Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1814Demolito il ponte sul SavenaViene demolito il ponte sul fiume Savena, nei pressi della chiesa di S. Antonio, fuori porta San Vitale. Il corso del fiume è stato deviato verso San Lazzaro.dettagli
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1814Paganini torna a BolognaIl grande violinista Niccolò Paganini, chiamato “l'Orfeo del nostro Secolo”, torna a Bologna - dove è già stato ammirato all'inizio della sua trionfale carriera - per un concerto al Teatro comunale.dettagli
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18 gennaio 1814I Napoletani stanno con i Tedeschi?Il 18 gennaio arrivano in città 3.000 fanti napoletani e 500 lancieri con cinque cannoni. I soldati bivaccano nei cortili del Palazzo pubblico, “ponendo li schioppi in piramide” e accendendo grandi falò. Vengono collocate sentinelle in molte strade e corpi di guardia al ponte di San Felice e alle porte della città. Le operazioni “misteriose” della truppa napoletana, che va e torna “senza munizioni, senza denaro”, appaiono “strane e romanzesche” ai bolognesi. Il loro tragitto attraverso Forlì e Faenza, occupate dagli Austriaci, crea stupore e molte dicerie. L'11 gennaio, in effetti, Gioacchino Murat ha sottoscritto a Napoli un'alleanza con l'Austria: in cambio della garanzia di possesso del suo regno, si è impegnato ad entrare in guerra, con 30.000 soldati, a fianco della coalizione antifrancese. Egli aspira ad un regno d'Italia in stile napoleonico, ma senza Bonaparte.dettagli
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28 gennaio 1814Arriva la cavalleria austriacaLe truppe austriache al comando del generale Nugent e l'armata napoletana di Murat attaccano via terra i territori emiliani. Gioacchino Murat si è oramai alleato con i vecchi nemici, con l'intento di salvare per sé il Regno delle Due Sicilie, ricevuto nel 1808 da Giuseppe Bonaparte. Il 26 gennaio le avanguardie austro-napoletane entrano nel territorio bolognese. Un corpo di cavalleria austriaca composto di oltre mille uomini arriva a Bologna il 28 gennaio. Nella notte viene levato lo stemma del regno d'Italia da tutti i luoghi pubblici e dai palazzi Marescalchi, Aldini e Caprara. Il 29 gennaio entrano in città 2.000 soldati austriaci e 3.000 mercenari inglesi con sei cannoni. Per il momento nessun proclama o avviso annuncia un cambiamento di governo.dettagli
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1 febbraio 1814Murat a BolognaLa sera del 1° febbraio Gioacchino Murat (1767-1815), re di Napoli, entra a Bologna da Porta Maggiore alla testa di numerose truppe napoletane, austriache, inglesi e ungheresi e prende alloggio a Palazzo Caprara. La città lo riceve con "suoni di bande militari e acclamazioni e gridi di popolo". La sera è festeggiato al Teatro del Corso, mentre il giorno seguente interviene in maschera alla festa del Casino, dove degna delle sue regali attenzioni una “una cognita Beffana” (Rangone). Tra i suoi primi provvedimenti c'è un abbassamento dei dazi e delle gabelle, con l'evidente intento di ingraziarsi il popolo. L'accoglienza della Romagna e di Bologna è, però, nel complesso piuttosto tiepida: i più stanno con il Regno italiaco e con Napoleone, che ha definito il gesto del cognato "une traison extraordinaire" (Varni). “La sfiducia e la stanchezza provocate dalla crisi economica e dalla perdita di numerosi bolognesi nelle campagne napoleoniche” determinano in molti un atteggiamento di indifferenza a quanto accade (Zabbini, Cesari). Il fronte di guerra, intanto, si sposta verso occidente. Le truppe di Murat, stanziate dapprima nei Prati del Ravone, sono raggiunte dal Re nei pressi di Modena il 17 febbraio. Nei giorni successivi a Bologna arrivano i feriti dei primi scontri con le truppe italiane in Emilia.dettagli
