Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1801Il "Parnasso Democratico"Giuseppe Bernasconi è il curatore ufficiale del Parnasso Democratico, uscito a Bologna presso gli stampatori Tommaso e Glauco Masi in due volumi di piccolo formato “da portare in tasca, andando in piazza o in battaglia”. E' una antologia di liriche di argomento rivoluzionario, molte delle quali inneggianti - con spirito già risorgimentale - alla libertà italiana. Vi si parla di alberi della libertà, ma anche di luoghi di cultura e di studio, quali seminari, ginnasi, università. Vi sono poesie di Vincenzo Monti, Giovanni Pindemonte, del giovane Ugo Foscolo, di numerosi altri poeti conosciuti, ma anche di scrittori occasionali, rimasti anonimi. Nella prefazione Bernasconi attacca duramente la poesia arcadica, destinata ad “usi vilissimi”, come pratiche di superstizione religiosa o elogi per uomini “nobilmente stolidi, o potentemente scellerati”. La poesia è invece “arte nobile, destinata fino dalla sua nascita a cantare le grandi imprese”. Pur essendo un prodotto dell'Accademia Letteraria Milanese, la raccolta è anche una testimonianza del livello avanzato e progredito dell'editoria petroniana, democratica e giacobina.dettagli
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1801Navigazione a giorni alterniDopo la soppressione delle Corporazioni delle Arti la gestione del canale Navile è affidata all'Assunteria del Canale di Reno (poi Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno). Essa dovrà prendere atto di un cambiamento radicale nelle esigenze di utilizzo del prezioso canale in uscita dalla città, finora utilizzato per mettere in comunicazione il porto bolognese con l'Adriatico. Un nuovo regolamento stabilirà l'utilizzo, a giorni alterni, del Navile per la navigazione e per l'agricoltura. Alla fine del XVIII secolo sono cresciute, da un lato, le richieste di acqua per l'irrigazione da parte di nuove aziende agricole, soprattutto le risaie, dall'altro lato è progressivamente decaduta la navigazione celere. La crisi del trasporto è dovuta in particolare all'introduzione del "macadam", una tecnica di massicciatura delle strade, che le rende più comode e percorribili con le carrozze. Al Canale Navile rimarranno solo i carichi pesanti: barconi trainati da cavalli, che trasportano fino a 100 quintali di merci a costi molto bassi: in particolare sabbia, ghiaia, mattoni o prodotti agricoli, quali riso e grano. Dopo l'Unità a far concorrenza al Navile si aggiungerà anche la ferrovia.dettagli
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1801"La virtù al cimento" di Paer al Teatro MarsigliPer il carnevale dell'anno nono repubblicano viene rappresentato al Teatro Marsigli il melodramma in due atti La virtù al cimento, che ha debuttato a Parma nel 1798. La musica "tutta nuova" è di Ferdinando Paer (1771-1839), il libretto di Angelo Anelli. I balli che accompagnano l'opera sono composti e diretti dal "cittadino" Andrea Mariotti. I costumi “di ricca, e vaga invenzione” sono opera del bolognese Giuseppe Raffanini. La scena si svolge sulla riva di un fiume, in un "luogo di delizia" dei marchesi di Saluzzo. Il marchese Gualtieri è impersonato da Vincenzo Aliprandi, virtuoso di camera di Napoleone; Griselda, sua figlia, da Anna Nava Aliprandi. Entrambi cantanti di fiducia del compositore, saranno più volte presenti sulle scene musicali bolognesi. Con il titolo Griselda ossia La virtù al cimento l’opara di Paer sarà nuovamente rappresentata a Bologna nel 1811 al Teatro del Corso.dettagli
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15 gennaio 1801Esibizione di Niccolò Paganini "professore" di violinoAl Teatro Marsigli, in Strada Maggiore, si esibisce il compositore e solista genovese Niccolò Paganini (1782-1840). Ha solo diciannove anni ma è già “cognito Professore di Violino”. Suona in due concerti di Rode e Kreutzer ed esegue una Carmagnola a violino “con molte variazioni a capriccio”. Una parte del ricavato della serata è devoluta in beneficenza. In quest'anno Paganini interromperà la propria carriera di concertista per dedicarsi temporaneamente all'agricoltura e allo studio della chitarra, di cui in breve tempo diverrà un virtuoso. Tornerà a Bologna nel dicembre 1811, partecipando a due serate presso la Società del Casino.dettagli
