò V, che concedevano un certo potere al Senato cittadino. Si tratta di prerogative che molti, sia nello schieramento dei conservatori che in quello dei liberali progressisti, avrebbero voluto ripristinare. L'antica Libertas bolognese rimarrà un “puro motto araldico” (Marcelli). D'altra parte il Motu proprio mira anche a perequare i carichi fiscali: mantiene l'imposta fondiaria, sopprime la tassa personale, sulle arti, sui commerci e le libere professioni, riforma i dazi dei consumi e di Registro. Consalvi punta a combattere il settarismo e le resistenze conservatrici del vecchio ceto aristocratico, puntando sul ceto medio e accettando anche “alcune sue posizioni laiche” (Berselli). Secondo i cardinali zelanti, invece, il piano del Segretario di Stato è "napoleonico, perchè distruttivo delle antiche regole".dettagli
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7 luglio 1816Riaperti alcuni conventiIl 7 luglio trentatre Francescani Osservanti riaprono il convento dell'Annunziata, utilizzato durante l'epoca napoleonica come caserma, prigione e “castigo” delle meretrici. E' la prima comunità religiosa della diocesi ad essere ricostruita. Il cardinale Oppizzoni, invece, recupera il convento delle servite di S.Omobono in Santo Stefano, per destinarlo alle Carmelitane scalze - che lo riapriranno nel 1818 - mentre le Salesiane modenesi occupano l'ex convento domenicano di S.Isaia. Ex suore Agostiniane prendono in affitto il monastero di Santa Cristina della Fondazza. I Filippini rientrano nella Madonna di Galliera, divenuta in precedenza, assieme all'oratorio e al convento, delegazione cantonale di polizia, direzione dei lotti e ufficio degli atti e contratti. A custodia del santuario della Santa (Caterina dé Vigri), tredici monache si chiudono in una parte del grande convento del Corpus Domini. Il resto rimane adibito a caserma. In generale gli ordini religiosi non recuperano i loro beni, che vengono invece conservati al demanio pubblico. Agli antichi proprietari sono dati in uso solo gli immobili necessari all'esercizio del culto. Anche dopo il ripristino del potere pontificio, le proprietà degli ordini soppressi già vendute ai privati non saranno restituite, per ragioni di opportunità politica.dettagli
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14 luglio 1816I Carabinieri PontificiUna notificazione del 16 luglio 1816 firmata dal cardinale Ercole Consalvi istituisce il corpo dei Carabinieri Pontifici. Possono esservi ammessi "cittadini celibi o vedovi senza prole, capaci di scrivere e leggere ... di robusta e sana costituzione, di moralità irreprensibile". I Carabinieri devono garantire il mantenimento dell'ordine pubblico, l'esecuzione delle leggi e una vigilanza continua e repressiva all'interno dello stato. Oltre che alla polizia delle città, il loro servizio è destinato soprattutto "alla sicurezza delle Campagne e delle Strade". Consapevoli di far parte di una formazione di élite, leale al Papa e all’autorità, devono dedicarsi alla "repressione de' malviventi, dei nemici dell'ordine e del governo" e non importunare "i cittadini e gli abitanti tranquilli". All’inizio il Corpo sarà organizzato in due Reggimenti con base a Roma e a Pesaro. D sarà formato da un solo Reggimento diviso in sei Squadroni. La compagnia di Bologna farà parte, assieme a quella di Ferrara, del 6° Squadrone.dettagli
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agosto 1816Apertura della Villa Sampieri a CasalecchioLa villa Sampieri a Casalecchio di Reno apre al pubblico con l'allestimento nel teatrino annesso del melodramma Oscar e Malvina, opera del marchese Francesco Giovanni Sampieri (1790-1863). Fin da giovane egli ha mostrato una particolare predilezione per la musica e a soli 17 anni è stato acclamato accademico filarmonico. Allievo di don Valerio Tesei, si è poi dedicato con un certo profitto alla composizione. E' amico intimo di Gioachino Rossini e svolge il ruolo di testimone e rappresentante permanente a Bologna della sua fortuna musicale. Ricopre l'incarico di direttore musicale della Società del Casino ed è solito egli stesso allietare serate musicali con sonate al cembalo e al pianoforte. Grazie alle sue capacità di direttore e organizzatore, nel circolo sono offerti spettacoli di ottimo livello. Tra i suoi meriti vi è anche la diffusione in città della musica di Beethoven. Nel 1818 Sampieri sposerà la cugina Anna de Gregorio, nata in Spagna e già dama di corte dell'Infanta. La coppia diventerà nota per la sua eleganza e lo sfarzo delle serate organizzate nelle varie dimore della famiglia. La villa di Casalecchio, “magnifica, deliziosa, romantica”, attorniata da un vasto parco ricco di “cose notevoli”, come il tempio a Flora, l'obelisco, la torre “dei bassi tempi”, il tempietto cinese, diventerà nei primi decenni dell'Ottocento un centro di cultura musicale e letteraria a livello europeo: Rossini e Donizetti vi dirigeranno applauditi concerti e Stendhal vi sarà più volte ospitato. Durante i suoi soggiorni a Bologna lo scrittore amerà recarsi quasi ogni mattina a Casalecchio per fare una "passeggiata pittoresca" alle cascate del Reno e definirà il parco dei Sampieri come "il Bois de Boulogne di Bologna". Nel 1818 la villa sarà celebrata con un libretto da "molti valenti poeti", tra i quali Dionigio Strocchi, Paolo Costa e Giovanni Marchetti.dettagli