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2 marzo 1814Murat "ha preso il posto di corriere"Il 2 marzo Gioacchino Murat riparte improvvisamente alla volta di Modena, alla notizia della sconfitta degli austro-napoletani nei pressi di Parma. Per il suo frequente andirivieni alcuni commentano malignamente che egli ha “preso il posto di corriere”. In realtà egli ha da tempo eletto Bologna come centro dei suoi movimenti, lusingato anche dall'entusiasmo di molti sostenitori di idee liberali. Il 25 marzo il Re di Napoli è di ritorno in città e in suo onore è illuminato il teatro del Corso, dove è messa in scena e cantata dalla famiglia Mambelli l'opera Demetrio e Polibio di Gioachino Rossini. Il 28 gennaio riceve il generale russo Balacheff, latore di una lettera dello zar, e alcuni diplomatici inglesi e austriaci. Alla sera tutti sono invitati a una sontuosa cena dal ministro napoletano Gallo. Murat inviterà a sua volta gli illustri ospiti il giorno seguente.dettagli
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31 marzo 1814Papa Pio VII a BolognaIl Papa, reduce dalla prigionia in Francia, entra il 31 marzo a Bologna da Porta San Felice. La folla festante stacca i cavalli dalla sua carrozza e la trascina “a braccia d'uomo”, come in trionfo, fino alla cattedrale di San Pietro. L'esultanza della gente è straordinaria e il Pontefice è spesso costretto ad affacciarsi al balcone del Vescovado per benedire. Anche Gioacchino Murat accoglie Pio VII con venerazione, sperando nell'avallo papale alla sua sovranità sul Regno napoletano. Il Pontefice rimane in città fino al 2 aprile, riverito dai bolognesi “con ugual sfarzo e amore”, per poi ripartire per Imola. Qui, dove è stato Vescovo, resterà per 15 giorni durante le feste pasquali, accolto con entusiasmo. Il 20 aprile farà ingresso trionfale nella sua Cesena, prima del definitivo rientro in Vaticano. Il ritorno del Papa dall'esilio sarà nuovamente celebrato a Bologna nel giugno 1815, dopo la caduta di Napoleone, con la discesa straordinaria in città della Madonna di San Luca.dettagli
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aprile 1814Il ritorno dei GesuitiIn aprile papa Pio VII restaura la Compagnia di Gesù. A Bologna i padri rientreranno ufficialmente nel 1830, dando rifugio anche a parecchi sacerdoti esuli dalla Spagna. Riprenderanno la tradizionale attività di predicazione e di formazione tramite i collegi, ma senza gestione di parrocchie. Non riusciranno a recuperare i numerosi e prestigiosi possessi immobiliari, alienati già dopo il 1773: soprattutto la grande chiesa di Santa Lucia, consacrata dal card. Paleotti nel 1576, i collegi dei Nobili e di San Carlo, il noviziato di Sant'Ignazio nel Borgo della Paglia, il vicino collegio Ancarano. Alla fine del secolo i Gesuiti presenti in città saranno solo sei.dettagli
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8 aprile 1814Le truppe napoletane se ne vanno e ritornano gli AustriaciLe truppe di Gioacchino Murat lasciano Bologna l'8 maggio, consegnando la città agli Austriaci. Comincia un nuovo Governo provvisorio di S.M. l'Imperatore d'Austria. Governatore militare della città è il generale Eckhardt, che va ad abitare a Palazzo Aldrovandi. Il 14 aprile vengono atterrate in città le insegne napoleoniche rimaste, a partire da quella di Porta San Felice, luogo simbolo dedicato all'Imperatore dei francesi. Dal 16 aprile comincia una occupazione austriaca più prudente della precedente, condizionata dalla situazione diplomatica e dalle mire di Metternich sulle Legazioni.dettagli
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14 aprile 1814Atterrati i simboli napoleoniciNella notte del 14 aprile vengono atterrati gli stemmi e le iscrizioni poste nel 1805 a Porta San Felice e in altri luoghi della città in onore di Napoleone imperatore.dettagli
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20 aprile 1814I soldati napoletani bivaccano sotto i portici di San LucaIl 20 aprile all'Avemaria giunge a Bologna Gioacchino Murat, scortato dalla Guardia Nazionale a cavallo, che lo ha raggiunto a tre miglia da Porta San Felice e alla sera ottiene l'onore di fare il servizio di ronda al suo palazzo, a vicenda con i corazzieri reali. Nei giorni successivi arrivano dall'Emilia i contingenti napoletani che hanno combattuto contro l'esercito del Regno d'Italia. I cittadini bolognesi sono costretti a dare ospitalità straordinaria a questa truppa - considerata tanto “inetta alle fatiche” e alle battaglie, quanto “indisciplinata e sfacciata” - che occupa tutte le caserme e riempie anche i portici di San Luca. I soldati napoletani abbandonano spesso i loro quartieri e vagano per la città, lasciandosi andare a molestie e ruberie. Il disagio di questa forzata convivenza durerà fin dopo la partenza di Murat da Bologna.dettagli
