La rotta dell'Idice allaga le campagne di Baricella. Nei terreni paludosi si espandono le risaie
Dopo la rotta del 1802 a San Pietro Capofiume, la cui apertura ha portato grave pregiudizio allo scolo Longara, l’argine sinistro dell’Idice viene ancora tagliato ai Casoni per far confluire le sue acque nelle valli superiori di Baricella.
Nel borghetto di Casoni l'inondazione distrugge l'oratorio di San Pancrazio, che sarà in seguito ricostruito da nuovi patroni.
L’allagamento delle valli di Baricella durerà dodici anni: la rotta rimarrà aperta in attesa dell’attuazione del piano di inalveazione dell’Idice.
Solo nel 1816 il fiume sarà immesso in un nuovo alveo e potrà iniziare il prosciugamento del territorio circostante, attuato nel corso del secolo.
Nel periodo in cui le valli di Baricella rimangono paludose, si espande qui la coltura del riso. Tra il 1818 e il 1823 la superficie delle risaie aumenta di sette volte (da 336 a 2.263 ettari coltivati.
I maggiori imprenditori sono il principe Hercolani e il principe Spada. Il culmine della coltivazione del riso sarà raggiunto a metà dell’800, poi diminuirà progressivamente, in parallelo al prosciugamento degli acquitrini.
- Al Consiglio di Stato gl'interessati nell'inalveazione dell'Idice. Documenti che servono di sommario alla memoria presentata, s.l., s.e., 1808
- Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia, nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta, 1987, vol. 3: Dal Santerno al Reno. I comuni bolognesi, p. 141
- Fedora Servetti Donati, Budrio casa nostra, Budrio, a cura del Comune di Budrio, 1963, p. 154
- Icilio Tornani, Notizie e dati statistici sul Reno e i suoi affluenti, in: “Il Politecnico”, 30 (1882), p. 666