Arriva a Bologna il bottino di guerra dalla Romagna
Alcune città romagnole - Forlì, Cesena, Faenza - tentano di opporsi alle gravose richieste dei Francesi. I vescovi - tra i quali quello di Imola mons. Chiaramonti, futuro papa Pio VII - vincolati dall‘armistizio tra Napoleone e la Santa Sede, intervengono per far cessare l’insorgenza.
Il 24 giugno il generale Augerau, al comando di 800 soldati, occupa Faenza, esige un pesante tributo in denaro e fa saccheggiare il Monte di Pietà. Inoltre i cittadini devono consegnare le armi bianche, gli archibugi e i moschetti.
Nei giorni seguenti il bottino di guerra conseguito in Romagna è portato a Bologna: giungono in città carri pieni di viveri, argenti, biancheria e le armi requisite.
- Virgilio Ilari, Piero Crociani, Ciro Paoletti, Storia militare dell'Italia giacobina. Dall'armistizio di Cherasco alla pace di Amiens, 1796-1802, Roma, Ufficio storico SME, 2001, vol. 1: La guerra continentale, p
- Francesco Lanzoni, L'età napoleonica a Faenza. Il periodo rivoluzionario, 1796-1800, a cura di Giuseppe Dalmonte, Faenza, S. Casanova, 2001