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27 aprile 1814Sciolta la Congregazione di Carità. L’Opera pia dei Poveri Vergognosi rimane autonomaDurante il governo provvisorio di Murat viene sciolta la Congregazione di Carità. Sono istituite al suo posto quattordici amministrazioni speciali, di cui quattro per gli ospedali. Gli istituti di beneficenza saranno di nuovo sottomessi all’Autorità Ecclesiastica in base al Decreto 21 agosto 1815 del cardinale Giustiniani, Delegato Apostolico della Santa Sede. Tra i suoi primi atti vi sarà quello di assoggettare le Opere Pie alle leggi canoniche. Verrà inoltre ripristinata la Congregazione Consultiva con il compito di sorvegliare molti istituti. Nel 1826 papa Leone XII istituirà un’unica Commissione per il loro governo. Il Delegato Apostolico eserciterà, a parere di alcuni, un potere dispotico, come un sovrano assoluto, sciogliendo a piacimento le amministrazioni, ignorando le clausole testamentarie e le consuetudini. Fa eccezione l’Opera dei Poveri Vergognosi - e il Conservatorio di Santa Marta ad essa collegato - che viene affidata a una commissione di dodici cittadini, nominati a vita dalla Curia arcivescovile. Essa riceve di nuovo il suo patrimonio, che ammonta a quasi tre milioni di lire, integrato con quello di altre “Aziende connesse”. Fondata nel XIV secolo e inizialmente governata da una congregazione detta dei “frates verecundorum”, l’Opera è stata rifondata nel 1479 e dedicata a San Nicolò, con lo scopo di portare soccorso a persone cadute in povertà, che perciò si vergognano di questuare. Offre “sussidi in contanti ed in generi a famiglie decadute di fortuna, di origine civilissima e già possidenti, o almeno esercenti le più nobili mercature ed arti liberali, esclusi gelosamente i poveri dell’ultima classe e specialmente i mendicanti”. Sui muri delle case di Bologna non è raro trovare i rosoni con l’effige del santo, che segnalano le proprietà di questa istituzione.dettagli
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28 aprile 1814Fine del Regno d'Italia. Partenza di Gioacchino MuratDopo un accordo tra il feldmaresciallo austriaco Bellegarde e il Vicerè Eugenio Beauharnais, le truppe napoleoniche lasciano i territori lombardi e veneti ancora occupati. Il 28 aprile gli Austriaci entrano a Milano segnando la fine del Regno d'Italia. A Bologna la Società del Casino dedica a Gioacchino Murat, in procinto di consegnare il potere provvisorio nelle mani del comandante austriaco, una festa ufficiale: la sera il palazzo Vizzani Lambertini, rimesso a nuovo, è illuminato con centinaia di candele, lumi a olio, torce e fiaccole. Il giorno successivo, alle 4 antimeridiane, il Re di Napoli parte alla volta dei suoi domini, lasciando “il dispiacere di vedere allontanato da noi un sovrano che ha destato l'ammirazione e l'amore di questo popolo colmato per mille maniere dalle larghe sue beneficenze”. Di Murat durerà a lungo il ricordo, “per dolcezze e lietezza di regime, per saviezza e generosità, per una certa tal quale grandezza”.dettagli
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1 maggio 1814Muore Carlo Antonio Rusconi fondatore dell'Accademia dei ConcordiMuore Carlo Antonio Rusconi (1753-1814), medico e anatomista, professore onorario dell'Università. Nel 1776 fondò nel suo palazzo di via Mascarella l'Accademia dei Concordi, che trattava materie mediche e filosofiche e di cui fu presidente perpetuo. Il sodalizio si riuniva il primo mercoledì del mese da dicembre a giugno e contava tra i suoi membri professori illustri, quali Gaetano Termanini e Giacomo Naldi. Nominato da papa Pio VI Conte lateranense e Cavaliere di Cristo, fu molto attivo anche durante il periodo giacobino, con numerosi incarichi amministrativi e militari. Nel 1797 venne scelto da Napoleone tra gli Alti Giurati del Dipartimento, assieme a Carlo Caprara e Pietro de Lucca. L'anno seguente fu capo battaglione della Guardia Nazionale. In seguito ricoprì gli incarichi di deputato dell'Annona e Protettore delle carceri. Amante della vita mondana, dal 1809 fu protagonista, assieme ai figli, della neonata Società del Casino.dettagli
