Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1 gennaio 1799"Il Relatore bolognese" e "Il Proto-Monitore"Nella prima metà del 1799, fino al ritorno degli Austriaci, si stampano a Bologna "Il Relatore bolognese" e "Il Proto-Monitore". Il primo ha grande formato a due colonne e si vende "nel negozio del Canetoli sotto le Scuole", cioè sotto il portico del Pavaglione. Presenta parecchie corrispondenze, soprattutto con la Francia e le sigle L ed E, Libertà e Eguaglianza. Esce due volte alla settimana (dall‘1 gennaio al 28 giugno) e costa 15 paoli al semestre. "Meglio redatto e più informato" di esso è "Il Proto-Monitore", che ha anche per titolo "Amor di Patria". Ben stampato dalla tipografia Marsigli ai Celestini, esce dal 29 dicembre 1798 al 29 giugno 1799 in quattro pagine (ma a volte anche in sei). Appaiono qui per la prima volta gli avvisi a pagamento nell'ultima pagina "per opere di carattere politico , o per affari riguardanti anche privati". (Sorbelli)dettagli
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12 gennaio 1799Soppresso l'ospedale di San GiobbeL'antico ospedale di Santa Maria dei Guarini, risalente al XII secolo, nel 1513 cominciò a ricevere gli ammalati di lue (sifilide) o “mal francese”, un morbo che si era propagato con il passaggio in Italia delle truppe di Carlo VIII. La chiesa e l'ospedale furono intitolati a san Giobbe. Il 12 gennaio 1799, dopo la soppressione della confraternita che lo gestiva, l'ospedale viene unito a quello di Sant'Orsola e amministrato dall'Opera dei Mendicanti. Nel 1808 saranno tutti accorpati nella Congregazione di Carità. Il fabbricato dell'ospedale diventa una abitazione privata con ingresso in via dei Giudei, mentre la chiesa esterna viene ridotta a magazzino. Nel 1932 la navata della chiesa sarà trasformata in un passaggio pedonale, come Galleria del Credito Romagnolo. L'oratorio superiore, già della Compagnia di S.M. dei Guarini, sarà acquistato nel 1803 dall'avvocato Luigi Salina per conto del card. Oppizzoni. Nel 1817 sarà concesso alla Congregazione degli Artisti.dettagli
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31 gennaio 1799Gli "insurzent". La rivolta contro le tasse e la levaNelle campagne bolognesi si avvicina la resa dei conti con gli occupanti francesi e i giacobini. Provvedimenti come la proibizione di suonare le campane a martello, la coscrizione militare obbligatoria, le tasse sempre più pesanti, provocano una generale rivolta. Preti e aristocratici organizzano squadre di contadini che marciano tra i paesi brandendo gli stendardi pontifici e imperiali e arrivano fino ad assediare la città. I cittadini li chiamano gli “insurzent”. In molti comuni, come a Bazzano, Minerbio, San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto centinaia di persone si riuniscono per impedire le estrazioni della leva. In altri luoghi, come a Porretta, Vergato, la popolazione si oppone ai divieti delle cerimonie religiose, sfilando in processione nel giorno del Corpus Domini.dettagli
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1 febbraio 1799Il teatro TaruffiCon il dramma giocoso Il furbo contro il furbo, musicato da Valentino Fioravanti (1764-1837), in occasione del Carnevale è aperto al pubblico il teatrino in legno fatto costruire nel 1797 dall'abate Cesare Taruffi all'interno del Palazzo Lambertini in via del Poggiale (poi Nazario Sauro). E' dedicato alle opere buffe e a gruppi di attori dilettanti. La sala, "in cui gareggiano il buon gusto e la magnificenza", riutilizza in parte gli arredi del teatrino dell'ex convento dei monaci Renani di San Salvatore ed è dotata di tre ordini di palchetti. Alla prima è prevista la partecipazione come cantante di Anna Guidarini, madre di Gioachino Rossini, che però sarà impedita per una indisposizione. Dotato di scene nuove, bei costumi e prezzi modici, il Taruffi avrà un certo successo iniziale. Nell‘autunno del 1799 vi verrà recitato il dramma giocoso per musica I raggiri scoperti, dedicato alla Reggenza Imperiale Austriaca. Nell'autunno del 1800 il drammi giocosi Il maestro di musica di Paisiello e Pamela nubile di Pavesi saranno replicati per trenta sere. Ma in seguito, giudicato troppo piccolo e quindi poco remunerativo, il locale sarà disertato dagli impresari e nel 1803 chiuderà i battenti per volontà del proprietario, pur continuando ad ospitare per qualche tempo veglioni e feste da ballo. Nel 1806 una nota della Direzione degli Spettacoli dichiarerà che il teatro "non potrà ritenersi attivo, avendolo vietato espressamente il Governo". Poco dopo esso sarà disfatto e il materiale acquistato dalla città di Cento per l'allestimento della sala locale.dettagli
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7 febbraio 1799Piano per le scuole comunaliIl 7 febbraio la Municipalità approva il Piano provvisorio per le scuole nazionali primarie del Comune di Bologna. I contenuti proposti sono, oltre il leggere, lo scrivere e il far di conto, anche l'eloquenza, regole di lettura e scrittura della lingua francese, elementi di architettura civile e militare, geometria e misure pratiche, elementi di canto figurato. Nei giorni di vacanza gli scolari migliori sono incitati ad addestrarsi all'uso delle armi nella sede della scuola comunale - situata fino al 1808 in via dé Poeti - al fine di formare il Battaglione della Speranza. Sono inoltre conservati i tradizonali “eccitamenti all'emulazione”. Le antiche scuole di latinità e di aritmetica diventano scuole Normali e ad esse sono assegnati maestri laici.dettagli
