La Legione Cispadana in Lombardia
Nell'intento di annullare il localismo, Napoleone ordina la "fraternizzazione" della Legione lombarda e di quella cispadana faticosamente composta nelle città emiliane. Lo scambio delle due guarnigioni risulta controproducente.
Durante la marcia di trasferimento in Lombardia le coorti cispadane sono decimate dalle diserzioni: i soldati, arruolati con la promessa di rimanere entro i confini, si sono sentiti traditi.
In Lombardia arrivano solo 800 uomini - dei quali 560 bolognesi - "ancora privi di scarpe e cappotti e per metà disarmati" (Ilari).
La coorte bolognese, comandata da Agostino Piella, si spinge quasi fino a Milano, ma deve poi retrocedere e lasciare i suoi uomini in vari centri lombardi, tra Pizzighettone, Lecco e Como.
Nel capoluogo lombardo starà dalla fine di dicembre al marzo successivo, accresciuta da 156 reclute da Bologna e da un centinaio di prigionieri di guerra pontifici.
Il 14 marzo le unità raggiungeranno Mantova. Una centuria, destinata a rientrare in patria, perderà quasi la metà dei suoi effettivi per diserzione durante il viaggio.
- Virgilio Ilari, Piero Crociani, Ciro Paoletti, Storia militare dell'Italia giacobina. Dall'armistizio di Cherasco alla pace di Amiens, 1796-1802, Roma, Ufficio storico SME, 2001, vol. 1: La guerra continentale, pp. 420-426
- Giovanni Natali, Notizie e documenti inediti sulla legione cispadana, 1796-1797, Roma, La libreria dello Stato, 1940