Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1805Felice Giani lavora a Palazzo AldiniFelice Giani (1758-1823) esordisce a Bologna decorando assieme ad altri artisti il palazzo di città del conte Antonio Aldini, una antica residenza senatoria in Strada Maggiore acquistata nel 1797 e fatta ristrutturare all'architetto Giovanni Battista Martinetti. Il suo nome è stato suggerito all'Aldini dal conte Francesco Milzetti, che lo ha utilizzato a Faenza nel suo palazzo in stile neoclassico, divenuto emblema della aristocrazia del nuovo regime napoleonico. Originario della provincia di Alessandria, Giani è stato allievo di Antonio Galli Bibiena, Domenico Pedrini e Ubaldo Gandolfi e collaboratore di Serafino Barozzi. Ha vissuto a Roma dal 1780, dove si è legato ad alcuni protagonisti della locale scena artistica, come Batoni e Unterperger, e ha preso a disegnare con passione dai classici, riproducendo tra l'altro le Logge di Raffaello per la zarina di Russia. A Bologna frequenterà assiduamente l'ambiente giacobino, portando a termine, assieme alla sua squadra di aiuti, importanti cicli decorativi nei palazzi dei personaggi più in vista della città. Da un punto di vista stilistico, Giani evita il classicismo di tipo accademico e preferisce lo stile corsivo dei dipinti della Domus Aurea neroniana o di quelli, visti direttamente (1792) o studiati nelle stampe dell'epoca, di Ercolano e Pompei (Riccomini). Un'altra fonte diretta della sua pittura è la ceramica faentina del Rinascimento, di cui ripropone le "stilizzazioni folgoranti" e "l'atteggiamento smitizzante". Inoltre, almeno a Faenza, guarda alla pittura di Tiepolo. La sua arte non riflette un impegno civile e non segue gli imperativi della storia: è invece suggestionato dal mito. La vicenda umana è per lui uno "spettacolo congestionato e immaginoso" (Grandi), espresso con un linguaggio che è fuoco, con colori così arditi e una tale armonia nei gruppi da colmare di piacere "l'animo e l'imaginazione de' riguardanti" (Morini).dettagli
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1805Muore l'architetto Francesco TadoliniMuore a Bologna l'architetto Francesco Tadolini (1723-1805), esponente del neoclassicismo di ispirazione palladiana. Progettò villa Aldrovandi Mazzacorati, palazzo Malvasia, palazzo Gnudi in via Riva Reno, la facciata e la sagrestia di San Giovanni dei Celestini, il portale interno della navata maggiore di San Petronio e il timpano di San Pietro. Nel 1765 disegnò la palazzina dell'orto botanico in San Giuliano, utilizzata come ricovero invernale per le piante (hibernaculum). Ebbe qui l'aiuto del fratello Petronio Tadolini (m.1813), autore del bassorilievo del frontespizio con la rappresentazione di Flora che offre frutti a Felsina. Al centro del timpano che corona l'edificio è collocato un raro esempio di anemoscopio o "orologio a vento", opera di Luigi Fabbri: un ingegnoso meccanismo ripete sul quadrante la direzione del vento segnata dalla banderuola posta in cima al tetto.dettagli
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gennaio 1805La Libreria di Santa Lucia torna ai BarnabitiGli organi ministeriali autorizzano nel 1803 la riconsegna ai Padri Barnabiti della Libreria di Santa Lucia, la prima biblioteca a carattere pubblico a Bologna, edificata a partire dal 1742 su disegno di Giuseppe Antonio Ambrosi (1674-1745) e donata nel 1752 da mons. Francesco Zambeccari (1682-1767) ai Padri Gesuiti. Dopo il trasferimento del patrimonio librario dal convento di San Domenico, dove era collocato assieme a quello delle congregazioni soppresse, la biblioteca riapre nel gennaio 1805.dettagli
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22 febbraio 1805Atterramento della cupola di Sant'IgnazioÈ pubblicato l'appalto per la demolizione della cupola e del tamburo del Torreggiani di S. Ignazio in Borgo della Paglia e la trasformazione della chiesa in Aula Magna dell'Università Nazionale (e poi della nuova Accademia di Belle Arti). I lavori sono finanziati con la vendita della tenuta Torre del Cocceno, un tempo dei frati di San Michele in Bosco. In luogo della precedente cupola sarà installato un lucernaio alla maniera del Louvre parigino. Esso darà luce ai calchi di capolavori della scultura classica donati all'Università dal generale Marsili e da papa Lambertini.dettagli
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3 aprile 1805Levati “senza strepito” gli alberi della LibertàUna lettera “riservatissima” del ministro degli Interni al prefetto Somenzari comunica che in base al nuovo statuto costituzionale devono essere tolti in tutto il Dipartimento del Reno gli alberi della Libertà ancora presenti. L’operazione deve essere effettuata “senza strepito alcuno, nell’oscurità della notte”, in modo da evitare proteste. Il 5 aprile, all’alba, viene rimosso l’albero della Libertà da Piazza Maggiore e tolte le armi repubblicane dal portone del Palazzo Comunale e da altri edifici pubblici cittadini. Il 26 seguente è innalzata l’insegna del Re Bonaparte, un’aquila d’oro contornata da un manto verde e sormontata dalla corona imperiale.dettagli
