Il Congresso di Vienna. Le Legazioni tornano al Papa
Il Congresso di Vienna stabilisce la nuova divisione politica dell'Italia. La Lombardia e Venezia sono annesse all'Impero austro-ungarico e costituiscono il Regno Lombardo-Veneto, con capitale Milano.
Modena cade sotto l'influenza degli Asburgo e ne diviene principe Francesco IV (1779-1846), imparentato con l'imperatore. Parma, Piacenza e Guastalla sono assegnate a Maria Luisa d'Austria (1791-1847), seconda moglie di Napoleone.
Il Regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele I di Savoia (1759-1824), annette la Liguria e Genova. La Toscana è affidata al fratello dell'imperatore, Ferdinando III (1769-1824).
Il Segretario di Stato pontificio cardinale Ercole Consalvi (1757-1824) ottiene la restituzione al Papa delle Legazioni, nonostante l'opposizione del cancelliere austriaco Klemens von Metternich (1773-1859), che, vittorioso sui Francesi, si appella al Trattato di Tolentino.
E' scongiurato il tentativo dei liberali di mantenere i secolari privilegi del governo cittadino (il cosiddetto “governo misto”) e il proposito di fare di Bologna la capitale di un piccolo stato indipendente delle Romagne. L'Austria mantiene presidi militari al di qua del Po, a Ferrara e Comacchio.
Al governo pontificio vengono imposte tre gravi condizioni: dare alle Legazioni una speciale costituzione, concedere una larga amnistia ai seguaci di Napoleone e accettare le alienazioni dei beni ecclesiastici compiute durante il periodo napoleonico.
Di ritorno da Vienna, il cardinale Consalvi giunge a Bologna il 27 giugno. A Palazzo Lepri gli rendono omaggio i notabili cittadini: i Pallavicini, i Malvezzi, i Bentivoglio. Il giorno successivo prosegue per Roma.
L'abile diplomatico cercherà di portare avanti una politica di moderazione e tolleranza con i popoli delle Legazioni, consapevole della difficoltà di imporvi nuovamente il dominio papale, dopo venti anni di governo laico.
Ancora a Vienna aveva scritto che "se è stato tanto difficile il riavere quello che si è avuto, più difficile è il conservarlo". I giovani, in particolare, hanno un'idea del nuovo governo "corrottissima e pessima" e si vergognano "d'essere sudditi dei preti".
- Tommaso de' Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall'anno 1796 fino all'anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 271
- Giulio Cavazza, Bologna dall'età napoleonica al primo Novecento, in: Storia di Bologna, a cura di Antonio Ferri, Giancarlo Roversi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 278
- Giovanni Natali, La restaurazione a Bologna e nelle legazioni (1815-1831), in: Il 1859-60 a Bologna, Bologna, Edizioni Calderini, 1961, p. 18
- Jan Pachonski, Il generale Grabinski capo supremo dell'insurrezione bolognese del 1831, in: “Il carrobbio”, 4 (1978), p. 342
- Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, p. 29
- Sandro Zabbini, Nadia Cesari, Da Napoleone al 1945, in: Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia, nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta, 1987, vol. 1: Da Bologna a Modena, p. 64
- Nerio Zanardi, Capitoli bolognesi della storia d'Italia. Da Irnerio a Carducci, Bologna, Patron, 1997, p. 335-336