I Francesi spogliano i Monti di Pietà
Tre ufficiali francesi si recano al Monte dei pegni di S. Francesco: controllano i libri contabili e sigillano la cassa. Poi compiono le stesse operazioni presso i Monti di S. Domenico, San Petronio, Santa Caterina e San Pietro.
I presidenti dei Monti assistono "con attonita, e forse incredula, passività": si rendono conto della gravità dei provvedimenti, che preludono alla requisizione "dè contanti e pegni".
Lo spoglio a favore della Nazione Francese comincia pochi giorni dopo, "non senza ingordigia" (Camurri).
Napoleone con una mano ha fatto al Senato il dono della sovranità sulla città, con l'altra ruba dalle sue casse tutte le rendite "privandolo in tal guisa perfino dei mezzi più indispensabili a provvedere alle spese della sua giornaliera amministrazione".
Tra il 24 e il 30 giugno è presa "a titolo di conquista" tutta la seta e la canapa impegnata nei monti. Sono inoltre requisiti denari e pegni preziosi per circa due milioni di lire.
I commissari ordinano invece la restituzione gratuita dei pegni di valore inferiore alle duecento lire, assieme agli altri pegni "di biancheria, rame, ferro, ottone, vestiario".
Lo scopo di quest'ultimo provvedimento è la ricerca della simpatia popolare, il desiderio di presentare l'Armata francese come liberatrice. La restituzione dei pegni durerà tutta l'estate. Nei primi giorni di grande affluenza avverrà sotto la protezione di guardie armate.
Alla fine gli oggetti non reclamati saranno donati ai poveri, oppure, se preziosi, portati alla zecca. Il valore dei pegni asportati dai Francesi dalle casse dei Monti assommerà a circa due milioni e mezzo di lire.
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