Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1804Il teatro dé FeliciniLa Società dei Dilettanti, che negli anni precedenti si è esibita per beneficenza nel teatro Marsigli, passa nel palazzo dé Felicini in via Barbaziana. Dal 1760 la sala ivi presente ha ospitato gli Accademici Concordi, che a proprie spese l'hanno sistemata, con tre ordini di palchi e decorazioni di Gioseffo Gaspari e Francesco Bigari. Negli anni si sono alternate varie compagnie di dilettanti, che recitano gratuitamente, spettacoli di lanterna magica e di marionette. E' stata una sorta di palestra per i giovani attori desiderosi di entrare nelle formazioni professionali. Nel 1807 il teatro, acquistato da Gaetano Dalla Noce con "tutti gli attrezzi in esso annessi", sarà nuovamente restaurato da Antonio Basoli. Nel 1809 ospiterà la Compagnie Impériale di mademoiselle Raucourt, già prima attrice della Comédie-Française, con un importante repertorio (ad esempio tutto il teatro di Molière). Dal 1811 sarà sede degli Alunni della Musica, in cui muoverà i primi passi la grande interprete rossiniana Geltrude Righetti Giorgi (1793-1862), primadonna del Barbiere di Siviglia e di Cenerentola. La sala funzionerà anche nel periodo della Restaurazione: nel 1824 ospiterà temporaneamente la compagnia filodrammatica senza fissa dimora dei Sinevergeti, che in seguito sarà rivale dei Filodrammaturgi al Teatro Contavalli. Il teatrino sarà chiuso definitivamente nel 1826, ma nel 1870 vi sarà ancora per breve tempo ospitato un gruppo di attori dilettanti, denominato Filodrammatici Esordienti.dettagli
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1804La Società dei RaggiLa Società dei Raggi è l'associazione segreta più estesa nei territori italiani. Ha come scopo di liberare l'Italia dagli stranieri - Francesi o Austriaci che siano - e di formare una nazione indipendente, unendo i vari stati della penisola. Osservando le mosse delle “soldatesche“ nella repubblica i Cisalpini "si persuasero facilmente che la Francia tutt’altra cosa voleva piuttostoché l’indipendenza loro, e che, dalle parole in fuori, che erano veramente magnifiche, essi erano destinati a servitù o d’Austria o di francia. Allora s’accorsero che era per loro diventato necessario, seppure liberi e indipendenti volevano essere, il camminare con le proprie gambe” (Botta) La setta è sorta alla fine del 1798 su iniziativa del conte Alessandro Savioli-Corbelli (1742-1811), illuminato di Baviera e massone, ed ha avuto a Bologna il centro più importante di diffusione. I capi erano quasi tutti ufficiali superiori lombardi, come Pino, La Hoz (Lahoz), Teulié, Birago e tra gli affiliati molti erano fuoriusciti meridionali rifugiati nella Cisalpina. Nella sua prima fase la società ha prodotto il tentativo di La Hoz e poco più. Ma dopo Marengo e il ritorno dei Francesi ha ripreso rapidamente vita e sembra conti più di 50mila affiliati. La polizia napoleonica non dà grande peso alla sua azione politica: la chiama la Lega Nera o il partito degli Italici, degli Unitari o degli Indipendenti. A Bologna Antonio Aldini forma il Casino degli Amici, raccogliendo i membri della Socetà dei Raggi. Esso è definito "una combriccola di massoni". Anche dopo il parziale assorbimento dei suoi adepti nella burocrazia del Regno italico, la Società dei Raggi non si estinguerà del tutto. Nel 1814 una parte dei membri del Casino degli Amici e della Società dei Raggi si riunirà in una Loggia massonica segreta, con Paolo Borelli come Maestro venerabile e Pellegrino Rossi come Segretario. Dopo il crollo napoleonico, gli adepti dei Raggi continueranno la loro attività cospirativa. Altre società segrete erediteranno gli ordinamenti della Società, come i Guelfi, diffusi a Bologna e in Romagna, da alcuni considerati una riforma dei Raggi.dettagli