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7 febbraio 1799Altri conventi soppressiVengono soppressi altri diciannove conventi, tra i quali Santa Lucia in via Castiglione, San Leonardo e Orsola in via San Vitale e l'Abbazia dei SS. Naborre e Felice. Tutti i loro beni sono trasferiti alla nazione. Il monastero dell'Abbadia, che occupa una vasta area tra il canale di Reno e via San Felice, diviene caserma e poi lazzaretto e casa di pena. In seguito sarà unito a quello di S.M. della Carità come ospedale militare. L'11 febbraio le suore vengono tolte dal santuario di San Luca. L'edificio è saccheggiato delle sue suppellettili, tra le quali i preziosi candelabri d'argento dell'altare maggiore. Il monastero delle suore Agostiniane di Santa Maria della Concezione in via Saragozza, dotato di ampi orti e giardini, passa in mano a privati ed è adibito ad usi diversi. Con il Regno d'Italia diventerà caserma dei carabinieri e solo dopo l'ultimo dopoguerra avrà uso scolastico (Istituto Pacinotti e poi Pier Crescenzi).dettagli
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9 marzo 1799Aboliti i conventi di San Biagio e della MisericordiaIl 9 marzo vengono soppressi i conventi agostiniani della Misericordia fuori porta Castiglione e di San Biagio in via Santo Stefano. Oltre che i monaci quest'ultimo ospitava la Compagnia dei Cartolari. La chiesa, risalente al XIII secolo, aveva l'ingresso principale in via Cartoleria Nuova (poi via Guerrazzi). Il convento era stato notevolmente ampliato nel '600. Dopo la soppressione la parrocchia sarà trasferita nella chiesa della SS. Trinità e il convento diventerà deposito militare e caserma. Il 30 maggio 1801 sarà venduto al conte Filippo Benedetti di Senigallia.dettagli
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11 marzo 1799Una barriera nel Palazzo pubblicoViene innalzata una barriera di legno attorno al portone principale del Palazzo pubblico. Vengono perciò abbattuti i due fittoni con catena, che fiancheggiavano l'ingresso. Furono messi su ordine del Papa nel 1510, dopo l'atterramento di alcune decine di botteghe addossate al Palazzo. La barriera caratterizzerà la facciata del Municipio per tutto l'Ottocento, dipinta con i colori dei governanti di turno. Sarà rimossa dopo l'Unità.dettagli
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30 marzo 1799Transitano per Bologna il Granduca di Toscana e papa Pio VILa mattina del 30 marzo parte da Bologna il Granduca di Toscana, giunto il giorno precedente con moglie, figli e un grande seguito di carrozze, scortato dalla cavalleria pesante fiorentina. Ha lasciato Firenze dopo l'arrivo dei Francesi. Ha passato la notte a Palazzo Caprara e i giacobini hanno fatto una dimostrazione di esultanza sotto le sue finestre. La sera del 30 arriva in città papa Pio VI con ristretta corte, scortato "e come prigioniero". Alloggia nel Collegio di Spagna, dove riceve quelle "accoglienze e distinzioni", che si convengono "alla sua dignità". I Francesi credono che la città sia anticlericale e lo espongono al popolo. Ma invece di essere deriso, papa Braschi, oramai gravemente infermo, è ovunque acclamato. Riparte per Parma la mattina successiva, transitando da porta San Felice. Il suo destino è l'esilio, la prigionia e infine la morte in Francia.dettagli
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14 aprile 1799Le incursioni degli Austriaci suscitano ribellioni nella BassaDopo sanguinose battaglie in Veneto e in Friuli, gli Imperiali raggiungono i confini della Repubblica Cisalpina. Piccole unità austriache compiono incursioni nel ravennate e nel ferrarese, suscitando insorgenze nella bassa pianura emiliana. Nelle città vengono rinforzate le pattuglie di guardia e i corpi della Guardia Nazionale. I cittadini sono invitati a “coscriversi” per combattere il nemico. E' minacciata la pena di morte contro i ribelli e viene istituito un tribunale speciale, composto dal comandante della Guardia Nazionale, dal Commissario dell'Esecutivo e dal Commissario di Polizia.dettagli
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17 aprile 1799Gli "insorgenti" occupano CentoIl 17 aprile gli “insorgenti” di Renazzo, Alberone e Casumaro occupano Cento (FE) in nome dell'Imperatore d'Austria. Il parroco Brizzi interviene per impedire il saccheggio del ghetto, ma gli ebrei sono comunque costretti a versare una grossa somma di denaro. Il 19 aprile circa novecento guardie nazionali provenienti da Bologna, al comando dell'Aiutante Fripoult, rioccupano la cittadina, dopo aver sconfitto gli insorti nei pressi del Reno, assalito i terrapieni e aperto a forza le porte. Nei giorni successivi i ribelli tenteranno più volte di sorprendere i Civici, ma saranno sempre respinti. A Malalbergo, però, il 21 aprile la guarnigione locale sarà costretta alla fuga e dovrà rifugiarsi a Bologna. Cento sarà conquistata il 3 maggio dalle truppe austriache del generale Klenau, nel corso dell'offensiva che porterà gli Imperiali a Ferrara. I patrioti si ritireranno in fretta verso Bologna, che diventerà l'asilo dei liberali emiliani e romagnoli.dettagli