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5 maggio 1805Il Papa di passaggio a BolognaDi ritorno dal lungo soggiorno a Parigi, dove ha incoronato Napoleone imperatore, papa Pio VII transita da Bologna con un corteo di numerose carrozze e scortato dalla gendarmeria. Il giorno prima ha sostato a Casalecchio di Reno, dove ha impartito la benedizione ai cittadini e ai parroci e ha pernottato nella villa dei conti Gregorini. Per motivi politici non si vuole che il Pontefice attraversi la città e il cambio dei cavalli avviene all'Annunziata, nei pressi di Porta San Mamolo, prima di imboccare la Strada Toscana. Costeggiando con il suo tiro a otto le mura cittadine il Santo Padre è accolto con entusiasmo da una grande folla, mentre le campane di tutte le chiese e i conventi suonano a festa. Le autorità gli offrono un ricevimento nel Palazzo d'Agostino a Scanello, vicino a Loiano, lungo il percorso che attraversa l'Appennino in direzione di Firenze. Il papa dona al prefetto una scatola ornata di pietre dure e oro, anelli preziosi ai luogotenenti e 60 zecchini di mancia ai servi. Il giorno seguente, alle 10, il corteo papale riprende il suo viaggio.dettagli
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19 maggio 1805Apertura del teatro del CorsoIn Strada Santo Stefano, conosciuta come il corso di Bologna (vi si svolge tradizionalmente il corso mascherato di Carnevale), sul terreno un tempo occupato dal palazzo senatorio Rossi Turrini, apre il 19 maggio un bel teatro in stile neoclassico, di proprietà dell'impresario Giuseppe Badini. Questi già nell'agosto del 1802 ha diffuso un bando in cui spiegava la mancanza di un teatro di media grandezza “in uno dei più comodi e migliori punti della Città”. Per sostenere l'edificazione ha distribuito quaranta carati, con ciascuno dei quali ogni “caratista” ha acquistato un palco con annesso camerino. Tra i compratori di spicco vi sono il principe Astorre Hercolani, l'avvocato Filicori e l'ingegnere Martinetti. Il grande edificio è stato progettato e costruito dall'architetto Francesco Santini (1763-1840), ingegnere e professore di Prospettiva all'Accademia di Belle Arti, che si è ispirato al nuovo teatro di Ferrara, progettato da Giuseppe Foschini e Cosimo Morelli (1796). La sua proposta è stata preferita a quella dell'architetto Ercole Gasparini (1771-1829), soprattutto per ragioni economiche. E' dotato di una sontuosa sala a pianta ellittica con quattro ordini di palchi, più il “lubione”, con palchetti a forno e un ampio palcoscenico attrezzato, che appoggia sui muri della chiesa di San Giovanni in Monte. Tutti gli ambienti sono decorati con pitture, motti e medaglioni raffiguranti i maggiori attori del passato, dovuti ai migliori artisti sulla piazza, quali Giovanni Putti, Serafino Barozzi, Filippo Pedrini, Giuseppe Muzzarelli. Nel complesso, esso si presenta come una struttura polivalente per l'intrattenimento: in corrispondenza del terzo ordine di palchi, si apre infatti una grande sala, con due ridotti laterali e due piccoli, eleganti appartamenti, uno dei quali destinato a sede di una società di gioco. Lungo il portico archivoltato, con quattordici colonne doriche, sono distribuiti tre portoni, due dei quali immettono al teatro e uno conduce agli "appartamenti di società". Le stanze dell'annesso casino e del ridotto sono elegantemente mobigliate, riccamente illuminate e disposte per una scelta conversazione e per una festa di ballo. Al piano terra si trova un caffè, dotato di cinque stanze per il ricevimento e la bottega. Nei pressi sarà edificato, su progetto dello stesso Santini, un albergo “nobile”, molto comodo per gli appassionati, che “senza veruna deroga potranno dal proprio alloggio portarsi a godere lo spettacolo”. La prima rappresentazione è l'opera seria Sofonisba di Ferdinando Paer (1771-1839), seguita dal ballo mitologico Perseo e Andromeda, curato da Gaetano Gioia (1765-1826), ballerino e compositore. Il 20 giugno vi sarà una seconda inaugurazione ufficiale alla presenza di Napoleone. Il teatro del Corso sarà prediletto soprattutto dalla borghesia e dagli intellettuali e a lungo saprà rivaleggiare con il Comunale. Le famiglie bolognesi nobili e facoltose avranno d'abitudine un palco sia nell'uno che nell'altro teatro. Nei primi mesi di vita del teatro prevarrà la rappresentazione di opere in musica, ma già nel 1806 cominceranno ad esibirsi compagnie teatrali, come la Venier e la Vicereale. Non mancheranno i lucrosi veglioni di Carnevale, che scateneranno la concorrenza con gli altri teatri cittadini. Nel 1813 il Corso ospiterà l’opera Lodoiska di Simon Mayr e il ballo eroico I Riti Indiani del Gioia. Nel 1814 sarà in scena l’Italiana in Algeri, primo capolavoro di Rossini, dopo il grande successo ottenuto a Venezia.dettagli