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1804Drammi seri con balli al Teatro comunaleNella stagione estiva del Teatro comunale sono previsti due drammi seri in musica con balli. Per prima va in scena la tragedia in tre atti Il conte di Saldagna di Nicola Antonio Zingarelli (1752-1837), compositore della Scuola musicale napoletana. Insieme ad essa è proposto il ballo eroico Il ratto d'Elena del "cittadino" bolognese Antonio Muzzarelli. La seconda opera messa in scena è il dramma semiserio Lodoiska composto da Johann Simon Mayr (1763-1845), fondatore dell'Istituto musicale di Bergamo e maestro di Gaetano Donizetti, su libretto di Francesco Gonella De Ferrari. Nei repertori dell'800 sarà erroneamente indicata una composizione sconosciuta di Ferdinando Paer. Il lavoro di Mayr rappresenta un raro esempio per l'epoca di inserimento del ballo nell'opera.dettagli
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12 gennaio 1804L'Accademia di Belle Arti in Sant'IgnazioIl 20 settembre 1803 l'Accademia delle Belle Arti apre nell'ex noviziato di Sant'Ignazio in Borgo della Paglia, eretto nel 1627 dai Gesuiti e passato ai Signori delle Missioni dopo la soppressione della Compagnia nel 1773. Nel convento trovano sede la scuola di nudo, la galleria delle statue, il gabinetto dei disegni e il deposito dei quadri delle corporazioni soppresse. La nuova quadreria, "composta di una rara ed insigne raccolta di quadri antichi della scuola bolognese e di altre italiane", sarà allestita da Leandro Marconi. Costituirà il nucleo della futura Pinacoteca Nazionale. Il terzo piano del noviziato è destinato, per un certo periodo, alle residenze dei professori. Sul retro dell'edificio è previsto un teatro anatomico, che non verrà realizzato. Nell'orto antistante è traslocato l'orto botanico, che era prima a Porta Santo Stefano. La chiesa di Sant'Ignazio è convertita in sala per riunioni civili, in particolare alla distribuzione dei premi, tra i quali il Curlandese istituito nel 1785. Il 2 settembre 1802 è stato decretato l'abbattimento della cupola, che sarà completato nel 1809. Alcuni quadri della chiesa dei Gesuiti vengono portati in quella dei Mendicanti, per sostituire quelli “levati dai Francesi”. Dal convento è rimossa anche la grande statua di Benedetto XIV in fondo al loggiato. Il 12 gennaio 1804 Vincenzo Martinelli chiude gli atti della cessata Accademia Clementina e il 20 gennaio lo scultore Giacomo Rossi (1751-1817), in qualità di segretario, pronuncia il discorso d'apertura della nuova Accademia Nazionale di Belle Arti. Promossa da Luigi Ferdinando Marsili con l'aiuto di papa Clemente VII, l'Accademia Clementina fu fondata nel 1709 sull'esempio di quella parigina. Nel 1714 venne trasferita a Palazzo Poggi, sede del nuovo Istituto delle Scienze, con l'idea di creare un unico istituto culturale a indirizzo moderno. Dell'Accademia facevano parte quaranta pittori, scultori e architetti, posti sotto la protezione di Santa Caterina de Vigri, monaca bolognese dilettante di musica e arte. Il principe dell'Accademia durava in carica un anno, ma il primo, Carlo Cignani, tenne la carica a vita. Il segretario Giampietro Zanotti fu anche colui che ne scrisse la storia. La scuola era ospitata in quattro stanze del palazzo di via San Donato. Nel 1787 furono istituiti i premi promossi dal duca Pietro di Curlandia. Nell'800 il corpo accademico sarà composto da dieci signori e venti professori. I primi si occuperanno esclusivamente di gestione amministrativa, ai secondi sarà affidato l'insegnamento. Saranno istituite nove cattedre: architettura, pittura, scultura, prospettiva, decorazione, elementi di figura, elementi di architettura e ornato, incisione e anatomia. Dedita "all'istruzione e all'incremento delle belle arti e al decoroso loro esercizio" l'Accademia accoglierà studenti di età superiore ai dodici anni, dotati di una prima istruzione, oltre che di un attestato del proprio parroco e di una malleveria "di proba e conosciuta persona".dettagli