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20 aprile 1799La Montagnola in affittoLa Municipalità di San Giacomo affitta per tre anni la Montagnola al cittadino Ferdinando Bordoni. Da ora in poi è proibito “condurvi pietrame, terra, immondizie”. E' vietato inoltre portarvi bestie a pascolare e i lavandai non possono più attaccare corde e stendere panni ad asciugare. Bordoni otterrà un ricavo dalla vendita delle foglie dei gelsi, indispensabili nell'industria della seta, e subaffittando il giardino per manifestazioni ludiche e sportive.dettagli
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3 maggio 1799La chiesa di Santa Maria della LibertàIl conte Carlo Caprara acquista la chiesa della Madonna della Libertà, costruita presso le mura tra Porta San Mamolo e Porta Saragozza all'altezza del baraccano di Borgo Marino. Nel 1574 i devoti della Compagnia della Trinità costruirono qui una cappelletta, che lasciarono alcuni anni dopo per passare in via Santo Stefano. Nel 1631 essa passò a una congregazione della chiesa di San Mammante. Vi venne collocata una antica immagine della Vergine conservata in Palazzo Albergati, chiamata Madonna della Libertà per la sua provenienza dal quartiere del Gonfaloniere in Palazzo pubblico. La chiesetta venne in seguito ampliata e dal 1663 fu costruito il portico antistante, completato nel 1768. La compagnia venne soppressa il 28 luglio 1796. Pochi giorni dopo l'acquisto il conte Caprara cederà la chiesa a due soci che continueranno a farla officiare. Sarà tra le poche che rimarranno aperte per il decreto 10 marzo 1808. Dopo un periodo di chiusura, a metà dell’800 la chiesa risulta gestita dal “solerte” sacredote don Angelo Ricci. Nelle ore pomeridiane delle Feste d’estate vi si terranno “Esercizi spirituali, o Catechismi che dir si voglia”. Il sacro edificio sarà quindi convertito ad uso profano. L’icona della Madonna verrà conservata nella basilica di Sant’Antonio.dettagli
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5 maggio 1799Il generale La HozUn decreto del 5 maggio del generale Montrichard, comandante dell'ala destra dell'Armata d'Italia, ordina che siano destituiti i generali La Hoz e Pino, comandanti cisalpini, per arbitrii nel Dipartimento del Reno e in quello del Rubicone, posto il giorno precedente in stato d'assedio. E' stabilito che “i Generali La Hoz e Pino cesseranno sul momento le loro funzioni; è loro ordinato di sortire senza dilazione dal circondario degli accennati dipartimenti”. Ex ufficiale dell'esercito imperiale austriaco passato a Napoleone, apprezzato e temuto per il suo “patriottismo, la bravura, i talenti” in ambito militare, Giuseppe La Hoz (o Lahoz, 1766-1799) è stato uno dei maggiori oppositori al colpo di stato effettuato nell'agosto 1798 nella Cisalpina dall'ambasciatore francese Claude-Joseph Trouvé. E' tra i principali esponenti della Società segreta dei Raggi, movimento sostenitore degli ideali repubblicani e dell'indipendenza italiana.. Arrivato il 27 aprile a Bologna, ha tentato di arruolare una Guardia Nazionale di 6.000 uomini e di costituire una Giunta di Difesa nei dipartimenti oltrepadani minacciati dagli Austro-Russi, facendo pressioni sugli amministratori locali per avere soldi e armi. Poi ha cercato, senza grandi risultati, di riunire un Corpo Franco Italiano al comando di Luigi Barbieri, aiutante della Guardia Nazionale. Dopo la destituzione dei due generali, accusati di sopraffazione delle autorità dipartimentali, Pino e quasi tutti i soldati di La Hoz seguiranno i Francesi in ritirata di fronte agli Austriaci e raggiungeranno ad Ancona il generale Monnier. La Hoz invece passerà agli insorgenti che affiancano la coalizione austro-russa nelle Marche e ne diverrà comandante supremo. Compiuta una vasta offensiva vittoriosa porrà l'assedio ad Ancona, difesa da Monnier e Pino, e qui troverà la morte l'11 ottobre, in seguito a una sortita dei Francesi. La sua condotta sarà da molti giudicata oscura e ambigua, mentre altri lo vedranno come uno dei primi apostoli del Risorgimento italiano. Dopo la difesa di Ancona, il generale Domenico Pino (1767-1826) sarà ministro della Guerra nel Regno d'Italia e comandante nelle guerre napoleoniche. Alla caduta di Bonaparte si schiererà però con gli Austriaci e terminerà la sua carriera come Feldmaresciallo nel Lombardo-Veneto.dettagli
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6 maggio 1799Foscolo ferito e messo in prigioneArruolato come capitano della Guardia Nazionale e luogotenente del generale francese Fripoult, il poeta Ugo Foscolo (1778-1827) viene ferito ad una gamba nella battaglia di Cento contro gli “insorgenti”. Dopo la ritirata evita di tornare a Bologna e si rifugia nella campagna intorno. Dal 6 al 7 maggio è ospitato dai conti Turrini a Calcara, “impaziente di riprendere le armi e il fiero apostolato / con la fede, col canto, col braccio / antesignano immortale della italica indipendenza”, come recita la lapide posta all'ingresso della loro villa. Gli amici riusciranno in seguito a ricoverarlo presso l'abbazia di Monteveglio, dove trascorrerà venti giorni di vita monastica, curato dall’Abate Guiducci, sotto il falso nome di Lorenzo Aldighieri. Durante la fuga d'amore con Teresa Minelli, sorella del comandante della Guardia Nazionale, sarà arrestato rinchiuso per alcuni giorni nella Rocca di Bazzano e nella torre nonantolana della Rocca di Vignola. Verrà quindi trasferito in carcere a Modena, con il sospetto di essere una spia degli Austriaci. Il 12 giugno, all'arrivo del generale francese Mac Donald, sarà finalmente rimesso in libertà e potrà partecipare, aggregato a un reggimento di ussari cisalpini, alla battaglia della Trebbia. Foscolo tornerà a Bologna ancora nel 1800 a combattere contro il brigantaggio.dettagli
