I giacobini allo scoperto: grande “eccitazione” per le strade e nei teatri
Cresce il numero dei “fanatici” giacobini, aumentano per le strade i tumulti e gli assembramenti.
Gruppi di persone percorrono le vie centrali soprattutto di notte, cantando ad alta voce gli inni repubblicani, si affollano attorno all’albero della libertà “con orribili suoni”, impediscono il transito delle carrozze, turbano “la pubblica tranquilità e pace”.
Nei teatri, durante gli intermezzi, si cantano la Marsigliese e altri inni patriottici. Un proclama senatorio del 28 novembre permetterà un solo inno per intervallo, proibendo però anche ogni segno di riprovazione.
Giacomo Greppi, uno dei giacobini più in vista, descrive con chiarezza gli scopi della sua parte politica:
“Avanti di formare l’uguaglianza della Legge, è necessario il fondare l’uguaglianza della Società: perano (sic.) dunque le fasce, le chiavi d’oro, le contee, i marchesati, le baronie, tutti i titoli infine e la virtù sola distingua, quella virtù, che in addietro fu perseguitata, scherita ed oppressa. Possa una volta il Povero stare alla presenza del Ricco senza essere deriso, possa una volta il plebeo parlare con chi sognava grandezze e superiorità senza avvilire lo stesso carattere d’uomo, possa una volta l’operaio chiedere la mercede dei suoi sudori senza essere cacciato con insulti e prepotentemente minacciato. Ecco quell’uguaglianza che alcuni bravi cittadini bolognesi unita a quella della legge ripetono, ed hanno tutto il diritto di pretendere, da quella libertà che loro è stata provvidamente concessa dalle Armate Francesi”.
- Tommaso de’ Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall’anno 1796 fino all’anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 31, 357 nota 123
- Nino Samaja, Bologna giacobina, in: “L’Archiginnasio”, 52 (1957), pp. 99-144