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26 gennaio 1804Pubblicazione del ConcordatoIl 26 gennaio è pubblicato il Concordato, firmato il 13 settembre 1803 a Parigi tra Napoleone e la Santa Sede. La religione cattolica è dichiarata religione di stato ed è riservata al Presidente la scelta dei vescovi. Gli interessi temporali della Chiesa sono comunque rispettati. A Bologna il Concordato è commentato con favore dagli ambienti della borghesia, preoccupati per un accordo troppo favorevole agli ecclesiastici.dettagli
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28 febbraio 1804Ammutinamento nella Casa di Pena di San Michele in BoscoScoppia un ammutinamento tra i forzati di San Michele in Bosco: sopraffatti i guardiani, i galeotti sarebbero pronti a fuggire, se non intervenissero i militi della Guardia Nazionale, che “con archibugiate” uccidono due dei sediziosi e ne feriscono altri. Il “magnifico” convento, situato sulle colline a sud della città, soppresso nel 1798 e abbandonato dai monaci Olivetani che lo abitavano da quattro secoli, dopo un breve periodo come ospedale militare, è stato trasformato in carcere e ospita circa mille detenuti di ambo i sessi. Essi vengono condotti in città, incatenati ai piedi a due a due, a pulire le strade o a trasportare varie cose con i “birocci” (carretti). All’interno della Galera è inoltre installato uno stabilimento di lavanderia, che offre un servizio al pubblico a prezzi vantaggiosi. Nel 1810 i detenuti verranno trasferiti al Forte Urbano di Castelfranco e il convento rimarrà a lungo deserto e incustodito, con i segni di una profonda devastazione. Chi più avanti lo visitierà, noterà grandi “sbraghi” nei muri, pareti “luride sporche”, le inferriate e le anelle strappate, le porte divelte. Saranno i legati pontifici, negli anni Quaranta, a ripristinarlo come villeggiatura suburbana.dettagli
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17 marzo 1804Muore Francesco Albergati CapacelliIl 17 marzo muore il commediografo Francesco Albergati Capacelli (1728-1804), “vanto della drammaturgia bolognese”.L'imponente corteo funebre, che lo accompagna nell'ultimo viaggio alla Certosa, è aperto dai Dilettanti della Comica, la compagnia per le recite di beneficenza da lui animata.Marchese di nascita, più volte Gonfaloniere, Albergati ha dedicato la sua vita e il suo patrimonio all'arte drammatica. Ha fondato il teatro accademico dei Ravvivati.Ha fatto costruire nelle sue residenze di Zola e di Bologna sale teatrali, dove ha messo in scena e recitato con amici le sue rappresentazioni. Si esibiva personalmente in opere straniere da lui stesso tradotte.Era amico intimo di Voltaire e di Alfieri e ha tenuto una lunga corrispondenza con Carlo Goldoni. Tra le sue commedie, Il ciarlatore maldicente è considerata il suo capolavoro.Il processo che lo ha coinvolto nel 1786 per la morte violenta della moglie, l'attrice veneziana Caterina Boccadabati, ha avuto risonanza nazionale. E' stato comunque assolto dall'accusa di omicidio, dopo regolare processo.Nel periodo della Repubblica Cisalpina è stato nominato revisore delle stampe e dei libri e ispettore degli spettacoli. Benché intellettuale illuminato e anticonformista, in politica ha mostrato una veste moderata, criticando aspramente gli eccessi giacobini.Negli ultimi mesi della sua vita ha ricoperto la carica di Direttore delle scuole elementari di Bologna.dettagli
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26 marzo 1804L'Arcivescovo Oppizzoni diviene cardinaleIl 26 marzo mons. Carlo Oppizzoni (1769-1855), Arcivescovo di Bologna, è promosso al soglio cardinalizio per volontà di Pio VII. L'11 aprile il prelato riceve la berretta da mons. Sommariva nella sua cappella privata. Le autorità assistono al tradizionale giuramento. Nel 1808 Napoleone lo nominerà senatore del Regno d'Italia e membro dell'ordine della Corona Ferrea.dettagli