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18 gennaio 1801Veglioni in onore del generale MuratGrande illuminazione nel Teatro comunale e veglione gratuito nel Teatro Marsigli in onore del generale Murat e della moglie Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone. In questi giorni transitano per Bologna grossi contingenti di truppe francesi provenienti dalla Lombardia. L'armata di Murat si dirige verso Roma, seguita da numerosi convogli di artiglieria e munizioni. Rimane di stanza a Bologna una divisione comandata dal generale Monnier, che prende alloggio in Palazzo Pepoli. Il 1° febbraio circa 6.000 soldati francesi e un contingente di Guardia Nazionale a piedi e a cavallo assistono a una solenne funzione militare in Montagnola in onore del generale Calvin (André Carvin, 1767-1801), morto per ferite durante il passaggio del Mincio.dettagli
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23 gennaio 1801L'amministrazione dipartimentale si ribellaLa situazione generale del Dipartimento è divenuta insostenibile: i comuni sono pieni di truppe senza nulla di che sfamarle, mancano generi alimentare per il popolo, gli impiegati pubblici sono da lungo tempo senza paghe. Una folla di creditori nazionali “in procinto di darsi all'ultima disperazione” chiede di essere rimborsata e inoltre è in arrivo una divisione francese capace, se non avrà cibo, di “passi più forti, e più temuti”. Ancora una volta l'amministrazione compie un atto di ribellione al governo centrale, sottraendo, con l'aiuto della Guardia Nazionale, la cassa delle imposte indirette. Il Commissario di governo si oppone e si dissocia dalla decisione delle autorità municipali. Da Milano arrivano minacce di arresto per i funzionari bolognesi, che rispondono rivolgendosi direttamente a Napoleone: il Comitato di governo li lascia soli, con “la gravezza di mali, e la disperazione che ne risulta”. Il dissidio è risolto con l'intervento dei generali francesi, i cui interessi in tempo di guerra risultano di gran lunga prevalenti rispetto a quelli degli zelanti amministratori centrali.dettagli
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29 gennaio 1801Furti nelle chieseTra gennaio e marzo avvengono furti in varie chiese e case private: il 29 gennaio in San Domenico sono rubati un calice d'argento e la pisside del SS. Sacramento, mentre le ostie consacrate sono lasciate sull'altare. Il 2 febbraio sono rubate le pissidi di San Michele in Bosco e della Misericordia. I malviventi spargono le ostie per la chiesa e su un mucchio di rottami. Il 16 febbraio lo stesso tipo di profanazione accade nella chiesa dei Mendicanti. La Commissione criminale pone inutilmente una taglia di 40 scudi sui ladri sacrileghi. Per aumentare la vigilanza vengono nominati due ispettori, dotati di un distintivo con la scritta: “Ubbidienza alle leggi”. La città è divisa in due settori sulla linea della via Emilia: a sud la Sezione dell'Uguaglianza, a nord quella della Libertà.dettagli
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9 febbraio 1801Pace di LunévilleCon la pace firmata il 9 febbraio a Lunéville, sullo schema di quella di Campoformio, ha termine la guerra in Italia. I Francesi restituiscono all'Austria la riva sinistra dell'Adige e allo Stato Pontificio le Marche. La conclusione della pace e la cessione di Mantova saranno festeggiate a Bologna solennemente il 22 febbraio con illuminazione in tutta la città, suono delle campane e veglione al Teatro comunale.dettagli