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31 maggio 1805Festa per Napoleone Re d'ItaliaIl 31 maggio si svolgono grandi feste per Napoleone, che il 26 maggio a Milano è divenuto re d'Italia, ponendosi sul capo la corona ferrea, alla presenza del card. Giovanni Battista Caprara Montecuccoli. Sulla base del nuovo statuto costituzionale, la Repubblica italiana è ora un Regno e Bonaparte ne ha assunto lo scettro fino alla morte, lasciando al figliastro Eugenio Beauharnais l'incarico di Viceré. La nomina è annunciata a Bologna con più di cento colpi di cannone. Verso mezzogiorno le autorità cittadine, accompagnate dalla cavalleria della Guardia Nazionale e scortate da un buon numero di guardie a cavallo, si recano in corteo nei quattro quartieri cittadini a pubblicare la decisione della consulta. Lo stesso atto è riletto dalla ringhiera degli Anziani in piazza Maggiore, dove è schierata la Guardia Nazionale con la sua banda. La sera la città è illuminata e al teatro comunale si tiene una “magnifica Accademia di Musica” per tutti, protagonisti i coniugi cantanti Luigi Barilli e Marianna Bondini. Porta San Felice è intitolata a Bonaparte. In città vengono eliminate le insegne repubblicane.dettagli
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8 giugno 1805Nuova organizzazione amministrativaIl Dipartimento del Reno è diviso in quattro distretti: Bologna, Imola, Vergato e Cento, con una popolazione complessiva di 379.010 abitanti. Secondo il decreto dell'8 giugno sull'organizzazione amministrativa del Regno, gli organi di governo del dipartimento sono il Prefetto, il Consiglio di Prefettura e il Consiglio Generale. Il Prefetto svolge tutte le attività amministrative, controlla le deliberazioni degli organi locali e presiede il Consiglio di Prefettura, formato da tre o quattro membri. Il Consiglio generale ha il compito di esporre le esigenze del dipartimento in un'unica sessione annuale. Il comune perde ogni reale autonomia e rimane come semplice entità amministrativa. E' retto da un Podestà e da un consiglio di Savi, che hanno solo la funzione di esprimere pareri in campo tecnico e contabile ai prefetti.dettagli
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21 giugno 1805La città accoglie Napoleone Imperatore e Re d'ItaliaIl 18 giugno il prefetto e il presidente dell'amministrazione bolognese vanno incontro ai sovrani di Francia e Italia al confine del Dipartimento del Reno. Per l'ingresso di Napoleone e della moglie sono pronte accoglienze solenni. Fuori Porta San Felice, poco lontano dall'osteria del Chiù, è stato innalzato un arco di trionfo di ordine ionico, decorato di bassorilievi e iscrizioni. Il progetto dell'apparato è di Giovan Battista Martinetti, Giuseppe Tubertini e Giovanni Bassani, le pitture e i bassorilievi sono di Felice Giani, gli ornamenti di Gaetano Bertolani. Porta San Felice è stata a sua volta abbellita con bassorilievi e iscrizioni a cura di Pietro Fancelli, mentre non è stata realizzata la statua equestre colossale dell'imperatore, progetto di Giacomo De Maria, prevista sull'ingresso. Dall'arco trionfale alla porta sono eretti finti fabbricati. Le strade percorse dalle carrozze reali sono decorate fino al palazzo Caprara di veli multicolori e ornate da spalliere di agrumi, mentre le case sono tappezzate di drappi rossi di seta. Tappeti dello stesso colore sono appesi alle finestre. Di fronte a palazzo Caprara, residenza dei sovrani, è stata eretta una prospettiva dipinta da Mauro Berti. L'imperatrice entra in città con tre carrozze al seguito nel pomeriggio del 20 giugno. La festa in suo onore è interrotta da una fitta pioggia. Alla sera è preparata una grande Accademia musicale nella Sala Filarmonica di San Giacomo, ma la sovrana non vi assiste. Napoleone arriva il giorno successivo alle tre pomeridiane, preceduto dalla Gendarmeria italiana e dalla Guardia a cavallo francese. Gli vanno incontro settecento uomini della Guardia Nazionale. Presso l'arco trionfale un gruppo di "onorati cittadini" chiede di poter trainare a mano la sua carrozza, mentre le autorità municipali gli offrono le chiavi della città. L’imperatore rifiuta entrambe gli omaggi, affermando di non aver bisogno di queste prove per accertare "l'attaccamento" del popolo bolognese. Accetta però l'Inno a tre voci con gran banda fatto comporre in suo onore dalla Municipalità, con testo di Paolo Costa e musica di Tommaso Marchesi: "Vieni, o Prode, fra i canti festivi, di quel popol che hai tolto d'affanni. Son