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12 maggio 1799Scorreria degli UssariUna scorreria di Ussari austriaci arriva fino alla Porta di Galliera. E' assalito il posto avanzato francese e vengono fatti tre prigionieri. Inutile è la sortita delle poche truppe francesi presenti in città. In difesa della strada per Galliera è messo un obice sulla Montagnola. Vengono chiuse le porte basse e le chiavi consegnate al comandante di piazza.dettagli
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24 maggio 1799I fatti di TossignanoAntonio Lombardi, “uomo torbido, inquieto, ardente”, che prima dell'arrivo dei Francesi era stato a Tossignano bargello al servizio del marchese Tartagni, si autoproclama Generale della Croce. Organizza una piccola coalizione di ribelli da Castel del Rio, Fontanelice, Casola Valsenio, Brisighella e dichiara decaduta la repubblica, issando il vessillo imperiale. A Tossignano si raccolgono circa 400 uomini "mal armati e peggio disciplinati". Una colonna di Cisalpini, dragoni piemontesi e legionari francesi, giunta davanti al borgo, cade in un agguato degli insorgenti e deve battere in ritirata verso Imola, inseguita anche dagli abitanti dei dintorni, richiamati dal suono delle campane a stormo. Il 24 maggio da Bologna è inviata a Tossignano una colonna mobile comandata dall'aiutante generale Hulin, con 1.200 uomini e quattro cannoni. Divisi in due distaccamenti, i Francesi attaccano il paese da due fronti. Vista la mala parata, Lombardi e una parte di insorgenti fuggono ancora prima di combattere, mentre i pochi resistenti rimasti sono presto sopraffatti. I Francesi dilagano, uccidendo chiunque capiti loro a tiro e saccheggiando case e chiese. Alcuni notabili di Tossignano vengono trascinati a Imola come trofeo di guerra. L'episodio è indicativo della forte ostilità delle popolazioni della Valle del Santerno nei confronti dell'occupazione francese e del governo repubblicano.dettagli
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1 giugno 1799Saccheggio di San Giovanni in PersicetoA San Giovanni in Persiceto, ostile al governo francese, viene abbattuto l'Albero della Libertà. Il 20 maggio arriva in paese il marchese Luigi Davia (o Da Via), “uomo di strambo temperamento, di età settuagenaria” e si pone a capo degli insorti. Poco dopo giunge l'armata austriaca del generale Klenau, che il 31 maggio deve però spostarsi a Ferrara. Il generale Oulin (Hulin), stanziato a Bologna, manda allora a San Giovanni un forte contingente di soldati cisalpini, francesi e sardi, comandato dal capo brigata Clausel. Con cannoni e bombe gli attaccanti sopraffanno le difese del marchese Davia, che muore sotto il portico del palazzo comunale, dopo aver gridato, gravemente ferito e ormai alla fine, “le peggiori ingiurie” contro i soldati francesi. La truppa francese, minacciata dal ritorno degli Austriaci, si ritira verso Bologna dopo aver saccheggiato “dentro e fuori”, per oltre sei ore, il paese ribelle.dettagli
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2 giugno 1799Gli "insurzent" minacciano la cittàI Francesi reagiscono all'ondata di ribellione che si è scatenata nelle Legazioni, dopo l'ingresso al di qua del Po delle truppe austriache. Tanti contadini, che hanno subito tutti gli aspetti negativi del nuovo regime - dalle razzie delle truppe di passaggio alla denigrazione della religione - si riuniscono in bande sobillati dagli Austro-russi e dai Pontifici. Il 31 maggio sono fucilati alla Montagnola sei insorti di Tossignano, accusati di “scelleratezza, barbarie, incendi e aggressioni” in quel comune. Il 2 giugno è inviato un contingente in Romagna per soffocare le rivolte degli “insurzent”. A Bologna, intanto, preti e nobili sospettati come “partigiani dell'insurrezione” sono presi come ostaggi e rinchiusi in Sant'Ignazio. Qui, nei giorni successivi, saranno concentrati gli ostaggi catturati in Romagna, mentre i bolognesi verranno in parte posti agli arresti domiciliari, in parte trasferiti nel convento dei Servi. La montagna bolognese è tutta in fermento: Pianoro, Loiano, Monghidoro, Porretta, Castel d'Aiano e le località intorno sono nelle mani dei “briganti”. Nella notte del 22 giugno gli insorti compaiono a Porta Galliera, respinti dalle cannonate che partono dalla Montagnola. Avanzano poi verso Porta Mascarella e Porta Maggiore, ma le truppe di Hullin li respingono di nuovo. La città viene difesa rinforzando con assiti e terrapieni le porte meno importanti e aumentando la guardia a quelle principali, con sentinelle della Guardia Nazionale sulle mura e avamposti fuori dalle mura presidiati da truppe di linea. Il 28 giugno, con gli Austriaci ormai alle porte di Bologna, gli insorgenti tentano di entrare a Porta Galliera, ma vengono messi in fuga dalla cavalleria francese. Uno dei capi, il ferrarese Luigi Cocchi, è fatto prigioniero: porta una coccarda con i colori imperiali e ha in mano una sciabola. Condannato a morte dalla commissione militare, è fucilato il giorno appresso alla Montagnola. Il 13 luglio circa duecento insorgenti toscani, dopo aver cacciato i finanzieri dalla dogana di Scaricalasino (poi Monghidoro) occupano il paese e distribuiscono al popolo sali e tabacchi. Il giorno dopo settecento rivoltosi si accampano sulla Strada Toscana. Da qui compiono scorrerie nei paesi intorno, a Roncastaldo, Loiano e Monzuno.dettagli