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18 febbraio 1801Il convento di San Francesco diventa Centrale di FinanzaIl 18 febbraio il governo della Repubblica stabilisce di erigere a Bologna una direzione Centrale di Finanza. Vengono destinati a questo scopo la chiesa e il convento di San Francesco. “Con inaudita barbarie” la chiesa è trasformata in magazzino per la Dogana e la sagrestia in Ufficio di esazione dei dazi. Il convento soppresso ospita l'Ufficio della Dogana, la Posta dei Cavalli, la Salara, l'Appalto del Tabacco e l'Ufficio delle Poste. Un locale che dà sul Prato di San Francesco è utilizzato come Ufficio comunale per la “verificazione” dei Pesi e delle Misure. Il quartiere della Guardia Nazionale è trasferito nel convento dei Servi. La trasformazione del complesso di San Francesco provoca la dispersione del suo immenso patrimonio artistico: centinaia di “opere egregie di Scoltura, di Pittura e di Architettura; potendosi senza esagerazione asserire non vi essere altrove collezion più numerosa e scelta di quanto interessare può l'Arte”. Il 1° marzo è annunciato che dagli altari della chiesa sono stati tolti le reliquie, i quadri, le inferriate, i marmi, le statue, e collocati in diverse chiese. Gli arredi sacri sono depositati presso l'agenzia del beni nazionali in San Salvatore. I quadri saranno poi trasferiti all'Istituto delle Scienze, le statue per la maggior parte in San Petronio, gli altari, alcuni dei quali di pregevole fattura, verranno invece “brutalmente atterrati” (Camurri). Le molte lapidi e i monumenti funerari saranno trasportati nell'ex convento di San Girolamo alla Certosa, trasformato in Cimitero Municipale. La grande ancona di marmo di Iacobello e Piepaolo delle Masegne viene smontata, ogni pezzo marcato e "l'ammasso di scelti marmi" fatto trasportare dal fabbriciere Francesco Bolognini Amorini nella sua cappella gentilizia in San Petronio.dettagli
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21 febbraio 1801Proposte di riforma per le Scuole NormaliLa Deputazione amministrativa delle Scuole Normali presenta il 21 febbraio un rapporto contenente indicazioni di riforme per le scuole elementari. Si propone di abolire lo studio del latino e del disegno nelle scuole municipali (ex Scuole pie), e di introdurre invece l'insegnamento della lingua francese, della storia e della geografia. Si suggerisce la creazione di una biblioteca con la scelta di libri provenienti dalle congregazioni soppresse. E' inoltre caldeggiato il trasferimento delle scuole nell'ex convento dei Celestini. Per i maestri è raccomandato un aumento degli stipendi, ancora molto lontani dal garantire loro un adeguato mantenimento. Le classi di latinità e aritmetica sono riconfigurate come “scuole normali” e destinate alla preparazione degli insegnanti.dettagli
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5 marzo 1801L'Ospedale degli Esposti è in pessimo statoL'Amministrazione del Dipartimento del Reno prende atto del pessimo stato di miseria in cui versa l'Ospedale degli Esposti, detto anche degli Innocenti o dei Bastardini, sorto nel XIII secolo e amministrato fino alla fine del '700 dalla Confraternita di Santa Maria degli Angeli. Nell'ottobre 1798 le “trovatelle” sono state trasferite dall'antico ospitale di San Mamolo, dove sono rimaste solo le balie, nel vicino convento di San Procolo, uno dei complessi monastici più cospicui della città. L'amministrazione dichiara la sua impossibilità a provvedere al mantenimento di questo istituto e si affida alla generosità dei cittadini più abbienti. L’affluenza all’Ospizio sarà altissima nella prima metà del secolo. Secondo l’Aglebert nel 1836 i bambini e gli adulti Esposti saranno oltre 2.000 e nel 1863 saliranno a 3358dettagli
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6 aprile 1801Festa per la PaceSi tengono grandi feste, con la città tutta illuminata e fuochi d'artificio in Piazza Maggiore, per celebrare la pace firmata da Napoleone con l'Austria a Lunéville il 9 febbraio e pubblicata a Bologna il 31 marzo: spari di cannone, evoluzioni militari “a fuoco” di cavalleria e fanteria della Guardia Civica alla Montagnola, Te Deum in San Pietro, tutte le campane suonano a festa. La piazza antistante all'Archiginnasio è intitolata alla Pace. Al centro di essa l'Amministrazione Dipartimentale del Reno decreta l'erezione di una colonna, progettata dall'architetto Giovan Battista Martinetti, dedicata "al popolo francese pacificatore", con alla sommità una statua raffigurante la Pace e la Prosperità. Il 6 aprile il