Soggiorno di Stendhal
Marie-Henri Beyle (1783-1842), poi conosciuto come Stendhal, ex ufficiale napoleonico affiliato alla Massoneria del Grande Oriente di Francia, è a Bologna tra il 23 e il 25 settembre.
Arriva “à la tombée de la nuit”, proveniente da Milano e dopo aver deposto i bagagli all'Albergo Reale corre al Teatro comunale dove è in scena l'opera Ser Marcantonio di Stefano Pavesi (1779-1850). Avendo visitato la Scala di Milano, il teatro bolognese gli appare "nu et pauvre".
Il giorno seguente percorre la città. Giudica i portici del centro comodi, ma tristi: contribuiscono, secondo lui, a rendere le strade vuote e silenziose.
E' sensibile alla semplicità e alla grandeur degli edifici, ma nota anche una certa trasandatezza e sporcizia: il nuovo palazzo Hercolani gli sembra sale (sporco) e il palazzo Tanari, pieno di capolavori, ha camere "che fanno male al cuore", con letti orrendi e lavabi "comme ceux des auberges".
E' colpito soprattutto dalla ricchezza dei musei: oltre alla Pinacoteca visita alcune importanti gallerie private - Hercolani, Marescalchi, Tanari, Fava e Zambeccari - rimanendo impressionato soprattutto dalle prime due.
Gli piacciono Guercino e Reni, mentre le tele dei Carracci lo lasciano freddo: la loro pittura è povera, i quadri sono dipinti con colori comuni e su pessime tele.
Tra le case che ospitano Stendhal in questo soggiorno vi è quella del conte Antonio Aldini, ministro del Regno e amico di Napoleone - e personaggio di primo piano della vita politica bolognese - conosciuto durante la residenza di questi a Parigi.
All'Università visita le collezioni naturalistiche di Aldrovandi, Marsili e Cospi conservate a Palazzo Poggi: giudica i reperti “nuls, pires que nuls, ennuyeux”.
Depreca il governo dei preti, che contrasta la Bologna sensuale, mondana e vivace che tanto gli piace. I preti limitano i piaceri e tra questi soprattutto la musica, di cui si dichiara assetato.
E il piacere musicale è per lui legato in modo particolare al melodramma, al bel canto, alla romanza, mentre la musica strumentale non gli interessa.
Henri Beyle tornerà a Bologna nell'ottobre 1814, proveniendo da Firenze attraverso la Futa, e si fermerà “deux jours francs”. Avrà modo di conoscere meglio i tesori d'arte e i monumenti e di frequentare la buona società.
Riporterà una buona impressione della città e delle donne bolognesi, che paragonerà per bellezza ed eleganza alle parigine.
- Nereo Alfieri, Pietro Frabbetti, Itinerari stradali di Stendhal in Emilia-Romagna, in: "L'Archiginnasio", 1971/1973, 66/68, v. 1, p. 17, 28
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Bologna ai tempi di Stendhal, mostra iconografica, Bologna, 13-20 maggio 1972, introduzione e catalogo di Giancarlo Roversi, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 2., pp. 760-761, 775, 795, 822
- Bologna nell'Ottocento, a cura di Giancarlo Roversi, Roma, Editalia, 1992, pp. 16-17
- Annalisa Bottacin, "Forestieri" francesi alla scoperta di Bologna: da Stendhal a Théophile Gautier, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 240-242
- Alessandro Cervellati, Bologna aneddotica, Bologna, Tamari, 1970, pp. 190-194
- Anna Licari, Lina Zecchi, I divertimenti ovvero l'amena lezione, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 1, pp. 122-123
- V. Del Litto, Stendhal et Bologne, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 1, pp. 4-5
- Giuseppe Raimondi, Stendhal e i pittori bolognesi, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 2, p. 683
- Antoine Schnapper, Stendhal et la peinture bolonaise, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 2, pp. 661-662