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12 maggio 1814Il cardinale Oppizzoni ritorna trionfalmente a BolognaDopo il soggiorno forzato in Francia, il 12 maggio rientra in città il cardinale Arcivescovo Carlo Oppizzoni (1769-1855). E' accolto trionfalmente da una folla in tripudio e la sua carrozza è trascinata tra gli evviva e le acclamazioni fino al Vescovado. Alla sera la città è tutta illuminata e il giorno successivo si celebra una Messa solenne e il Te Deum nella Cattedrale per il suo ritorno. Il 14 maggio l'Arcivescovo va ad incontrare a Porta Saragozza la sacra immagine della Madonna di San Luca che, come da tradizione, in questo periodo scende in città. La restaurazione del governo pontificio nell'arcidiocesi bolognese avverrà il 18 luglio 1815 e dieci giorni dopo il cardinale potrà fare il suo rientro definitivo in città. Tra i suoi primi impegni vi saranno la riorganizzazione amministrativa e pastorale della diocesi bolognese, il riordino della Curia, del Foro ecclesiastico e delle parrocchie. In seguito promuoverà notevoli lavori nella cattedrale di San Pietro e in Arcivescovado, ristabilirà le Decennali eucaristiche e curerà il ripristino di varie comunità religiose e opere assistenziali.dettagli
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28 maggio 1814Primi provvedimenti dei nuovi padroniPer ordine del generale barone von Eckhardt, Governatore militare di Bologna, la Guardia Nazionale viene abolita. I beni ecclesiastici del Demanio vengono restituiti alla Mensa arcivescovile. La sistemazione delle strade comunali è assegnata nuovamente ai contadini. Il rincaro del prezzo di sali e tabacchi provoca qualche rumore di popolo attorno alle rivendite, subito sedato con l'arrivo della Guardia tedesca.dettagli
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5 giugno 1814Festeggiamenti per l'Amministrazione provvisoriaAll'alba del 5 giugno il cannone annuncia le feste per celebrare la vittoria degli Austriaci. Le scariche di artiglieria vengono replicate a mezzogiorno. Al solenne Te Deum in San Pietro, fa seguito un grande pranzo per il Governatore austriaco a spese della città e una corsa dei cavalli berberi da Porta San Felice a Porta Maggiore. Alla sera il Teatro comunale è illuminato a giorno e si tiene uno spettacolo di fuochi d'artificio.dettagli
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20 giugno 1814Muore Giuseppe NadiIl 20 giugno nella chiesa delle Putte di San Giuseppe a Porta Castiglione si svolgono i funerali dell'architetto Giuseppe Nadi (1779-1814), morto il 18 giugno. Antonio Canova lo aveva proclamato “restauratore della bella architettura italiana”. Oltre che all'Accademia di Belle Arti bolognese, tra il 1804 e il 1808 Nadi ha studiato a Roma, dove ha maturato “un bellissimo stile su quegli avanzi dell’antico sapere” (Bianconi). Nel 1810 ha ricevuto l'incarico per la costruzione della grande Villa Aldini all'Osservanza, che sotto la sua guida è risultata “palazzo di delizia d'ordine ionico perfetto”, col grande timpano scolpito dal De Maria. Ha inoltre contribuito, sotto la direzione di Gian Battista Martinetti, all'edificazione del teatro Contavalli nell'area dell'ex convento di San Martino e ha curato il ripristino della fontana del Nettuno lasciata da tempo in abbandono. Nel 1811 ha vinto il Grande Concorso Curlandese. E' stato a Bologna il più rigoroso interprete degli insegnamenti di Giovanni Antonio Antolini (1753-1841).dettagli
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24 giugno 1814Una "barriera" davanti al Palazzo ComunaleViene completata una “barriera” o “gabbia” accanto all'ingresso del Palazzo comunale, utilizzata dai soldati di guardia. Al portone d'ingresso del palazzo sono tolti i cancelli di legno. La tettoia, vissuta sempre dai Bolognesi come simbolo di oppressione, sarà rimossa poco dopo la liberazione della città, nel 1859.dettagli
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7 luglio 1814A fuoco una fabbrica di vetriUna fornace di vetri, collocata nella chiesa sconsacrata delle monache di San Lorenzo, viene completamente distrutta il 7 luglio da un incendio sviluppatosi in un magazzino di legna. Grazie al sollecito intervento dei soldati tedeschi, che hanno nei pressi i loro quartieri, e al buon funzionamento delle pompe idrauliche, il fuoco non si estende alle case vicine. La manifattura riaprirà l'anno successivo, nonostante le proteste dei residenti: essi temono una nuova disgrazia e i disagi creati dal fumo della ciminiera, che annerisce e sporca ogni cosa, compresi i panni stesi ad asciugare negli orti vicini. La "fabbrica di bicchieri" di Gaetano Ristori rimarrà l'unica vetreria di Bologna, inglobando la ditta Landi e Mellini di via San Donato.dettagli