rinati d'Augusto i begli anni, E la terra s'abbella per te". Mentre la carrozza reale attraversa la città, spara il cannone e le campane suonano a festa. I parroci salutano il passaggio "in cotta e stola". Alla sera la città è tutta illuminata, al Teatro del Corso, abbellito dallo scultore De Maria e dall'architetto Santini, le Maestà intervengono all'Opera, mentre declinano l'invito alla festa del vicino Casino Civico. “Luci, torce, fiaccole, candele” ardono a profusione dappertutto. Nel teatro i palchi sono “rischiarati a pieno giorno” e anche sul terrazzo ardono grandi torcieri. A Palazzo Caprara ogni finestra ha ceri e fiaccole. Per l'occasione il proprietario del Teatro del Corso fa stampare un opuscolo dedicato Alla Maestà di Napoleone primo Imperatore de' Francesi e Re d'Italia, con rami di Francesco Rosaspina.dettagli
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22 giugno 1805Cavalcata di Napoleone a San Michele in Bosco e a Monte CalvarioIl 22 giugno, alle 8 del mattino, Napoleone, vestito in piccola uniforme e senza segnale nel cappello, sale a cavallo al colle di San Michele in Bosco a traverso della ratta, evitando la strada carrozzabile. Corre tanto velocemente - “com una bala da sciopp” (come una palla da schioppo), commenterà un popolano - che a stento la Guardia d’Onore a cavallo gli tiene dietro. Un solo cavaliere, il giovane marchese Annibale Paleotti, montato “su un ottimo sangue”, riesce a seguire il galoppo dell’Imperatore per l’erta più ripida. In seguito Napoleone si porta al convento dei Cappuccini sul Monte Calvario - dove in futuro sarà costruita Villa Revedin - e da lì “gode della bella vista” sulla città. Al ritorno, accompagnato da poche guardie d’onore, il sovrano percorre una parte delle mura fino al sostegno del Battiferro, per poi ritirarsi a Palazzo Caprara. All’opera che si tiene alla sera al Teatro del Corso interviene solo la Regina.dettagli
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22 giugno 1805Decreto di riduzione delle parrocchieDurante la visita di Napoleone in città è pubblicato il decreto n. 58, che riduce e concentra le parrocchie nelle venti città principali del regno. Un analogo progetto di riduzione era già stato concepito nell'agosto 1798 dall'Arcivescovo di Bologna Andrea Gioannetti, che intendeva soprattutto utilizzare chiese monumentali degli ordini soppressi, come San Giacomo e San Domenico. A questo si aggiunge il desiderio dell'autorità civile di equilibrare le dimensioni delle parrocchie secondo il modello francese. A Bologna si va da un minimo di 177 anime nella centralissima parrocchia di S. Margherita, a un massimo di 4.311 in San Biagio. La riforma, che si completerà nel giugno 1806 con un decreto del cardinale Oppizzoni, sarà un compromesso tra le due istanze. In città si passerà da 53 a 18 parrocchie, con un numero medio di 3.660 anime (da 1.282). In occasione delle soppressioni, verranno chiuse 26 chiese, 23 delle quali saranno distrutte.dettagli
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23 giugno 1805Soggiorno di Napoleone e consorte a BolognaIl 23 giugno al mattino Bonaparte riceve l'ambasciatore del regno siciliano, che lo ha riconosciuto quale re d'Italia. La sera i sovrani assistono a uno spettacolo di fuochi d'artificio alla Montagnola, dove un tale Antonio Peli ha costruito "una apposita magnifica ed elegantissima galleria", mentre intorno alla Piazza d'Armi, alle finestre, e fin sui tetti, si accalcano migliaia di spettatori. Per lo spettacolo e il veglione danzante in onore dell'imperatore il Teatro Comunale è rischiarato a giorno. Il palco reale è allargato per l‘occasione: due colonne con architrave introducono la "boschereccia" dipinta da Luigi Busatti e Vincenzo Martinelli. La parete di fondo del palcoscenico è aperta e immette sul “guasto dei Bentivoglio” trasformato in giardino. La serata al Teatro Nazionale è memorabile: è lo spettacolo più imponente mai dato ai sovrani "da qualunque parte". I Francesi commentano che "nulla di più gajo" si può vedere a Parigi. Intervengono tutte le autorità e i personaggi del seguito imperiale. Sono presenti, accanto a Giuseppina Beauharnais (1763-1814), le dame più nobili e belle, con acconciature e vesti "ricercatissime": tra esse Cornelia Martinetti e Maria Hercolani, "le due stelle di prime grandezza". Il 24 giugno l'imperatore passa in rassegna le sue truppe acquartierate fuori Porta San Felice, in un prato vicino al torrente Ravone. Ai Prati di Caprara è schierata la massa più grande di truppe mai vista a Bologna: Oltre 5.000 soldati francesi e 35.000 italiani. Poi l'imperatore partecipa a Mezzaratta con la moglie a un ricevimento nella villa del suo ministro degli esteri, l'ex senatore Marescalchi. Il pranzo di corte a palazzo Caprara lo vede assieme