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9 maggio 1804Vaccinazioni diffuse contro il vaioloUn decreto a firma di Melzi d'Eril prescrive la vaccinazione generale contro il vaiolo e dispone che gli ammalati vengano denunciati e isolati per impedire l'estensione del contagio. Dal 27 ottobre il dottor Sacco, spedito per questo scopo dal governo milanese, va nelle parrocchie, dove tutti i cittadini, senza distinzione, sono radunati al suono delle campane e vaccinati gratuitamente. Nel 1804 l'attività del dott. Giovanni Sabbatini, Delegato Dipartimentale, raggiunge il suo culmine, con oltre diecimila persone vaccinate. In un solo giorno, a Lugo, sono innestate quasi ottocento persone.dettagli
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29 maggio 1804Feste per Napoleone proclamato ImperatoreLe truppe francesi e svizzere di stanza in città sono radunate nella piazza del Mercato, dove è annunciata, dopo numerose salve di cannone, la proclamazione del Primo Console Napoleone Bonaparte a Imperatore dei Francesi, avvenuta il 18 maggio precedente. La cerimonia di incoronazione sarà effettuata solennemente il 2 dicembre nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, alla presenza, ma senza la diretta partecipazione, di papa Pio VII. Il monumento voluto dai bolognesi in onore di Napoléon Ier non sarà in seguito realizzato.dettagli
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12 giugno 1804Bagno pubblico sul canale di RenoIl 12 giugno il chirurgo bolognese Giuseppe Bergonzoni apre, in un suo locale al Ponte della Carità sul canale di Reno, un bagno pubblico con “docciature”. Dodici poveri indigenti di ambo i sessi vi sono ammessi gratis per quattro anni e la clausola “filantropica” sarà rinnovata negli anni successivi. In precedenza esistevano solo alcuni bagni privati lungo il canale delle Moline. Diverse richieste all'Assunteria del canale di Reno riguardavano la costruzione di baracche lungo le sponde o sui ponti delle case, con pali poggianti sul fondo del canale. L'ospitalità nel Bagno della Carità ad anziani e malati, con gravi patologie certificate dal medico e dal parroco, porterà inevitabilmente gravi problemi igienico-sanitari. Infatti l'acqua utilizzata nei vari camerini verrà recuperata in quelli successivi, assieme alla sporcizia e ai germi portati dai clienti. Alcuni problemi di difficile soluzione ridurranno inoltre l'efficienza dell'impianto: ad esempio la bassissima temperatura dell'acqua durante l'inverno, oppure la scarsità della stessa nei mesi estivi.dettagli
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10 luglio 1804Prima riunione dell'Istituto NazionalePresso l'Archiginnasio si tiene la prima adunanza pubblica dell'Istituto Nazionale, deliberato dal Consiglio dei Sessanta della Cispadana il 14 maggio 1797 e confermato con la legge dell'8 novembre 1797 dopo l'unione alla Cisalpina. Esso è nato per volere di Napoleone, impressionato dal materiale scientifico e dalla qualità delle ricerche dell'Istituto delle Scienze bolognese. All'inaugurazione sono presenti il prefetto e i suoi luogotenenti in grande uniforme. La sala è presidiata dalla Guardia Nazionale, mentre i granatieri francesi controllano l'ingresso e fuori stanno i gendarmi a cavallo. I professori portano una medaglia ricamata sul petto. Dopo alcuni discorsi, viene letta una parte del poema di Saverio Bettinelli (1718-1808) in lode di Bonaparte. All'apertura dell'Istituto Nazionale fa riscontro la fine dell'Istituto delle Scienze - fondato da Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) nel 1711 - e della sua Accademia, assurti nel Settecento a fama internazionale con il sostegno di papa Benedetto XIV. Per Michele Medici, l'Accademia, “arbore rigogliosa e fruttifera”, viene “di repente flagellata e distrutta da un turbine” e la città appare “di ornamento