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12 luglio 1814Il primo stemma gentilizio ricollocatoIl conte Rossi è il primo a rimettere lo stemma gentilizio sul suo palazzo dopo la Restaurazione.dettagli
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17 luglio 1814Una chiesa protestanteLa chiesa delle Acque, fuori Porta San Mamolo, è concessa alla religione Protestante, in favore dei soldati imperiali.dettagli
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9 agosto 1814"Tancredi" apre la serie dei successi di Rossini al ComunaleLa sera del 9 agosto Gioachino Rossini è presente per la prima volta al Teatro Comunale come compositore. Si rappresenta il Tancredi, che ha trionfato l'anno prima alla Fenice di Venezia, con il contralto Adelaide Malanotte (1735-1832) come protagonista assoluta - e vera e propria creatrice del ruolo di Tancredi - assieme alla bolognese Elisabetta Manfredini Guarmani (1780- 1839), al basso Domenico Remolini e al tenore Lorenzo Sacconi. Le due cantanti, in particolare, "sorprendono e trasportano né loro pezzi". Nella stagione autunnale Rossini trionferà nell'opera buffa L'Italiana in Algeri, con Marietta Marcolini (1780-1855), primadonna ammirata anche da Stendhal, e con Ranieri Remorini. Da questo momento l'attività del Comunale porterà l'impronta del suo genio: saranno allestite a ritmo continuo - e con crescente successo - tutte le sue opere: l’Aureliano in Palmira (1820), la Cenerentola (1821), la Gazza ladra e il Mosè (1822), il Barbiere di Siviglia (1926), Semiramide (1827), l’Assedio di Corinto e Zelmira (1828), Torvaldo e Dorisca e Il Serto Votivo (1829), La Donna del lago (1830), Otello (1831), Matilde di Chabran (1833). Ai “rigoristi” che muoveranno critiche alle sue composizioni, il maestro di Pesaro risponderà dando loro ragione con ironia: "Non avrei tanti errori da rimproverarmi, se leggessi due volte il mio manoscritto". Rientrato a Bologna dopo aver soggiornato nei mesi precedenti tra Genova e Merate, Rossini è stato assunto anche come educatore musicale di Elisa Napoleona Baciocchi, figlia della Granduchessa di Toscana Elisa Bonaparte, da qualche tempo residente in città nel grande palazzo un tempo appartenuto alla famiglia senatoria Ranuzzi.dettagli
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11 agosto 1814Muore Giacomo Brusa. Introdusse le risaieL'11 agosto, nella parrocchia della Trinità, è esposta la salma di Giacomo Brusa, Censore della sezione Agraria dell'Ateneo di Bologna. E' colui che ha introdotto la coltivazione del riso nel Bolognese. Nel periodo dell'occupazione francese, cadute le precedenti proibizioni del governo pontificio, le aree coltivate a risaia si sono notevolmente estese: esse infatti consentono grandi profitti. Ciò è avvenuto non senza contrasti da parte delle popolazioni della pianura, stante il diffondersi di malattie causate da esalazioni nocive provenienti dalle zone umide. Alcune famiglie aristocratiche quali i Gozzadini e i Pizzardi possiedono grandi risaie, in estensione durante l'Ottocento. Tra i possidenti che si sono consacrati a questo tipo di coltivazioni vi sono Antonio Aldini, Segretario di Stato del Regno d'Italia, e Giuseppe Zucchini, proprietario di vasti appezzamenti nel Persicetano. Per tutto il secolo si assisterà a un notevole incremento della produzione - con aziende a conduzione capitalistica - e del consumo di riso.dettagli