al Prefetto Somenzari e al Presidente della Municipalità Domenico Bettini. Il 25 giugno Napoleone visita l'Istituto delle Scienze e la mostra delle manifatture bolognesi nella sala degli Anziani del Palazzo comunale. Sulla Piazza Maggiore passa in rassegna la Guardia Nazionale schierata con i cannoni e la banda. Il pomeriggio verso le sedici i sovrani lasciano Bologna con il loro numeroso seguito. Alla sera al Teatro comunale viene offerto un magnifico veglione. Il passaggio di Bonaparte in città ha comportato notevoli costi: il servizio postale ha dovuto assicurare più di cento cavalli in ogni stazione di posta per il treno imperiale e particolarmente onerosa è stata per la municipalità la residenza della corte in palazzo Caprara, dal quale tra l'altro sono state rubate o danneggiate parecchie suppellettili. Alla richiesta di un rimborso, il Prefetto risponde che l'intera città ha il dovere di contribuire economicamente all' "onore di accogliere ed avere ospite il primo Monarca dell'Europa". La permanenza a Bologna di Napoleone ha tuttavia fruttato anche alcune importanti decisioni: tra esse l'immissione del fiume Reno in Po, il completamento delle Scuole Normali, la fondazione di una scuola militare, la costruzione di un pubblico giardino alla Montagnola e la concessione alla zecca bolognese di coniare moneta propria.dettagli
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29 giugno 1805Antonio Aldini Segretario di StatoAntonio Aldini (1755-1826) viene scelto da Napoleone a presiedere la Segreteria di Stato del Regno d'Italia, nuovo organo alle dipendenze dell'imperatore, con sede a Parigi. Nipote di Luigi Galvani, professore di Diritto Naturale e delle Genti e di Diritto Pubblico all'Alma Mater, Aldini è divenuto molto popolare a Bologna per la difesa degli imputati della congiura Zamboni-De Rolandis, durante la quale quale proclamò, davanti al Legato, i diritti di libertà. Ha fatto parte del Direttorio francese come rappresentante del Senato bolognese ed è stato Presidente della prima Assemblea dei deputati della Repubblica Cispadana. Ha diretto i lavori della costituente di Bologna e nel 1801 ha presieduto l'Assemblea di Lione. Con l'incarico di Segretario di Stato - e di consigliere privato di Napoleone per l'assetto degli Stati italiani - Aldini corona la sua carriera politica, che sembrava compromessa dopo i dissidi avuti nel 1803 con il vicepresidente Francesco Melzi d'Eril (1753-1816), che lo aveva allontanato dal potere della Cisalpina. Membro della Loggia Reale di Milano, divenuto grande proprietario terriero grazie a disinvolte speculazioni sui beni delle corporazioni religiose soppresse, negli anni seguenti riceverà le onorificenze più prestigiose: Grande Aquila dell'Ordine della Legion d'Onore, Gran Croce e tesoriere dell'Ordine della Corona Ferrea e conte del Regno d'Italia. Anche il restaurato governo pontificio lo chiamerà nel 1816 a far parte del Consiglio dei Savi della Magistratura comunale di Bologna.dettagli
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luglio 1805Sistemazione dell'Orto Botanico e dell'Orto AgrarioL'ingegnere Giovanni Battista Martinetti (1764-1830) mette a punto il progetto definitivo per la sistemazione dell'area di Porta San Donato destinata ad ospitare i Reali stabilimenti della Bottanica, dell'Agraria, della Chimica e dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. L'edificazione del Giardino Botanico è stata deliberata durante il soggiorno di Napoleone e finanziata con la vendita della tenuta Torre di Cocceno, un tempo degli Olivetani di San Michele in Bosco. Sono interessati i terreni conosciuti come Orto della Viola, nel settore nord-est, di pertinenza dell'ex Collegio Ferrero per studenti piemontesi. E' compreso il casino rinascimentale dei Bentivoglio (o Delizia della Viola), ricco di affreschi malamente ricoperti di artisti del Rinascimento, quali Innocenzo da Imola, Prospero Fontana, Amico Aspertini. L'edificio, l'orto e i frutteti annessi sono passati dalle mani di Antonio Aldini a quelle di Gertrude Viscardi Ceneri e nel 1804 sono stati destinati alla Scuola Agraria. Martinetti imposta la sistemazione urbanistica dell'area con un tridente il cui vertice sud è l'ex convento di Sant'Ignazio, dove è stata trasferita l'Accademia di Belle Arti. Da qui partono tre viali: quello centrale collega alla Palazzina della Viola, mentre i due obliqui conducono a due aree pentagonali simmetriche, di pertinenza dell'Orto Botanico e dell'Orto Agrario. La direzione del primo è affidata a Giosue Scannagatta (1752-1823), già custode dell'Orto di Padova e professore di Botanica a Milano, che seguirà il trasferimento delle piante dagli orti soppressi nel Palazzo Pubblico e a Porta Santo Stefano e nel 1813 pubblicherà una Synopsis Plantarum Horti Regii