Presidente dell'Amministrazione Ferratini pone la “pietra fondamentale”, portata nella piazza da un carro tirato da quattro buoi inghirlndati, ma il monumento (la colonna della Pace) non sarà mai completato e la pietra sarà recuperata nel 1874, in occasione della collocazione della statua di Luigi Galvani. Nel Teatro Nazionale si tengono “sinfonie e cantate allusive alla Pace”. Il ricavato del Veglione, che è a pagamento, è destinato per la “limosina” di riso a 3.000 poveri. I fuochi d'artificio e l'illuminazione non sono effettuati a causa del maltempo, mentre la corsa del Palio prevista si terrà il giorno successivo.dettagli
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14 aprile 1801Il nuovo cimitero della Certosa di San GirolamoIl 3 marzo 1801 è stabilito un cimitero pubblico presso il monastero della Certosa di San Girolamo, soppresso nel 1797. L'idea di un cimitero extraurbano risale al secolo precedente. Nel 1784 il Senato esamnò i progetti di quattro cimiteri appena oltre le mura, uno per ogni quartiere. Nel 1797 Mauro Gandolfi, pittore e professore all'Accademia di Belle Arti, formulò invece l'ipotesi di un unico, grande camposanto nei pressi del Meloncello. Il dott. Luigi Pistorini, presidente della Commissione sanitaria del Dipartimento del Reno, ha con tenacia promosso la soluzione economica e di immediata realizzazione del camposanto alla Certosa, "impresa che che per sé sola basterebbe a renderne chiarissima e benemerita la memoria". Secondo il valente medico non c'è scelta migliore: l'antico convento "giace nel centro di ampia e deliziosa pianura". L'aria che lo investe e ravviva è per ogni lato libera, mossa ed “irrequieta”. Si trova in una zona soleggiata e bagnata da un torrente "copioso d'acqua". Ad accudire il cimitero vengono nominati i Padri Zoccolanti dell'Annunziata, il cui convento in San Mamolo è trasformato in ospedale militare (assieme a San Michele in Bosco, che è anche carcere). Come camera mortuaria è scelta la chiesa di San Rocco, situata in fondo a via del Pratello, a ridosso delle mura cittadine. Il Presidente della Commissione di Sanità Berti con un proclama invita gli aspiranti addetti del nuovo cimitero a presentarsi: i portantini, che dovranno condurre i feretri dalle case alla camera mortuaria, quelli che li recheranno al cimitero "su carri tirati da muli", infine gli scavatori delle fosse. Dal 13 aprile è proibito sotterrare i morti "qualunque siano in qualunquesiasi luogo" della città. Il 24 germile dell'anno IX repubblicano (14 aprile 1801) il nuovo camposanto accoglie le prime salme: un fornaio di 50 anni morto d'inedia e una donna di 53 anni di Borgo Polese morta di idropisia. Secondo altre fonti la prima sepoltura in Certosa è quella del monaco Faustino Baretti. Per iniziativa dell'Accademia Clementina vengono qui raccolti i monumenti antichi provenienti dalle chiese e dai conventi della città. Gli accademici propongono di far trasportare i monumenti direttamente dalle famiglie, in cambio della sepoltura nel loggiato per cento anni senza ulteriori spese. Per le numerose tombe senza eredi - alcune molto antiche e di grande valore artistico - i deputati dell'Accademia prospettano l'adozione, che comprende il trasporto e la sistemazione alla Certosa, in cambio dello stesso diritto d'uso. Nella chiesa soppressa di San Girolamo sono concentrati anche parecchi affreschi raffiguranti la Beata Vergine, che in seguito troveranno sede nel chiostro detto, appunto, delle Madonne. Nel 1803 sarà attuato il progetto di Ercole e Giovanni Bassani di quattro grandi pilastri per il cancello d'ingresso, sormontati dalle statue dei “Piangoloni” (o Piagnoni) di Giovanni Putti. Per dare comodo accesso al cimitero, a partire dal 1811 verrà costruito, a cura dell'architetto Ercole Gasparini, un lungo portico collegato al Meloncello con quello di San Luca, con un grande arco (Arco Guidi) a scavalcare la strada per Casalecchio. Nel 1816 l'arcivescovo di Bologna Oppizzoni riconoscerà il cimitero della Certosa come luogo sacro e nel 1821 il consiglio comunale delibererà l'allestimento, all'interno di esso, di una sala contenente i busti degli “Uomini Illustri e Benemeriti” della città.dettagli