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5 giugno 1799Continui movimenti di truppeNella prima decade di giugno si hanno continui movimenti di truppe francesi dalla Toscana e dalla Romagna. Arrivano contingenti di cavalleria e artiglieria e truppe di fanteria, con i generali Rusca e Montrichard. Si intima ai proprietari delle case situate tra il ponte di Savena e Porta Maggiore, e tra il Meloncello e Porta Saragozza, di prepararsi ad alloggiare gli ufficiali francesi, che comandano le truppe accampate in zona. Nella periferia di Bologna e a Pian di Macina sono concentrati più di 15.000 uomini. Il 12 giugno le truppe francesi muovono verso Modena, Cento e Ferrara incontro agli Austriaci, lasciando a Bologna solo una piccola guarnigione di fanteria e cavalleria.dettagli
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11 giugno 1799Tassa sulle finestreE' introdotta una tassa sulle finestre, che danno sulle strade e i vicoli, eccettuati i fienili, i granai e le cantine. I proprietari devono pagare in ragione di una lira di Milano per ogni finestra (14 baiocchi) e possono rivalersi per la metà sui loro inquilini. La stessa tassa sarà replicata il 24 maggio 1800, sotto la Reggenza austriaca: si pagherà 1 lira bolognese per ogni finestra (20 baiocchi).dettagli
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20 giugno 1799Gli insorgenti saccheggiano Castel San PietroIl 13 maggio a Castel San Pietro "una ciurma di ragazzi, donne e uomini" con ramoscelli di bosso sul cappello accorrono nella piazza centrale gridando "Viva Gesù, Viva l’imperatore e mojano li assassini". Viene disarmata la guardia civica, assalito il municipio, fatte suonare a martello le campane di tutte le chiese. La situazione torna temporaneamente sotto controllo delle autorità repubblicane per l'arrivo di rinforzi da Bologna, ma il 31 maggio i ribelli ritornano ben armati "e in arnese" accompagnati da truppa tedesca. Il 3 giugno arrivano i Francesi. Il generale Holin punta tre cannoni contro il borgo, fa arrestare i maggiorenti e li fa portare a Bologna. Gli esponenti del partito austriacante fuggono. Il 13 giugno alcuni dragoni tedeschi fatti prigionieri dai civici vergono condotti "ambiziosamente" a Bologna al campo francese. Il 20 giugno Castello è invasa dagli Imperiali, accompagnati da gruppi di “insorgenti”. Pretendono 1.000 scudi dalla comunità e minacciano il sacco del paese. Una parte di esso si spopola. Un testimone ricorderà: "di giorno in giorno si evacuava di familie, perché si minacciava il canonamento del paese dalli tedeschi". Il 26 giugno dalla Romagna arrivano "alquanti dragoni tedeschi", che, assieme agli insorgenti iniziano a saccheggiare “le case esterne al borgo”: l' "orrida scena" dura tre giorni. Vengono portati via 83 carri di "supelletili, robbe e capitali senza li comestibili e danari". Alla "furente orda" si uniscono alcuni paesani, che indicano agli occupanti "le cose e familie ove sfogare l’avidità e rabbia loro". Vengono distrutte anche le cose che non si possono trasportare: le vetrate, i serramenti, i metalli. Dopo il paese è invasa la campagna circostante. I casini e le case coloniche vengono assalite e svuotate di tutto, anche dei bovini e dei cavalli. Il 3 luglio, al ritorno a Castello ormai in mano agli Imperiali, il Cavazza, uno dei maggiorenti trascinati alcuni giorni prima a Bologna, testimonierà di un paese "spogliato di persone, di robbe", in cui si respira "lutto ed orrore". Parlerà di un luogo disastrato, spopolato, impoverito, ma soprattutto profondamente diviso, lacerato da una rottura destinata ad approfondirsi nei mesi seguenti.dettagli
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23 giugno 1799Chiuse le porte basse e dotate di barriere quelle principaliDopo che nei giorni precedenti si sono verificate diverse sortite di Austriaci e insorgenti sotto le mura della città, le porte basse vengono inchiodate e assicurate con larghi terrapieni, mentre fuori delle porte principali - San Felice, Strada Maggiore, Galliera, Santo Stefano, Saragozza - sono erette solide barriere. La Guardia Civica si accampa alla Montagnola, pronta ad intervenire. Alcune pattuglie escono in perlustrazione dalla città, ma senza risultati.dettagli
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30 giugno 1799Gli Austro-Russi sono alle mura. I Francesi se ne vannoAlle 4 del mattino del 30 giugno Austriaci e “insorgenti” si avvicinano alla città. Dalle porte San Felice e Galliera sono esplose molte cannonate. Le bombe danneggiano diverse case. Alle 9 il generale francese Hulin, consapevole di non poter difendere Bologna, chiede di parlamentare per concordare la resa e la partenza del suo contingente. La guarnigione francese ottiene dal generale Klenau di poter uscire incolume, con i propri equipaggiamenti, da Porta Santo Stefano. Assieme ad essa se ne vanno i repubblicani bolognesi più compromessi. L'amministrazione invia una delegazione al generale austriaco e intanto fa levare dal portone del palazzo pubblico lo stemma repubblicano e fa atterrare gli alberi della libertà issati in vari punti della città. Klenau si mostra “poco favorevole” ai delegati bolognesi. Dopo il loro rientro giunge il barone d'Aspre, che fa