Botanici Bononiensis. La direzione del secondo è affidata a Filippo Re (1763-1817), professore di Agraria all'Università e fondatore della Società agraria bolognese. Egli curerà la realizzazione di un Orto Agrario e di un Museo Agrario con funzioni soprattutto didattiche. Sarà Rettore dell'Ateneo nel 1805-1806. Pubblicherà inoltre, tra il 1807 e il 1814, il mensile "Annali di Agricoltura". Per finire i lavori dell'Orto potrà servirsi di operai forzati e sottopagati provenienti dalla Casa dei Condannati di San Michele in Bosco. Il prof. Re sarà tra gli autori più letti nell'800 da parte dei cultori di studi agrari. Sia lui che Scannagatta lasceranno i loro incarichi dopo la caduta di Napoleone. Tra il 1816 e il 1878 l'Orto Botanico sarà condotto da Antonio Bertoloni (1775-1869) e dal figlio Giuseppe (1804-1878), eminenti botanici e studiosi della flora bolognese. Nel 1819 Antonio aggiungerà allo Stabilimento botanico il Semenzaio e nel 1838 lo arricchirà di un antico Erbario. Giovanni Contri (1784-1860), allievo di Filippo Re, prenderà il suo posto come segretario della Società Agraria e direttore dell'Orto Agrario bolognese. Sarà inoltre responsabile del Semenzaio e di quell'appezzamento di terreno, separato dal resto dell'Orto, destinato esclusivamente all'istruzione degli studenti.dettagli
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10 luglio 1805Il pranzo dei Veliti e delle Guardie d'OnoreDopo la proclamazione del Regno italico, è istituita una Guardia d'onore del Re. E' formata da quattro compagnie e un battaglione di Veliti. La costituzione della Guardia ha una giustificazione politica oltre che militare, poiché serve all'organizzazione della Nazione. Il 16 giugno quaranta giovani gentiluomini bolognesi a cavallo e venti a piedi, “magnificamente vestiti di fino scarlatto con sott'abito bianco, guerniti d'Argento, con gran berrettone e con stivali di marocchino rosso”, fanno una parata solenne in Piazza Maggiore, al cospetto delle autorità e di vari corpi militari. Le guardie d'onore hanno un grado corrispondente a sottotenente delle truppe di linea, i veliti a quello di sergente. A Bologna le guardie d'onore sono più di cento e appartengono alla seconda compagnia. Il loro comandante, Astorre Ercolani (Hercolani, 1779-1828), è nominato comandante generale di tutte le guardie d'onore del Regno e decorato con la Legione d'onore e la Corona di Ferro. Il 10 luglio la municipalità offre un lauto pranzo nella galleria degli Anziani a 400 guardie riunite a Bologna dal comandante Ercolani per fare la scorta alla principessa Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, in viaggio verso Lucca. Un decreto imperiale ha conferito, il 18 marzo 1805, al principe Pasquale Felice Baciocchi il principato di Piombino, mentre il 24 giugno seguente Elisa ha ottenuto la Repubblica di Lucca e dal 3 marzo 1809 avrà anche la reggenza del Granducato di Toscana. I Veliti Reali di Napoleone si faranno onore in Spagna nel 1809: il Bollettino dell'Armata del 7 gennaio li chiamerà "sages et braves" e testimonierà il loro grande coraggio.dettagli
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13 luglio 1805Il battaglione degli studentiIl 7 luglio Napoleone ha istituito scuole militari a Pavia e a Bologna. Ha stabilito inoltre che in ciascuno dei due atenei del Regno sia formato un battaglione composto anche da studenti universitari. Il battaglione bolognese è inaugurato il 13 luglio. Possiede una propria divisa ed è ripartito in compagnie di ottanta soldati, comandati da ufficiali e sottufficiali. Il 9 settembre successivo sono create compagnie di Volteggiatori, aggregate ai reggimenti di fanteria leggera: sono formate di soldati addestrati a salire e scendere rapidamente da cavallo, ma anche a seguire a piedi cavalieri al trotto “per scaricare prontamente e con sicurezza il loro colpo”. Le norme riguardanti l'addestramento militare universitario, emanate il 7 luglio, prevedono che tutte le persone immatricolate debbano provvedere a proprie spese della divisa e che, durante l'anno accademico, gli studenti partecipino a esercizi e manovre militari due volte alla settimana. I ragazzi saranno denigrati dai militari di carriera e spesso scoppieranno risse. La scolaresca rifiuterà la divisa, finché nel 1811 una circolare della Direzione generale renderà obbligatorio il suo uso solo in occasione degli esami e delle cerimonie universitarie. Parecchi studenti e professori tenteranno di aggirare l'obbligo delle esercitazioni militari, chiedendo l'esonero per motivi di salute.dettagli