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23 aprile 1801Misure di igiene ambientaleLa Commissione Dipartimentale di Sanità denuncia una precaria situazione di igiene ambientale e ripropone misure già adottate nell'antico regime dall'Assunteria di Sanità. Osserva che diverse strade comunali sono “piene e coperte di materie sozze e immonde”, le cui esalazioni “corrompono la purezza atmosferica”. E' fatto divieto di “spargere, gettare o far colare né vicoli e nelle strade acque immonde, rottami, rusco, od altre simili materie producenti fango, lezzo e suddiciume”, così come ammassare troppo letame o tenere maiali, conigli e “porci d'India” in luoghi bui e sordidi. Si raccomanda quindi di mantenere puliti “da qualsivoglia lordura cagionata dalle persone o dalle bestie” i tratti di strada pubblica davanti alle case e botteghe private. Il 25 aprile 1802 la Commissione ordinerà il trasporto delle immondizie, da effettuarsi nelle prime ore del giorno, fuori Porta Lame alle golene del Reno. Sarà inoltre stabilita la “scorticazione” di cavalli, muli e asini in un terreno cintato fuori porta Mascarella. Infine il mercato bestiame e la macellazione delle carni saranno trasferiti dopo il 1806 dal Mercato di Mezzo in un edificio apposito a Porta Lame.dettagli
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30 aprile 1801La Biblioteca Dipartimentale o ComunitativaDopo la soppressione di quasi tutti i conventi del Dipartimento, al Municipio si pone il problema di cosa fare dell'enorme patrimonio acquisito dalla Nazione. Si tratta di milioni di libri, manoscritti, documenti.Già nel marzo 1798 è stata presentata la proposta di utilizzare i locali della biblioteca Zambeccari, annessa all'ex collegio dei Barnabiti in Santa Lucia. Quella sede però si è rivelata insufficiente e l'enorme quantità di materiale ammassato nei depositi del Demanio è stato trasportato nella ex biblioteca di San Domenico, dove già sono collocati oltre 4.000 volumi a stampa.Il 30 aprile 1801 è istituita la Biblioteca Dipartimentale, parzialmente ordinata e aperta al pubblico. E' complementare alla Biblioteca dell'Istituto Nazionale (poi Universitaria), che ha un'apertura limitata ed è situata “fuori del Centro della Comune”, quindi molto scomoda.L'incarico di "primo bibliotecario" è assegnato al barnabita Marcantonio Vogli, professore di diritto naturale e delle genti e di filosofia morale, che organizzerà la biblioteca tenendo distinti i fondi in base alla provenienza.Presto anche la sede di San Domenico si rivelerà inadeguata, soprattutto per la presenza della caserma, che non permetterà una sistemazione ottimale del patrimonio librario. La situazione migliorerà solo dopo il trasferimento, nel 1838, nell'antico palazzo dell'Archiginnasio.dettagli
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9 maggio 1801Nuova amministrazione dipartimentalePer la quarta volta dall'arrivo dei Francesi l'amministrazione dipartimentale si dimette. La nuova giunta nominata dal commissario Oliva rappresenta meglio i centri periferici, con uomini provenienti non solo da Bologna ma anche ad esempio da Crevalcore, Cento, Imola, Massa Lombarda e da altri centri della provincia. La struttura dell'amministrazione viene inoltre modificata, con una serie di scelte nel segno della semplificazione e della concentrazione dei poteri.dettagli
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23 maggio 1801Febbri maligneIn una situazione di estrema carestia, “al cumulo de' mali”, cominciano a diffondersi febbri maligne, “che in pochi giorni portano al Sepolcro”. Si hanno morti anche tra persone in vista, quali Tarcisio Rivieri, celebre chirurgo anatomico, o Pietro Ranuzzi, sedicenne primogenito del Conte Annibale Ranuzzi, giovane “bellissimo e di singolare integrità”.dettagli