pubblicare l'ordine di depositare tutte le armi presso il convento di San Benedetto. In seguito, sotto una pioggia a dirotto, entra da Porta San Felice il contingente austriaco - circa 6.000 soldati, accompagnati da bande di “insorgenti” - che attraversa la città e va ad accamparsi fuori Porta Maggiore. Intanto un corpo di fanteria occupa la piazza e vi colloca quattro cannoni. Anche il posto di guardia del Palazzo pubblico e le porte cittadine sono poste sotto sorveglianza. Il generale Klenau, ospite a Palazzo Caprara, rifiuta di ricevere le autorità cittadine fino al giorno successivo. Alla sera è annunciata una festa al teatro Marsigli illuminato a giorno, ma pochi vi partecipano: le strade sono percorse da numerosi “insorgenti” e soldati austriaci, che incutono timore. Intanto la partenza dei Francesi è festeggiata in molti luoghi della provincia. A Fontanelice si tengono corse di berberi e fuochi d'artificio.dettagli
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luglio 1799"Avvenimenti politici, ecclesiastici, militari e civili della città di Bologna" e altri periodici reazionariPresso la tipografia Sassi viene pubblicato a dispense il bollettino “Avvenimenti politici, ecclesiastici, militari e civili della città di Bologna e suo territorio dall'ingresso delle vittoriose truppe austro-russe accaduto li 30 giugno 1799 in appresso”. Uscirà fino a settembre e costituirà una cronaca dei fatti più significativi successi nel periodo dell'offensiva austro-russa su Bologna. Benché si dichiari equilibrato nei giudizi, è un vero e proprio “giornale della reazione”, pieno di livore e invettive contro i giacobini e i Francesi. Meno appariscenti di "Avvenimenti", ma non trascurabili per le posizioni di rispetto delle tradizioni e fedeltà al passato regime, sono fogli come il "Diario bolognese ecclesiastico e civile", che dopo il ritorno di Bonaparte, affiancherà agli appuntamenti liturgici, anche dati statistici, indirizzi utili, orari e organigrammi di apparati amministrativi.dettagli
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1 luglio 1799Gli Imperiali in cittàIl generale Klenau riceve la giunta cittadina. Nonostante i timori della vigilia, si dimostra di “modi affabili e cortesi”. Solo fa rimuovere i fogli ostili e fa espellere i partigiani repubblicani, minacciando punizioni per ogni gesto di ribellione. La giunta prende il titolo di Reggenza Provvisoria. Viene sciolta la commissione militare e sono liberati i prigionieri politici, mentre i soldati austriaci intervengono per impedire la fuga di altri duecento detenuti comuni dalle carceri di San Giovanni in Monte. Sulla ringhiera degli Anziani del Palazzo pubblico sventola la bandiera imperiale. “Varie sinfonie di trombettieri” tengono allegro il popolo e suscitano gli “evviva” per l'Imperatore d'Austria. Sono proibiti gli stemmi repubblicani e il titolo di “cittadino”, si abbandona il calendario repubblicano. E' destituita la Commissione Criminale Militare e si chiede di denunciare i cittadini francesi e i loro beni presenti nelle case private. Per tutelare l'ordine pubblico, gli “insorgenti” vengono fatti uscire dalla città. Al contempo si ordina ai negozianti, che per paura di disordini hanno tenute serrate le loro botteghe, di riaprirle l'indomani. Un proclama della nuova Amministrazione invita i cittadini a tenere illuminate le case per solennizzare l'ingresso degli Imperiali. Alla sera al Teatro comunale si susseguono gli applausi per il generale Klenau. Il 2 luglio si tiene nella cattedrale di San Pietro un Te Deum di ringraziamento con la partecipazione della Reggenza e “di infinito popolo”. E' rinnovato l'ordine di illuminazione di tutta la città e si tiene un veglione gratuito nel nuovo teatro. Nei giorni successivi non mancano i segnali della presenza in città di una opposizione filo-francese: il comando austriaco denuncia che "sono stati sparsi degli emblemi repubblicani e sentite infino delle archibusate".dettagli
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4 luglio 1799Atterrata l'urna di Zamboni e De RolandisIl 4 luglio è atterrata l'urna di Zamboni e De Rolandis, posta sulla colonna della Piazza del Mercato. Le ceneri dei due patrioti vengono disperse. E’ una vendetta “assurda ed inutile” (Zabbini, Cesari) nei confronti dei giacobini bolognesi, partigiani dei Francesi e della Rivoluzione Il 5 luglio i preti che hanno giurato fedeltà alla Repubblica e si sono “laicamente condotti” durante l'occupazione francese vengono sospesi a divinis dall'Arcivescovo.dettagli
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18 luglio 1799Grande freddo e carestiaIn piena estate il clima è molto freddo e piovoso. Si temono epidemie. In campagna vi sono gravi danni ai raccolti e l'anno risulterà “carestioso”: in città sarà introdotto la metà del grano dell'anno precedente.dettagli
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8 agosto 1799Requisizioni di carrozzeIl comando austriaco ordina la requisizione generale dei cavalli, delle carrozze e dei veicoli da posta, per trasportare un grosso convoglio di truppe a Scaricalasino (Monghidoro). Si ritengono necessarie circa 550 vetture.dettagli