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14 agosto 1814Cornelia Rossi Martinetti animatrice di un salotto di fama europeaUgo Foscolo intrattiene una fitta corrispondenza con la contessa Cornelia Rossi Martinetti (1781-1867), conosciuta a Milano alla corte del Beauharnais e frequentata a Bologna nel 1813. Con lei ha tentato un approccio amoroso, ma è stato respinto. Tra i due è rimasta solo una tenera amicizia. Di origine lughese, donna piena di fascino, Cornelia nel 1802 ha sposato l’ingegnere ticinese Giovanni Battista Martinetti (1764-1830), a capo della commissione delle acque e strade e ricco possidente, oltre che progettista della Montagnola, del teatro Contavalli e di Villa Aldini. Questi ha fatto costruire per lei nel centro di Bologna una dimora destinata a passare alla storia: in via San Vitale ha trasformato un antico convento benedettino in un sontuoso palazzo e l’orto nel “primo giardino in stile paesaggistico inglese della città” (Boriani), con statue, fontane, colonne classiche, che risponde al desiderio illuministico di ritorno a una natura selvaggia e piena di sorprese. Dal giardino si accede a una grotta ornata di stalattiti, definita dal Foscolo "l'armonioso speco", che un tempo era la cripta romanica della chiesa dei SS. Vitale e Agricola. Questo luogo è per tutti "l'orto delle Esperidi, il giardino di Calipso, il tempio della Venere bruna". Cornelia è una donna colta e ama ospitare artisti e scrittori, alcuni dei quali si invaghiscono di lei: da Monti a Leopardi, da Canova a Byron, da Stendhal a Foscolo, appunto. Il suo salotto è famoso in Europa. Secondo Stendhal, che ricorda una "divina serata" trascorsa nella sua casa, in lei sono riunite insieme "la bellezza più rara, la più eccelsa anima e l'ingegno più brillante", tanto che "farebbe scalpore anche a Parigi". Si dice che Canova, frustrato da un suo rifiuto (o dalla incapacità di coglierne l'ineffabile fascino), abbia fatto a pezzi la sua effige modellata in creta. Foscolo, che nelle Grazie la ritrae come Polinnia, la musa della lirica, la giudicherà "la donna più pericolosa" da lui mai conosciuta, mentre Leopardi la segnalerà all'editore Stella come unica donna bolognese degna di essere inserita tra le "veramente insigni delle maggiori nazioni europee".dettagli
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26 agosto 1814Abolite le Fratellanze segreteUn decreto del Governo Austriaco abolisce le Fratellanze segrete. Ciò nonostante a Bologna operano quattro Logge massoniche: “Etruria Riunita”, “Enotria” e due con denominazione sconosciuta.dettagli
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31 agosto 1814Reduci dalle armate di NapoleoneBologna è percorsa da circa duemila reduci delle armate di Napoleone. Alcuni provengono dalla prigionia in Russia o in Siberia. Sono quasi tutti giovani arruolati in seguito alla coscrizione obbligatoria, che si sono battuti con onore e sono diventati veri “uomini di guerra”. Chi non ha perso la vita - come il leggendario caporal maggiore dei granatieri Domenico Bianchini, caduto nel 1811 a Tarragona - è tornato poverissimo e in cattiva salute. A Bologna alcuni di essi si ritrovano nei pressi della basilica di Santo Stefano, al Caffé Isola d'Elba - un tempo covo di giacobini col nome di Caffè Apollo - aperto da un ex ufficiale napoleonico. “Scapoloni impenitenti” e accaniti giocatori di mediatore, sono quasi tutti massoni e diventeranno carbonari. Per qualche tempo si vocifera che saranno formati tre reggimenti di cavalleria e fanteria di truppa italiana a carico del dipartimento, ma in realtà, nonostante le promesse, gli ufficiali e i soldati dell'ormai disciolto esercito del Regno italico saranno a poco a poco esonerati senza sussistenza. Nel marzo 1815 saluteranno con gioia l'occupazione di Gioacchino Murat e il Commissario Pellegrino Rossi si servirà di loro come di “fidatissimi fratelli”. Dopo la Restaurazione molti ex ufficiali napoleonici finiti sul lastrico otterranno dal cardinale Oppizzoni la concessione all'insegnamento come maestri privati. A testimonianza del flagello delle leve napoleoniche, nel salone di Palazzo Pepoli sarà murata una lapide a ricordo dei "disperati singulti delle povere madri" alla partenza dei loro figli, reclutati per andare a morire "nei ghiacciai della Russia e nelle infocate arene della Spagna". Un gruppo di ex ufficiali napoleonici e di decorati di S. Elena manterrà comunque vivo nel tempo il ricordo dell'epoca rivoluzionaria: fino al 1866 nella chiesa della Vita in via Clavature sarà celebrato il 5 maggio, giorno della morte di Napoleone.dettagli
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4 settembre 1814L'Ordine della Corona di Ferro assunto dall'Imperatore d'AustriaL'Ordine della Corona di Ferro, introdotto da Napoleone dopo la sua elezione a Re d'Italia, è assunto dall'Imperatore d'Austria. Rimane una parte dei membri e ne vengono creati dei nuovi. E' conservata la vecchia fascia, ma con una croce di forma diversa e con l'aquila a due teste al posto di quella imperiale francese.dettagli