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giugno 1801I più ricchi fanno da garanti per il pagamento delle imposteIl governo della Repubblica Cisalpina obbliga i tre benestanti più ricchi dei comuni senza esattoria a pagare le tasse dei contribuenti morosi, cedendo loro in cambio il privilegio del fisco. A loro volta, assieme alle esattorie comunali, essi rimettono le tasse - anche quelle non riscosse - nelle mani dei sei cittadini più facoltosi del dipartimento, che devono garantire l'ammontare complessivo d'imposta alle casse erariali. Dei 775 azionisti forzati della Cisalpina, 53 sono nel dipartimento Reno. I sei più facoltosi sono Filippo Hercolani, Piriteo Malvezzi, Ferdinando Marescalchi, Antonio Gnudi, Caetano Conti Castelli e Guido Pepoli.dettagli
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2 giugno 1801Unione degli ospedaliUn decreto del 2 giugno unisce gli antichi ospedali delle Vita e della Morte, creando un complesso nel quale confluiscono anche quelli di San Francesco (fondato nel 1320), San Biagio (1442), della SS. Trinità (1575) e di Sant'Antonio Abate (1606), oltre all'Opera degli Agonizzanti, il cumulo della Misericordia e la Congregazione della Beata Vergine del Rosario. Viene chiuso l'antico ospedale di Santa Maria delle Laudi, chiamato dai bolognesi "l'Ospedaletto", costruito nel 1563 su progetto di Domenico Tibaldi all'inizio di via San Felice. Nel 1807 l'insieme dei nosocomi riuniti assume la denominazione di Grande Ospedale (o Grande Spedale) e stipula con la nuova Università la prima convenzione assistenziale. Nel 1814 diventerà Ospedale Maggiore (o Spedal Maggiore) e nel corso dell'Ottocento sarà il più importante istituto ospedaliero cittadino, arrivando a ricoverare più di 3.000 persone nella sede di via Riva Reno. Nell'antico e centralissimo edificio dell'Ospedale della Vita, fondato nel XIII secolo da una confraternita di Battuti, rimarranno gli uffici amministrativi e l'archivio del Maggiore. Dopo la chiusura nel gennaio 1799 la chiesa della Morte risulta affittata come magazzino di mobili e libreria, mentre l'ex ospedale è occupato da fabbriche di seta e falegnami. Dopo l'Unità il complesso sarà la prima sede del liceo statale, istituito nel 1860, fino al suo trasferimento in via Castiglione nel 1882. Infine, dopo una radicale ristrutturazione, ospiterà il Museo Civico.dettagli
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16 giugno 1801Assalto ai forniDisperato per la cattiva qualità e il prezzo eccessivo del pane, il 16 giugno il popolo in tumulto assale e saccheggia due forni, in Seliciata San Francesco e in via San Vitale. Si hanno scontri con i militi della Guardia nazionale e i Piemontesi, giunti in ritardo sul posto, mentre gli impiegati dell'Annona sono cacciati a sassate. Il giorno successivo l'Amministrazione cerca di placare gli animi prendendo provvedimenti, che già in precedenza si sono rivelati poco efficaci: promette un premio a chi denuncia gli speculatori e vieta di tenere scorte di grano o riso superiori alle esigenze di consumo. Inoltre fa presidiare i forni dai soldati e vieta assembramenti nelle ore serali. La truppa deve intervenire più volte e il generale francese “pubblica un severo proclama”.dettagli
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22 giugno 1801Lapidette con i nomi delle vieAll'inizio delle strade cittadine vengono murate delle piccole lapidi in macigno con i loro nomi. Per la prima volta è ufficialmente fissata la toponomastica accumulatasi spontaneamente nel corso dei secoli. Sono anche nuovamente numerati gli edifici, senza però seguire la proposta, fatta nel 1794 dall'Assunteria dell'Ornato, di applicare la numerazione alle strade e non ai quartieri. La via Imperiale, così chiamata dopo l'incoronazione di Carlo V, muta il suo nome in via Repubblicana, in omaggio ai nuovi ideali repubblicani. Per il resto rimangono le denominazioni tradizionali.dettagli