nobilissimo dispogliata”. La conseguenza più grave dell'applicazione del nuovo Piano di Studi del 1803 è, in effetti, la fine dell'attività di insegnamento caratteristica dell'Istituto marsiliano, simile a quella di una Facoltà di Scienze a indirizzo sperimentale. La funzione didattica passa all'Università, che annette tutti i gabinetti scientifici e la biblioteca. L'Istituto Nazionale mantiene semmai la funzione accademica. Deve comunque cedere la sua sede storica di Palazzo Poggi e sarà ospitato nell'attiguo palazzo del conte Vincenzo Malvezzi Bonfioli - conosciuto come Cà Granda Malvezzi - che diventerà proprietà dell‘Ateneo solo nel 1827.dettagli
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18 luglio 1804Premi per chi soccorre chi cade in acquaIl 18 luglio sono stabiliti premi per chi soccorre coloro che cadono, più o meno incidentalmente, in uno dei tanti canali che ancora scorrono all'aperto in città. Il premio è di 20 lire per un recupero semplice, di 50 se il caduto è privo di sensi e di 100 se l'operazione mette a repentaglio la vita del soccoritore.dettagli
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19 agosto 1804Leandro Marconi restaura la biblioteca Malatestiana di CesenaIl Comune di Cesena decide di riaprire l'antica libreria Malatestiana, raro esempio superstite di biblioteca umanistica, voluta nel XV secolo da Malatesta Novello e situata all'interno del locale convento di San Francesco. Con l'arrivo dei Francesi l'edificio religioso è stato trasformato in caserma e la sala di lettura utilizzata come dormitorio. Fortunatamente si è provveduto a ricoverare altrove i preziosi codici manoscritti e gli arredi. Dei lavori da compiere per "rimettere nel primiero essere" la struttura è incaricato Leandro Marconi (1763-1837), "versatile" architetto e ornatista di origine mantovana. Egli propone di ripulire le colonne, imbiancare i muri e dipingere sul fondo tre prospettive. I restauri si concludono nell'estate del 1804 con la ricollocazione dei banchi e dei codici. Nello stesso anno Marconi progetta, a costo di pesanti manomissioni dell'antica fabbrica, una vasta sala destinata ad ospitare i volumi delle corporazioni religiose soppresse. La nuova biblioteca Comunitativa sarà aperta nel 1807. Autore di vari lavori a Cesena - nella chiesa dell'Osservanza, nella Rocca, in diversi palazzi signorili - Marconi vi ha proposto "un classicismo discreto", caratterizzato da un uso semplificato e parsimonioso degli ordini (Ceccarelli). Dopo la sistemazione della Malatestiana - discutibile e in seguito pesantemente criticata - si trasferirà a Bologna, dove sarà per lunghi anni docente di architettura e prosegretario all'Accademia di Belle Arti. Grazie a lui, "architetto Direttore della fabbrica", si avrà nel 1808 il primo ampliamento della futura Pinacoteca Nazionale. I quadri acquisiti dall'Accademia dopo la soppressione di chiese e monasteri troveranno una sistemazione adeguata in tre "magnifiche sale a tale uopo costrutte, aventi il lume dall'alto".dettagli
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22 agosto 1804Nuova ascensione in pallone di ZambeccariDopo aver tentato con poca fortuna di raccogliere qualche soldo durante le recite al teatro Marsigli per organizzare una nuova ascensione in pallone, il conte Francesco Zambeccari (1752-1812) promuove, all'inizio del 1804, una Società fautrice dell'esperimento, presentato come “un tentativo Filosofico”, che non ha “verun carattere di popolare spettacolo” e non ha fini di lucro. La mattina del 22 agosto una grande folla di cittadini italiani e stranieri (si parla di 50.000 persone), che ha pagato fino a 10 paoli l'ingresso, attende nel grande recinto costruito nel prato dell'Annunziata il decollo del nuovo aerostato a doppia camera preparato dall’aeronauta per l'occasione. L'impresario Antolini ha ottenuto dal governo il permesso di arricchire il