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4 settembre 1814Vento "procelloso"Subito dopo mezzanotte la città è investita da un vero e proprio uragano. Un vento "procelloso" schianta robuste querce e atterra camini. E' seguito da forti piogge, con lampi e tuoni.dettagli
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12 settembre 1814Il Catasto napoleonicoIn seguito al decreto del 12 gennaio 1807 sulla formazione del “catasto generale del Regno”, inteso come strumento legale per un'equa tassazione dei cittadini, anche a Bologna è promosso il primo rilievo particellare della città, utilizzando il nuovo sistema metrico decimale. La mappatura in scala 1:1.000 è avviata il 1° luglio 1812 e termina, dopo varie soste, il 12 settembre 1814. Il lavoro, condotto con ritmi massacranti dai geometri incaricati, si concentra in primavera-estate, sfruttando il più possibile le ore di luce naturale. Il risultato è “il più preciso e completo atlante immobiliare che la città avesse mai avuto” (Ceccarelli). Per oltre un secolo la Mappa del Catasto napoleonico costiuirà un importante strumento di gestione urbanistica e fiscale. Un primo catasto urbano descrittivo, non corredato da mappe, fu istituito dal senato provvisorio bolognese con bando del 19 dicembre 1796. I proprietari di immobili dovevano denunciare l'importo annuo degli affitti degli stabili di proprietà. L'ottava parte di esso doveva essere versata all'erario.dettagli
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14 settembre 1814Visita del Granduca di ToscanaNel pomeriggio del 14 settembre, annunciato da 101 colpi di cannone, arriva a Bologna dall’Austria il Granduca di Toscana Ferdinando III. Sosta all'Albergo Reale (poi Hotel Brun), dove riceve l'omaggio delle autorità cittadine. Il giorno successivo, prima di partire, farà visita all'ex Granduchessa Elisa Baciocchi (1777-1820), sorella di Napoleone, che da qualche tempo dimora a Bologna.dettagli
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3 ottobre 1814Il Teatro ContavalliIn una parte del convento dei carmelitani di San Martino apre i battenti il 3 ottobre il teatro voluto e finanziato a proprie spese dal dottor Antonio Contavalli, fortunato speculatore sui Beni Nazionali - secondo alcuni ha “ammassato un patrimonio prendendo parte a mercimoni non leciti” - e attore dilettante a tempo perso. Si tratta di un piccolo teatro “di qualche eleganza”. Secondo il Guidicini è destinato al fallimento per la lontananza dal centro, ma in realtà a poco a poco prenderà il posto del Teatro Marsigli come luogo teatrale prediletto dalla piccola borghesia cittadina e sarà frequentato assiduamente dagli studenti della vicina Università. Il progetto dell'edificio, molto originale, è dell'ingegnere capo comunale Giovanni Battista Martinetti e dell'architetto Giuseppe Nadi (1779-1814), che hanno ideato tre ordini di palchi per una capienza di ottocento persone. A decorarlo sono stati chiamati i migliori artisti della vicina Accademia di Belle Arti: gli ornamenti in stucco del boccascena sono di Pietro Trifoglio; la sala e il sipario sono stati dipinti da Antonio Basoli. Altre parti hanno visto all'opera Pietro Fancelli, Luigi Cini, Ridolfo Fantuzzi, Mauro Berti. La decorazione si stende "come un manto" (Lenzi) dall'atrio alla cavea, fino al soffitto e ai camerini, con motivi archeologici alla pompeiana. L'invenzione di Basoli del soffitto a velario “fornirà un modello poi seguito in numerosi altri teatri”, dal San Carlo di Napoli alla Fenice di Venezia. Più in generale l'artista bolognese imposterà “il tono di gran parte della decorazione teatrale dell'Emilia Romagna per tutto il corso dell'Ottocento” (Farioli). Il teatro è inaugurato con il dramma per musica Matilde ossia la Selvaggia di Carlo Coccia. Poco dopo sarà rappresentata L'Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, cantata da Maria Marcolini (1780-1855), che avrà tanto successo – riceverà le lodi di Stendhal – da essere replicata al Teatro Comunale e al Corso, mentre la primadonna avrà in dono una cantata di Francesco Sampieri per la sua serata