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luglio 1801Giovanni Antonio Antolini presenta il progetto del Foro BonaparteGiovanni Antonio Antolini (1753 – 1841), architetto originario di Castel Bolognese e laureato a Bologna, presenta in luglio a Napoleone il progetto per il Foro Bonaparte, nuovo centro politico e direzionale di Milano. Attorno al castello Sforzesco è previsto un grande piazzale circolare limitato da un portico e lambito da un canale derivato dai navigli. Sul perimetro del piazzale sono sistemati quattordici edifici pubblici, dalle terme al museo, dalla dogana al teatro, tutti in stile neoclassico. Il progetto, considerato dal suo rivale Giuseppe Pistocchi (1744-1814) un "mostruoso aborto dell'architettura", sarà ritenuto irrealizzabile e eccessivamente costoso anche dall'autorità francese, che affiderà a Luigi Canonica (1762-1844) la sistemazione dell'area del castello. Dal 1803 al 1815 Antolini sarà chiamato sulla cattedra di architettura civile e militare dell'Università di Bologna, incarico che ricoprirà non senza gravi rimpianti e contrasti. Gli unici progetti bolognesi di una qualche importanza sono quello di una villa per Antonio Aldini “alla Bastia”, assieme a G.B. Martinetti, e quello per una grandiosa residenza napoleonica alle Budrie nei possedimenti del conte Carlo Caprara. Di quest'ultimo si conservano alcuni disegni presso la Pinacoteca di Bologna. Con la Restaurazione Antolini sarà esonerato assieme al suo assistente Carlo Aspari e al segretario dell'Accademia Pietro Giordani e dovrà riparare a Milano. Da allora fino alla morte, avvenuta nel 1841, terrà la cattedra di architettura a Brera. Sarà ricordato come uno dei massimi artefici e teorici dello stile neoclassico in Italia.dettagli
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25 luglio 1801Grave epidemia di vaiolo. Prime vaccinazioniUna grave epidemia di vaiolo colpisce la città. Muoiono “più di mille e cento individui”. Il Comune, attraverso il dottor Gaetano Termanini (1770-1831), richiede l'aiuto di Luigi Sacco (1769-1836), da poco nominato da Napoleone Direttore Generale della Vaccinazione della Repubblica Cisalpina. E' uno dei primi medici in Italia a sperimentare la vaccinazione contro il vaiolo secondo il metodo Jenner. Egli porta con sé da Milano tre orfanelli appena vaccinati, da utilizzare per prelevare “materia efficace per introdurre la vaccinazione”. Il 25 luglio tiene a Bologna una conferenza presso l'Accademia dell'Istituto delle Scienze, ottenendo consensi alla sua pratica da parte di alcuni noti medici locali, a partire dal decano Gaetano Gaspare Uttini. Nei giorni successivi, al cospetto della Commissione di Sanità, saranno vaccinati duecento bambini della Casa degli Esposti, utilizzando il metodo “da braccio a braccio”. Visti i buoni risultati ottenuti, il dottor. Sacco verrà premiato con una medaglia d'oro fatta coniare appositamente dal Comune. La sua attività sarà proseguita, pur tra mille difficoltà e resistenze, dal dottor Giovanni Sabbatini, medico residente, che nel primo anno di attività riuscirà ad effettuare alcune centinaia di innesti.dettagli
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24 settembre 1801Obbligo di lavoro per i mendicantiIl Commissario di Polizia dispone il 24 settembre che i mendicanti abili al lavoro, se trovati “oziosi e vagabondi”, vengano arrestati e obbligati a svolgere mansioni di pubblica utilità.dettagli
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26 settembre 1801"Pubblica notturna illuminazione" con l'olio d'olivaIl 26 settembre entrano in funzione nel centro cittadino 658 lampioni a olio (il capitolato municipale prescrive puro olio d’oliva!), divisi in tre classi a seconda del consumo orario e del numero dei riflettori (riverberi) presenti e “disposti razionalmente lungo l'intero reticolo stradale” (Ceccarelli). Nel novembre 1800 il governo ha decretato che l'illuminazione notturna spetta al Comune. E’ stata allo scopo introdotta una tassa, rafforzata in seguito con una quota di quattro baiocchi per ogni biglietto d'Opera acquistato. I nuovi lampioni vengono accesi e spenti ogni notte da trentasei addetti (accenditori) muniti di scala. I bolognesi non sono più costretti a girare per le strade con la lanterna in mano dopo il tramonto. Il piano per la “Pubblica notturna illuminazione”, simile a quello milanese, è stato redatto dagli architetti Giuseppe Tubertini (1759-1831) e Giuseppe Guidicini (1763-1837). La sua gestione si rivelerà purtroppo fallimentare per ragioni finanziarie. In particolare non saranno "puntualmente soddisfatte" le apposite tasse - sugli edifici, sulle botteghe e sui teatri - per sostenerne la spesa.dettagli