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8 agosto 1816"Gaspero Brentador" in dialetto all'Arena del SoleLa compagnia di Chiara Libanti presenta all'Arena del Sole la commedia in quattro atti Gaspero Brentador bolognese traditore della patria, ossia la fuga del Re Enzio dal palazzo ora detto del Podestà. La parte di Gaspero Brentadore è recitata in dialetto bolognese dal caratterista Marco Guarini, mentre Teresa Casali è la vecchia Polonia, moglie di Gaspero. Un'opera scritta "da penna Bolognese", cioè dialettale, è per il teatro una novità assoluta. Nello stesso anno l'Arena ospita la compagnia Consoli, che porta in scena La forza dell'amicizia contro il cavaliere nero, ossia gli amorosi equivoci della Mora vecchia e sorda con gran combattimento contro i mori. Secondo le locandine, lo spettacolo si conclude con una tragedia "tutta da ridere".dettagli
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20 agosto 1816Decreto sulle risaieLa Commissione speciale sulle risaie emette un editto - conosciuto come Notificazione Frosini - che contempla l'eliminazione o la riduzione di molte di esse. Le risaie esistenti vengono divise in tre classi: quelle da distruggersi dopo un ultimo raccolto, quelle da disfarsi dopo il raccolto del 1819 e quelle che possono rimanere, qualora siano a giusta distanza dagli abitati e godano di una corretta derivazione d'acqua. Già il 21 maggio una notificazione richiamava in vigore due decreti prefettizi, del 1809 e del 1812, restrittivi sulle risaie. Il Regolamento assunto nel 1805 dalla Sanità bolognese (quello del Dipartimento dell'Olona opportunamente adattato) fissava “le zone di rispetto per i centri abitati e per le singole abitazioni” e “l'obbligo della licenza di coltivazione” (Rosa). Nonostante tutti i divieti, nella Legazione di Bologna, fino al 1796, quasi tutte le famiglie aristocratiche e molte corporazioni religiose hanno tenuto coltivazioni umide e nel periodo napoleonico si è scatenata una vera e propria corsa alle risaie, passate da circa 5.000 a 28.000 tornature nel 1815. L'estensione delle colture umide, anche nei pressi dei centri abitati, ha prodotto un grave malcontento tra le popolazioni della bassa bolognese, soprattutto per il diffondersi di malattie come lo scorbuto e le febbri malariche.dettagli
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4 settembre 1816Visita di Maria Luigia Duchessa di ParmaLa Duchessa di Parma Maria Luigia d'Asburgo (1791-1847), figlia dell'Imperatore Francesco d'Austria e seconda moglie di Napoleone Bonaparte, giunge a Bologna dalla Toscana. Alloggia al Grande Albergo da S. Francesco (poi Hotel Brun). Nel pomeriggio visita l'Università, i gabinetti dell'Istituto delle Scienze e l’Accademia di Belle Arti. Circa tremila persone - ex ufficiali, studenti, ma anche gente del popolo - accorrono ad incontrarla e, quasi come atto di protesta contro il governo pontificio, la applaudono calorosamente. La sua frettolosa partenza, causata forse anche da alcune maldicenze e allusioni al marito, lascia delusi i bolognesi, che l'attendevano in visita anche a San Luca e alla Certosa.dettagli
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29 settembre 1816Il cardinale Lante nuovo LegatoIl 29 settembre arriva in città il nuovo cardinal legato Alessandro Lante Montefeltro Della Rovere (1762-1818). Le autorità dimissionarie lo accolgono in Palazzo pubblico. Il prelato romano, già Segretario della Congregazione del Buon Governo e Tesoriere generale della Camera Apostolica, prende possesso della sua carica bolognese senza alcuna pompa, scegliendo come assessori gli avvocati Renzi e Bravi e come consultori alcuni nobili, che però per la maggior parte rinunciano all'incarico. Il 4 ottobre la Società del Casino gli rende omaggio con un'accademia di musica strumentale e con una esibizione di poesia estemporanea del “ventiquattrenne e già celebre Tomaso Sgricci”. La confidenza con il cardinale Lante sarà la "conquista più bella" di Stendhal nelle sue visite a Bologna. Con il "viceré onnipotente" della città lo scrittore avrà rapporti confidenziali, recandosi più volte a conversare con lui in Palazzo Pubblico. Lo giudicherà "un gran signore, costretto soltanto dal suo abito nero orlato di rosso a certe regole", un uomo vivace, "che dimentica spesso la prudenza". Descriverà con precisione il suo appartamento: la camera del trono, il gabinetto, le grandi sale affacciate sulla piazza del Nettuno, corredate dei mobili necessari "per grandi funzioni, ricevimenti, conversazioni".dettagli