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23 luglio 1805Il giardino della Montagnola e i viali di circonvallazioneIl 23 luglio è indetto l'appalto per la potatura degli alberi e delle piante, che crescono disordinatamente sulla collina della Montagnola, situata accanto alla Piazza del Mercato e formata dal guasto dell'antica rocca di Galliera. Qui è prevista, "a norma del volere di sua Maestà" Napoleone Bonaparte, l'edificazione di un vasto giardino pubblico, un "delizioso passeggio", pensato come una promenade in stile francese, con una simmetrica alberatura. I lavori sono affidati a Giambattista Martinetti (1764-1830), architetto di fiducia del regime e buon idraulico, che realizza un grande spazio a base circolare, con quattro piazze all'esterno, ognuna con una vasca al centro. Queste peschiere saranno rimosse in una successiva sistemazione del giardino. Al cantiere della Montagnola collaborano anche l'architetto Giuseppe Tubertini (1759-1831) e il direttore dell'Orto botanico prof. Scannagatta. Vi lavorano centinaia di operai con carriole e “birocci” (i tipici carretti a due ruote per il trasporto della ghiaia). La collina è notevolmente allargata ai lati. Il declivio a ferro di cavallo verso la piazza del mercato è fiancheggiato da due larghi viali d’accesso, che consentono il transito delle carrozze. La terra necessaria è ricavata dal prato di San Benedetto ad ovest e dai cimiteri della Vita e della Morte a levante, dove è anche demolita la chiesetta di San Giovanni Decollato. Con questo ampliamento il centro della passeggiata delle carrozze è reso perfettamente circolare. E' inoltre deciso l'abbattimento della colonna del Mercato, eretta nel 1658 per celebrare la concessione ai bolognesi di una fiera annuale del bestiame da parte di papa Alessandro VII. L'operazione è necessaria “per rendere quella località simmetrica”. Il 7 dicembre 1805 il Viceré Eugenio Beauharnais visiterà il cantiere "con poche guardie bolognesi". I lavori del giardino si protrarranno nei mesi seguenti e termineranno nel 1808. Ben presto la Montagnola diventerà "la passeggiata di moda" di Bologna, dove si tiene il corso della città. Per volere di Napoleone è prevista anche la sistemazione dei bastioni cittadini. Attorno alle mura saranno tracciati viali di circonvallazione - “les quatre allées autour les ramparts” che l'imperatore chiama boulevards - destinati a diventare, a distanza di un secolo, uno degli assi portanti della viabilità bolognese. Per ora sono “il segno dell’avvertita esigenza di un ammodernamento della viabilità”, che non avrà “adeguata risposta nei decenni successivi” (G. Pesci) per l’immobilismo del governo pontificio. Oltre che sull'intero perimetro della "Circla" - la cerchia delle mura del '300 - i viali alberati saranno prolungati anche in direzione di Modena e Milano lungo l'antica via Emilia, da Porta San Felice fino al ponte sul Reno. Per “l'abbellimento” della Montagnola e dei bastioni sono assegnati i denari ricavati dalla vendita della tenuta della Samoggia, un tempo appartenuta al soppresso Collegio Montalto.dettagli
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6 agosto 1805Libri antichi e dipinti per il Museo Nazionale di BreraIl 6 agosto il governo del Regno ordina di raccogliere a Brera i manoscritti e i libri più rari presenti negli archivi e nelle biblioteche delle congregazioni soppresse. Il 10 agosto a Bologna sarà formata una commissione per esaminare i libri contenuti nel deposito del Demanio in San Domenico. I delegati Paolo Costa e Pietro Giordani presenteranno la loro relazione conclusiva il 29 settembre, dichiarando i documenti dell'archivio demaniale troppo recenti per interessare Brera. Preziose pergamene del X-XIII secolo - tra esse un Privilegio di Ottone del 969 e un piccolo codice di Re Enzo del 1272 - finiranno così nella Biblioteca Universitaria di Bologna. Il pittore Andrea Appiani (1754-1817), commissario per le Belle Arti, è in questo periodo incaricato di recuperare quadri e arredi preziosi dalle chiese e dai conventi soppressi. E' altresì incaricato di formulare un piano per la distribuzione delle opere fra le due Accademie Nazionali. Dopo la nascita del Regno d'Italia, il disegno del Viceré Eugenio Beauharnais è quello di creare a Milano presso l'Accademia di Brera un Museo Nazionale, copia in scala minore del Louvre parigino. Dalle missioni compiute in tutto il regno Appiani riporterà oltre 3.000 opere d'arte. Da Bologna e dal Dipartimento del Reno preleverà 53 dipinti e in cambio invierà 14 quadri, ritenuti “mediocri” da tutti i critici. Invano la sua attività di requisizione sarà contrastata da Giacomo Rossi, segretario della neonata Accademia di Belle Arti.dettagli