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10 agosto 1799"Eroiche rappresentazioni" al Teatro ComunalePer festeggiare la vittoria delle armi imperiali, al Teatro Comunale si danno due regie-eroiche rappresentazioni serie con cori intitolate Il Valore, la Verità ed il Merito e Marte e la Fortuna. Sono composte entrambe da Antonio Trento su libretto dell'abate Giulio Artusi. I cantanti principali sono Adriana Ferraresi del Bene (1755-post 1799), interprete mozartiana e primadonna anche al Teatro Zagnoni, Antonio Brizzi e Giovanni Battista Gezzi. Le opere vengono intramezzate da un ballo dal titolo L'assalto e la resa di Mantova alle vincitrici armate imperiali, composto e diretto da Giuseppe de Rossi. Le scene del tutto nuove sono del pittore Mauro Berti. E' presente all'azione truppa di cavalleria e di fanteria austriaca, con banda e evoluzioni militari. Le quattro repliche di questi spettacoli celebrativi saranno le uniche serate importanti al Comunale in una stagione teatrale condizionata dagli avvenimenti militari e politici.dettagli
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16 agosto 1799Proibiti i capelli "alla Brutus"Un bando del 16 agosto della Reggenza Provvisoria decreta l'abolizione di “ogni avanzo della democratica licenza” negli abiti e nel taglio dei capelli. In particolare è vietata l'acconciatura “alla Brutus”. La pena prevista per chi viene trovato in condizione sconveniente, segno di residua adesione “alle massime di perfidia e di libertinaggio”, è l'arresto e l'esilio dagli stati austriaci. Un nuovo editto contro “il vestiario inverecondo” sarà emanato il 21 settembre: verranno proibiti i vestiti “alla patriottica, alla giacobina, alla democratica”, ma anche le anelle grandi alle orecchie - divieto valido solo per gli uomini - e i pantaloni larghi. Dal 28 marzo 1800 sarà inoltre proibito portare camicie ricamate a tre colori.dettagli
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17 agosto 1799Chiusi i caffè giacobiniPer ordine del commissario imperiale vengono chiusi il caffè degli Stelloni e il caffè Trebbi in via Galliera, locali frequentati dai giacobini. Gli Stelloni al Canton de' Fiori sono un luogo di raduno per le pubbliche manifestazioni e teatro delle sfuriate libertarie di Giuseppe Gioannetti. Al Trebbi sono distribuiti i giornali "L'Abbreviatore" e "Discussioni preparatorie sopra gli Affari pubblici". Il 2 settembre è la volta della libreria Bouchard e della libreria e stamperia dei Canetoli sotto il portico dell'Archiginnasio. Ai Bouchard, distributori del "Monitore Bolognese", è dato l'esilio. Viene chiusa anche la bottega di Jacopo Marsigli, editore di Foscolo, che viene tratto in arresto. Sono inoltre proibiti i club, accusati di diffondere “notizie allarmanti e perniciose”.dettagli
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18 agosto 1799Lo spirito di vendetta della Reggenza austriacaLa Reggenza austriaca appare animata da spirito di vendetta contro gli uomini che si sono compromessi col passato regime. Il 18 agosto è imprigionato il dottor Azzoguidi. In precedenza sono stati arrestati il commerciante di tessuti Marcello Sibaud, già membro dell'Amministrazione centrale e il senatore Carlo Caprara, molto vicino a Napoleone, tradotto in seguito nella fortezza di Palmanova. Anche Andrea Stagni e Luigi Aldini, rispettivamente agente e segretario dell'agenzia dei beni demaniali, sono arrestati come responsabili delle requisizioni e delle vendite dei beni ecclesiastici effettuate durante l'occupazione francese. Sono costretti a pubbliche ritrattazioni il sacerdote don Luigi Morandi, Domenico Sgarzi e Bernardo Monti, già commissario del potere esecutivo della Repubblica Cisalpina. Il Presidente della Cesarea Reggenza, Francesco Pio Ghisilieri, si dimostra particolarmente zelante. Si dice che con lui sia rinata “l'età di Silla”. Con il ritorno dei Francesi subirà l'esilio perpetuo e i suoi beni saranno confiscati.dettagli
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20 agosto 1799Reintegrati i professori che non hanno giurato alla RepubblicaVengono reintegrati i lettori e i professori che non hanno voluto giurare fedeltà alla Repubblica e “odio eterno al governo dei re e degli aristocratici”. Per questo il 25 giugno 1798 hanno perduto i loro incarichi all'Università. I giornali del periodo giacobino li avevano bollati come "delicate coscienze", incapaci del "più solenne atto di civismo", "disumani" e "ingrati alla patria", o ancor peggio li avevano definiti "la zizania più pestifera del Vangelo Repubblicano". Tra gli espulsi vi erano il fisico e matematico Sebastiano Canterziani, la grecista Clotilde Tambroni, il medico naturalista Giacomo Naldi, il medico decano Gaetano Uttini, l'avvocato Vincenzo Berni degli Antoni, il bibliotecario don Antonio Magnani, Camillo Galvani, custode dell'Orto botanico, e molti altri. Il più illustre tra essi, lo scienziato Luigi Galvani, non può godere di questa riparazione, poiché è scomparso nel 1798.dettagli
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26 agosto 1799Contro la borsa nera dei graniLa Regia imperiale Reggenza emana un ordine del giorno per la sorveglianza dei confini statali, onde impedire l'esportazione illegale del grano in periodo di carestia. Per individuare e punire i bracconieri, la sorveglianza del confine è affidata all'esercito e a guardie volontarie, con l'ordine di sparare a vista contro chiunque cerchi di fuggire. Il traffico dei carri deve arrestarsi a due miglia dalla linea di confine. E' previsto un diploma di benemerenza per chi denuncia gli abusi di estrazione clandestina, accaparramento e occultamento di granaglie, mentre per i responsabili di questi delitti è prevista la pena di morte.dettagli