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19 novembre 1816Bologna posto tappa per le truppe austriacheBologna diventa un importante posto tappa per le truppe austriache impegnate nell'Italia meridionale dopo i moti murattiani. Tra il 19 novembre 1816 e il 20 gennaio 1918 transitano in città oltre 10.000 soldati imperiali. Nel capoluogo emiliano risiede stabilmente un ufficiale aiutante di piazza. I cittadini bolognesi sono tenuti ad alloggiare gli ufficiali austriaci, ma è possibile evitarlo pagando il prezzo della loro permanenza nelle locande. Nel 1816 459 bolognesi usufruiscono di questa esenzione. I soldati occupano invece le caserme, quasi tutte ex conventi nazionalizzati in epoca napoleonica. Tra esse le più importanti sono l'ex Ospedale degli Abbandonati in via Frassinago, gli ex conventi di S.Barbaziano, di S.Domenico, di S.Salvatore e dei Servi. Sono utilizzati, inoltre, il grande monastero di San Giovanni in Monte, il convento dell'Annunziata fuori porta S.Mamolo, futuro arsenale militare e caserma di artiglieria, i complessi di S. Agnese e del Corpus Domini. Gli ufficiali superiori, compreso il comandante in capo, saranno spesso accolti in Palazzo Baciocchi, prestigiosa residenza di proprietà del Principe Felice, cognato di Napoleone, situata di fianco al grande convento-caserma di S.Domenico.dettagli
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6 dicembre 1816Classificazione dei mendicanti e misure contro la disoccupazioneIl cardinale legato Lante ordina alla polizia di radunare tutti i mendicanti e di registrarli secondo quattro categorie: 1) gli stranieri e quelli provenienti da altre province dello Stato pontificio; 2) i poveri veri senza aiuto; 3) i disoccupati involontari; 4) i fannulloni e gli oziosi. I primi devono essere accompagnati al confine ed espulsi, i secondi rinchiusi in ricoveri a spese dello stato, i terzi impiegati in una Casa d'Industria, i quarti inviati senz'altro in prigione. Gran parte dei mendicanti sono in realtà operai disoccupati. L'ordine di Lante avrà l'effetto di levarli temporaneamente dalle strade, ospitandone alcuni nelle cosiddette Pie Case di Industria. Si tratta delle stesse strutture esistenti nel periodo napoleonico, rinnovate e dotate di entrate derivanti da una tassa sulla esportazione del riso e da finanziamenti statali. Nel lungo periodo esse non daranno grandi risultati, per mancanza di competenze tecniche. Anche le risorse finanziarie promesse saranno solo un miraggio. Per alleviare la piaga della disoccupazione, il legato avvierà anche un ampio programma di lavori pubblici, ordinando il restauro delle mura cittadine e di vari edifici pubblici, oltre che la riparazione di strade comunali e provinciali. Questi lavori saranno finanziati “da una sovrattassa di 10 baiocchi ogni cento scudi di estimo“ (Angelozzi).dettagli
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27 dicembre 1816Stendhal a BolognaTra la fine di dicembre 1816 e il 18 gennaio 1817 Marie-Henri Beyle (1783-1842) detto Stendhal, uno dei maggiori romanzieri francesi dell'Ottocento, è ospite a Bologna. Il suo interesse e la sua curiosità sono rivolti, oltre che agli aspetti più suggestivi della città - i portici, le torri, le gallerie d'arte - alla buona società bolognese. Lettere di presentazione degli amici milanesi lo introducono nei migliori salotti ed ha così l'occasione di cogliere le caratteristiche della locale aristocrazia, da lui giudicata piuttosto spregiudicata e indipendente, poco formale e aliena da ipocrisie. Rispetto a Milano, a Bologna vi è più spirito, fuoco, originalità, c'è "quel misto di passione e immaginazione che occorre per raggiungere la perfezione dello spirito". Tra le cose che lo colpiscono vi è la ricca offerta di spettacoli e accademie musicali, tanto che definirà Bologna "il quartier generale della musica in Italia". Il 18 gennaio è accolto nel palazzo di Cornelia Rossi Martinetti, donna di grande spirito e cultura europea, dove si fa musica e si conduce una conversazione "naturale", ma comunque raffinata come piace a lui. Lo scrittore va quasi tutti i giorni a passeggiare nel parco della chiusa di Casalecchio, che chiamerà “il Bois de Boulogne di Bologna”, ed è spesso ospite nella vicina Villa Sampieri, importante centro di cultura musicale grazie al marchese Francesco Sampieri, compositore di un certo livello e amico fraterno di Gioachino Rossini.dettagli