di beneficio. Il Contavalli sarà temporaneamente chiuso dopo la Restaurazione, per la contiguità con la chiesa parrocchiale di San Martino, ma, a seguito di reiterate richieste del proprietario, potrà riprendere nell'estate 1816 con una replica dell' Italiana in Algeri e la prima assoluta del Barbiere di Siviglia di Rossini. Il maestro di Pesaro sarà per diversi anni protagonista del cartellone del teatro: si può dire che esso contribuirà fortemente alla popolarità della sua musica a Bologna. Dal 1818 il teatro sarà affidato alla compagnia di dilettanti dei Filodrammaturgi. Le recite si terranno durante il Carnevale, una o due volte la settimana. Saranno proposte di norma una tragedia e una commedia di Goldoni e inoltre drammi di Gaetano Florio, Filippo Casari, Francesco Avelloni, o traduzioni delle commedie alla moda di August von Kotzebue (1761-1819) e di A. Wilhelm Iffland (1759-1814), ricche di situazioni edificanti e di dialoghi ad effetto. Nel 1822 verrà messo in scena l'Edipo Re di Sofocle, nella traduzione dell'illustre grecista marchese Massimiliano Angelelli. Dopo la morte del proprietario, nel 1823, il Contavalli comincerà ad ospitare spettacoli per beneficenza, tanto che otterrà dal Legato il permesso di apertura anche al venerdì, giorno di vigilia. Le recite saranno messe in scena dall'Accademia dei Sinevergeti, o dei Concordi, un gruppo di attori filodrammatici, che diventerà un'istituzione cittadina. Giovani interessanti, quali Gustavo Modena, Augusto Aglebert, Federico Pescantini, reciteranno al Contavalli commedie alfieriane inneggianti alla libertà. Durante i primi anni del papato di Pio IX, i Concordi si impegneranno a favore dei patrioti esiliati. Una delle recite vedrà in scena anche la grande Adelaide Ristori.dettagli
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4 ottobre 1814La cappella del SS. Sacramento in San PetronioIl 4 ottobre nella basilica di San Petronio è riaperta la cappella del Santissimo Sacramento, restaurata su disegno dell’arch. Angelo Venturoli (1749-1821). Sull'altare, in una nicchia che fu disegnata da Jacopo Barozzi da Vignola nel XVI secolo, si trova il trono del Santissimo di Alessandro Algardi, costruito con marmi provenienti da Roma antica. Per il nuovo allestimento, voluto dal marchese Antonio Malvezzi Campeggi, sono stati utilizzati il tabernacolo che un tempo si trovava nella chiesa delle monache di Santa Margherita e alcuni stalli del coro degli Olivetani di San Michele in Bosco.dettagli
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28 ottobre 1814Un'accademia di musica per la famiglia GioannettiL'ex agitatore giacobino Giuseppe Gioannetti ottiene di fare un'accademia di musica con la moglie Maddalena Guarini e il figlio. I suonatori si esibiscono gratuitamente - e con grande successo - assieme alla banda tedesca.dettagli
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dicembre 1814Ricostruita la Facoltà TeologicaIl Governo Provvisorio ricostituisce in parte la Facoltà Teologica dell'Università, abolita dal regno napoleonico. Sono ripristinate le cattedre di Teologia scolastico-dogmatica, Teologia morale e Storia ecclesiastica. Le nomine dei canonici Ambrosi e Romagnoli saranno poi confermate dal Governo papale.dettagli
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10 dicembre 1814Luigi Salina Delegato del GovernoLuigi Salina è nominato il 10 dicembre Delegato di Governo, con 500 franchi mensili di stipendio. Tra il 1813 e il 1839 sarà presidente della Società Agraria di Bologna. Alla sua morte lascerà una ricca collezione di medaglie, con oltre 5.300 pezzi, che il Comune acquisterà dagli eredi. L'avvocato Salina è proprietario della villa un tempo appartenuta a Marcello Malpighi (1628-1694), posta nei pressi di Ronco di Corticella, ampliata con nuovi corpi di fabbrica da Vincenzo Leonardi e con una cappella disegnata da Luigi Marchesini. A Giovanni Putti si devono le “vaghe” sfingi in riposo sui pilastri all'ingresso e a Giacomo De Maria il monumento a Malpighi “in forma di medaglia”, murato su una delle fabbriche laterali. La contessa Barbara Salina, dilettante di “cose botaniche”, farà impiantare sul retro della villa un “dilettevole” giardino ricco di piante e erbe odorifere, con la consulenza del professor Giuseppe Bertoloni.dettagli