programma della giornata con una corsa di cavalli berberi. Alle 10,50 il pallone parte, salutato da sei colpi di cannone. Nonostante il pilota dimostri una grande abilità nel manovrarlo, il volo non riesce bene. "Si vedeva divertito il Globo da una corrente che lo guidava al nord-ovest, quando investito da una nube, videsi agli occhi armati dei telescopi della Specola ... una burrasca che durò per il periodo circa di trenta minuti, dopo la quale sortì illeso nell'egual direzione, da cui non cambiò che dopo di essere alquanto disceso, prendendo allora l'altra del nord-est". L'atterraggio a Capo d'Argine consente la discesa solo al compagno di avventura Pasquale Andreoli, mentre Zambeccari è rilanciato in quota ed è costretto ad atterrare verso Comacchio con i vestiti bruciati per l’incendio provocato dallo spirito "sortito dalla lampada della Mongolfiera". Il conte rimane in mare oltre tre ore ed è raccolto da barche uscite dal porto di Magnavacca. Il suo ritorno a Bologna è comunque trionfale. Ad accoglierlo vi sono più di ventimila cittadini: la sua carrozza è trainata in trionfo "da un centinaio di giovani amici della gloria e dell'onore italiano, salutato dall'artiglieria, dalla banda nazionale e francese". Per festeggiare il successo del volo la Compagnia dei Filergiti (“amatori dell'utile travaglio”), diretta da Carlo Bruera, offre una recita gratuita al Teatro Marsigli, con una partecipazione del pubblico "oltre ogni aspettativa". Nei giorni successivi si rinnovano i festeggiamenti: al Teatro Comunale si tiene un veglione con maschera e uno spettacolo d'opera per festeggiare l'impresa, si svolgono corse di cavalli e recite al teatro Marsigli. Non mancano, però, astiose critiche da parte degli scettici.dettagli
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1 settembre 1804Muore Ludovico SavioliIl 1° settembre muore Ludovico (o Lodovico) Vittorio Savioli Fontana (1729-1804), erudito, storico e letterato. Appartenente ad una famiglia aristocratica, venne educato nel Collegio dei Nobili dei Gesuiti e fu allievo di Ferdinando Ghedini e di Francesco Maria Zanotti. Partecipò alla vita pubblica con la carica di Senatore e fu più volte Gonfaloniere di Bologna. Contrastò l'opera di accentramento della corte papale, a difesa della libertà e dell'autonomia del governo locale. Fu un importante storico della città: compose infatti, sul modello di Tacito, gli Annali bolognesi (in tre volumi, rimasti incompiuti) e fu professore di Storia universale all'Università. Nella società del suo tempo fu apprezzato anche come poeta anacreontico: nel 1795 Bodoni pubblicò i suoi Amori. Aveva un ingegno versatile, "pieghevole a molte materie", e modi affabili e gentili, che gli valsero la reputazione di "uomo illustre". Affiliato alla massoneria, fu partigiano della Rivoluzione francese e accolse con favore l'arrivo a Bologna del generale Bonaparte, al quale dedicò la sua traduzione del primo libro degli Annali di Tacito. Nel 1796 fu deputato della Repubblica Cispadana e nel 1802 divenne membro dell'Istituto Nazionale di Scienze Lettere ed Arti fondato da Bonaparte.dettagli
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6 ottobre 1804Divieto di esportazione delle opere d'arteUn decreto voluto dal Ministro degli Interni mira a impedire l'esportazione di quadri e sculture fuori dai confini del Repubblica. E' giudicato “enorme” il traffico di opere d'arte e di alto artigianato in Italia negli anni seguenti alla conquista francese. Profittatori, mercanti, rigattieri spogliano le chiese e i conventi soppressi, ma anche quelli ancora aperti, che senza i tradizionali benefici versano ora in gravi difficoltà. Le alienazioni future sono sottoposte dalla legge al parere di commissioni istituite presso le Accademie di Belle Arti. A Bologna il compito è stato assunto fin dopo le prime spoliazioni dall'Accademia Clementina, impegnata, tra l'altro, da tempo nel progetto di creazione di una pinacoteca.dettagli
