L'uccisione del brigante Prospero Baschieri
La Guardia Civica uccide Prospero Baschieri (o Baschiera, 1781-1810), riconosciuto capo degli insorti antifrancesi nella Bassa bolognese. Era un uomo gigantesco, alto quasi due metri, nato a Maddalena di Cazzano da famiglia contadina, quinto di otto fratelli.
Requisito nel 1803 per la Leva Attiva, nel 1807 Baschieri diserta e torna a casa. Si rifugia quindi, assieme ad altri ribelli, nelle valli paludose della Bassa.
Il popolo simpatizza per lui e canta: “Viva Pruspron Baschira, ch'al s'lebbra dla mesna e dla liva” (Viva Prospero Baschieri, grande e grosso, che ci libera della macina e della leva).
Il 4 luglio 1809, alla testa di un gruppo di contadini, invade Budrio e poi Minerbio. L'8 luglio attacca Bologna e il giorno seguente occupa San Giovanni in Persiceto. Il 16 luglio, con alcune migliaia di insorgenti, assedia invano le mura di Ferrara.
Il 19 agosto Pietro Falzoni detto Falfarello, suo compagno, è fucilato nel prato di San Francesco. Il 4 ottobre un distaccamento francese affronta i briganti sul campo, lasciando quattro morti e dodici prigionieri, poi liberati ad Altedo.
E' questo il periodo di massimo successo per gli insorti: molti sindaci della Bassa preferiscono fuggire dai loro paesi minacciati e rifugiarsi tra le mura di Bologna.
Ma dopo la pace di Vienna (14 ottobre 1809), la sorte dell'insorgenza cambia completamente. Durante l'inverno gli uomini della Guardia Nazionale e i dragoni francesi percorrono le campagne del Dipartimento del Reno, catturando e uccidendo numerosi ribelli, tra i quali il celebre Giuseppe Angiolini, detto il Fattoretto.
La banda di Baschieri mette a segno ancora qualche ardito colpo - come l'assassinio di alcune spie a Lovoleto il 27 febbraio 1810 e l'assalto a un quartiere militare francese vicino a Castenaso l'8 marzo successivo - ma ormai ha le ore contate.
Il 12 marzo il brigante è tradito dalla famiglia che in quel momento lo ospita, in una cascina di Malcampo. Il 14 marzo il suo gruppo è circondato da un contingente della Guardia Nazionale di Budrio. Durante un tentativo di fuga, il capo più temuto dell'insorgenza del Reno rimane ucciso.
Il suo cadavere, assieme a quelli dei suoi gregari, è trascinato su un carro attraverso i villaggi della campagna. La sua testa, spiccata dal corpo, è esposta a Bologna sul palco della ghigliottina.
Il capitano Della Noce, comandante della Guardia e responsabile della sua morte, sarà insignito della Corona Ferrea.
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