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settembre 1799Lo Studio torna come "prima della francese invasione"La Reggenza adotta alcune misure che mirano a riportare lo Studio all'antico assetto: oltre alla restituzione delle cattedre ai professori che non hanno giurato alla Repubblica, sono ristabiliti gli insegnamenti teologici. Ripristinati, inoltre, le corporazioni degli studenti e i collegi di Teologia, Diritto canonico, Diritto civile, Medicina e Filosofia, con i diritti e le prerogative “che godevano prima della francese invasione”. In settembre si ordina che nelle scuole pubbliche non si parli che il latino e che i professori si impegnino a diffondere “le massime della nostra santa religione”. E' previsto l'uso della toga come simbolo del passato splendore dello Studio bolognese.dettagli
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settembre 1799Il casino Aldini alla BastiaAntonio Aldini (1755-1826) commissiona a Giovan Battista Martinetti (1764-1830) e a Giovanni Antonio Antolini (1753-1841) l'edificazione di una villa suburbana in località La Bastia, ai piedi del colle di San Luca, tra il canale di Reno e la strada Porrettana. La proprietà, appartenuta un tempo ai Canonici Renani, è conosciuta anche come la Badia o la Canonica e a metà '800 ospiterà un imponente stabilimento industriale. Il progetto prevede l'edificazione di un casino affacciato sul fiume e attorniato da un vasto parco “all'inglese” dotato di impianti termali, un ippodromo e un lago artificiale con le forme del Mar Nero e del Mar d'Azov. Il disegno del lago e del parco contiene forse un riferimento simbolico alle imprese in Crimea del generale russo Aleksandr Suvurov (1729-1800), che in estate ha cacciato i Francesi dall'Italia, oppure è l'evocazione dell'antico dominio romano sul Ponto. Nonostante i buoni propositi, l'edificio lungo il Reno rimarrà, a detta di Elisa Bonaparte, “più una capanna che una casa”, non adatta a ricevere ospiti illustri. L'idea della villa fluviale sarà abbandonata da Aldini dopo l'acquisto del monastero soppresso di Santa Maria in Monte. Da allora sarà privilegiata la costruzione della villa dell'Osservanza, in posizione dominante su Bologna e destinata a Napoleone. La Badia passerà al letterato e uomo politico conte Giovanni Marchetti (1790-1852). Nel 1860 diventerà proprietà demaniale e verrà adibita a deposito di artiglieria. Nel 1944 sarà praticamente distrutta da un bombardamento.dettagli
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13 settembre 1799Roghi di libri e satire reazionarieVari libri sovversivi introdotti in città clandestinamente vengono bruciati in piazza per mano del carnefice. Tra essi la Costituzione Cisalpina. Sono state intanto pubblicate diverse satire reazionarie contro il sistema di libertà instaurato dei Francesi e l’esperienza della Repubblica Cisalpina. Alcuni titoli: Testamento della Repubblica Cisalpina (6 luglio), Malattia e morte della Repubblica Cisalpina, Nuova satira sulla Repubblica Cisalpina, Fasti della medesima, ossia la Storia, la nascita, vita e morte del governo repubblicano di Bologna (21 luglio).dettagli
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4 ottobre 1799Una lapide per l'ImperatoreSulla facciata del palazzo comunale è scoperta una lapide di marmo, che in origine riportava i primi tre articoli della Costituzione Cisalpina. Ora contiene una iscrizione in onore dell'Imperatore Francesco II "invitissimo imperatore dé romani (...) entrante vittoriosamente in Bologna" il 30 giugno 1799. Il testo è stato affidato all'avvocato Vincenzo Berni degli Antoni, il disegno è di Gaetano Gandolfi e l'incisione in rame di Mauro Gandolfi. La lapide sarà cancellata a furor di popolo con il ritorno dei Francesi. Il quadro decorato, posto sotto la ringhiera degli Anziani, rimarrà a lungo "del tutto nudo".dettagli
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19 dicembre 1799Laurea dottorale ad Anna Maria Dalle DonneCon una cerimonia pubblica, alla presenza di molte persone nobili, si svolge nel Teatro Anatomico dell'Archiginnasio la discussione della laurea in filosofia e medicina da parte di Anna Maria Dalle Donne (1778-1842), da alcuni ritenuta la nuova Laura Bassi. Nata a Roncastaldo di Loiano da una povera famiglia di braccianti, Anna ha avuto la possibilità di studiare grazie a un parente sacerdote, che ne ha notato le straordinarie doti intellettuali e l'ha affidata a Luigi Rodati, medico e botanico divenuto professore all'Università di Bologna. Introdotta nell'ambiente accademico, la giovane ha avuto il sostegno di vari docenti, quali il fisico Giovanni Aldini e il chirurgo ostetrico Tarsizio Riviera. Ha inoltre stretto amicizia con Clotilde Tambroni, che le dedicherà una consistente citazione nel suo discorso per l’inaugurazione dell’Anno Accademico del 1806. Dopo l'abilitazione dell'insegnamento della medicina, Maria sarà chiamata, nel 1804, alla guida della nuova Scuola di Ostetricia voluta dal governo napoleonico. Alla formazione professionale delle levatrici si dedicherà per quasi quarant'anni, fino al termine della sua vita, dapprima presso il proprio domicilio, poi presso l'Ospedale degli Esposti in San Mamolo. Il 4 maggio 1829 sarà accolta tra i membri della rinata Accademia Benedettina.dettagli