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8 ottobre 1801TerremotoL'8 ottobre alle 8 e 49 è avvertita una una forte scossa di terremoto: la terra trema per due minuti, cadono parecchi camini e le campane delle chiese suonano da sole. A mezzanotte si sente un'altra scossa di più lieve entità. Il sisma è sentito in modo più leggero fino a Vicenza, a Padova e nel Veronese.dettagli
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2 novembre 1801La Guardia Nazionale è in rivoltaDopo la pace di Luneville, il governo intende smobilitare parte delle forze armate. Un ordine del generale in capo Murat incorpora le compagnie di punta della Guardia Nazionale, i granatieri e i cacciatori, in quelle dei fucilieri delle guardie cittadine.A Bologna il provvedimento suscita un'opposizione violenta. Il 2 novembre la tensione sale in città: nel timore di disordini vengono chiuse le botteghe e la piazza si svuota delle solite bancarelle. Il comandante di piazza francese fa schierare in Piazza Maggiore un grosso contingente di truppa.Lo scontro con i “furenti, ed illusi giovani” della Guardia Nazionale appare quasi inevitabile. Dopo aver preso d'assalto l'armeria dei Servi, i militi bolognesi marciano verso Piazza Maggiore.Alcuni di essi penetrano nel Palazzo pubblico alla ricerca delle chiavi dell'Artiglieria, decisi ad affrontare i francesi con i cannoni. Non trovando i custodi dell'armeria, se ne vanno “con fremito, e rumore”.Per placare gli animi, il comandante francese Gobert promette di inviare a Milano alcuni deputati con le proposte di modifica del decreto. Una volta tornata la calma, però, fa disarmare la Guardia Nazionale e destituisce lo Stato Maggiore.I soldati francesi si impadroniscono di tutte le porte della città, del quartier generale della Guardia Nazionale ai Servi e di tutti gli altri luoghi da essa prima presidiati.Infine il generale fa arrestare e processare alcuni militi, compreso il comandante Dondini, che viene rinchiuso nella fortezza di Ferrara. Dopo alcuni giorni rientrerà libero a Bologna, senza aver subito alcun processo.dettagli
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19 novembre 1801Consulta straordinaria per il Congresso di LioneLa Legge 21 brumaio stabilisce la formazione di una Consulta straordinaria, che dovrà riunirsi a Lione per fissare la Costituzione Cisalpina e dare al primo console Bonaparte i consigli per la nomina dei membri dei collegi elettorali. L'assemblea - nota come i Comizi di Lione - è composta dai membri della Consulta in carica e della Commissione di Governo, da deputazioni di vescovi, sacerdoti, magistrati, accademici e militari. Ne fanno parte inoltre 148 notabili nominati dal governo. I deputati nominati sono 500 e hanno un contributo spese di 1.500 lire di Milano.dettagli
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23 novembre 1801Rotta del PoUna grave rotta del Po e dei fiumi suoi affluenti porta all'allagamento di molti terreni bassi, soprattutto nella provincia ferrarese. Molte abitazioni restano travolte dalla forza delle acque e la gente “resta sommersa”. Si calcola che la piena del 1801 sia seconda per importanza solo a quella, devastante, del 1705.dettagli
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1 dicembre 1801Deputazione di beneficenzaE' costituita una deputazione per l'amministrazione di alcune importanti istituzioni di beneficenza cittadine: l'Opera dei Poveri Vergognosi, la Fabbriceria di San Petronio, il Conservatorio del Baraccano e quelli di Santa Croce, S. Giuseppe e Santa Marta uniti insieme.dettagli
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11 dicembre 1801Una macchina aerostaticaL'11 dicembre un pubblico avviso annuncia la costruzione di una macchina aerostatica sotto la guida di Francesco Zambeccari (1752-1812). E' un pallone volante in grado di trasportare tre persone. Per la sua costruzione il conte ottiene in prestito la chiesa di S. Antonio Abate in via San Mamolo, accanto al collegio Montalto.dettagli