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2 novembre 1804Chiuse le porte e le dogane per fronteggiare la "febbre di Livorno"L'epidemia di “febbre bilioso maligna”, manifestatasi a Livorno, fa scattare una serie di misure sanitarie. Viene fatto un cordone militare ai confini della Toscana e a Bologna sono aperti due lazzaretti: uno “della larga” presso il convento dell'Annunziata fuori porta San Mamolo e uno “della stretta” alla Certosa. Alla sera tutte le porte della città vengono chiuse - tranne quelle di San Felice, Strada Maggiore, Saragozza, Galliera e il varco del porto naviglio - per controllare meglio i forestieri che entrano in città. Il 6 novembre il ministro dell'Interno interrompe ogni comunicazione “per terra e per mare” con la Toscana flagellata dalla malattia. Il traffico delle merci e dei passeggeri riprenderà il 26 aprile dell'anno seguente. Benché spesso mortale, la cosiddetta “febbre di Livorno” risulterà non essere di carattere epidemico. Verrà esclusa la febbre gialla.dettagli
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30 novembre 1804Il Liceo FilarmonicoUna commissione di accademici filarmonici, guidata da padre Stanislao Mattei (1750-1825), ottiene la sala della libreria e parte del dormitorio del grande convento agostiniano di San Giacomo, nella piazzetta omonima (poi Piazza Rossini), per conservare il patrimonio musicale delle corporazioni religiose soppresse e i lasciti di Padre Giambattista Martini (1706-1784) - erudito di fama europea - e di Mattei stesso. In questi locali, per volontà del Comune e dell'Accademia, il 30 novembre è inaugurato il Liceo Filarmonico (o Liceo Musicale), una scuola musicale pubblica, destinata, secondo il manifesto d'apertura, a rinvigorire l'amore della musica e a educare gli uomini a conoscerla. Durante la cerimonia inaugurale sono eseguite “magnifiche sinfonie” e cantate, accompagnate dalla prolusione del Prof. Prandi. La folla che vuole entrare è trattenuta a stento dai militi della Guardia Nazionale e si hanno disordini. Nella nuova scuola (o accademia) musicale saranno attivate sei cattedre: contrappunto, pianoforte, canto, violino, violoncello e oboe. I docenti sono tra i musicisti più apprezzati in città. Per un certo periodo l'Accademia Filarmonica presiederà all'attività didattica, mentre il Comune sosterrà la parte amministrativa. Ben presto però il Liceo si separerà dall'Accademia, che, pur privata del magistero didattico, continuerà nei decenni successivi a coltivare la sua tradizione musicale come sodalizio onorifico.dettagli
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dicembre 1804La rotta dell'Idice allaga le campagne di Baricella. Nei terreni paludosi si espandono le risaieDopo la rotta del 1802 a San Pietro Capofiume, la cui apertura ha portato grave pregiudizio allo scolo Longara, l’argine sinistro dell’Idice viene ancora tagliato ai Casoni per far confluire le sue acque nelle valli superiori di Baricella. Nel borghetto di Casoni l'inondazione distrugge l'oratorio di San Pancrazio, che sarà in seguito ricostruito da nuovi patroni. L’allagamento delle valli di Baricella durerà dodici anni: la rotta rimarrà aperta in attesa dell’attuazione del piano di inalveazione dell’Idice. Solo nel 1816 il fiume sarà immesso in un nuovo alveo e potrà iniziare il prosciugamento del territorio circostante, attuato nel corso del secolo. Nel periodo in cui le valli di Baricella rimangono paludose, si espande qui la coltura del riso. Tra il 1818 e il 1823 la superficie delle risaie aumenta di sette volte (da 336 a 2.263 ettari coltivati. I maggiori imprenditori sono il principe Hercolani e il principe Spada. Il culmine della coltivazione del riso sarà raggiunto a metà dell’800, poi diminuirà progressivamente, in parallelo al prosciugamento degli acquitrini.dettagli