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10 agosto 1805Abbattuta la colonna del MercatoPer reazione contro il provvedimento della Imperiale, Reale e Pontificia Reggenza, che aveva tolto l'urna e dispersi i resti di Zamboni e De Rolandis, nella notte del 10 agosto la colonna del Mercato viene abbattuta dal popolo, tirata con apposite funi allacciate al capitello. La colonna si sbriciola in mille pezzi tra evviva e battimani e il furore. Sul basamento verrà murata una lapide a ricordo dell'avvenimento, con le parole dello stesso monumento: Allor tentai cadendosquarciar la terra a segnoDi rendermi invisibileA un popolo sì indegno.Ma in premio a mia superbiaFui stesa al suolo in pezziSoffrendo doo mortaAltri maggio disprezzi. La colonna fu collocata nel mercato nel 1656 dal Senato bolognese in onore di papa Alessandro VII Chigi, che concesse a Bologna una fiera settimanale del bestiame esente da dazi e gabelle. Dopo l'abbattimento, si perderà la memoria della sua collocazione: la credenza popolare la indicherà al centro della piazza, ma nel 1910, durante gli scavi per la sistemazione di via Irnerio, i resti del podio saranno trovati sotto la Montagnola, a circa venti metri dal monumento, che commemora la vittoria popolare dell'VIII agosto.dettagli
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7 settembre 1805Soppressi alcuni conventi femminiliSono soppressi alcuni conventi femminili e le suore trasferite in altri locali e in parte secolarizzate. Dopo l'eliminazione della parrocchia di Santa Caterina in Strada Maggiore, le orfane mendicanti sono collocate nell'annesso convento, abitato un tempo dalle monache Vallombrosane. Nei locali alienati delle terziarie di San Francesco sarà istituito un collegio per fanciulle, finanziato dal Viceré Eugenio Beauharnais. Dopo le ondate di espropri degli anni precedenti, i conventi in città sono ridotti a 12.dettagli
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26 novembre 1805Centro di smistamento per le truppeDurante la guerra contro l'Austria e il Regno di Napoli, la città viene scelta come centro di smistamento dei reparti inviati al fronte. Tra Modena e Bologna è istituito un grande campo di riserva per le truppe del Regno d'Italia, sotto la diretta responsabilità del ministro della guerra Pino. Da tutte le regioni arrivano a Bologna processioni di coscritti: ogni Dipartimento è tenuto a fornire 1.000 uomini, tolti “alle Campagne e alle Arti”. Secondo le autorità il transito continuo di truppe non turba più di tanto l'ordine pubblico, anche se non mancano risse e uccisioni. Gli episodi sono giudicati di poco conto, considerando “l'immenso numero della forza armata transitata”. Tra gli inconvenienti vi è l'immissione nel mercato cittadino, da parte di soldati reduci dal Veneto, di una grande quantità di monete austriache fuori corso. Il piccolo commercio, già vessato da tasse esorbitanti, è messo in grave difficoltà. Fra tutti i corpi che transitano a Bologna il battaglione “più appariscente” è quello dei polacchi.dettagli
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4 dicembre 1805Da Porta San Felice a Porta NapoleoneIl 4 dicembre, dopo la visita ufficiale del Bonaparte a Bologna, Porta San Felice assume la denominazione di Porta Napoleone. Sul muro viene posta un'epigrafe dettata da Filippo Schiassi: Honori Napoleonis. Imp. Gallorum Regis Italiae. Portam. Ornari Degne Eius. Nomine. Appellari Bononienses. Decreverunt. A.M.DCCC.V. La porta verrà "di bel nuovo riformata" nel 1850.dettagli
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6 dicembre 1805Visita del Viceré EugenioDal 6 al 22 dicembre Eugenio Beauharnais è a Bologna per incontrare gli alti comandi militari, ma anche per sollevare il morale della popolazione e alleggerire l'atmosfera in città, resa pesante dallo stato di guerra, con una serie di cerimonie e festeggiamenti. Alloggia in Palazzo Caprara, allestito con mobili e suppellettili tratti da altre dimore. Il 6 dicembre il Vicerè raduna 25.000 guardie nazionali del Regno e del Ducato di Parma e forma, assieme ad altri reparti, una divisione al comando del generale Achille Fontanelli (1785.1838), già aiutante di campo di Napoleone. Il 7 dicembre ispeziona a cavallo i dintorni della città e alla sera assiste a uno spettacolo in suo onore. La strada che da Palazzo Caprara conduce al Teatro del Corso è tutta illuminata da fiaccole. L’8 dicembre assegna la stella dell’ordine della Legion d'onore ai professori Saladini, Canterzani e Araldi dell'Istituto Nazionale. La sera del 10 dicembre assiste a un gran veglione ad ingresso gratuito al Teatro comunale, durante il quale viene eseguito l'Inno per il fausto arrivo in Bologna di Sua Altezza Serenissima il Principe Eugenio Vice Re d'Italia, offerto dalla Municipalità, scritto da Paolo Costa e messo in musica da Maria Brizzi Giorgi. Il 18 dicembre il campo di riserva delle truppe nazionali stabilito nei pressi di Bologna sarà trasferito sull’Adige a difesa delle province venete. Il Vicerè lascerà la città il 23 dicembre diretto a Padova, dove stabilirà il suo quartier generale.dettagli